Psychonauts 2 – Recensione
“A delayed game is eventually good, a rushed game is forever bad“.
Recitava così il mantra di una delle figure di spicco dell’industria videoludica, Shigeru Miyamoto. E il percorso che ha portato all’uscita di Psychonauts 2 ha seguito in pieno queste parole: gli appassionati ricorderanno infatti i diversi posticipi che hanno fatto slittare l’uscita, inizialmente prevista per il 2018, a quest’anno. Ma quindi, dopo una lunga attesa, l’opera finale riuscirà a soddisfare in pieno le aspettative dei videogiocatori che hanno amato il primo capitolo e di quelli che per la prima volta entrano nel mondo degli Psiconauti?
Era il 2005 quando Double Fine Productions, capitanata dal celebre Tim Schafer, presentava sul mercato il suo primo titolo: Psychonauts, un platform ambientato in un mondo bizzarro che ben si adattava ai curiosi personaggi che popolavano il Whispering Rock Psychic Summer Camp, un campo estivo fuori dagli schemi pensato appositamente per addestrare gli Psychonauts, ovvero dei semplici ragazzini dotati di poteri psichici fuori dal comune. Il titolo non ha riscosso un grande successo ai tempi in termini di vendite, eppure era riuscito a convincere la critica e a conquistare un nutrito seguito di appassionati, che ne venerano ancora oggi lo humor e l’originalità, strizzando l’occhio a opere come Grim Fandango, Day of the Tentacle e i primi due Monkey Island (titoli ai quali contribuì proprio Schafer nella scrittura).
Quell’atmosfera magica propria delle avventure LucasArts si percepiva già nel gioco del 2005 e rimane intatta anche oggi: il ruolo di protagonista è sempre di Razputin Aquato, stavolta “promosso” al ruolo di stagista. La storia di questo capitolo prende il via dopo le vicende raccontate nell’avventura in VR Psychonauts in the Rhombus of Ruin (2017), il quale collega la storia del gioco originale e di questo sequel. Ci sarebbe molto da raccontare sulla nascita di questo nuovo titolo, sulla raccolta fondi che ne ha finanziato parte dello sviluppo e i vari investimenti che lo hanno accompagnato, fino all’acquisizione di Double Fine da parte di Microsoft (ma il titolo non sarà un’esclusiva): oggi vogliamo però concentrarci unicamente al prodotto finale, esaminandolo nel dettaglio per capire se l’eredità pesante del primo Psychonauts ha trovato un degno successore.
Chi ha provato il primo capitolo conosce già l’ingrediente principale che si cela dietro al successo di Psychonauts, elemento che torna con forza anche in questo seguito: Double Fine si è dimostrata capace di partorire un universo folle, abitato da personaggi dalle proporzioni fisiche bislacche e dai comportamenti sopra le righe, che sfociano in dialoghi scritti con maestria, brillanti e divertenti, capaci di strappare più di una genuina risata; le stramberie dei personaggi del primo capitolo restano ineguagliate, ma anche i nuovi innesti nel cast riescono ad amalgamarsi ottimamente (e a regalare qualche sorpresa!) con un mondo che non vuole mai prendersi troppo sul serio. Raz è ancora una volta il classico protagonista in balia degli eventi, desideroso di mostrare ciò di cui è capace e di guadagnarsi l’affetto dei coetanei e il rispetto dei suoi superiori. Quello dei navigatori della psiche è però un ruolo importante, che implica responsabilità e attenzione: Raz lo imparerà (a sue spese) nel corso dell’avventura, durante la quale avrà anche la possibilità di entrare a contatto con la base operativa degli Psiconauti, il Lobomadre, che funge da hub principale del gioco.
Proprio dal Lobomadre (e dalle aree che lo circondano) prendono il via le missioni della trama principale e diversi compiti secondari; le vicende di Psychonauts 2 raccontano del possibile ritorno di un nemico temuto e creduto sconfitto: la temibile Maligula, calamità contenuta tanti anni prima dal primo gruppo di Psiconauti e che ora sembra pronta per tornare alla carica. Proprio da qui si apre una trama estremamente approfondita e per nulla banale, che sviscera vari aspetti inerenti al passato di Raz, così come le origini dell’organizzazione degli Psiconauti. Il gioco comincia comunque con un riassunto di ciò che è avvenuto nei capitoli precedenti, permettendo anche a chi non conosce il mondo di Psychonauts di gettarsi all’interno dell’avventura.
La cura degli sviluppatori è evidente non solo per la caratterizzazione dei personaggi che popolano l’universo di Psychonauts 2, ma anche per lo stesso mondo di gioco: il potere degli Psiconauti infatti consente loro di viaggiare all’interno della mente altrui, che prende una forma differente sulla base di quelli che sono i ricordi, il carattere e gli interessi della persona stessa. Grazie a questo pretesto si hanno a disposizione livelli differenti e sorprendenti per la loro estrema varietà. È chiaro come una soluzione simile abbia lasciato libero sfogo alla creatività degli sviluppatori, che sono stati capaci di produrre un risultato finale di assoluto livello, con ambientazioni per lo più lineari, ma che vanno comunque esplorate a fondo con l’ausilio dei poteri speciali di Raz.
In tutto ciò, Psychonauts 2 dimostra di essere più che un semplice platform: il giocatore può sfruttare un gran numero di abilità speciali (alcune già presenti nel primo titolo) che possono essere anche migliorate attraverso un sistema di potenziamento legato alla raccolta dei numerosi collezionabili sparsi nel gioco. Tutte le abilità risultano utili non solo per risolvere enigmi ambientali, ma anche per cavarsela contro i diversi nemici che Raz si trova a fronteggiare nel corso dei suoi viaggi psichici: preferite incenerirli con la pirocinesi? O magari sfruttare le abilità psicocinetiche di Raz per lanciare loro addosso degli oggetti? Le soluzioni sono diverse e in base alle preferenze dell’utente è semplice modificare il proprio stile di combattimento, potenziando solo determinate tecniche.
Menzione d’onore, tra tutte le abilità speciali dell’agente/stagista Aquato, per la possibilità di creare connessioni mentali: tralasciando il suo uso in combattimento, questa funzione consente di modificare i pensieri e la mentalità di una persona quando si è all’interno del suo cervello, cercando di ottenere un risultato che ci aiuti nel corso della storia. Collegando i pensieri – proposti sotto forma di nuvolette – si possono ottenere interazioni estremamente divertenti, al di là di quello che è il collegamento principale richiesto per riuscire ad avanzare. È da piccole accortezze come queste che crediamo passi il successo di un titolo come Psychonauts 2, che sfrutta un approccio molto particolare, originale, profondo e divertente.
In tutto ciò, la difficoltà del gioco risulta maggiormente concentrata verso i combattimenti, con le fasi di platforming che, seppur bellissime da giocare, non sono mai troppo complesse e gli enigmi ambientali che possono essere risolti tutto sommato facilmente, sfruttando uno tra i poteri a disposizione di Raz. Lo stesso protagonista, nel caso in cui non si riesca a trovare la soluzione in tempi brevi, fornisce progressivamente degli indizi ragionando ad alta voce, evitando quindi che il giocatore resti bloccato troppo tempo in una determinata sezione.
Psychonauts 2 vuole essere un titolo adatto a tutti e lo dimostrano anche le numerose opzioni presenti nel menu. Non è possibile scegliere in maniera diretta un livello di difficoltà, ma si possono abilitare diverse modalità di gioco: il “combattimento narrativo” rende i confronti più semplici e permette di concentrarsi sulla storia, mentre le opzioni “invincibilità” e “nessun danno da caduta” annullano qualsiasi tipo di danno subito da Raz.
Come abbiamo già accennato, esteticamente questo sequel non tradisce le aspettative: l’art design trova sfogo nei viaggi mentali, che riescono a offrire ambientazioni sempre diverse, curate e folli, abitate da creature sempre nuove. Ogni livello può poi essere esplorato liberamente una volta completato, consentendo quindi di non lasciarsi scappare i tanti collezionabili sparsi per qualsiasi angolo.
Gli stessi doppiatori dei personaggi principali del primo titolo tornano in questo sequel, con un doppiaggio presente unicamente in lingua inglese che riesce in qualsiasi momento a esaltare al meglio le diverse interazioni tra i personaggi, con filmati che ci hanno stupito più volte per qualità della messa in scena. Stavolta sono presenti i sottotitoli in italiano e vogliamo anche sottolineare la qualità della localizzazione nella nostra lingua: i tanti giochi di parole utilizzati durante i dialoghi sono stati resi in maniera secondo noi eccellente.
Se dal punto di vista artistico c’è solo da applaudire Double Fine, qualche incertezza appare dal punto di vista tecnico, con texture non sempre rifinite a dovere, nonostante il risultato finale sia più che buono, specie per un titolo dalla simile portata. Nel corso della nostra prova abbiamo utilizzato un PC con AMD RX 5600 XT (6 GB di VRAM), AMD Ryzen 7 4800H e 16 GB di RAM, viaggiando quasi sempre attorno ai 100 fps in Full HD e con dettagli al massimo, con cali di frame rate importanti che abbiamo riscontrato soltanto in zone ampie come l’esterno della Lobomadre. Evidenziamo però qualche piccola stonatura generata da brevi fenomeni di stuttering nelle zone più affollate (anche abbassando la qualità complessiva) e durante alcuni filmati: si tratta comunque di situazioni che non intaccano negativamente l’esperienza complessiva e che confidiamo possano essere risolte con una patch in futuro.
Le cose belle molte volte si fanno attendere, e Psychonauts 2 si è fatto attendere, ma possiamo dire che per quello che è il prodotto finale l’attesa è stata ripagata pienamente: ci risulta difficile evidenziare punti nei quali l’opera non abbia soddisfatto le nostre aspettative. L’impatto del primo capitolo resta forse impareggiabile in termini di novità e di atmosfera, ma Psychonauts 2 è per noi una sua evoluzione naturale, intelligente e perfettamente riuscita. La sua presenza su Game Pass fin dal day one lo rende un must-play per gli utenti dotati del servizio Microsoft in abbonamento, con la possibilità di giocarlo anche su PlayStation 4 e PlayStation 5. Insomma, non ci sono scuse: il mondo della psiche vi attende. Armatevi di buona volontà e di occhiali protettivi perché, come insegna Raz, “la sicurezza viene prima di tutto!”.
Pro
- Folle e divertente
- Scrittura magistrale
- Artisticamente eccellente
- Una continua sorpresa
- Accessibile a tutti...
Contro
- ... ma avremmo apprezzato un livello di sfida più elevato
- Tecnicamente non il massimo