Pro Evolution Soccer 2013 – Recensione Pro Evolution Soccer 2013
Quando nel 2001 Pro Evolution Soccer arrivò con prepotenza nel panorama videoludico delle simulazioni calcistiche a disturbare il dominio incontrastato di FIFA, nessuno forse si sarebbe aspettato il successo che ebbe nell’immediato futuro.
Ai tempi esistevano ancora titoli come Ronaldo V-Football, c’era stato Libero Grande e in molti conoscevano anche This Is Football, l’ultimo a lasciare questa lotta infinita per il titolo di migliore simulazione calcistica videoludica. Pro Evolution Soccer preparò il terreno, ma fu il suo secondo capitolo a portare il duello a favore del titolo Konami. Pro Evolution Soccer 2 riuscì a mettere in campo una giocabilità senza precedenti e una Master League che ancora oggi entusiasma i nostalgici. Quando poi lo scontro si spostò su Playstation 2, PES 3 segnò definitivamente l’ascesa a miglior gioco di calcio: il sorpasso era concluso.
FIFA sembrò scomparire, godendosi ogni anno i propri fans, sempre meno irriducibili, e delle licenze ufficiali che da sole non bastavano a reggere il confronto. Per cinque intere edizioni, cinque lunghi anni, EA Sports, regina dei giochi sportivi per antonomasia, continuò a perdere il duello con Konami. Fino a PES 2009 non esistette in pratica nessun altro gioco di calcio se non sulla carta; niente che costituisse una valida alternativa: le vendite erano alle stelle, tanto da permettere a Konami di iniziare ad acquistare le sempre più ambite licenze di squadre e campionati.
Con le edizioni 2010, però, risorto dalle proprie ceneri in grande stile, FIFA 10 fece ritornare con forza il titolo EA Sports negli scaffali e nelle case dei videogiocatori, proponendo un gameplay e delle modalità di gioco alle quali PES non aveva nemmeno pensato sino ad allora, limitandosi di anno in anno ad aggiornare le rose e poco più.
Così, proprio quando questa sfida sembrava ormai essere un lontano ricordo e il panorama delle simulazioni calcistiche diventava sempre meno stimolante, FIFA tornò a rimettere tutto in discussione, costringendo Konami ad impegnarsi seriamente, di nuovo.
Negli ultimi due anni Settembre è stato uno dei mesi più caldi in assoluto per i videogiochi, ma complici delle scarse campagne di marketing o molti tentativi di miglioramento vani, PES ha perso senza nemmeno lottare. Mentre FIFA ha stabilito tutti i record del settore, Konami si è trovata di fronte ad una totale inversione di ruoli e non ha potuto fare altro che ammirare il colosso EA riprendersi ciò che era suo.
Come successe nel 2001, però, proprio quando FIFA si trovava al vertice, Konami non è stata con le mani in mano e quest’anno ha schierato la sua formazione migliore, promettendo di regalarci il miglior PES di sempre. La sfida non è semplice, ma grazie al primo passo verso una totale rinascita, PES ha tutta l’intenzione di vincerla.
Allenamento specifico
Per chi non se ne fosse accorto, il gameplay di PES non si evolve sostanzialmente da due anni almeno, e comunque gli ultimi cambiamenti non possono essere considerati una rivoluzione. Al di là dei classici pulsanti poco è stato aggiunto, mentre il sistema di dribbling, controllo palla, tiri personalizzati e difesa di FIFA ha portato il gioco su un altro livello.
Consapevoli di questa mancanza, i ragazzi di Konami hanno deciso di recuperare il terreno perduto in un colpo solo, arricchendo PES 2013 di tutta una serie di novità raccolte all’interno dell’allenamento specifico, un ampio tutorial con tanto di sfide e istruzioni a schermo su come apprendere al meglio le nuove tecniche e funzioni d’attacco e difesa.
Così dribbling, movimenti senza palla, stop, tocchi a seguire, passaggi manuali e molte altre novità spingono il gameplay verso un tasso di complessità ma anche di completezza tutto nuovo, dando finalmente la possibilità ai giocatori più esperti di poter contare su qualche mossa del mestiere in più dei semplici tiri e passaggi.
Il vero problema è che oltre la metà di tutto questo è spazzatura, movimenti impossibili da eseguire nella frenesia di un match, tocchi che richiedono una precisione esagerata e condizioni quasi assurde per potersi dimostrare davvero utili. In molti casi le novità difatti non sussistono, in altri non si capisce come funzionino nemmeno grazie ai disegnini su schermo, altre volte si rivelano buone, ma si poteva vivere senza.
I calci piazzati rimangono lontani anni luce da quello che si riesce a vedere nella concorrenza, mentre tutti quei trailer pomposi sulle nuove caratteristiche di PES 2013 si rivelano ingannevoli quando alla fine dell’allenamento si capisce che non si è capito come farle o è semplicemente talmente complicato da non valerne la pena.
Il metodo di insegnamento poi risulta quasi snervante quando il computer continua a bocciare tutti i propri tentativi di superare la sfida, senza spiegare l’errore. Al posto di un "troppo presto/tardi" o di un "tasto sbagliato", l’unico feedback è un generico "MALE" seguito da una lentezza stremante a far ripartire la sfida. Fortunatamente completare tutti gli allenamenti non è un’impresa troppo lunga, altrimenti i meno pazienti avrebbero già dovuto acquistare un nuovo controller.
Solo il blasone
Da qualche anno Konami ha anche acquistato i diritti delle competizioni UEFA, ovvero Champions League ed Europa League, nonchè quelli della COPA Santander Libertadores, che è riuscita nell’intento di portare le leghe sudamericane, sempre più ricche di nomi importanti, nel mondo del calcio videogiocato. Queste licenze arrivano ovviamente con tanto di competizione, musiche e schermate dedicate, essenziali per ricreare l’atmosfera dei grandi eventi e coinvolgere al massimo il giocatore. Tuttavia finisce qui, si tratta di modalità da giocare una volta sola, acquisirne il trofeo e lasciarle poi lì nel dimenticatoio. Il loro ruolo diventa più interessante all’interno di Campionato Master e Diventa un Mito, ma solo ad un punto avanzato delle carriere.
I diritti di queste coppe inoltre hanno spinto Konami ad acquistare le licenze di alcuni club la cui Lega non è presente nel gioco, e questo ad esempio vale per Manchester United, Bayern Monaco, Schalke 04 e altre, ma non per Arsenal, Chelsea, Manchester City e Borussia Dortmund, ad esempio, quest’ultima assente totalmente dal gioco, mentre le altre presenti con nomi non originali. Bundesliga e Premier League non sono come la serie B-Win o il campionato finlandese, la loro mancanza si sente e tanto, al punto da non essere accettabile per un titolo come PES.
Lo stesso vale per le Squadre Classiche, ovvero 7 delle nazionali più forti di sempre con i giocatori del passato: non ha senso creare squadre simili se poi a stento si riconoscono i giocatori o bisogna accettare che Roberto Baggio si chiami Lon Barron. Un titolo che dovrebbe competere come migliore simulazione calcistica, che spende una fortuna per ottenere l’esclusiva e l’ufficialità delle competizioni UEFA ma poi non si preoccupa nemmeno di inserire la Bundesliga nè di avere la licenza della Premier League o quantomeno di tutte le squadre iscritte alla Champion’s League di quest’anno.
Come se questo non bastasse, Konami ha ben pensato di non aggiornare nemmeno le rose delle formazioni esistenti, così i nostalgici potranno ancora gustarsi Cassano al Milan e Pazzini in forza ai nerazzurri, giusto per dar loro un’altra chance, o forse per non turbare troppo chi ha deciso di passare da PES 2012 al 2013.
Scelte che fanno quasi irritare, soprattutto perchè Konami ha spinto per far uscire PES 2013 il 20 Settembre, una pura scelta di marketing volta ad anticipare il lancio del diretto rivale, ma che ha messo sul mercato un titolo ancora incompleto, con numerosi bug, che nelle prime due settimane ha subìto già due aggiornamenti del pacchetto Dati mentre la Bacheca delle Informazioni continua a ricordare che molte funzioni (come le competizioni online o l’importazione dei dati di PES 2012) sono attualmente sospese o addirittura sconsigliate.
Un atteggiamento da principiante, o nell’estremo opposto da snob, ma che in entrambi i casi sottolinea una superficialità ridicola, difetti da giochi indie e una cura del prodotto vicina al sabotaggio.
A quanto pare, soprattutto in determinati casi, in Konami sembrano più attenti al blasone in sè, alla pura possibilità di fare sfoggio di grandi nomi e marchi piuttosto che a dare ai giocatori ciò per cui hanno pagato. Quantomeno le rose aggiornate, che sarebbe stata anche l’unica sostanziale differenza con PES 2012.
Il Campionato Master non mente mai
Di tutte le modalità inserite in questo PES 2013, le uniche valide, ancora una volta, sono il caro e fedele Campionato Master e Diventa un Mito. Quest’ultimo (che per chi non lo sapesse, è una carriera nella quale si comanda un unico giocatore in campo tentando renderlo il migliore al mondo) offre poco di nuovo rispetto all’edizione dell’anno scorso, al di fuori degli oggetti equipaggiabili per aumentare le abilità e potenziare l’allenamento del proprio calciatore, mentre il Campionato Master si dimostra come sempre colonna portante del calcio firmato Konami.
All’inizio è possibile scegliere se intraprendere la carriera con una squadra reale o con il classico gruppo di sconosciuti, iniziando così dalla seconda divisione. Inutile dire che scegliere squadre come il Barcellona regala soddisfazione pari a zero, mentre partire dal basso permette di gustare tutto il lato competitivo della modalità. Trattative (che vengono gestite esclusivamente dagli osservatori, potendo cambiare le condizioni solo dopo aver avuto il primo ok), trasferimenti, promozioni, ingaggi dai giocatori della primavera, allenamenti per sviluppare le abilità e tanto altro permettono agli appassionati del calcio manageriale di rimanere incollati allo schermo per un bel po’, con l’intento di risalire la classifica dei club e arrivare sino alla conquista di tutte le competizioni.
Diventa un Mito offre la stessa competitività, ma l’IA dei compagni riesce a creare serie difficoltà nell’imporre il proprio gioco, anche perchè l’intento non dovrebbe essere "prendi palla e fai tutto da solo". La crescita delle abilità poi è davvero lenta, soprattutto toccando poche volte la palla, così come l’accumulo di punti GP (utili ad acquistare gli oggetti). Diventa indispensabile giocare online per poter vincere oggetti migliori, quindi, ma la versione in rete del Campionato Master non ha nulla a che vedere con quella offline. All’inizio è difficile trovare squadre scarse come la propria, e allo stesso tempo non si trovano facilmente calciatori disposti ad unirsi alla propria causa senza una bella somma che renda per loro accettabile il "sacrificio". Si continua a perdere dunque, e a guadagnare Energy Drink (oggetto pressochè inutile); ma soprattutto, per chi dovesse essere ancora sprovvisto dell’online ci si perde una delle opportunità principali di potenziare il proprio Mito.
Degno di Zeman
Nemmeno sul piano del gameplay si hanno riscontri confortanti. Al di fuori delle piccole e poco efficaci novità introdotte dall’Allenamento Specifico, PES 2013 è uguale al 2012; ma ciò che è peggio, è che alcune di quelle poche novità hanno addirittura peggiorato la fase difensiva, rendendola praticamente inesistente e riportandola ai tempi di Pro Evolution Soccer 2 (dalla quale, comunque, non si è mai evoluta più di tanto). Ai livelli più alti voler difendere è uno scherzo, gli interventi sono calibrati male, i giocatori intercettano solo secondo copioni prestabiliti, anche i più grandi campioni non sanno cos’è una diagonale e per finire il sistema automatico di selezione del giocatore a volte va in tilt e lascia agli avversari assurde palle vaganti. L’impressione finale è che sembra di giocare nella Liga brasiliana o in una squadra allenata da Zeman: vince chi fa più gol. Per contro, segnare diventa a volte quasi un gioco da ragazzi, non solo per l’inefficacia delle difese, ma anche perchè da determinati tasselli del campo o utilizzando alcuni tiri in particolare il gol è assicurato. Le bordate dal limite hanno una percentuale superiore al 50%, per non parlare del "tiro calibrato" che riesce a far andare in rete anche il più impensabile dei tentativi.
La fase di impostazione è frenetica, rapida, dinamica, mai lenta, ma ne soffrono il realismo e il ritmo di gioco. Giocare a PES è un contropiede continuo: lanci lunghi, cross, filtranti alti diventano quasi inutili, così come i cross dal fondo, che solo una volta su dieci arrivano ad un proprio compagno.
Se dunque vi piace scattare e segnare, lasciando controlli, passaggi, cambi di fronte e assist al bacio da parte, PES allora è il gioco che fa per voi, ma dopo qualche ora avrete già visto tutto.
Bocciato
Quest’anno, purtroppo, PES perde anche graficamente. La realizzazione dei giocatori, ottima in alcuni casi, diventa quasi imbarazzante in altri, senza contare le classiche acconciature "di carta". I movimenti sono macchinosi, gli urti insensati, per nulla realistici, la palla schizza via da un parte all’altra contro ogni legge della fisica, mentre rimane incollata ai piedi dei giocatori con una tecnica più elevata.
La colonna sonora quantomeno è di buon livello, ma non supera le otto canzoni, altre si possono aggiungere dal menù Modifica.
Insomma, anche volendo, trovare dei solidi punti di forza in questo PES 2013 non è possibile. Tecnicamente non eccelle, il gameplay non cambia da anni e anzi si dimostra imbarazzante in alcuni casi, le modalità fatte veramente bene sono solamente due, una delle quali (Diventa un Mito) rovinata da altri fattori. Mancano le licenze più basilari, le rose non sono aggiornate, il gioco è pieno di bug di sistema, mancano intere squadre di fama internazionale.
Qualche tempo fa qualcuno proponeva di smetterla di produrre giochi di calcio nuovi ogni anno: sarebbe bastato realizzare un piccolo upgrade delle rose e aggiungere qualche novità. Konami quest’anno non è riuscita nemmeno in questi due semplici obiettivi, ma fa pagare il proprio PES 2013 come un gioco completo.
Quello che doveva essere il miglior PES di sempre, il capitolo in grado di fermare il recente strapotere di FIFA e ridare a Konami lo scettro di migliore simulazione calcistica, finisce col non offrire niente di buono se non ciò che di buono già c’era nelle edizioni precedenti.
Dispiace dirlo di una delle serie che ha fatto la storia del calcio videogiocato, ma a questo punto Konami farebbe meglio a dedicarsi ad altro.