Project Zero: Maiden of Black Water – Recensione
Quella di Project Zero ha dimostrato di essere, sin dai primi vagiti, una serie in grado di spaccare la comunità videoludica in due filoni di dimensioni eterogenee. C’è chi la adora, lodandone la caratterizzazione tutta nipponica e osannandone il classicismo di un gameplay fermamente ancorato a stilemi che nell’universo del gaming a connotazione orrorifica, e chi al contrario non riesce a trovare nulla di particolarmente convincente in quanto offerto da Koei Tecmo, sottolineando come i pregi sottolineati dalla fanbase della saga rappresentino in realtà le più forti ragioni del proprio disinteresse nei confronti di questa serie di macabre opere.
Conosciuta in terra natia con il nome di Fatal Frame, l’epopea a base di arditi scatti fotografici mortali è un inno al salto della sedia coatto, una ferale canzone a base di presenze ectoplasmatiche, un caleidoscopio di terrificanti suggestioni direttamente provenienti dal Sol Levante.
L’intera vicenda narrata ruota attorno alla buia e misteriosa zona montuosa di Hikamiyama e ai composti interessi che spingono i protagonisti di questa opera a investigare la zona ai propri scopi, ma fa male notare come gli intrecci fra le varie storyline e i rimandi alla cultura nipponica non siano tuttavia sufficienti a donare al plot adeguati spunti di interesse, rivelandosi come poco più che un riempitivo tra un capitolo e l’altro.
Gli sforzi profusi nell’adattamento di Project Zero: Maiden of Black Water alle attuali piattaforme non hanno avuto inoltre un impatto decisivo sulla cosmesi del gioco. Sebbene quella oggetto della recensione sia una versione graziata da una risoluzione maggiore e da qualche miglioria sparsa, ravvisabile soprattutto nella gestione dell’acqua e delle fonti di luce, il retaggio di uno sviluppo originario fortemente ancorato alle specifiche hardware di Wii U resta palese. Come se non bastasse, poco o nulla è stato fatto per poter fornire all’attuale platea che videogioca contenuti inediti che fossero in grado di bilanciare l’estrema arretratezza tecnico-giocosa.
All’infuori di qualche costume aggiuntivo e di un comunque gradito photo mode, infatti, gli sviluppatori a capo di questa nuova edizione non hanno messo in campo ulteriori risorse per rendere l’intero pacchetto più appetibile. Il peculiare sistema di controllo ideato per Project Zero: Maiden of Black Water è stato riproposto in questa edizione PlayStation 5 cercando di utilizzare i sensori di DualSense, in maniera tale da poter simulare la manovrabilità di una fotocamera in maniera simile a quanto avveniva sulla old gen Nintendo.
L’espediente tuttavia non funziona mai completamente e i più raffinati opteranno per il classico sistema che cestina il motion control, a vantaggio della possibilità di armeggiare con la camera mediante stick destro. Nessun supporto ai trigger adattivi o alle altre peculiari caratteristiche del nuovo pad Sony chiudono il cerchio, fornendo l’impressione di voler raggiungere il massimo obiettivo con il minimo sforzo, piuttosto che voler rendere questa remastered il perfetto monumento per festeggiare in maniera perlomeno degna il ventennale della serie.
Se preso come opera a sé stante, immersa nel contesto videoludico odierno, Project Zero: Maiden of Black Water comunica tutta la sua estraneità a venti anni di progresso tecnologico e di gameplay. Se preso come mera riproposizione blandamente ammodernata visivamente di una creatura digitale nata già vecchia, assume tutti i connotati di una sequela binaria destinata a rischiarare i cuori dei sostenitori più accaniti, nell’attesa che venga un nuovo, sperabilmente maggiormente godibile, episodio di Fatal Frame in grado di riportare la saga a quelle vette qualitative cui può sicuramente aspirare.
Project Zero: Maiden of Black Water non sarà certamente il titolo che contribuirà a far cambiare idea ai detrattori della serie. La speranza è che un futuro, eventuale episodio della serie sappia rinnovare una formula che appare stantia quanto le atmosfere che fanno sfondo all’opera tutta.
Pro
- Qualche contenuto aggiuntivo gradevole
- Alcuni piacevoli attimi di terrore...
Contro
- ... spezzati da troppi, prevedibilissimi jump scare
- Gameplay arretrato
- Visivamente quasi identico all'originale