Radiant Silvergun RECENSIONE | Uno shoot’em up al Top
Apriamo questa recensione di Radiant Silvergun con qualche coordinata storica: parliamo di un arcade sparatutto a scorrimento verticale sviluppato e pubblicato da Treasure nel lontano 1998, prima per le sale giochi e dopo solo 2 mesi per il Sega Saturn, diventando un’esclusiva all’inizio snobbata al di fuori del Giappone, per assurgere al ruolo di oggetto di collezionismo a cifre folli.
Fu ripreso nel 2011 sull’Xbox Live Marketplace, e da allora nessun altra conversione, fino ad oggi con le versioni per PC (oggetto della presente recensione) e Nintendo Switch. Ha senso questa operazione al giorno d’oggi? Scopriamolo insieme.
La trama, per la rilevanza che può rivestire in uno shoot’em up a scorrimento verticale, consiste nella missione affibbiata in un lontano futuro ai piloti protagonisti, di sconfiggere un oggetto a forma di ottaedro, risvegliatosi dopo essere stato dissotterrato durante uno scavo sulla terra, e soprattutto le orde di nemici da esso evocate.
L’impatto iniziale per i neofiti non è dei più semplici, tanto che i meno pazienti potrebbero avere la tentazione di abbandonare dopo 30 secondi, a causa dei comandi ostici da metabolizzare, della difficoltà elevata e di un certo senso di spaesamento: dove sono i power up? Le speed up? E la bomba per quando i nemici ingolfano lo schermo? Cioe’, devo giocare senza bombe, la mia navicella è già al suo fulgido e massimo splendore e muoio in 10 secondi?
Poi… capisci che puoi cambiare la difficoltà ed il numero delle vite (almeno per imparare e per vedere piu’ dei primi 10 scrolling verticali dello schermo) e che ci sono due modalità: la arcade, in cui si può inserire anche la versione Ikaruga, che fa potenziare le armi più velocemente – sì, non esistono i power up ma le armi si potenziano, come spiegherò in seguito – e soprattutto storia, che ci fa ripartire con il livello di armi guadagnato con il precedente salvataggio.
La modalità storia è una vera goduria
E’ un pò come tornare col fratello maggiore ed i suoi amici karatechi dai bulli di scuola: e ora come la mettiamo? Questa modalità costituisce l’unica novità rispetto alle versioni precedenti di Radiant Silvergun, ma si rivela utilissima ed assai piacevole, data la peculiarità del titolo.
Radiant Silvergun è infatti uno sparatutto fuori da ogni canone tradizionale: più nemici si distruggono usando la tal arma, più essa si potenzia, e sono subito tutte disponibili; tra queste c’è la spada che distrugge i proiettili tondi e quando lo fa riempe una barra il cui completamento abilita l’unica parvenza di “bomba”, una mega spadata che pulisce un pò lo schermo e dona 2 secondi d’invulnerabilità. C’è poi da considerare l’abilità concatenazione, in virtù della quale colpendo almeno 3 nemici dello stesso colore si raddoppiano i punti esperienza delle armi.
Gli stessi boss di metà e fine livello vedono la loro energia rappresentata da una linea sottilissima in basso dello schermo (la prima volta può addirittura sembrare un laser), sono tutti diversi tra loro e sfoggiano le qualità del chip grafico adibito alle rotazioni del Sega Saturn (all’avanguardia per l’epoca).
Le armi di Radiant Silvergun meritano un capitolo a parte
Nonostante il gameplay sprizzi velocità da ogni poro, Radiant Silvergun impone una discreta dose di strategia (da approntare alla velocità della luce, visti i riflessi necessari per sopravvivere) per scegliere l’arma giusta al momento giusto e riuscire così non solo ad andare avanti, ma anche a potenziare tutte le armi e ad ottenere i punteggi migliori.
Infatti l’impeccabile level design fa sì che gli ostacoli e la discesa dei nemici premi la scelta dell’arma maggiormente opportuna in quel dato momento, scelta non banale considerato che, ovviamente, si muore non solo per gli spari, ma anche per l’impatto di ogni cosa che si muova o che stia ferma sullo schermo limitando scientemente il tuo raggio d’azione.
Per fortuna la perdita di una vita fa rimanere la navicella invulnerabile per circa un secondo e mezzo, brevissimo lasso di tempo che però vi ritroverete a cercare di sfruttare appieno.
Sul lato destro dello schermo – che ricordo scorrere verticalmente e non occupare perciò l’intero monitor – è presente una rapida legenda anti-labirintite per ricordare con un veloce colpo d’occhio quale arma corrisponde a quel pulsante, il che si rivela molto utile.
Abbiamo Vulcan, il classico magma verticale potente e veloce ma lineare; Homing, raggi a ricerca di calore, utilissimi quando i nemici arrivano da più parti contemporaneamente; Spread, che non è il differenziale con i bund tedeschi, bensì 2 raggi potentissimi verso le diagonali opposte, che lasciano scoperti il davanti; uno sparo privo di nome doppio dietro e contemporaneamente singolo davanti, un laser misto tra homing e vulcan (che infatti potenzia entrambi, ma non così funzionale come potrebbe sembrare); un missile a ricerca con mirino solo per le brevissime distanze (in teoria la peggiore, ma indispensabile per determinati boss), e la mitica spada, che purtroppo come tutte le armi è utilizzabile solo in alternativa alle altre (non si possono usare insieme contemporaneamente – ahimè -).
Sono potenziabili, con il meccanismo uccido – guadagno esperienza, solamente Vulcan, Homing e Spread, e tale potenziamento è ben visibile a sinistra dello schermo.
La precisione del movimento della navicella è clamorosa
Incredibile e perfettamente funzionale al gameplay la certosina precisione della nostra navicella: il feeling restituito al momento in cui riesci a scansare i proiettili tra i pertugi più nascosti non l’ho mai provato in nessun altro gioco del genere, e devo dire che una tale lodevole responsività dei comandi serve tutta per non schiantarsi nei momenti più concitati e per evitare l’inferno di proiettili vomitatici addosso dal gioco.
Ad alimentare l’appeal e la longevità di Radiant Silvergun ci pensano le classifiche on – line, ottimo stimolo a giocare e rigiocare, tenendo conto che la classifica della modalità storia importa dover ripartire da zero in ordine all’esperienza delle armi, anche se con 9 vite invece delle canoniche 3, così come degni di nota sono le musiche super coinvolgenti e mai troppo ripetitive e soprattutto l’ottima giocabilità (se si supera lo scoglio iniziale), ancor più notevole in multiplayer locale (fino a 2 navicelle). A proposito di longevità del gioco, gli achievement sono pochi ma decisamente impegnativi, pane duro dunque per i completisti.
La sensazione è quella di avere un cabinato arcade da bar a casa propria, senza dover inserire i gettoni ed avendo la facoltà di mettere in pausa, sensazione che nonostante il retrogaming impazzi e le potenzialità delle console moderne, non provavo così nitida dai tempi del Neo Geo della SNK.
In definitiva Radiant Silvergun merita di annoverarsi nella stretta cerchia delle pietre miliari del genere shoot’em up, insieme a – personalissima selezione – capolavori quali R-Type, Alpha Mission II della SNK e soprattutto Project X del Team 17, che vi invito a rispolverare o a provare per la prima volta se non l’avete mai fatto (qui il link per scaricare Antstream, disponibile gratis anche su Epic Store, con oltre 1.300 giochi classici tra cui Project X).
E’ bello che tra un The Last Of Us Part II Remastered (qui la nostra recensione) e un Indiana Jones & The Ancient Circle annunciato, possa trovare spazio anche una perla come questa, ottimo intermezzo tra i “gioconi” o per quando si ha poco tempo a disposizione per giocare; un gioco così ci vuole sempre, a parer mio, anche per riscoprire le origini del videogioco: abilità e divertimento puro. D’altronde tutto iniziò seriamente con Space Invaders…
Degno esponente del genere shoot'em up: vi sembrerà di avere un cabinato tra le mani.
Pro
- La modalità storia è una vera goduria
- Gameplay adrenalinico e strategico
- Musiche coinvolgenti
- Classifiche online ottimo stimolo a rigiocare
- Responsività dei movimenti clamorosa
Contro
- La difficoltà ed i comandi non immediati possono scoraggiare i giocatori alle prime armi e pigri