Prince of Persia – Recensione Prince of Persia
Immortale
Se nella trilogia delle sabbie del tempo si poteva sfruttare il potere delle sabbie per rimediare ai propri errori e avere un’altra chance (“fino ad esaurimento scorte”), stavolta il principe sarà pressoché immortale: infatti, ogni volta che cadrete in un burrone, verrete inghiottiti dalla corruzione o avrete la peggio contro i vostri avversari, verrete sempre salvati dalla vostra compagna di avventura, senza alcuna limitazione o eccezione; in un certo senso questo toglie il bello della sfida, ma in un gioco dove un minimo errore nelle acrobazie spesso potrebbe mandare in fumo gran parte del proprio impegno, la possibilità di riprovare sempre rimane comunque ben accetta, oltre che di vitale importanza per mantenere il ritmo alto e l’azione il più veloce possibile. Se per gli Hardcore gamers ciò non bastasse come giustificazione, allora si può sempre puntare al raggiungimento dei diversi obiettivi/trofei, i quali riescono a stimolare i giocatori a fare sempre di meglio. Comunque, non sarà l’immortalità ad oscurare gli altri numerosi aspetti di quest’ultimo lavoro di Ubisoft, che com’è giusto che sia ha avuto ancora una volta il coraggio di rischiare, mettersi in gioco e produrre l’ennesimo titolo dalle grandi aspettative con un pizzico di originalità in più.
Quello che però si può rimproverare ai ragazzi di Montreal è anche l’elemento che ha sempre contraddistinto i loro giochi: la ripetitività delle azioni da eseguire. “Corri, salta, muori, ripeti” è una delle tante frasi che l’ironico principe pronuncia parlando con Elika, ma riesce perfettamente a descrivere quello che è il compito del giocatore: “corri, salta, affronta il nemico, risana il terreno, raccogli i semi di luce” e così via tutte le volte che si entra in un territorio corrotto. E’ vero che difficilmente il gioco appare noioso, ma senza dubbio Ubisoft ha rispettato ancora una volta quella filosofia del “mostra tutto e subito” che ha determinato tra le altre cause la monotonia della trilogia del principe. Stavolta i risultati sono migliori solo perché il lavoro eseguito è senza dubbio lodevole e la capacità (soprattutto artistica) degli sviluppatori ha dato vita ad una poesia di luci e movimenti acrobatici entusiasmante, ma ciò rende Prince of Persia un gioco da scoprire e difficilmente da rigiocare, con un’evidente perdita nella bellezza complessiva. Nonostante ciò, Ubisoft è riuscita a creare un gioco davvero bello da scoprire, e se apprezzato nella sua speciale particolarità questo titolo diventa quasi epico.
Un vero falso principe
Non è più un mistero che il protagonista del nuovo Prince of Persia non sia un principe, ma abbia anzi umili origini: tuttavia, per la prima volta (e forse proprio perché non è un principe) viene dotato di una vera personalità. Se le acrobazie, i combattimenti e gli obiettivi non cambiano spesso, a dare una scossa al sistema di gioco ci pensa sicuramente il suo carattere vivace, ironico e disinvolto. Egli, anche se si auto dipinge come pigro, svogliato, egoista e superficiale, in realtà si dimostra a proprio agio tra i mille pericoli e peripezie che deve affrontare e non si tira indietro quando si tratta di aiutare Elika. Inizialmente infastidito dal caos nel quale viene catapultato, con l’avanzare della storia inizia a conoscere la sua compagna, la storia di quel regno e il loro nemico, sentendosi coinvolto in prima persona su fatti che non lo riguardano minimamente ma continuando a mostrarsi disinteressato negando l’evidenza, forse per mantenere la sua aria da duro nei confronti di Elika. Spiritoso, ironico anche nei momenti peggiori, spavaldo e talvolta davvero egoista, il principe dà un volto completamente nuovo alla storia e diventa davvero fondamentale: senza di lui il gioco perderebbe moltissimo e non tarderebbe a diventare noioso. Oltre al principe, anche Elika riesce a fare la sua parte: intelligente, sveglia e determinata, sembra avere vedute opposte a quelle del protagonista ma finisce col diventarne amica e fidarsi di lui; il rapporto che instaura con il falso principe (quando in realtà la principessa è lei) si evolve in una serie di discussioni utili sia a spiegare di più sulla storia sia a rendere più allegra e varia l’atmosfera.
Tutto ciò è reso davvero unico da un doppiaggio completamente in Italiano praticamente perfetto, con voci adattissime, tonalità giuste al momento giusto, espressioni realistiche e battute davvero ironiche: lo spirito del principe è altissimo e il personaggio ci mette davvero poco a farsi amare.
Osservando bene, ciò che maggiormente funziona in questo nuovo Prince of Persia è proprio il carattere dei personaggi (buoni o cattivi che siano) e la loro intelligenza artificiale (nel caso dei cattivi): il principe ed Elika riescono ad intrattenere il giocatore con un’eloquenza mai vista in un videogioco, ricca di battute, allusioni, sottili provocazioni e rapidi passaggi da argomenti leggeri ad altri più seri, mentre i nemici affrontano il combattimento interpretando il nostro stile di lotta come un giocatore reale e mettendocela davvero tutta.
E alla fine?
In fin dei conti Prince of Persia è un gioco che sicuramente merita tantissimo, che ripropone un sistema già apprezzato rinnovandolo e modifica alcuni di quegli aspetti che ne avevano decretato il successo; così facendo rischia la critica, ma riesce a proporre qualcosa di nuovo senza colpire la base e anzi ne migliora le caratteristiche. L’aggiunta di un partner che potesse aumentare la varietà di gioco si dimostra fondamentale nella caratterizzazione dei personaggi: il principe non sarà più solo e conversando con la propria compagna proporrà finalmente un’alternativa ai soliti discorsi fra sé e sé o a quello che era stato il conflitto psicologico con il Dark Prince in Prince of Persia: I Due Troni, non proprio riuscito. Gli amanti dell’azione potrebbero non dare conto a questo aspetto, ma senza dubbio esso costituisce invece la chiave di lettura dell’intero gioco, oltre che costituirne la trama vera e propria. Il sistema di combattimento, anch’esso rinnovato, è piacevole e spettacolare allo stesso tempo, con un’ampia varietà di azioni eseguibili, così come le acrobazie, oltre i limiti dell’impossibile ma davvero spettacolari. La storia, non proprio originalissima alla base, si evolve comunque bene ed è abbastanza curata nei vari dettagli.
In ogni caso, esaminare un gioco come Prince of Persia nei suoi singoli aspetti potrebbe essere inutile, in quanto l’abilità degli sviluppatori è stata sempre volta a creare un’atmosfera epica (nelle ambientazioni, nei giochi di luce, negli scontri e nei movimenti stessi) che a prodotto finito si riesce a notare senza dover cercare troppo. Soprattutto la grafica, con quella sua particolare realizzazione, riesce a trasmettere e a mostrare al meglio l’immenso incontro di luci, ombre e colori che trascina il giocatore all’interno di un mondo a parte.
L’inconfondibile mondo di Prince of Persia.