R-Type Final – Recensione R-Type Final
Il più tattico degli sparatutto
Nei tardi anni ’80 il panorama degli sparatutto si trovava in una situazione stagnante, in cui i prodotti ludici non offrivano nulla che andasse oltre una forsennata e ripetuta pressione del tasto di fuoco, tentando di evitare allo stesso tempo ondate di nemici che si riversavano sulla nostra navicella spaziale. Ma nel 1987 giunse in versione arcade, a opera della Irem, un titolo che avrebbe rivoluzionato tutti i canoni del genere. Sin da subito R-Type si distinse per un approccio più tattico rispetto a titoli simili, senza rinunciare a una buona dose di riflessi e costanza da parte dell’utente. Da quel momento la sopravvivenza del nostro alter ego ludico sarebbe stata legata a un’attenta assimilazione delle tattiche avversarie e a una saggia gestione di elementi, a quel tempo innovativi, quali il Force e il Beam (che avremmo presto ritrovato in altri titoli dello stesso genere). Questi elementi, che divennero in seguito una caratteristica di tutti gli episodi della saga, decretarono il successo del titolo stesso che si fece forte, oltre che di un’innegabile giocabilità ed eccellenza tecnica, anche di un’involontaria pubblicità gratuita legata alla sua successiva conversione per le maggiori piattaforme ludiche dell’epoca. Agli estremi di tale disputa vi furono la Activision, che acquisì i diritti del prodotto per una trasposizione sui sistemi casalinghi a 8-16 Bit, e la Rainbow Arts, colpevole di aver già lanciato sul mercato un titolo palesemente ispirato (ai limiti del plagio) a R-Type: Katakis. I guai giudiziari che ne derivarono culminarono nel ritiro di Katakis dal circuito commerciale, salvo poi farlo uscire di nuovo col diverso titolo di Denaris (chi è cresciuto con un Commodore64 sa di cosa stiamo parlando).
Blast off and strike the evil Bydo empire
Dotare di una trama quello che in definitiva è uno sparatutto (o, come si diceva negli anni ’80, uno shoot’em up) potrebbe sembrare un tentativo ingenuo, ma va a onore degli sviluppatori l’aver tentato di inserire un minimo di storia, almeno dal secondo episodio in poi.
Nelle prime conversioni del titolo, il plot narrativo non offriva nulla di meglio del classico attacco da parte di forme di vita aliene, fuggite dal loro stesso pianeta ormai devastato. Ma nelle versioni successive, compreso quest’ultimo episodio, gli sviluppatori resero le cose più interessanti. Si venne così a sapere che i numerosi avversari, in seguito conosciuti come Bydo, che avremmo affrontato nelle nostre imprese nello spazio, erano il risultato di una manipolazione genetica ottenuta dagli umani di un lontano futuro. A causa di un guasto, che non venne mai ben descritto, tali Bydo si ritrovarono intrappolati in una dimensione spazio-temporale, uscendone a difficoltà solo per ritrovarsi nel nostro sistema solare dopo un viaggio a ritroso nel tempo di ben quattro secoli. Resi più forti da una sorta di evoluzione avvenuta nel vortice spazio-temporale, i Bydo non trovarono niente di meglio che iniziare ad attaccare ogni forma di vita, specialmente i terrestri. Questi ultimi, come estremo tentativo di difesa, decisero di costruire una navicella denominata R-9 (alla quale il titolo del prodotto si ispira) affidandola al coraggioso di turno. La storia, quindi, pur non allontanandosi di molto da quella di un film di fantascienza di serie B, tentava comunque di offrire un pretesto logico ai numerosi attacchi che avremmo dovuto affrontare. Ma i pregi maggiori della saga di R-Type non si trovano nella trama.
Nello spazio profondo
Come già accennato, R-Type Final richiede un tipo di approccio ragionato e strategico, abilmente unito alle classiche abilità, come riflessi e allenamento, richieste da un titolo di questo genere. La riuscita delle nostre imprese dipende da un sapiente utilizzo delle peculiari caratteristiche della nostra navicella. Essa è dotata, infatti, di una sorta di Pod, ossia un piccolo satellite (il Beam) che può essere usato come scudo parziale, oltre a essere agganciato davanti o dietro la nostra navicella (e tale opzione costituisce una delle strategie fondamentali per sopravvivere), oppure staccata da quest’ultima, per essere controllata in modo indipendente, anche se limitato, costituendo un’ulteriore potenza di fuoco. La seconda, e utile, caratteristica del nostro mezzo è costituita da un raggio d’attacco, il Force, ottenuto tenendo premuto il tasto di fuoco, sovraccaricandolo allo scopo di rilasciare un singolo e devastante raggio (la cui funzione varia in base alla navicella scelta). Anche la tipologia di fuoco si differenzia grazie alla raccolta di icone dai diversi colori (rosse, blu, gialle, ottenibili previa distruzione di alcuni nemici), alcune più adatte di altre a specifiche situazioni. La stessa velocità della nostra navicella è gestibile su varie scale tramite la pressione di L1 e L2, da regolare in modo tale da evitare in fretta i colpi avversari senza schiantarsi nei numerosi elementi dello scenario. Sapere quando posizionare il Beam dietro la nostra navicella; scegliere in modo preciso il tipo di arma adatto alla situazione; gestire le diverse velocità della nostra R-9, e la scelta di quest’ultima tra un centinaio di diversi modelli (sbloccabili rispettando determinati requisiti, e dotate di un design azzeccato e di caratteristiche diverse l’una dall’altra) disponibili nell’hangar, costituiscono le chiavi del successo per farsi strada nei sette scenari del titolo. Anche perché, R-Type Final, se da una parte conferma le ottime doti di giocabilità dei suoi predecessori, dall’altra ne rispetta i canoni di elevata difficoltà: il semplice andare avanti premendo il tasto di fuoco senza riflettere e senza elaborare una strategia valida può solo portare a un game over. R-Type fa parte della vecchia scuola: un numero limitato di vite, nessuna possibilità di salvare la posizione, nemmeno un’opzione di password. Vengono incontro all’utente, per evitare la frustrazione, solamente la presenza di numerosi check-point, la scelta tra cinque livelli di difficoltà e la possibilità di cambiare navicella e armi tra un livello e l’altro. La longevità del titolo risulta quindi strettamente legata alla sua difficoltà, più alta della media (una volta raggiunta un’ottima pratica basterà un’ora per portare a termine il titolo), ma ad aumentare l’interesse troviamo la possibilità, a dire il vero piuttosto limitata, di variare il percorso dei livelli, oltre alle classiche gallerie di immagini, descrizioni di navicelle e avversari, bozzetti, curiosità da sbloccare (una sorta di enciclopedia-tributo alla saga), il già citato hangar e la presenza di una curiosa opzione denominata "Vs Mode". Tale modalità consente di pianificare in anticipo le tattiche di attacco di una navicella, per poi spedirla in una sorta di arena spaziale contro un’altra navicella programmata dalla CPU o da un altro giocatore.
Nessuno può sentirti urlare
In questa ultima incarnazione ci troviamo davanti a un ottimo uso delle capacità grafiche della piattaforma Sony. L’azione scorre fluida e veloce, con esplosioni ed effetti grafici decisamente ben riusciti, e solo qualche sporadico rallentamento interviene nei casi di sovraffollamento di poligoni sullo schermo. Anche il comparto sonoro fa la sua parte, senza essere invadente, con musiche ed effetti abbastanza originali e in linea con il particolare stile del titolo. Ma il fascino artistico del titolo non riguarda solo le innegabili qualità tecniche. L’ambientazione di R-Type, come quella di tutti i titoli della saga, risulta infatti ispirata a una particolare visione del cinema di fantascienza, in particolare la saga di Alien. Avversari a metà strada tra l’organico e il meccanico, scenari evocativi, e la presenza di numerosi boss finali dal design ispirato (troviamo persino una nuova versione del primo boss dell’episodio uscito nel 1987, che divenne il simbolo stesso della saga) donano a R-Type Final uno stile cyber-organico decisamente affascinante e piacevole, che sin dal primo episodio permise alla saga di distinguersi da molti altri prodotti del genere.
Duri da uccidere
R-Type Final è innegabilmente un titolo di nicchia, per veri hard-core gamers, che non perdona il minimo errore. Un prodotto vecchia scuola, dedicato a chi cerca una sfida decisamente più alta della media, quindi poco adatto a un pubblico non abituato a questo genere di prodotto, in cui la vittoria dipende da una pratica costante, dalla memorizzazione degli schemi di attacco avversari e da una saggia gestione delle risorse disponibili (specialmente le caratteristiche del Beam e del Force). Difficile, ma molto giocabile e appagante, visivamente unico e tecnicamente ottimo, R-Type Final è il degno erede di una categoria ormai in via d’estinzione.