Professor Layton and the Mask of Miracle – Recensione Professor Layton e la Maschera dei Miracoli
Il Professor Layton arriva su Nintendo 3DS, dopo quattro capitoli su Nintendo DS, e lo fa con il suo quinto capitolo totale della saga, ma il terzo se lo ponessimo all’interno della timeline imposta con l’uscita anche del film, il secondo contando esclusivamente i videogiochi. L’intera vicenda che impegnerà il noto risolutore di enigmi si svolge immediatamente dopo i fatti accaduti ne Il Richiamo dello Spettro, continuando la ricerca di Jean Descole verso Casinò City. L’ennesima avventura a suon di enigmi che ci terrà impegnati per più di dieci ore con lo stilo in mano e sfruttando l’ingegno e la logica.
G per Gentiluomo
A Montedore sta succedendo qualcosa di strano e dietro il tremendo maleficio che sta per compiersi sulla cittadina si nasconde un uomo con una maschera dorata. Il Professor Layton è comodamente in casa quando arriva una lettera da una sua vecchia compagna di scuola, Angela Leidore, che la avvisa di una presenza oscura e spaventosa nella cittadina e lo invita a raggiungerla quanto prima. Insieme al suo fedele compagno d’avventura Luke e l’immancabile Emmy, il Professore arriva a Montedore in tempo per assistere al peggio: durante una sfilata che sta mettendo in risalto tutte le capacità attrattive degli abitanti, intenti in una sorta di carnevale, l’uomo mascherato compare dal nulla sprigionando il suo potere: improvvisamente tutti i presenti, salvo qualche fortunato, vengono trasformati in pietra. Il Gentiluomo mascherato, così come tutti lo conoscono, dopo aver compiuto il proprio dovere spicca il volo con delle ali aquilee spiegate dal nulla. Il mistero si infittisce e Layton, ancora una volta, è chiamato a risolvere non solo l’identità del Gentiluomo, ma anche capire il perché del suo progetto malefico. La trama è arricchita, indubbiamente, da un forte pathos narrativo e il susseguirsi delle azioni, intervallate da trailer e dialoghi doppiati sempre con grande attenzione, aumenta l’atmosfera molto sentita. Inoltre le vicende ci porteranno anche nel passato, impersonando un Hershel Layton tra i banchi di scuola, senza cappello e senza ancora la passione per l’archeologia, insieme al suo migliore amico Randall Ascot, che per primo iniziò la ricerca della maschera e farà da fulcro all’intera vicenda.
Professore per vocazione, enigmista per necessità
Lo schema di gioco del Professor Layton è molto semplice e basilare: avremo una mappa attraverso la quale muoverci per scenari e in ogni ognuno di esso agiremo con la nostra lente di ingrandimento. Facendola scorrere sul touch screen con il nostro pennino attenderemo l’eventuale comparsa di due colorazioni: l’arancione ci permetterà di analizzare quello che stiamo puntando, che potrebbe nascondere un oggetto per la nostra collezione, una moneta aiuto o anche un commento da far fare ai nostri tre avventurieri; in azzurro, invece, ci permetterà di effettuare uno zoom sulla zona desiderata, così da poter mettere in risalto qualcosa di nascosto. Ogni scenario avrà un punto chiave che ci permetterà di proseguire la nostra avventura e solitamente è un personaggio in rilievo che verrà individuato con la colorazione arancione della lente: vi verrà presentato un nuovo enigma o eventualmente nuovi dettagli sulla storia.
Gli enigmi non si distaccano eccessivamente da quelli che già conosciamo: la logica alla base di tutto. Ovviamente se ci tenete a completare tutti gli enigmi presenti nel gioco dovrete darvi da fare con la lente di ingrandimento, perché molti di essi sono nascosti nell’ambiente e non vi verranno proposti da alcun NPC. Qui si vedrà non solo l’abilità del giocatore, magari figlio dell’esperienza dei videogiochi punta e clicca, ma anche la voglia di scoperta che è tale, per tradizione, del giocatore di RPG. Ogni enigma ha gli oramai noti Picarati da conquistare, che partiranno da un certo numero e andranno a scalare per ogni vostra soluzione errata. Più ne avrete meglio sarà per voi e più alto sarà, logicamente, il vostro livello di enigmista. Infine potrete affidarvi, se volete, alle Monete Aiuto, che troverete disseminate per l’ambiente, come dicevamo prima, e che possono darvi una mano a risolvere le vostre problematiche: ogni moneta un aiuto per un massimo di tre a enigma.
Proprio come già visto nei precedenti capitoli anche in quest’ultimo avremo modo di lanciarci nei numerosi minigiochi: il primo che ci si parerà davanti sarà quasi subito dopo l’inizio del gioco. Avremo da cimentarci con un piccolo robot, intento a fuggire da tutti i livelli a mo’ di scatola nei quali viene rinchiuso: il suo movimento a tre caselle, che può essere interrotto soltanto da un muro d’acciaio o da un altro impedimento sul terreno, e anche la presenza di robotopi che possono distruggere i suoi meccanismi, rendono complesso il puzzle. Con l’andare avanti della storia sbloccherete sempre più percorsi per il vostro robot, così da dovervi cimentare in un climax ascendente di difficoltà. Un altro minigioco che subito otterremo sarà quello dell’Emporio, che ci si presenta come un modo efficace per imparare a gestire un negozio: oltre a gestirlo come minigioco, completati i livelli potrete tornare a Montedore a chiedere una ricompensa, così da sbloccare una sorta di subquest. Infine avremo un coniglio da addestrare, che richiama molto il criceto dei precedenti capitoli, cercando di fargli recuperare il proprio posto all’interno del circo: un impegno non gravoso e un passatempo simpatico che vi sembrerà di far tornare le dita ai Tamagochi o a un addestramento Pokémon da concorso di bellezza. Ogni mossa poi dovrà essere incastonata in un vero e proprio copione, valutato poi dal direttore del circo in una sceneggiatura ad hoc. C’è comunque da dire che questi minigiochi non riescono a dare una grande ventata d’aria fresca all’inventiva degli sviluppatori, che anche stavolta riciclano molte idee per gli enigmi. D’altronde come criticarli aspramente? Arrivati al quinto episodio di una saga che sarà ancora più longeva, dati e considerati i capitoli che ancora non sono usciti dal Sol Levante, offrendo più di cento enigmi a ogni avventura, è inevitabile scadere, poi, nella scarsa inventiva.
Una particolare novità riguarda anche l’inserimento di tentativi di azione: oltre al risolvere gli enigmi saremo chiamati a delle sessioni distaccate dall’aspetto logico. È questo l’esempio di una delle primissime fasi del gioco, che ci vedrà a cavallo per inseguire il Gentiluomo mascherato: una sfida che non è eccessivamente impegnativa e che ci porrà dinanzi all’obiettivo di evitare tutti i barili disseminati per il percorso, muovendoci su tre o quattro binari, spostando l’andatura con il pennino, e raccogliendo le turbocarote, che daranno velocità al nostro cavallo per alcuni secondi. Un tentativo che si può apprezzare nell’intenzione, ma meno nella realizzazione, essendo, appunto, un inseguimento a binari, che rende estremamente semplice il tutto.
Musicami, Hershel.
Terminata la disamina sugli aspetti del gameplay di questo quinto capitolo de Il Professor Layton, passiamo ad analizzare il comparto tecnico. L’intera resa grafica, interamente ad anime, è caratterizzata e ben realizzata: gli stessi filmati, che ci permetteranno di assistere a un vero e proprio anime giapponese, saranno gustabili fino in fondo e in tutti i movimenti, denotando una grande cura anche per i dettagli più piccoli. Lo stesso ritornare, e così poter vedere da vicino, tra i banchi di scuola di un Layton ancora non Professore e conoscerlo sotto un altro aspetto ci permetterà di godere ancora di più dei colori e della tavolozza utilizzata per rendere l’intera atmosfera. Ad accompagnare, poi, un successo grafico c’è anche un ottimo comparto sonoro. Le musiche non annoiano e, soprattutto, riescono a non essere ripetitive: il rimanere, magari, su una scena per diversi minuti non ci porterà mai a lamentarci di una possibile cantilena in sottofondo, anzi ci delizierà l’ascolto con una piacevole melodia. Con il suo modo scanzonato e sempre gentile e attento al pathos del momento, la realizzazione sonora è di fattura pregevole e indubbiamente piacevole.
La vittoria prima della fusione
Tirando le somme questo nuovo capitolo de Il Professor Layton è indubbiamente un ennesimo successo. Se non ne usciamo completamente realizzati per la ripetitività degli enigmi, che abbiamo però voluto giustificare in qualche modo, sicuramente non possiamo non lasciarci coinvolgere dall’ennesimo enigma di Layton. Sebbene la fine sembri abbastanza scontata sarà più che piacevole scoprire il passato del Professore, grazie ai flashback narrativi di Hershel che narrerà ai suoi assistenti come decise di diventare quello che adesso è. Un viaggio nel passato che potrebbe accontentare anche chi storcerà il naso per alcune decisioni fuori luogo, come il tentativo di inserire l’azione in un gioco di rompicapo: a ben vedere daremo ragione a quest’ultimo. Un prodotto che convince, ancora una volta, e che conferma il successo di una saga che a breve proverà anche il salto oltre l’ostacolo: la fusione con un altro caposaldo della portatile Nintendo, ovvero Phoenix Wright.