Red Faction: Armageddon – Recensione Red Faction: Armageddon
La pace su Marte è un obbiettivo impossibile. L’ambiguità di questa affermazione si dipana indicando che il pianeta di cui stiamo parlando è quello immaginato da Volition Inc, e non il Marte che tutti conosciamo (più o meno). La saga di Red Faction nasce sull’allusione bolscevica del popolo operaio (in questo caso marziano) che si solleva contro l’oppressione imperialista e parassita (una compagnia mineraria), prendendo il ruolo dell’improvvisato Che Guevera di turno. A garantire continuità alla saga ci pensa un’altra allusione alla realtà, in cui i rivoluzionari diventano i nuovi dittatori, e difatti il relativamente recente Red Faction Guerrilla vede impegnato tale Alec Mason a liberare un’altra volta il pianeta rosso, in un gioco d’azione free roaming piuttosto ripetitivo. Ma oggi, siamo al punto di svolta. Abbandoniamo ogni similitudine pseudo-comunista. È l’inizio della fine. È Red Faction Armageddon.
Non siamo soli
Una sentenza, quella appena utilizzata, alquanto popolare nelle produzioni cinematografiche fantascientifiche di altri tempi, nondimeno di grande effetto e particolarmente adatta al caso. Procediamo però con ordine: Darius Mason, discendente Alec a decenni di distanza dagli eventi di Guerrilla, si vede impegnato nella lotta contro una fazione religiosa guidata dall’auto-eletto messia Hale, intenzionato a distruggere il Terraformer, l’impianto che consente l’adattamento dell’atmosfera marziana agli standard di vita umana – inutile dire che riesce nell’intento, con l’aiuto indiretto e non voluto del protagonista. Cancellate le speranze di vita sulla superficie, l’umanità si rifugia sottoterra. Improvvisatosi mercenario tuttofare al soldo di datori di lavoro anonimi, Darius viene raggirato una seconda volta da Hale, rendendosi responsabile della liberazione di qualcosa che giaceva sigillato da tempi immemori; non siamo soli su questo pianeta. I marziani, quelli nativi, esistono. Sembrano dei tiranidi (i giocatori di Warhammer 40K sanno di cosa sto parlando), e non sono per niente amichevoli. Armageddon è cominciato.
Una premessa sicuramente originale nel contesto di Red Faction, ma non in senso stretto: la narrazione segue Mason al salvataggio dell’umanità con una narrazione piuttosto canonica nel genere ed una regia che sicuramente non brilla per fantasia e imprevedibilità.
Cavalieri (marziani) dell’apocalisse
A dispetto della svolta aliena nella saga, la struttura è tornata alle origini: niente più free roaming, ma un solido sviluppo lineare focalizzato sulla trama, dando un addio alle missioni dispersive e ripetitive che (mal)caratterizzano Guerrilla. La distruzione rimane, ovviamente, il marchio distintivo della serie. il motore GeoMod è stato migliorato e l’ambientazione sotterranea non ha impedito l’inserimento di strutture di dimensioni notevoli da distruggere per sfogare la nostra frustrazione (o semplicemente per vederle fare *BOOM*, ndr). In verita è molto più che un semplice gingillo visivo, e sarebbe un errore pensare che, linearità o meno, l’impostazione sia rimasta quella di Guerrilla, dato l’interazione con l’ambiente è diventata elemento integrante di un gameplay che (grazie agli dei, ndr) si allontana dal “copriti e spara” per abbracciare dinamiche più varie ed inclini a soddisfare il giocatore a modo suo. Per capirci: anche se con il vostro fucile preferito vi sentite imbattibili, non pensiate che quella torre piazzata a lato di quel ponte da cui sta arrivando un’orda di insettoidi arrabbiati (ZERGLING RUSH!!!!, ndr) sia lì per caso, e nemmeno quei barili esplosivi poco più avanti o quel generatore che emette scintille appeso sopra di voi.
Non finisce qui: tra le novità esiste il nano-proiettore, strumento da polso del protagonista in grado di sferrare potenti onde di energia distruttiva e allo stesso tempo rigenerare ogni costruzione abbattuta. Quest’ultima caratteristica permette non solo di proseguire in punti chiave del gioco, ma anche di sbizzarrirsi a rigenerare gli edifici per riciclarli come armi improprie o scudi, oppure ripristinare passaggi precentemente abbattuti da voi stessi – vi assicuriamo che correre con il braccio teso lungo un ponte che si ricostruisce sotto i nostri piedi è un’esperienza decisamente meritevole. Menzione d’onore anche al fucile magnetico, che ricorda molto il rampino di Just Cause 2: si possono legare con due colpi ogni elemento interrattivo e nemico, dando ancora più senso allo sfruttare dell’ambiente piuttosto che allo “spara-spara” nudo e crudo.
Per chi si chiedesse dov’è finita la raccolta di risorse per l’acquisto di potenziamenti, non preoccupatevi: al posto dei rottami di Guerrilla, si raccoglie la nano-energia, ottenuta ritrovando appositi “barili” sparsi in giro o abbattimendo strutture importanti, spendendibile in appositi “distributori” per migliorie generiche e abilità nuove per il nano-proiettore (ambivalentemente per single e multiplayer). Ah, dimenticavamo: ci sono ancora i walker, rari ma più distruttivi (e soddisfacenti) che mai.
Polvere negli occhi
Ora che siete arrivati fin qui con la lettura, probabilmente siete con la bava alla bocca alla sola idea di poter tornare a tirare martellate a destra e manca per Marte. Sfortunatamente, la prima martellata la prenderete voi negli occhi quando avvierete per la prima volta il gioco.
In un mondo dove la sigla HD viene abusata da chiunque, Armageddon si assicura di uscire dal coro con una risoluzione nativa di 960×540, fatto che assume toni tragici visualizzando il titolo su uno schermo a 1080p, date le ovvie conseguenze sulla definizione dell’immagine. Le motivazioni dietro questa ingrata scelta sono probabilmente da attribuire agli esosi requisiti per processare gli effetti fisici di esplosioni e detriti, favorendo la fluidità dell’azione alla qualità visiva. Una scelta ragionevole, ma non rimuove l’imbarazzo alla vista di quello che spesso appare come un video di Youtube a bassa qualità. Non mancano anche innumerevoli bug basati sulla compenetrazione poligonale, che risultano particolarmente molesti quando i nemici finiscono con l’attraversare soffitti e pavimenti come nulla fosse.
Resistenza!
Un ultimo approfondimento è dedicato al multiplayer: invece del solito deathmatch e derivati che erano stati inseriti in Guerrilla si è optato per qualcosa di un po’ diverso e sicuramente più efficace, ovvero “Infestazione”, una cooperativa fino a 4 giocatori che pone a resistere a 30 ondate di alieni, in difficoltà crescente e con nuove armi sbloccate di onda in onda. Ogni giocatore può scegliere all’inizio di ogni onda le armi e l’abilità per il nano proiettore che desidera, ed ha un certo numero di vite, che vengono quando la salute termina e si finisce in “sanguinamento”, con la possibilità di essere salvati entro 20 secondi da un alleato. Descritto così può sembrare nulla di che, ma garantiamo che a conti fatti è sicuramente un ottimo fattore per prolungare la vita del gioco nella vostra console, prima che finisca riposto nell’armadio.
Conclusione
Red Faction Armageddon è ciò che di meglio si poteva desiderare per la saga: il gioco si è evoluto non solo sulle sue basi ma anche implementando in ottimo modo elementi e particolarità di altri prodotti, pur distanziandosi da questi, e soprattutto non risultando il solito banale clone di “un gioco con tizi grossi che corrono, sparano e si nascondono” (già banale di suo, ndr). Se non bastasse, l’ottimo multiplayer garantisce ore di (in)sano massacro alieno cooperativo. Ciò che invece mette dubbi è il cambio di volta nella trama, che potrebbe allontanare coloro che amavano lo stile fanta-politico dei precedenti capitoli, e che sebbene apprezzabile è tutt’altro che originale e priva di stereotipi. Ad ogni modo, se vi piace fare esplodere le cose e ridurre a brandelli alieni, senza disdegnare meccaniche meno ignoranti della media, Armageddon è il titolo che fa per voi.