Re:Turn – One Way Trip – Recensione
Attualmente siamo in pieno spooktober, e il mondo videoludico ha portato al suo pubblico una serie di titoli degni di essere affrontati durante il periodo di Halloween, come Amnesia: Rebirth e Remothered: Broken Porcelain. Se siete in cerca di un ulteriore gioco dall’atmosfera simile, potete aggiungere alla lista anche Re:Turn – One Way Trip, un’avventura horror di natura indipendente, sviluppata da Red Ego Games e pubblicata da Green Man Gaming Publishing.
La vicenda è incentrata su un gruppetto di cinque amici del college, che dopo essersi laureati decidono di fare una vacanza assieme. La location da loro scelta al fine di passare gli ultimi momenti prima di entrare nel mondo degli adulti è un bosco, ma per essere più precisi la storia vera e propria si svolgerà quasi del tutto all’interno di un vecchio treno abbandonato.
Il giocatore interpreta Saki, una ragazza appartenente al gruppo di amici di cui sopra. Dopo essersi risvegliata da sola nel bosco, questa inizierà a cercare i suoi amici dispersi in quel luogo tetro in cui tutti i protagonisti si sono trovati per circostanze fortuite. Ovviamente la ricerca non sarà affatto facile perché enigmi, misteri e un’entità malvagia intralceranno Saki mentre cercherà di fuggire e capire quale sorte sia capitata alle persone coinvolte negli eventi narrati.
Si potrebbe dire che il gameplay di Re:Turn – One Way Trip sia abbastanza simile a quello di un punta e clicca molto semplificato e parecchio intuitivo. Ogni elemento esaminabile presente nell’ambiente, una volta avvicinatosi a esso, viene indicato con una lente di ingrandimento, e alcune volte sarà possibile utilizzare certi oggetti sugli elementi in questione al fine di poter risolvere svariati puzzle, procedendo così nello sviluppo della trama.
Non c’è altro: il gameplay è praticamente solo quanto appena elencato. Tuttavia – se si vuole essere un po’ più specifici – i diversi puzzle contenuti nel gioco si possono risolvere andando avanti e indietro nel tempo. Infatti Saki, a seguito di certi eventi, sverrà e si ritroverà catapultata nel passato sotto forma di fantasma. Nel passato il giocatore potrà raccogliere degli oggetti chiave da aggiungere nello zaino, portandoli con sé nel presente attraverso una strana forma di paradosso temporale.
Bisogna specificare che Re:turn – One Way Trip presenta alcuni problemi che infastidiscono il gameplay e la narrazione divisa in capitoli, ma che allo stesso tempo non incidono poi così gravemente sull’esperienza di gioco. Uno di questi è la continua ripetizione dell’obbiettivo attuale nei dialoghi, i quali servono sì a ricordare costantemente all’utente cosa deve fare ma allo stesso tempo rallentano il ritmo di gioco.
Un altro problema è l’insieme di fattori che non trovano un significato chiaro o coerente rispetto al contesto in cui si trovano. È evidente che il concept di gioco voglia ricreare a modo suo lo stesso feeling dei giochi horror giapponesi di stampo indipendente, ma pare che per farlo gli sviluppatori si siano limitati a mettere insieme una serie di elementi senza preoccuparsi della loro coerenza complessiva.
Lo studio londinese, per la creazione di Re:Turn – One Way Trip, ha deciso di utilizzare il motore grafico Unity, al fine di realizzare un ambiente 2D in pixel art nel quale il giocatore può muovere il proprio avatar solo a destra e a sinistra. I colori sono prevalentemente chiari durante gli eventi nel passato e più scuri nel presente, e in entrambi i casi ogni singolo soggetto presenta un quantitativo spropositato di dettagli. I disegni sono piacevoli e raffinati, creando immagini non proprio statiche – come si vede spesso nelle visual novel più banali – ma sempre abbastanza dinamiche attraverso l’utilizzo di animazioni in loop.
La mancanza del doppiaggio viene compensata con suoni di sottofondo decisamente ricercati che conferiscono la giusta atmosfera al titolo, che sotto l’aspetto audio non ha nulla da invidiare ad altri giochi più blasonati.
Re:Turn – One Way Trip è un videogioco horror parecchio semplice, ma che in un modo o nell’altro riesce a regalare comunque delle belle emozioni. Il gameplay diretto ed estremamente intuitivo lo rende parecchio facile. Mentre si gioca si incontreranno alcuni piccoli errori di natura logica e di contesto, ma nonostante ciò ci sentiamo comunque di affermare che si tratta di un ottimo prodotto. Il comparto sonoro è abbastanza ricercato, e gli scenari sono iper dettagliati, a tal punto da stupire nonostante si tratti di “semplice” pixel art.
Pro
- Ambienti ben costruiti
- Gameplay semplice e intuitivo
- Trama abbastanza interessante
- Obbiettivi sempre chiari e specifici...
Contro
- ...al costo di avere dialoghi ripetitivi
- Velocità di gioco up po' lenta
- Difficoltà non così elevata come sembra