Portal 2 – Recensione Portal 2
Sin dagli arbori di Steam, Valve Corporation continua a dimostrare una grande attenzione nei confronti del feedback dell’utenza: ogni loro prodotto gode di aggiornamenti continui che vanno sempre incontro alle richieste della massa. È in questo modo che la piattaforma di digital delivery più popolare del mondo è divenuta tale e tutti i sequel dei loro titoli superano l’originale, cosa assai rara. E Portal 2 non fa eccezione.
Memorandum
Se foste nati ieri, vi annunciamo che Portal è un puzzle game sotto le spoglie di un fps in cui si impersona un’ignota cavia umana (una donna asiatica per la precisione) rinchiusa in un centro scientifico di proprietà della Aperture Science e controllato da una intelligenza artificiale di nome GLADoS. Lo scopo di quest’ultima è sottoporre la donna a vari test in cui raggiungere l’uscita dal livello usando la portal gun, unica arma del gioco, la quale permette di sparare due portali – uno di entrata e uno di uscita – da usare per superare vari ostacoli. Concetto molto più facile da esprimere a immagini che a parole, motivo per il quale da qui in avanti si dà per scontato che vi siate maggiormente informati su ciò di cui stiamo parlando (magari leggendo la nostra recensione, ndr). Ad ogni modo, la sola originalità del titolo non rende giustizia al risultato finale, diventuto popolare grazie anche all’humor nero e contorniato da citazioni: impossibile non sorridere ascoltando i dialoghi melliflui di GLADoS, il cui ruolo di guida sintetica cela in realtà una volontà omicida, e geniale è il modo in cui oggetti inanimati come cubi e torrette assumono per il giocatore un’aspetto paradossalmente quasi umano.
Wheatley, la nuova intelligenza artificiale
The cake is a lie
La storia di Portal 2 inizia in un imprecisato momento dopo la fine del primo. Cercando di contenere gli spoiler, possiamo dire che la medesima protagonista senza voce è ancora chiusa e ibernata senza motivo logico nell’immensa e dinamica struttura dell’Aperture Science. Le circostanze la portano a esser risvegliata e soccorsa da Wheatley, una buffa intelligenza artificiale dall’aria confusa e bonaria, che presto trasforma il tentativo di fuga nella riattivazione di GLADoS, la quale non perde tempo a rimettere in modo il centro e a preparare nuovi test per vendicarsi – e niente torta questa volta. Sebbene le premesse e lo svolgimento dei livelli faccia pensare che essenzialmente ci si ritrovi davanti a una nuova serie di sfide lineari, così non è: il gioco cambia radicalmente proprio quando sembra volgere al termine, e in quel momento vi renderete conto di non essere nemmeno a metà. La longevità tanto richiesta in passato è dunque arrivata, ma un maggior numero di sfide non sarebbe sufficiente: laddove Portal presentava una trama assolutamente lineare e pretestuosa, il seguito gode di una regia di ottimo pregio, grazie anche alla presenza di più personaggi oltre a GLADoS, ma soprattutto dovuta all’imprevedibilità degli eventi, che possiamo assicurare essere tutt’altro che scontati e prevedibili – viene anche rivelata la storia della Aperture Science. Inutile dirlo, sarcasmo e ironia saranno perpetui lungo tutta l’esperienza.
La caduta di GLADoS ha portato al degrado dei laboratori
Ora pensate coi portali
La prima differenza che noterete rispetto al passato è la varietà degli ambienti: a seguito della distruzione di GLADoS le camere dei test non sono più degli ambienti dall’aria perfetta e asettica, e risentono dell’abbandono, apparendo così danneggiate e decadenti. Non solo: avrete anche scorci della grandezza della struttura all’esterno delle camere da test istantanee costruite dall’intelligenza artificiale, e proseguendo vi ritroverete in aree aperte che renderanno chiara l’evoluzione del titolo, che abbandona gli enigmi dai percorsi logici facilmente individuabili per darsi a una struttura aperta a soluzioni multiple e spesso false per trarre in inganno il giocatore, oltre che tutt’altro che evidenziate nell’ambiente. Andare per tentativi difficilmente porterà a una risoluzione fortuita, l’osservazione diventa quindi una necessità che al contempo permette di godere della cura grafica del Source aggiornato, che pur soffrendo l’età degli anni non smette di essere gradevole. Aumentano sensibilmente anche gli elementi logici dei test: si va da laser e cubi per ridirezionarli a gel liquidi che permettono di correre più veloce o creare portali sulle superfici in cui sono riversati, dando vita a nuove variabili di gameplay. Fatto molto positivo è che questi verranno rilevati in maniera parsimoniosa lungo il proseguire del gioco, evitando quindi la situazione verificatasi con Portal, dove superato un certo punto si poteva oggettivamente dichiarare di aver visto tutto, facendo sì che la maggiore longevità non rischi di finire con l’annoiare.
Una delle tante nuove aggiunte
Cooperazione inumana
La più grande novità, preannunciata da tempo, è l’introduzione del multiplayer cooperativo: potete decidere di giocare online o in split-screen con un’altra persona affrontando una Campagna indipendente dal single player impersonando P-Body e Atlas, due macchine da test create da GLADoS per sostituire gli umani. La genialità del multiplayer di Portal 2 risiede nell’essere probabilmente la prima esperienza dove la cooperazione è un vincolo imprescindibile: nessun test è superabile autonomamente, e va smentita subito l’idea che possa essere risolta da un giocatore con due pad. Se ragionare con due portali può risultare difficile, coordinare la mente di due individui per risolvere enigmi calcolati per quattro portali rischia di diventare persino frustrante, in particolar modo se l’altro giocatore non collabora o non ha una chiara idea su cosa fare. E se in split-screen la collaborazione è diretta ed eventualmente è possibile sfogare la propria rabbia sul compagno di giochi dopo l’ennesima morte causata dalla sua incapacità, online l’esperienza diviene ancora più complessa e snervante. Fortunatamente, sono stati inseriti dei comandi rapidi e animazioni per scambiare indicazioni: sarebbe impossibile giocare senza poter indicare un punto preciso dove guardare o dare inizio a un count-down quando è necessaria precisione al secondo. Un’esperienza che riesce a unire e dividere più di qualsiasi fps; come dice GLADoS, questo test richiede cooperazione, e in quanto tale non è risolvibile da umani.
Atlas e P-Body, protagonisti della modalità cooperativa
Still alive
Più lungo, più duro, più grande. Qualsiasi cosa stiate pensando, si parla sempre di Portal 2. Le poche e misere ore in cui l’esperienza precedente termina non rende giustizia al prodotto, rendendolo più un concept game che una vera e propria avventura, contrariamente al videogioco che ci troviamo davanti, evoluto in tutti gli aspetti e dimostrando che da un’idea geniale può nascere un’applicazione avventurosa di tutto rispetto, con una trama che nei suoi limiti assume proporzioni quasi epiche grazie a personaggi più assurdi e insensati che mai. La miscela sapientemente dosata di elementi lungo l’avventura fa si che la noia non rischi mai di cogliere il giocatore – l’unica cosa che sfianca è lo stress a seguito degli innumerevoli tentativi di proseguire l’avanzata in verticale nelle fasi avanzate di gioco. Infine, pollice alto per la modalità cooperativa, che rivela essere un’esperienza estremamente originale e impegnativa (nonché frustrante se la persona con cui giocate fosse un n00b, ndr). Unica vera pecca è che, sia in single che in multi, una volta terminato il titolo, non avrete grandi motivi di rigiocarlo se non per completare obbiettivi.