Resident Evil 4 Remake – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Resident Evil 4, il gioco senza il quale i survival horror degli ultimi vent’anni non sarebbero stati gli stessi, torna con Resident Evil 4 Remake. Saliamo allora sulla Delorean di Capcom e prepariamoci a raggiungere le 88 miglia orarie per un salto in un passato che, come ho personalmente scoperto con inaspettato stupore, è davvero più attuale che mai.

Resident Evil 4 Remake

È incredibile come ad anni di distanza ci si renda conto, riprendendo un titolo del passato, di quanto il contesto e lo stato dell’arte dell’industria videoludica di quel periodo ne abbiano condizionato aspettative e valutazioni: Resident Evil 4 usciva in un periodo in cui la struttura dei survival horror si stava evolvendo abbandonando le telecamere fisse, i sistemi di controllo ormai legnosi e gli ormai antidiluviani espedienti come le animazioni di apertura delle porte, ormai troppo lenti e non più necessari a colmare le lacune hardware delle console, ora in grado di caricamenti più rapidi e relativi passaggi più fluidi tra un ambiente e l’altro.

È inutile girarci intorno: giocando a Resident Evil 2 Remake (primo Remake di RE che condivide tantissimi punti in comune con il quarto capitolo della saga) mi sono reso conto di quanto tutte queste caratteristiche erano già presenti nell’originale RE4 e di come, sotto questo aspetto, Capcom abbia faticato ben poco nell’attualizzare un titolo che effettivamente è stato un precursore proiettato nel futuro come pochi altri. Anche l’aspetto della tanto demonizzata “svolta action”, per cui la nuova impostazione proposta da RE4 si sganciava da tutti gli stilemi horrorifici della prima trilogia, proponendo un gameplay più frenetico e votato all’azione, appare oggi ridimensionato di fronte a un’analisi di quanto accaduto negli anni: certo, Resident Evil 4 Remake offre numerosi spunti action – soprattutto negli ultimi tre capitoli dell’avventura, in cui sparatorie e prontezza di riflessi la fanno da padrone – ma non lo fa tanto diversamente da quanto abbiamo visto in The Evil Within e Dead Space, ma anche in Resident Evil: Revelations e Revelations 2, solo per citarne alcuni. In tutti questi titoli la componente horror è radicata nel gameplay e costantemente percepita dal giocatore, nonostante l’impostazione di base segua la strada maestra tracciata da Resident Evil 4.

Con il senno di poi, quindi, non mi sento più di considerare RE4 come la svolta action che ha dato il via al tracollo della saga, quando piuttosto come il precursore che ha permesso ai survival horror di evolvere accogliendo nuovi tratti stilistici nella loro struttura di base. Il Problema (sì, con la P maiuscola!) è chi ha saputo poi integrare con maestria queste nuove possibilità, e chi ha sconfinato troppo nel TPS… con l’aggravante che a farlo peggio sono poi stati RE5 e RE6 prima che la serie tornasse a mettere la testa a posto con il settimo capitolo.

Resident Evil 4 Remake

Ma torniamo a noi: Resident Evil 4 Remake, anche messe da parte le considerazioni di cui sopra e analizzato come prodotto a sé stante, è un’avventura incredibile e rifinita in ogni particolare. La trama, per i pochi che ancora non lo sapessero, vede l’ex agente di Polizia Leon S. Kennedy che, dopo essere entrato nei corpi speciali a seguito dell’apocalisse zombie in cui è rimasto coinvolto a Raccoon City in Resident Evil 2 Remake, è in missione speciale per il Presidente degli Stati Uniti. Ashely Graham, la figlia del Presidente, è stata rapita da una setta e portata in un villaggio tra Spagna e Portogallo, dove Leon scoprirà come gli abitanti locali detti Ganados sono stati infettati dalla Plaga, una nuova arma biologica in grado di assoggettare la volontà di qualunque essere vivente tramite l’iniezione di un parassita nel sangue. I documenti raccolti durante il gioco lasciano intendere diverse connessioni alla lore principale di RE, con l’ombra della Umbrella corp. che aleggia sulla vicenda, ma la trama è in questo caso più slegata dagli avvenimenti dei primi tre RE, con Leon e Ada Wong (più un volto ben noto ai fan mostrato solo dopo i titoli di coda) unici personaggi conosciuti e già visti in Resident Evil 2 Remake.

Purtroppo il gioco è così fedele all’originale che non contempla sessioni di gameplay nei panni di Ada (viste solo nelle remaster e nelle edizioni successive di RE4) relegando l’avvenente spia al ruolo di comparsa per giustificare alcuni momenti di trama. Come accaduto per Resident Evil 2 Remake i personaggi e le vicende hanno subito una leggera rielaborazione, anche se il cuore pulsante di RE4 è tutto lì, con in più il nuovo setting che permette uno storytelling più fresco che mischia esoterismo, fanatismo religioso, possessione dei corpi e controllo della mente… e se vi viene in mente un certo Dead Space avete solo ragione: dopotutto ve lo sto dicendo fino allo sfinimento che Resident Evil 4 è il fratello maggiore nonché il punto di riferimento di praticamente tutti i survival horror pubblicati dopo di lui.

Resident Evil 4 Remake

Passando all’aspetto puramente ludico, Resident Evil 4 Remake è il capolavoro annunciato che mi aspettavo: esplorazione e sparatorie sono due aspetti splendidamente bilanciati, tanto che se come dicevo più sopra gli ultimi tre capitoli sono ricchi di lunghe boss fight e scontri con ondate di nemici, in generale per tutto il tempo non si percepisce più di tanto l’impronta action, con il gioco che grazie a un sapiente level design e al razionamento delle scorte costringe a stare sempre sul chi vive.

Sì, perché sebbene sia possibile eliminare tutti i nemici che vi si parano davanti, la precisione nella mira e la scelta di come impiegare le risorse è fondamentale per non ritrovarsi a secco sul più bello: la sensazione è di avere sempre le munizioni contate, di disporre giusto delle erbe mediche che servono, di essere costretti a scegliere quali armi acquistare, portare con sé e potenziare.

Resident Evil 4 Remake

Ed è qui che sta la grande maestria della ricetta proposta da Capcom: Leon è un soldato addestrato ma i nemici sono coriacei e dotati di un moveset sufficientemente vario da non renderli sempre prevedibili, elemento in grado di farvi perdere il sangue freddo necessario a ragionare con coerenza, così da farvi sprecare munizioni fino a essere sopraffatti. Ecco che allora diventano molto interessanti le uccisioni stealth, le schivate e le parate con il coltello, il calcio di Leon e le uccisioni dei nemici a terra: tutte azioni che permettono di risparmiare preziose munizioni per gli scontri che le richiederanno davvero.

Considerate che con il coltello – al prezzo di un’usura dell’arma che sarà poi da riparare e potenziare presso il mercante – è possibile destabilizzare il nemico deviando moltissimi attacchi, addirittura quelli dei Ganados armati (motoseghe comprese) e dei boss. Utilissimo anche, soprattutto in alcuni frangenti, il lanciafrecce, arma che permette di eliminare silenziosamente i nemici per poi recuperare le frecce scoccate: nella prima metà di gioco è fondamentale sfruttare tutte queste caratteristiche per affrontare poi al meglio la seconda parte dell’avventura, in cui i proiettili servono eccome.

Resident Evil 4 Remake

Interessante aggiunta anche le mappe del tesoro (acquistabili dal mercante e che mostrano la posizione di tutti i preziosi da raccogliere) e le missioni secondarie. Queste ultime, rappresentate da piccole pergamene blu che si possono trovare attaccate ai muri, consistono in incarichi più o meno complessi che, una volta portati a termine, permettono di guadagnare pietre preziose da scambiare con il mercante in altrettanti oggetti unici.

Non posso svelarvi oltre su queste missioni, ma sappiate che si va dalla ricerca di oggetti all’uccisione di specifici nemici, con addirittura una delle missioni che contempla la ricerca di un mini boss opzionale, quindi al pari di quanto visto in Resident Evil Village, il mio consiglio è di cercare in ogni angolo e prendervi il tempo per esplorare il mondo di gioco in tutta calma per non perdervi nessuna esperienza missabile. A tal proposito, segnalo che nella mia prima run a difficoltà normale ho impiegato 19 ore per raggiungere i titoli di coda. Abbiamo poi una modalità New Game Plus con ulteriori livelli di difficoltà ma in generale, sebbene una delle sfide del gioco preveda la possibilità di concludere la campagna principale in massimo otto ore, resta confermato il primato come Resident Evil più longevo di tutti anche per questo Resident Evil 4 Remake, che a differenza di quanto accaduto con Resident Evil 3 Remake in questo caso non si vede privato di alcun elemento presente nel gioco originale.

Resident Evil 4 Remake

Non voglio spoilerare oltre ma ai fan di Resident Evil 4 confermo che ci saranno le Plaga esposte sulla schiena o sulla testa dei nemici, i mostri ciechi, quelli volanti e i temibilissimi Regenerator, che è possibile abbattere solo con il visore a infrarossi. Aggiungeteci i boss, che come già scritto offrono scontri epici e decisamente lunghi e ben capirete come questo Remake contiene tutto quello che ha fatto grande Resident Evil 4 elevato all’ennesima potenza.

Resident Evil 4 Remake

Ma lato gameplay non si finisce qui, perché ci sono una serie di implementazioni degne di nota che non posso evitare di citare in fase di recensione. Innanzitutto, confermo un’interazione con Ashley decisamente più realistica rispetto all’originale RE4: seppur non partecipando attivamente ai combattimenti, la ragazza si comporta in maniera sempre coerente con quanto le accade intorno; non dispone più di una barra della vita, ma può essere colpita o rapita dai nemici, casi in cui si hanno pochi secondi per intervenire in suo aiuto prima del game over.

Ashley può anche essere sfruttata per aprire alcune porte e risolvere gli enigmi che richiedono la pressione di più tasti o leve contemporaneamente: niente di trascendentale, e in generale a parte un paio di occasioni gli enigmi proposti sono i classici di RE (facilmente risolvibili semplicemente guardandosi attorno), ma si tratta di piccole aggiunte al gameplay che rendono più immersiva l’esperienza permettendo al giocatore di empatizzare con la ragazza sentendosi più coinvolto nell’avventura.

Resident Evil 4 Remake

Ultima menzione d’onore lato gameplay, il mercante: l’iconico personaggio fa il suo ritorno e si comporta come mi aspettavo, apparendo negli angoli più impensabili e sempre pronto a fare affari con Leon. Nulla è cambiato rispetto alla caratterizzazione del personaggio, sempre misterioso e purtroppo la cui presenza non è furbamente giustificata nella storia come il mercante di Resident Evil Village, ma poco conta: il mercante è la parte arcade di Resident Evil, quella da sempre più o meno presente in tutti i capitoli e che soddisfa il lato più giapponese che è in noi con minigiochi, missioni secondarie e potenziamenti di ogni tipo. Come già mostrato dalle anteprime, al mercante si potranno vendere tutti i tesori raccolti durante l’avventura (alcuni dei quali componibili incastonando gemme così da renderli più preziosi) per utilizzare la valuta in game per acquistare armi, risorse e potenziamenti. Il mercante di Resident Evil 4 Remake offre anche un divertente minigioco di cui non possiamo svelarvi i dettagli per motivi di embargo, grazie al quale sarà possibile potenziare la valigetta dell’inventario con perk che miglioreranno il drop rate di determinati oggetti, piuttosto che la potenza curativa delle miscele di erbe, o altro ancora.

Il tutto con gli oggetti che si inseriscono nella valigetta con un sistema alla Tetris, che in Resident Evil 4 Remake vanta però dei notevoli automatismi: con la sola pressione di un tasto è possibile ottimizzare lo spazio a disposizione, o inviare un oggetto al deposito anche se non ci si trova a un punto di salvataggio. Gli oggetti nel deposito sono poi recuperabili a qualsiasi macchina da scrivere mentre si salva la partita. unico difetto di questo sistema, tra l’altro scelta incomprensibile, è che al deposito si possono inviare solo armi e oggetti curativi, ma non munizioni: ecco che allora ci si ritrova costretti (a meno che non li si voglia abbandonare) a portarsi appresso frecce e munizioni della Magnun anche se in quel momento si sta combattendo solo con pistola e fucile, occupando preziosi slot nell’inventario e rendendo praticamente obbligato spendere valuta in game per acquistare la valigetta più capiente. Alla lunga ci si fa l’abitudine, ma è una scelta che non capisco né condivido.

Resident Evil 4 Remake

Passando all’analisi del comparto tecnico, la bontà del RE Engine si mostra ancora una volta in tutta la sua perfezione, seppur scoprendo il fianco a qualche sporadico difetto. Iniziamo col dire che, al pari di quanto già visto con Resident Evil Village, il risultato ottenuto dalle luci dinamiche, dai riflessi sulle superfici bagnate e dai modelli dei personaggi in generale è incredibile anche sulle console di ormai vecchia generazione. Nelle mie prove su PlayStation 5 e PlayStation 4 ammetto che il risultato ottenuto su quest’ultima è una gioia per gli occhi, e sebbene la qualità su PS5 sia evidentemente migliore, il RE Engine dimostra una duttilità nell’ottimizzazione grafica su piattaforme differenti davvero notevole. Anche dal punto di vista della fluidità, segnalo solo qualche calo di frame rate su PS4 nelle aree più ampie dove si muovono in tempo reale più nemici, soprattutto se nel frattempo Ashley sta eseguendo altre azioni (resto volutamente nel vago sempre per evitare spoiler): anche in questi frangenti il titolo è comunque pienamente giocabile, e soprattutto nelle boss fight offre una fluidità per cui se perderete e vi farete mangiare in un sol boccone sarà solo colpa dei vostri riflessi e mai a causa di un tentennamento della telecamera.

Non stiamo però parlando di una grafica esente da difetti: la realizzazione della pioggia, per dirne uno su tutti, è brutta tanto su PS4 quanto su PS5, al punto che pare che Capcom stia già lavorando a una patch che verrà rilasciata al Day One e che migliorerà gli effetti atmosferici. Se così fosse sarebbe davvero un’ottima notizia, dal momento che l’alternanza tra giorno, notte, sole e pioggia/nebbia è una componente importante soprattutto nella prima metà del gioco, in cui è presente una certa dose di backtracking per cui esplorare le medesime zone già visitate in precedenza a una diversa ora e con diverse condizioni meteo aggiunge la varietà necessaria a rendere sempre interessante l’azione sullo schermo.

Resident Evil 4 Remake

Ottimo, infine, il comparto audio, con musiche d’atmosfera durante l’esplorazione e incalzanti il giusto nelle fasi di combattimento. Piccola nota dolente per la localizzazione italiana, con un doppiaggio a tratti non proprio ricco di pathos come quello inglese. Ma ammetto che sentire Leon – qui molto più vero e volgare come già vi anticipavo nell’anteprima – urlare “Ora mi hai proprio rotto il ca**o!” all’ultimo boss è una soddisfazione come poche altre… tanto vi assicuro che se non gliel’avesse detto lui l’avreste fatto voi, considerando che a “normale” il gioco offre già un livello di sfida di tutto rispetto.

Resident Evil 4 Remake



È lui e contemporaneamente non è lui: il perfetto connubio tra passato e futuro di Resident Evil torna con Resident Evil 4 Remake e mantiene tutto lo spirito del RE4 originale, dimostrando come già nel 2005 si trattasse di un gioco fuori dagli schemi e in grado di anticipare i tempi indicando la strada maestra a tutti i survival horror che l’avrebbero seguito. La componente action si percepisce oggi come molto meno marcata, e l’ulteriore affinamento al gameplay unito all’ottimo comparto tecnico offerto dal RE Engine sono un’accoppiata in grado di regalarci un’esperienza longeva, paurosa e divertente, che incolla allo schermo e ci fa desiderare di averne sempre di più. Tanto basta per chiudere un occhio di fronte a piccole imperfezioni nella gestione dell’inventario e a una realizzazione grafica della pioggia poco credibile (ma che a quanto pare verrà presto patchata), unici difetti che mi sento di segnalare in un’esperienza che nella sua totalità è praticamente perfetta. Se avete amato Resident Evil 2 Remake o l’originale RE4, ma anche se vi interessa approcciare per la prima volta il gioco, il mio consiglio è di acquistare Resident Evil 4 Remake senza paura… quella vi verrà poi giocando!

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Resident Evil 4 Remake RECENSIONE - La storia dell'horror torna in gran forma

Resident Evil 4, il gioco senza il quale i survival horror degli ultimi vent'anni non sarebbero stati gli stessi, torna con Resident Evil 4 Remake. Saliamo allora sulla Delorean di Capcom e prepariamoci a raggiungere le 88 miglia orarie per un salto in un passato che, come ho personalmente scoperto con inaspettato stupore, è davvero più attuale che mai.

9.5
È lui e contemporaneamente non è lui: per tutti i fan che vogliono riscoprire Resident Evil 4 e per tutti gli appassionati di survival horror che vogliono imparare dal maestro.

Pro

  • Mantiene intatto tutto lo spirito di Resident Evil 4
  • Longevo e ricco di missioni secondarie come lo desideravamo
  • Difficile al punto giusto, giusto equilibrio tra action ed esplorazione
  • Graficamente il RE Engine se la cava alla grande su tutte le piattaforme...

Contro

  • ...anche se su PS4 tentenna a tratti nelle situazioni più concitate
  • Gestione dell'inventario e del deposito migliorabile
  • Nessuna sezione di gameplay con Ada Wong
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