Resistance: Fall of Man – Recensione Resistance: Fall of Man

Insomniac Games abbandona i personaggi cartooneschi che l’hanno resa famosa in passato per cimentarsi in uno shooter in prima persona che, seppur non aggiungendo nulla di nuovo alla collaudata formula dell’FPS tipo, ci presenta un cocktail di "già visto" che riesce lo stesso ad appassionare e divertire: immaginate Call of Duty, ma sostituite i tedeschi con i mutanti di Doom; prendete un soldato, e fornitegli la potenza di fuoco di Killzone; mettete sullo sfondo un’Inghilterra anni ’50 devastata dalla guerra e saprete cosa aspettarvi. I Chimera stanno attaccando: pronti o no, benvenuti nella resistenza.

E se le cose fossero andate diversamente?

"Quando la Russia chiuse le frontiere, tutti pensarono che stesse sviluppando un’arma di potenza inaudita. Purtroppo la verità era molto peggiore."

Prepariamoci a una lezione di storia alquanto particolare. I professori sono quelli di Insomniac Games – i geniali creatori di Spyro e Ratchet & Clank, per intenderci – e lo scenario di metà novecento che ci presentano è assai diverso da quello che abbiamo tutti studiato sui banchi di scuola. Innanzitutto, ci dicono, i conflitti mondiali non sono mai avvenuti: la Russia, nel 1929, ha sviluppato un virus in grado di trasformare gli uomini in terribili Chimera, mutanti dalle capacità sovrumane. In altre parole, supersoldati senza paura armati fino ai denti (e che denti!), che nei successivi anni si moltiplicano e si organizzano, fino a sferrare un massiccio attacco verso ovest: nel 1950, dopo solo due mesi dall’inizio dell’invasione, l’Europa è caduta. Dopo un anno di silenzio radio gli USA, consci che la minaccia mutante potrebbe raggiungere le coste americane, inviano un gruppo di soldati scelti a controllare la situazione: ormai i pochi umani del vecchio continente non ancora contagiati hanno abbandonato le città e si sono rifugiati tra le rovine della Gran Bretagna, formando piccoli gruppi di resistenza braccati dai Chimera. Noi, pad alla mano, ci getteremo nella mischia per rivivere 4 giorni della vita del sergente americano Nathan Hale, il cui operato avrà un ruolo fondamentale nel passato alternativo di quello che è il primo vero sparatutto in prima persona per Playstation 3.


La potenza è nulla senza controllo

Pur non discostandosi dai canoni del classico sparatutto in prima persona, Resistance è in grado di garantire una sana dose di divertimento a base di piombo, esplosioni e potenti armi futuristiche. L’arsenale a disposizione del protagonista è vario e funzionale alle diverse situazioni di gioco: oltre che dai classici fucili – mitragliatori, a pompa, da cecchino – il compito del sergente Hale sarà reso meno improbo dalle più potenti armi sviluppate dai Chimera, come laser con proiettili traccianti in grado di inseguire i bersagli, o fucili i cui raggi possono attraversare le pareti e prendere di sorpresa gli ignari nemici al di là di esse. Piccole trovate, queste, in grado di portare un po’ di aria fresca nella giocabilità di un titolo che avrebbe altrimenti rischiato di non distinguersi nella miriade di altri validi FPS presenti oggi sul mercato. Ed è proprio la giocabilità il punto forte di questo Fall of Man, che vanta un sistema di controllo tanto scontato quanto efficace: i grilletti dorsali vengono usati per il fuoco – primario e secondario – dell’arma in uso, le leve analogiche per il movimento del personaggio e della telecamera, i restanti pulsanti per azioni come il lancio delle granate, il salto, e il cambio dei caricatori. La risposta ai comandi è precisa e immediata, caratteristica fondamentale nelle situazioni più concitate e pericolose, in cui sopravvivenza è sinonimo di riflessi e reattività. Reattività, tra l’altro, al servizio di un gameplay che grazie ad essa si inspessisce di una buona dose di tatticismo: la possibilità di accovacciarsi dietro ai ripari con il tasto R2 torna molto utile in svariate fasi del gioco (soprattutto se affrontato ai livelli di difficoltà più elevati), durante le quali i Chimera, mossi da un’intelligenza artificiale sufficientemente credibile, faranno del loro meglio per aggirarci e prenderci di sorpresa, organizzandosi in gruppi e riparandosi a loro volta dai nostri attacchi.

Degno di nota per quanto riguarda le piccole novità presenti nel gioco, infine, è il sistema per il cambio dell’arma: premendo il tasto R2 il gioco va temporaneamente in pausa, e il giocatore può comodamente scegliere con lo stick analogico con quale gingillo di distruzione continuare lo scontro. Se da una parte questa scelta rischia di minare il ritmo del forsennato gameplay, resta senza dubbio la soluzione più semplice e immediata per scorrere un inventario che, proseguendo nel gioco, vede aumentare esponenzialmente il numero – e la potenza di fuoco – delle armi a disposizione.

Un hardware ancora difficile da sfruttare

Purtroppo anche Resistance ha il suo tallone d’Achille, da ricercare nel suo comparto tecnico non sempre all’altezza: pur comprendendo le difficoltà dei programmatori di fronte al nuovo hardware Sony (non bisogna dimenticare che Fall of Man è stato, tra il 2006 e il 2007, uno dei giochi usati per il lancio dei primi modelli di PS3), non abbiamo potuto proprio ignorare la povertà di alcuni scenari. Soprattutto nelle fasi iniziali, l’impressione è quella di trovarsi di fronte alla grafica di un Call of Duty di vecchia data e, nonostante la grande giocabilità del titolo faccia chiudere un occhio davanti a qualche texture non proprio definita come ci si aspetterebbe, alcune ambientazioni appaiono ugualmente troppo scarne e povere di particolari. Fortunatamente questa sensazione si affievolisce con il progredire del gioco, quando i riferimenti si spostano dal già citato Call of Duty al più alieno Doom, e gli ambienti in cui ci si ritrova a combattere risultano essere – seppur fantascientifici – più credibili e meglio disegnati. Maggiore cura è stata invece riposta nelle animazioni del vari personaggi, soprattutto per quanto riguarda i soldati Chimera. Degna di nota è l’animazione dei dispositivi di raffreddamento che i mutanti portano sulle spalle: colpendone i tubi, questi si agiteranno per la pressione del gas in essi contenuto, che vedremo fuoriuscire molto realisticamente. Per quanto lo sforzo degli sviluppatori sia in questo caso apprezzabile, contribuisce a creare quel senso di spiazzamento che si prova vedendo ottimi modelli in ambientazioni non sempre all’altezza, dove l’interazione con il mondo di gioco non è mai totale: è come se mancasse una sorta di "visione di insieme", che coniughi l’interattività a livello micro – vedi quanto appena detto sui Chimera – con le leggi che, a livello macro, regolano la risposta degli oggetti e dell’ambiente in generale alle intenzioni distruttive del giocatore. Una pecca questa che, anche se in parte scusata dalle difficoltà di sviluppo sul nuovo sistema e ampiamente bilanciata da una giocabilità sopra la media, lascia quel tanto di amaro in bocca che basta per declassare al livello di “semplice” buon titolo un potenziale capolavoro.


Nello spazio, nessuno ti avrebbe sentito urlare

Ma qui siamo sulla Terra e Resistance – che si tratti di umani, cannoni al plasma o Chimera – si fa sentire: a partire dall’ottima localizzazione in Italiano della voce di donna fuoricampo che narra la storia del sergente Hale, fino alle (non sempre!) lontane esplosioni che sventrano un’Inghilterra ormai allo stremo delle forze, il comparto audio ci ha piacevolmente sorpreso. Il tema principale della colonna sonora, a dire il vero, è abbastanza anonimo e riconducibile musicalmente a una scopiazzatura di arie già sentite in una miriade di altri titoli a sfondo bellico. Già più interessanti sono le parti durante le quali, nel gioco, la musica cresce di volume al momento giusto per sottolineare un particolare evento proprio mentre lo vediamo accadere sullo schermo. Una piacevole trovata che contribuisce certamente ad arricchire la narrazione e il coinvolgimento, favorendo la sensazione di trovarsi dentro a un grande film d’azione. Ma è in tutto ciò che “non è musica” che Resistance stupisce davvero: se la colonna sonora non ci è sembrata poi tanto degna di nota, infatti, di tutt’altro pregio si sono rivelati gli effetti audio. Per quanto riguarda boati, spari, esplosioni, urla – di compagni e di Chimera – ed effetti ambientali, il comparto sonoro risulta davvero ben realizzato, e il silenzio che precede una battaglia sembra messo lì apposta per apprezzare maggiormente il frastuono di armi, mutanti e soldati che seguirà.

Ma quanto sono lunghi 4 giorni?

Nel caso di Resistance – e sopratutto se il metro di paragone sono gli FPS più recenti – i 4 giorni di vita di Hale che saremo chiamati a giocare dureranno parecchio: completare la modalità single player richiederà infatti, anche a chi è cresciuto a pane e Call of Duty, non meno di una dozzina di ore. La rigiocabilità del titolo, poi, è garantita da una trovata tanto banale quanto efficace: una volta completata la campagna principale si sbloccheranno svariate nuove armi (sparse per i vari livelli, da scoprire con le successive partite), che aggiungeranno ulteriore potenza di fuoco alla già spropositata dotazione di sputafuoco a disposizione. I nuovi giocattoli massacra-Chimera, oltre che essere esteticamente curati ed avere differenti caratteristiche di potenza, precisione e portata, saranno molto utili per portare a termine il gioco alle difficoltà più elevate, quando anche il più piccolo dei mutanti vi darà – provare per credere – una buona dose di filo da torcere. Fa poi piacere scoprire che una tale lunghezza della campagna offline non abbia compromesso lo sviluppo di un multiplayer solido e divertente, grazie al quale fino a 40 giocatori possono sollazzarsi contemporaneamente nelle più classiche modalità (Deathmatch, cattura la bandiera, e via discorrendo), più  la divertente modalità Conversione, dove tutti i giocatori iniziano come umani e una volta uccisi vengono rigenerati come Chimera, finché l’ultimo umano rimasto non vince la partita. Niente di particolarmente innovativo, insomma, ma i ragazzi di Insomniac sembrano aver creato Resistance proprio per dimostrare che, dopotutto, un buon gioco non deve per forza stravolgere le meccaniche tanto amate e collaudate negli anni.

Vale la pena unirsi alla resistenza?

Resistance: Fall of Man è, nel bene e nel male, il primo sparatutto disponibile per Playstation 3. Non sarà forse graficamente eccelso – l’ammiraglia Sony, lo sappiamo, può fare di più – ma è certamente dotato di una giocabilità sopra le righe, supportata da una trama e da una narrazione che vi terranno incollati allo schermo fino alla fine dell’avventura. Il mondo sta cadendo in mano ai Chimera, e tutti gli appassionati di FPS alla ricerca di un po’ di sano divertimento “vecchio stile”, una volta imbracciato il fucile, non si pentiranno della loro scelta.

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