RAID: World War II – Recensione
Europa, il caro vecchio continente teatro del feroce scontro tra le potenze dell’asse ed i paesi alleati.
Il roboante proiettile denominato seconda guerra mondiale sfreccia dalla storia all’immaginario, lasciando a monito una putrescente ferita. In molti hanno narrato questa vicenda e le realtà ad essa collegate in tutte le forme d’espressione possibili, dalla pellicola de “La vita è bella” del nostrano Benigni, alle polverose pagine de la “Svastica sul sole” di Philip K. Dick.
Perfino il signor Quentin Trantino non ha voluto tacere, donandoci il graffiante e scanzonato “Bastardi senza gloria“. Questa la pellicola d’indubbio riferimento per RAID: World War II, in quanto saremo chiamati a vestire i panni di quattro “sacrificabili” prigionieri di guerra impegnati nel mandare all’aria i piani dello zio Adolfo “in arte Führer” e dei suoi mefistofelici scherani.
Motore, azione!
https://www.youtube.com/watch?v=iDMz7roCUPY
Veniamo introdotti nel mondo di gioco da un filmato con attori reali in cui un ottimo Jhon Cliff nei panni di un’agente d’intelligence alleato ci dona uno scherzoso briefing sulle missioni che ci attenderanno. L’intero RAID: World War II è costellato di brevi sketch in cui Hitler si dispererà o si fregherà le mani ad ogni fine missione in caso di riuscita o fallimento della nostra combriccola d’antieroi. Peccato che le scenette girate siano davvero poche e tendano a ripetersi dopo una manciata d’ore di gioco.
Erano 4, giovani e forti e sono morti.
Sebbene RAID: World War II possa essere giocato da soli, è espressamente immaginato per una Coop online multigiocatore che vede un massimo di quattro partecipanti. Per prima cosa verremo chiamati a selezionare un personaggio scegliendo tra quattro (ininfluenti) nazionalità e selezionare una delle quattro classi disponibili: ricognizione, assalto, ribelle e distruttore.
La classe selezionata oltre a modificare il loadout del personaggio e le relative armi sbloccabili in seguito, ci dona anche un “urlo di guerra” unico: un’abilità da poter utilizzare dopo aver ucciso un quantitativo prefissato di nemici dal molteplice effetto, come curarsi o mirare in automatico i nemici per una manciata di secondi.
Portando a termine le missioni vedremo il nostro pupillo guadagnare punti esperienza, quindi salire di livello. Ogni livello ci donerà un punto esperienza spendibile nello skill Three dedicato per migliorare capacità singole e di squadra e ad ogni manciata di upgrades avremo accesso a nuove armi. Questo sistema non brilla di certo per inventiva, svolgendo un lavoro tanto puntuale quanto banale.
Been there, did that.
Una volta selezionata la classe preferita e magari aver raggiunto un amico, ci ritroveremo nel nostro bunker segreto, lontani dallo sguardo inquisitorio nazista. La nostra tana potrà essere esteticamente migliorata spendendo oro, mentre svolge la funzione di lobby. Tramite essa si potrà scegliere la tipologia di missione da affrontare.
Le missioni si dividono in due categorie: Raid ed operazioni. Le operazioni sono missioni divise in più parti con minima velleità narrativa, mentre i Raid sono mini avventure autoconclusive. A seconda della missione selezionata saremo chiamati a sparare ad ondate infinite di nemici tedeschi, svolgendo i compiti più disparati: dall’abbattere uno Zeppelin a far deragliare un treno.
L’intelligenza artificiale è quasi imbarazzante, dove la minaccia nemica viene rappresentata dalla quantità piuttosto che dalla qualità del nemico. Ci ritroveremo a sparare incessantemente a orde di nemici brillanti come zombie, mentre l’unica variante nelle truppe nemiche è concentrata in un nazista con lanciafiamme, leggermente più minaccioso e coriaceo dei suoi compari.
Pochi muscoli, niente cervello.
La versione di RAID: World War II provata su Playstation 4 ci ha mostrato un gioco graficamente datato, dal framerate ballerino e privo di carisma tanto da sembrare un antenato di Payday 2, invece di palesarsi come suo clone ad ambientazione bellica.
Sebbene il mood del gioco punti a trasportare il giocatore in una guerra dai toni scanzonati e brutali, riesce solo ad annoiare, tuttavia la forza del titolo è quella di portare un gruppo di affiatati amici a confrontarsi contro un’improbabile macchina bellica nazista, magari a riderne.
Io ed il mio compagno d’avventura Angelo ci siamo davvero impegnati nel tentativo di riso, ha trionfato tuttavia quel sentimento di noia magistralmente descritto da Baudelaire.
L’unico momento in cui RAID: World War II riesce a brillare è quando smettere di essere videogioco, nei brevi siparietti magistralmente recitati seppur ripetitivi.
Pro
- Filmati di ottima fattura
Contro
- Destinati ad essere visti e rivisti
- Graficamente arretrato
- Ripetitivo
- IA non pervenuta