Q.U.B.E. 2 – Recensione
Dopo aver spopolato su quasi ogni piattaforma delle ultime due generazioni, Q.U.B.E. non poteva che meritare un sequel. Prodotto da Toxic Games, Q.U.B.E. 2 sbarca oggi su PC, Playstation 4 e Xbox One. Abbiamo giocato e finito quest’ultima versione nell’arco di 7 intense ore, valse tutto l’impegno dedicato per arrivare alla fine, puzzle dopo puzzle.
Gli fps (first-person shooter) non sono sempre stati chiamati in questo modo: per anni, prima che si coniasse questo acronimo per definire il genere, qualsiasi gioco d’azione in prima persona veniva semplicemente chiamato “Doom clone“, in riferimento all’originale Doom di Id Software – il primo gioco di questo tipo a raggiungere popolarità globale. Non stupisce quindi che molti abbiano definito Q.U.B.E. “plagio di Portal“ poiché è un gioco puzzle in prima persona (first-person puzzler?), sebbene il gameplay fosse molto distinto: al posto della portal gun, il protagonista utilizzava dei guanti per controllare dei blocchi colorati con diversi effetti, al fine di superare l’arena/puzzle che si trovava di fronte.
La sequenza di apertura di Q.U.B.E.2 è confusionaria: il giocatore si ritrova nel mezzo di un panorama apocalittico nei panni di Amelia Cross, archeologa ignara di cosa gli stia accadendo intorno. Trascinandosi contro una tempesta di sabbia, il giocatore entra in una struttura aliena che pare abbandonata al corso dei secoli e (ovviamente) composta di cubi. Tantissimi cubi. Il suo scopo? Uscirne, naturalmente, guidato dalla voce radio di un’altra superstite, sperduta chissà dove all’interno.
Chi ha giocato al primo capitolo noterà subito che gli scenari sono molto più ricchi di dettagli e “sporchi”, perdendo quell’aria di perfezione asettica a favore di texture più variopinte e persino elementi biologici. Si nota parecchio anche l’avanzamento tecnologico grazie al passaggio da Unreal Engine 3 a Unreal Engine 4, facendo sembrare il gioco assolutamente dignitoso anche su una Xbox One standard.
La risoluzione dei puzzle ruota sempre intorno al controllo dei cubi attraverso i guanti del personaggio, ma in questo sequel il tipo di blocchi utilizzabili non è pre-determinato da ciò che offre la stanza. Ogni livello/puzzle avrà infatti dei quadrati bianchi in cui si potrà attivare uno specifico cubo: quelli rossi trasformeranno il cubo in un parallepipedo in grado di sollevare il giocatore o altri cubi, quelli blu creeranno una piattaforma per catapultare Amelia o qualsiasi altro oggetto ci sbatta contro, quelli verdi semplicemente creeranno un cubo (ebbene sì, alla fine un cubo vero c’è sul serio). Con questi elementi si costruisce l’intero gioco: combinandoli fra loro nelle corrette posizioni e col giusto tempismo, si possono sbloccare nuovi passaggi ed elementi di puzzle per raggiungere altezze e luoghi diversamente irraggiungibili o attivare determinati elementi che permettono di proseguire nell’avventura.
La struttura di gioco è semi-lineare: proseguendo con l’avventura si raggiungeranno delle aree centrali che il giocatore dovrà completare sbloccando i puzzle ad essa collegati nell’ordine che preferisce. Naturalmente, più si prosegue col gioco più la complessità dei puzzle aumenta: si parte dall’usare il giusto cubo al posto giusto, per proseguire con combinazioni multiple nella corretta sequenza temporale, passando dal catturare cubi al volo con calamite attaccate a superfici semovibili e finendo addirittura con puzzle basati sulla fisica di olio e fiamme e molto altro. Inevitabilmente, alcuni dei puzzle più avanzati saranno complessi al punto da dover necessariamente fermarsi a prendere una pausa di riflessione, ma nulla che sia insormontabile o che costringa a dover far uso di una guida – dopotutto, ci siamo riusciti anche noi senza nessun video walkthrough esistente su YouTube al momento della recensione.
Oltre alle migliorie grafiche e alla riebolarazione del controllo dei cubi, Q.U.B.E. 2 si fregia dell’essere riuscito a semplificare i puzzle senza però rendere per questo il gioco meno complesso. Uno dei principali difetti di Q.U.B.E. era l’intrinseca difficoltà di alcuni puzzle, che facevano eccessivo affidamento sul perfetto tempismo di certe operazioni. La finestra di opportunità di queste azioni era incredibilmente ridotta e, se si incappava in uno dei frequenti bug degli oggetti mobili, il fallimento era assicurato. Non parliamo poi del fatto che, inevitabilmente, le versioni console hanno finito con l’essere più frustranti. Fortunatamente Toxic Games ha imparato dal passato, e in questo sequel non abbiamo in alcun momento sentito la mancanza di mouse e tastiera.
Purtroppo, una volta conclusa l’avventura ci si rende conto di aver visto tutto quello che il gioco offre: non c’è nessuna modalità aggiuntiva oltre alla storia e l’unico motivo per riaffrontare l’avventura è arrivare nuovamente alla fine per sbloccare il secondo finale.
Q.U.B.E. 2 segue un percorso di maturità simile a quanto avvenuto tra Portal e il suo seguito: gli ambienti di gioco sono più ricchi di particolari, la narrazione ha maggiore rilievo, i puzzle hanno più varietà, il gioco è più lungo. A differenza di Portal 2, però, Q.U.B.E. 2 offre un’esperienza che termina insieme al suo finale: non ci sono contenuti post-finale, non c’è una modalità arcade, non c’è multiplayer. Nonostante questo limite, non possiamo dire di non esserci divertiti: abbiamo apprezzato Q.U.B.E. 2 nella sua interezza, senza frustrazione e senza notare nulla che potesse farci storcere il naso. Non sarà un’esperienza indimenticabile, ma non si può negare a Toxic Games il merito di aver creato un gioco obbiettivamente bello, curato e godibilissimo.
Pro
- Produzione di alto livello
- Impegnativo ma senza frustrazione
- Migliore di Q.U.B.E. su tutti i fronti
Contro
- La storia lascia il tempo che trova
- Una volta finito non ci sarà motivo di rigiocarlo