Rayman Origins – Recensione Rayman Origins
Il successo di Rayman Origins non ha nulla da raccontare: agli occhi di tutti è risultato lampante quanto il numero di vendite e le approvazioni della critica abbiano spinto il titolo di Michel Ancel verso un successo già ampiamente atteso. A distanza di quattro mesi dall’uscita per Xbox360, PlayStation 3 e Wii, insieme con l’uscita per PC, ma molto prima di quella per 3DS, l’uomo melanzana arriva sulla nuova portatile Sony, entrando di diritto nella line-up di lancio della PsVita, aggiungendo nuove features, anche se di poco conto, e offrendo un titolo che richiama esattamente quanto visto su console, ma con lo stile del portatile; il tutto rende, insomma, questa recensione decisamente ridondante, perché il porting per PsVita aggiunge, realmente, delle minuscole caratteristiche: proviamo ad addentrarci al meglio nel mondo della Ubisoft.
Russare, perché no
Rayman, insieme con tutti i suoi amici, sta decisamente infastidendo gli abitanti del sottosuolo, che imparerete a conoscere e sconfiggere qualora riusciste ad attivare il livello bonus di fine gioco. Il suo russare, il suo rumore, ha stancato tutti i silenziosi mostriciattoli che abitano sotto l’Albero, che decidono quindi di vendicarsi e imprigionare tutti gli Electoons dell’universo. Levati questi, tolta la vita, imprigionate le fate che daranno i poteri a Rayman, l’intero mondo andrebbe alla rovina. Tocca quindi all’uomo melanzana e i suoi amici liberare tutti gli Electoons dalle gabbie, salvare i Lum e liberare le fate dalla morsa degli abitanti del sottosuolo. Lanciandovi, quindi, nei vari mondi, alla ricerca delle gabbie e nel tentativo di ricevere i poteri che vi sono stati tolti, sarete chiamati a salvare il vostro universo e tornare, un giorno, a russare allegramente con gli abitanti del sottosuolo sottomessi così come meritano. Ovviamente tutto con il benestare del Great Protoon.
Lasciati toccare
Nella sua versione per PsVita cambia decisamente poco per Rayman Origins: il gameplay non varia in alcun tratto e in nessuna features, ma le uniche aggiunte si limitano al poter utilizzare lo zoom. Così come in tutti i touch, come l’iOS ha insegnato un po’ a tutti ultimamente, basterà restringere l’immagine con due dita per effettuare uno zoom sul vostro obiettivo; ugualmente per rimpicciolire la scena basterà ampliare le dita. La funzionalità di questa caratteristica si riscontra soltanto in una necessità, che non è assolutamente pertinente all’intera avventura: sarete chiamati, infatti, alla raccolta delle reliquie, disseminate in tutti i vari livelli da un minimo di 2 a un massimo di 3, che andranno poi a comporre due puzzle. Tali composizioni racconteranno due storie sicuramente interessanti circa l’origine dei capelli di Rayman e del colore di Globox, che è risaputo essere blu, ma con qualche segreto. Per rintracciare le reliquie sarete, quindi, costretti a effettuare lo zoom nelle diverse aree del livello in causa per poterle trovare. Il rintracciamento, poi, si affiderà totalmente al touch: una volta individuata la zona (ad aiutarvi ci sarà un rumore di una nacchera o di un sonaglio) dovrete cercare a suon di tap la vostra ricompensa. Per il resto il touch potrà essere utilizzato per semplificare di molto la vostra esperienza: tutti i Lum che si trovano rinchiusi in bolle d’aria potranno essere liberati dal vostro tap, così come i nemici potranno scoppiare allo stesso modo; così facendo non solo si evita il dover raggiungere alture difficilmente toccabili per raccogliere tutti i Lum, ma allo stesso tempo si semplifica l’uccisione totale dei vostri nemici.
Il gameplay, per il resto, come dicevamo già in apertura, rispecchia totalmente quanto già visto su console: restano tutti i collezionabili, con i medaglioni e i trofei per le prove a tempo, che non variano né nelle tempistiche né nei percorsi. Vi rimandiamo, pertanto, per maggiori informazioni a riguardo alla recensione sviluppata per la versione PlayStation 3 e Xbox360.
Offriamo arte
Su PsVita, però, c’è da dire che Rayman Origins dà del suo meglio: graficamente e tecnicamente potrebbe anche tentare di superare la controparte per console, supportata anche dall’ottimo schermo OLED della portatile Sony e anche dalla piccolezza del display, che permette di mantenere unita tutta l’atmosfera. I colori e l’armonia con la quale si sviluppa l’intero processo grafico, con l’interazione ambientale prefissata ad alcuni aspetti, sono degni del platform definitivo, quello che appunto ambisce a essere Rayman Origins. Lasciarsi andare, poi, all’audio, magari al massimo o, perché no, coadiuvato da un buon paio di auricolari mentre si gioca, è sicuramente un’esperienza unica: l’intera colonna sonora, che non a caso è stata inserita anche nella Collector’s Edition della versione per console raccogliendo non pochi consensi, è tra le produzioni più ispirate dell’ultimo periodo. Passando da ottimi pezzi jazz fino a dei jingle di un’armonia aurea, tanto da potervi fare da colonna sonora in qualsiasi momento della vostra vita, l’intera compilation fa sentire la necessità di un audio al massimo: giocare Rayman Origins senza audio non solo vi farà perdere grande parte del proprio successo, ma vi porterà a commettere un reato contro la musica. Per chiudere, poi, elogiamo anche la longevità: Rayman Origins spinge il videogiocatore a ricercare il platino, quindi a completare tutti i collezionabili, tutte le sfide a tempo nonché le reliquie, offrendo una giocabilità che non stanca mai e una velocità di esecuzione che non vi farà mai odiare un livello, nemmeno dopo averlo ripetuto per la terza volta.
Portabilità portatile
Arriva quindi il momento di chiedersi dove acquistare Rayman Origins, se su PlayStation3 o Xbox360 o PsVita. La sostanziale differenza tra la console e il portatile sta proprio nella magia che la nuova console Sony può offrire: così come fu per Disgaea, che su PSP riuscì a farsi amare più della versione per console, sia per le aggiunte che per le novità proposte, ugualmente qui, nonostante l’assenza di novità sostanziali, possiamo replicare il concetto. Mettere in standby la console e riprenderla in un qualsiasi momento della giornata, con l’immediatezza che è propria delle console portatili, così da lasciarvi andare a uno dei livelli di Rayman Origins diventerà una quotidianità, un passatempo di spessore e di grande fattura: i vostri venti minuti di gloria in una pausa pranzo, o qualsiasi altro momento libero. Le uniche critiche che si possono fare a questo porting è che non aggiunge nulla di reale se non le due features nominate in precedenza: un porting, null’altro, proprio come suggerisce il nome in sé.