Resident Evil Code: Veronica X – Recensione Resident Evil Code: Veronica X

Resident Evil is back!

Capcom. I videogiocatori più "esperti" sicuramente riconosceranno che dietro tale nome si cela una delle migliori software house del mondo. Saghe come quelle di Street Fighter, Onimusha, Dino Crisis e Breath of Fire parlano da sole. Ma ce n’è una in particolare che ha appassionato milioni di giocatori in tutto il mondo ed è quella di Resident Evil. Uscito anni or sono per la mitica PSX, il primo capitolo di questa saga rivoluzionò i giochi d’avventura, dando una forma concreta allo sconosciuto genere dei Survival Horror, fino ad allora rappresentato solo da giochi come Alone in the Dark.
Fregiandosi di tante caratteristiche che lo rendevano simile ad un B-Movie, cioè come la presenza di zombie assetati di sangue, il primo RE fissò un vero e proprio standard nel creare i giochi a tinte horror. Da lì a poco, la Capcom sfornò un altro titolo magistrale, ossia Resident Evil 2. Prendendo i punti di forza del predecessore e aprendo molteplici nuovi dubbi, RE2 riuscì nella strabiliante impresa di vendere ben 6 milioni di copie. I fan ovviamente si aspettavano un ulteriore seguito e lo ricevettero. Di nuovo nei panni della protagonista del primo episodio, ossia Jill Valentine, il giocatore doveva riuscire a scappare dalla famosa cittadina Raccoon City, facendo attenzione anche al mostruoso Nemesis, uno speciale Tyrant inarrestabile che compariva sempre nei momenti meno opportuni. Anche se questo episodio venne accolto abbastanza bene, non fece gridare al miracolo.
In seguito, nell’anno 2000, la saga abbandonò la generazione dei 32 bit per approdare su quella a 128 bit, e in particolar modo sull’ultima console SEGA che la storia ricordi, il Dreamcast. Questo nuovo capitolo prese il nome di Resident Evil: Code Veronica. Quest’ultimo episodio della fortunata serie riscosse un ottimo successo per tanti motivi, quali la grafica nettamente più avanzata rispetto al passato, una buona trama e per il ritorno in azione di Chris e Claire Redfield, protagonisti rispettivamente del primo e secondo RE.
Visto l’apprezzamento da parte del pubblico, e considerate le svariate critiche alla narrazione del gioco, la Capcom produsse una versione director’s cut, in cui sono stati aggiunti circa 10 minuti extra di filmati che spiegano alcune cose che nella versione normale non si riuscivano a capire, ossia la versione che stò recensendo.
Ma analizziamo con cura ogni singolo particolare di questo gioco.

Quanto è bella la grafica a 128 bit

Parlando del reparto grafico, la Capcom ha sempre dimostrato di avere programmatori con notevoli attributi in questo campo.
Da sempre infatti, la saga ha dimostrato di possedere una grafica all’avanguardia, rendendo giochi come RE2 dei veri e propri punti di riferimento per quanto riguarda l’aspetto visivo.
Ciò che ha sempre caratterizzato questa serie era il perfetto connubbio tra sfondi in 2D prerenderizzati, di notevole fattura, dentro ai quali si muovevano i personaggi realizzati interamente in 3D dall’ottimo design. Bene, tutto questo in Code Veronica non c’è più; ma non disperatevi, posate le lamette e continuate a leggere.
Essendo la saga sbarcata su una console di Next Generation qual era il Dreamcast, la Capcom ha voluto metterne le potenzialità alla prova, creando quindi l’intero motore grafico su base 3D.
Il risultato fu più che soddisfacente. I personaggi ora sembravano davvero immersi in un mondo "reale", in quanto nei precedenti capitoli, sebbene gli sfondi prerenderizzati fossero ben fatti, era inevitabile che gli eroi sembrassero delle figurine attaccate sullo sfondo. Beh, ora in quest’ultimo capitolo s’è rivoluzionato tutto, e i protagonisti, nonchè i mostri, si adattano perfettamente alle locazioni del gioco. In questo modo inoltre, hanno eliminato il fastidioso effetto "freeze" che accompagnava il cambio di schermata fissa nei RE precedenti. In questo episodio infatti la telecamera vi segue in tempo reale, e anche in modo molto fluido. Ma ritorniamo alle ambientazioni del gioco: magistrali. Sembra davvero di essere tornati ai tempi del primo capitolo di questa saga, in cui si avvertiva la sensazione di essere "intrappolati" in una locazione fissa. In CV infatti, esplorerete dei luoghi come: palazzi, un laboratorio, una piccola base militare e così via, ognuna di esse mantiene un ottimo livello di dettaglio grafico, ma soprattutto, mostrando un design che aiuta tantissimo il giocatore ad immergersi in quegli ambienti.
Parlando dei personaggi invece, la potenza di una console a 128 bit si fa sentire in pieno. I protagonisti godono di un numero maggiore di poligoni, estremamente più alto rispetto a quello della PSX ovviamente, e risultano davvero "umani" per così dire. Di ogni eroe infatti, si possono distinguere maggiori dettagli grafici, quali le espressioni facciali, che li fanno sembrare veritieri. Ovviamente, tale discorso si applica anche agli avversari del gioco, capeggiati dai famigerati zombie. In CV le bestie classiche sono ben realizzate e fanno molta più impressione, anche se c’è un difetto di non poco conto di cui parleremo più avanti.
In questo episodio inoltre, ci saranno moltissimi filmati di intermezzo, realizzati molto bene, che riescono a coinvolgere il giocatore durante lo svolgersi della trama.
Che dire; con le potenzialità del Dreamcast, la Capcom aveva fatto un ottimo lavoro. Con Code Veronica X e la potenza tecnica di una PS2, ha fatto ancora meglio. Su questo aspetto non vi deluderà.


Resident Evil 1 remixato

Non c’è molto da dire sul sonoro di Code Veronica, se non che la Capcom ha mantenuto il suo normale qualitativo. Dico questo perchè infatti la Software house è ricaduta di nuovo nell’errore di "riciclare" le cose buone del passato. Per quanto remixate ed originali possano sembrare, le musiche ricordano fin troppo quelle di Resident Evil 1. Eppure, grazie al passaggio ad una console di maggior potenza, uno si sarebbe aspettato miglioramenti notevoli anche in questo reparto. Certo, ci sono anche musiche molto buone, però da sole non bastano ad innalzare la qualità generale.
Per esempio nel doppiaggio ci sono personaggi come Steve, che sono interpretati davvero male, tanto che vi verrà voglia di togliere l’audio quando capirete che stanno per parlare, per non dire che sarete tentati dal lasciarlo morire tra una marea di zombie quando ne avrete l’occasione. I normali effetti sonori sono gli stessi di sempre infine, quindi nulla di nuovo sotto il sole, chi segue la serie da tempo immemore non ci farà nemmeno caso.
Dovendo dare un giudizio totale, direi che un 7 è più sufficiente. Il vero difetto è che non hanno introdotto nulla di particolare ma solamente una minestra riscaldata.

Chi è Veronica?

Dopo gli eventi di Resident Evil 1, Chris Redfield, dopo essere stato completamente ignorato dai suoi colleghi riguardo agli avvenimenti della Villa, decide di dimettersi dalla S.T.A.R.S e partire alla volta dell’Europa per investigare sulle sedi della Umbrella che si trovano nel vecchio continente. Dopo gli avvenimenti di Resident Evil 2, Claire parte anch’ella per l’Europa per "imitare" il fratello. Purtroppo, durante uno di questi tentativi di "investigazione", Claire viene scoperta e infine catturata dalle guardie di sicurezza. Inseguito a ciò, viene inviata su una sperduta isola di nome Rockfort, di proprietà della Umbrella, assieme al suo carceriere Rodrigo Juan Raval.
Ma come nella più classica delle situazioni, dopo che Claire viene spedita in prigione, l’intera isola viene "attaccata" dal T-Virus, che si dilaga e infetta tutti gli isolani. Allora la Redfield, viene liberata da Rodrigo, il quale le suggerisce di mettersi in salvo. Questo è l’inizio di Code Veronica. Da lì in poi, con Claire incontrerete una miriade di mostri da falciare via, e molti personaggi significativi per l’intera saga. Questo perchè finalmente si capiranno molte cose riguardo al T-Virus e a ciò che successe nel primo capitolo della serie. Verso la metà del gioco userete Chris, e con lui conoscerete infine le vere intenzioni della Umbrella. La trama è appassionante, rapisce subito, visto che i misteri del gioco sono tanti, ma soprattutto perchè finalmente si riescono a dipanare dei dubbi sorti giocando ai precedenti capitoli. Non mancheranno scene epiche alla Matrix, e ci sarà anche spazio per l’amore e l’odio.
Assisterete a colpi di scena DOC, considerando che su Rockfort nulla è come sembra. Altro non si può dire, visto che finirei col spoilerarvi la trama, ma vi basti pensare che Code Veronica è da molti considerato il miglior Resident Evil in circolazione per quanto riguarda quest’aspetto. Però a mio parere non è così. Il "nemico" principale con cui vi confrontere all’inizio è tutto fuorchè carismatico e/o minaccioso. Ci sono nodi della trama davvero spiegati in malo modo, come ad esempio la diffusione del T-Virus sull’isola (viene semplicemente fatto un commento da Chris che dice che è fuoriuscito da un buco in un muro del laboratorio… originalità portami via). Anche il ruolo dell’Umbrella viene stravolto: da azienda che conduce esperimenti orribili senza scrupolo alcuno, viene messa da parte dai suoi "spietati capi". Comunque, il plot, come detto prima, riesce lo stesso ad appassionare, solo che in certi punti diventa fin troppo prevedibile o banale, sebbene ci siano lo stesso buoni colpi di scena.
Ultima cosa da menzionare, è la X del titolo: come detto a inizio recensione, sono stati aggiunti una decina di FMV che spiegano alcune cose fondamentali.

Niente di nuovo all’orizzonte

Ahia. Si, ahia. Ecco la croce e delizia della serie. La saga conquistò un successo popolare anche grazie ad un gameplay che riusciva a spaventare il giocatore quando meno se lo aspettava ed ovviamente, farlo anche divertire a compiere genocidi di zombie e mostruosità varie. Beh, in Code Veronica, non c’è più nulla di così spaventoso, poichè chi già è abituato alla serie, troverà tutto ciò che si aspetta.
Ma il gioco comunque diverte, e questo è un fattore che pesa parecchio. Innanzitutto, a differenza dei giochi precedenti, dove potevate giocare l’intera avventura attraverso due protagonisti differenti, ossia impersonandone uno alla volta, qui avviene una cosa molto simile a Resident Evil 3. Ad un certo punto infatti, assumerete il controllo di un altro personaggio, ossia Steve, per affrontare un breve periodo di gioco; poco dopo, oltre la metà dell’avventura, impersonerete Chris. Chiunque sia il protagonista con cui giocherete, le cose da fare e da affrontare non cambieranno molto. Il gioco si presenta con una difficoltà elevata; infatti se non sarete accorti con la gestione delle munizioni, vi ritroverete ben presto con la non troppa remota scelta obbligata di dover reiniziare il gioco dalle fasi iniziali… a meno che non siete dei berretti verdi e vi piace andare in giro a tagliare la gola con il vostro fidato coltello. Anche se penso che non vi convenga, considerando che i nemici in questo capitolo sono molto più resistenti. Avrete a disposizione un vasto armamentario, col quale potrete compensare in parte la scarsa presenza di munizioni. In parte, perchè i nemici, oltre ad essere comunque più resistenti, saranno anche in maggior numero, soprattutto i "boss", per uccidere i quali dovrete usare il cervello piuttosto che slogarvi il pollice a furia di premere il tasto per sparare. La parte "survival" del gioco è quindi ben congeniata. Passiamo agli enigmi, famosi per il loro "realismo". In questo capitolo sono abbastanza complessi, pur rimanendo della stessa tipologia di sempre; ma soprattutto, sono per la prima volta inseriti bene nel contesto del gioco, a differenza del passato, dove nascondere una pietra in un quadro oppure una batteria dentro una statua pubblica, non sono esattamente cose che si vedono ogni giorno.
I controlli sono rimasti anche loro gli stessi di sempre, ossia ostici all’inizio, ma fluidi dopo averci fatto la mano; grazie a Dio è stata mantenuta la mossa per girarsi subito di 180°. Anche altri elementi accessori, come salvare attraverso i nastri d’inchiostro e depositare gli oggetti "superflui" nelle tane delle talpe… emh, voglio dire i box, sono gli stessi di sempre. In fin dei conti, è un ottimo Resident Evil, la meccanica di gioco è la stessa di sempre, migliorata in alcuni punti, e ciò non può che far piacere ai fan sfegatati della serie, anche se dopo quattro capitoli, l’introduzione di innovazioni si fa sentire.

In conclusione

Code Veronica X è un validissimo prodotto, perchè riesce a riportare tanti pregi che hanno fatto la fortuna della serie, sebbene in alcune parti cade clamorosamente nel ridicolo. Tuttavia è un must per i fan della saga, ed anche quelli che sono appassionati del genere non dovrebbero farselo affatto sfuggire. Come action game è davvero ben fatto, la parte Survival si fa sentire vista la difficoltà del gioco, la parte horror purtroppo viene a mancare spesso visto che uno già sa cosa aspettarsi.
Concludendo: quello che c’è va benissimo, purtroppo si sente davvero tanto la mancanza di quello che non c’è.

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