Pokémon Scarlatto e Violetto – Recensione

Recensito su Nintendo Switch

Avrebbero dovuto permettere a tutti gli Allenatori di girovagare per il mondo come mai prima d’ora, imponendosi con un discreto eppure rumoroso cambio di paradigma; invece hanno finito per personificare il paradosso da essi stessi introdotto, acuendo le crepe di una facciata tanto colorata quanto instabile. Una montagna russa di buone idee e realizzazioni traballanti, di una formula ancora geniale dopo circa ventisei anni e di un vicolo cieco dal quale sarebbe necessario uscire per vedere le stelle.

Questi sono Pokémon Scarlatto e Violetto, la nuova coppia di giochi in esclusiva Nintendo Switch che segna il debutto della nona generazione dei mostriciattoli tascabili. Il desiderio di rimescolare le carte sul tavolo serpeggiava e sussiste da tempo in una fetta dei Pokéfanatici, trovando in Leggende Pokémon: Arceus la miccia del suo compimento. Dalle mappe ampie e chiuse di questo ultimo a un mondo aperto nella sua totalità il passo è stato breve e prevedibile, anche auspicabile: tornare indietro al sistema a griglia sarebbe risultato straniante a fronte del sogno di studiare, catturare, conoscere le creature di Game Freak nei loro habitat naturali. E i cambiamenti sono sì arrivati, ma trascinandosi i problemi dei precedenti capitoli e aggiungendone di nuovi, forse anche esterni a questioni prettamente ludiche. Provo allora a lanciare la mia Master Ball, sperando nei tre scatti vincenti.

Pokémon Scarlatto e Violetto

Uno dei futuri possibili

Dall’uggiosa e lineare Galar mi sono spostata giusto un po’ a Sud, raggiungendo le terre di Paldea. Per la prima volta dal mio viaggio a Kanto, la promessa di un controllo indipendente sui miei passi mi ha permesso di scegliere se fiondarmi nel deserto o salire sulle vette innevate, oppure organizzare con maggiore rigore ogni mio movimento. Pokémon Scarlatto e Violetto regalano un senso di libertà massimo sul proprio cammino verso la Lega (escludendo l’introduzione, propedeutica agli stessi titoli), dovendosi però adattare ai nuovi spazi in termini di trama, contesto, Gameplay. Piuttosto che accompagnare i livelli di qualsiasi nemico – sia esso una creatura selvatica o un Allenatore – e di conseguenza la difficoltà alla potenza del giocatore, Game Freak ha preferito un grado di sfida fisso e ascendente.

Se da un lato tale stratagemma può apparire come una falla (trovandosi per esempio un Montanaro spavaldo con un Pokémon al livello 10 con sei dei propri al 40 in media), dall’altro può essere analizzato dal punto di vista di un utente navigato: sondando le zone limitrofe ai boss, sarà possibile comprendere il grado di sfida lì presente e di conseguenza optare eventualmente per la strada più difficile, avendo la quasi certezza di trovarsi davanti a scontri più impegnati. Rimane un senso di disorientamento al cambio da mostriciattoli deboli ad altri insuperabili, a volte troppo repentino, ma non al punto da scartare l’Open World per il franchise in toto, il quale si attesta come uno dei futuri possibili per la serie principale.

Pokémon Scarlatto e Violetto

A proposito di creature selvatiche: la loro presenza nell’over world di Pokémon Scarlatto e Violetto a discapito degli incontri casuali deve diventare una nuova consuetudine, a patto di migliorarne il fattore realismo. Parlo di dettagli di world building apparentemente trascurabili, ma importanti: tra i prati di Paldea si vedono spesso greggi di Gogoat (ispirato a un caprone), affiancati da creature di tipo Acqua o da Wooper nella sua forma regionale, ovvero un doppio tipo Veleno/Terra che, citando la sua voce Pokédex, “percorre le paludi”.

Ancora, se sulle prime un fan potrà entusiasmarsi dal numero di specie che popolano i vasti paesaggi, a un occhio più attento non potrà evitare di notare una mancata coerenza tra i Pokémon presenti, come pure l’alternanza tra punti pieni di creature e chilometri di vuoto totale.

Pokémon Scarlatto e Violetto

Le tre vie di Paldea

È un peccato che certe sviste rischino di adombrare una trama che tra alti e bassi si attesta tra le più piacevoli da seguire di sempre nell’ambito di Pokémon. Unendo per la prima volta tre distinti percorsi narrativi i cui eventi sono scanditi da tre tipi di combattimenti, la storia diventa di più ampio respiro e si concede la responsabilità di toccare vari temi drammatici, dal bullismo all’espressione di sé stessi, passando per gli hikikomori e le differenze tra generazioni. Il tutto partendo come studente della prestigiosa Accademia di Paldea.

Il Sentiero Leggendario è in diretta continuità con Leggende Pokémon: Arceus, consistendo in lotte con i Pokémon Dominanti, ovvero creature di dimensioni maggiorate. Tale filone è legato a Pepe e alle abilità ottenibili per le cavalcature Koraidon (per Scarlatto) o Miraidon (per Violetto), come lo scatto e la planata. Anche qui buone idee per una realizzazione a metà: seguire questo personaggio ben caratterizzato si fa progressivamente commovente, ma i mastodontici mostriciattoli non hanno, ad esempio, la forza, l’impatto e l’importanza di Avalugg di Hisui. Sono piuttosto piazzati lungo determinati punti in bella vista, incapaci di generare un minimo di pathos.

Pokémon Scarlatto e Violetto

Il Cammino dei Campioni prevede le sempreverdi otto palestre con altrettante medaglie da conquistare per arrivare ai Superquattro della Lega. Questa porzione della campagna vede protagonista Nemi, prima amica e compagna di classe del giocatore oltre che Campionessa. La tradizione viene spezzata con Pokémon Scarlatto e Violetto dalla necessità di superare uno speciale esame per ogni palestra: sulla carta sono mini giochi diversi, tra QTE, Party Game e caccia al tesoro, ma nel pratico falliscono sia nel tentativo d’intrattenere l’Allenatore, sia perché sembrano bozze di progetti mai portati a compimento.

Il Viale della polvere di stelle è infine la strada incentrata sul gruppo antagonista di turno. Lontani dall’impero del male del Team Rocket, il Team Star si forma da degli studenti maltrattati a scuola, i quali si riuniscono al fine di riscattarsi. Da vittime a carnefici, questi ultimi finiscono per diventare essi stessi dei bulli. Ecco che il preside dell’Accademia, Penny e il giocatore si alleano per sbaragliare i loro accampamenti, attraverso una sorta di battaglia campale in formato Pokémon.

Pokémon Scarlatto e Violetto

Questa sfrutta una meccanica appena introdotta denominata Manda avanti un Pokémon, con la quale lanciare all’attacco i propri compagni in maniera autonoma, senza bisogno di entrare nel circolo dei turni canonici. Evoluzione in salsa open world di quanto sperimentato in Pokémon Giallo e, più di recente, in Let’s Go Eevee e Pikachu, tale elemento non riesce mai a farsi interessante durante l’esplorazione libera; le creature non riescono a tenere il passo dell’Allenatore, specie se attiva la cavalcatura, sparendo nella Poké Ball. Sconfitti trenta mostriciattoli lanciati dagli avversari semplici, sarà la volta del boss specifico della base del Team Star, richiamando il sistema a turni.

E pensare che il grand tour in quel di Paldea viene caldamente promosso da Clavel, il dirigente dell’Accademia. Gli Allenatori affamati di conoscenza sulla mitologia dei Pokémon da un lato e i novizi dall’altro troveranno nelle lezioni – di storia, di lotta, di matematica e altre – e negli esami un tutorial articolato oltre a tante informazioni circa la cosmogonia di questo mondo, andando ad aggiungere una potenziale, oscura divinità inedita differente dal sommo Arceus. I corsi si svolgono come spezzoni di dialoghi brevi e una domanda a bruciapelo per il giocatore, trasformandosi in un piacevole intermezzo tra una palestra e l’esplorazione del territorio.

Pokémon Scarlatto e Violetto

Di spuntini, MT e città fantasma

Verdeggianti pianure, scavi rocciosi, picchi innevati e spiagge lucenti; Paldea mostra una varietà di ambienti funzionale a quella dei tipi dei Pokémon, costellata di tanti, troppi oggetti da raccogliere. Tra MT e strumenti curativi, questi si trovano sparsi, facilmente visibili e in quantità spesso esagerate, disinnescando il processo di scoperta e ricompensa del passato. Nelle Macchine Tecniche s’inserisce una delle novità in dote a Pokémon Scarlatto e Violetto, ovvero la possibilità di crearne in numero indefinito a partire da materiali caduti dalle creature battute. Si scopre forse l’unico richiamo del mandare avanti il Pokémon, potendo raccogliere ingredienti a sufficienza senza l’onore di una sequela noiosa di battaglie a turni.

Se la propria squadra si troverà stanca da un lungo viaggio, basterà imbandire una tavola da picnic con un semplice tasto. Da un menù apposito sarà concesso preparare degli speciali panini (dei quali gli abitanti sono troppo, troppo ghiotti), garantendo dei bonus temporanei, curando le loro ferite e accedendo a meccanismi snelliti di allevamento e di team building per il competitivo di Pokémon Scarlatto e Violetto.

Pokémon Scarlatto e Violetto

Fortunatamente, Game Freak ha mantenuto alcuni accorgimenti di quality of life mutuati dallo spin-off già citato. Solo i fan più accaniti possono forse comprendere il sollievo dato dalla presenza di un comodo menù per organizzare le quattro mosse di ogni mostriciattolo, come non manca la possibilità di entrare nella schermata di lotta rimanendo nell’over world e l’aggiunta delle orde per cacciare eventuali cromatici. In ultimo, sono da citare l’auto cura mediante la pressione di un tasto e la mappa con l’orientamento regolabile.

Una delle pecche più dolorose di Pokémon Scarlatto e Violetto da appassionata della prima ora riguarda la narrazione ambientale, legata in modo indissolubile alle città, o meglio, ai paesi fantasma. Mesapoli è l’esempio principe: la grande cittadina che ospita l’Accademia, innalzata a uno dei simboli dei giochi, è vuota. Nessun edificio esplorabile composto da più piani come in passato, negozi ridotti a freddi menù che a volte si ripetono con le stesse modalità, su un’unica via.

Addio a NPC portatori di accenni su storie secondarie, benvenute strade prive di stimoli e modelli dei personaggi reiterati. Oltre che di world building, si tratta di un difetto riguardante la scenografia, l’ispirazione di base. Alola fa percepire le Hawaii in ogni singolo elemento, Kalos trasporta i giocatori nelle bellezze della Francia, ma Paldea non riesce mai a comunicare la penisola iberica, se non per dettagli minimi.

Pokémon Scarlatto e Violetto

Il terzo Tipo è per sempre

Scemati i fenomeni Megaevoluzione, Gigamax, a farsi spazio è la Teracristallizzazione. Rimescolamento del classico jolly, questo ultimo favorisce il fattore collezionistico, competitivo e tattico insieme. A causa di particolari formazioni disseminate per la regione, i mostriciattoli hanno assunto un Teratipo, ovvero un Tipo nascosto, attivabile solo in battaglia. Oltre a conferire degli improbabili copricapi diamantini ai Pokémon, questi fenomeni aggiungono bonus o malus in base al contesto. Il sistema ideato per le lotte competitive e single player della nona generazione sprigiona un potenziale dal taglio strategico, sottile rispetto al mero aumento di forza delle Mosse Z. Immaginate un Tipo Fuoco con Teratipo Roccia: annullerebbe una delle sue debolezze, assicurandosi una marcia in più negli scontri.

Per ottenere un Pokémon con Teratipo differente dai suoi tipi originari è possibile trovarlo in natura, usare un oggetto specifico o scovarli nei Raid Teracristal. Affrontabili in singolo con tre NPC oppure online, tali battaglie sono mediamente più soddisfacenti rispetto ai già citati di Spada e Scudo, tanto per difficoltà, quanto per un gradito snellimento dell’intera infrastruttura. Il multigiocatore si applica inoltre a una piacevole novità, ovvero alla possibilità di creare una cerchia con un massimo di tre amici con i quali condividere ogni momento dell’avventura. Il tutto portando avanti la propria trama senza timore d’influenzare quella degli altri.

Pokémon Scarlatto e Violetto

Crepe ingiustificabili

L’introduzione di questo testo si riferisce inevitabilmente all’aspetto grafico e tecnico. Sembra paradossale descrivere Pokémon Scarlatto e Violetto come la coppia di titoli con una delle trame più coese e intriganti, con un gameplay loop capace di attrarre senza stancare e insieme come prodotti incompleti. Eppure è ciò che traspare sin dalle prime battute di gioco e dopo oltre 30 ore. Si palesa innanzitutto un lavoro insufficiente nelle texture degli ambienti, scarne e ripetute lungo tutta Paldea, le quali cozzano fortemente con i modelli dei Pokémon.

Si prosegue con una risoluzione molto ballerina, che in modalità portatile gira circa a 576p e una velocità delle animazioni che soffre drammaticamente poiché legata al frame rate, uno dei punti più dolenti. Il gioco scende molto oltre la soglia dei 30 fps e in troppe occasioni, non solo quelle con più elementi a schermo, sporcando l’esperienza tutta.

Pokémon Scarlatto e Violetto

Non manca un pop in dei modelli molto marcato e compenetrazioni varie tra gli stessi. L’unico esito possibile è insomma a portata di ogni fruitore: Scarlatto e Violetto avrebbero meritato più tempo di sviluppo, almeno per una fase di controllo e ottimizzazione. Devo ripescare Leggende Pokémon: Arceus per rafforzare il concetto, un titolo chiuso in una bolla da spin-off per fan storici, zoppo per problemi tecnici eppure meritevole di avere alleggerito alcune dinamiche vecchie di anni e di avere incantato tra la sua storia e il suo gameplay. Soprattutto, un gioco completo, finito.

Risollevando le crepe appena descritte, Game Freak ha fatto ancora una volta centro in fatto di character design, di audio e di musiche. I personaggi di Pokémon Scarlatto e Violetto sono tutti ben delineati, le creature inedite sono ispirate, alle volte buffe, con tanto di dettagli ben studiati per i loro modelli 3D. I suoni diegetici consentono agli Allenatori di sentirsi davvero a casa in quel di Paldea, mentre, grazie anche al contributo di Toby Fox (Undertale), le tracce musicali dinamiche terranno viva la fiamma del Pokéfanatico.


La fragile bilancia sulla quale Game Freak pone le caratteristiche dei suoi giochi rischia di cedere al peso di certi scheletri nell’armadio (o di un Mew sotto a un camion) e Pokémon Scarlatto e Violetto la fanno impazzire in modo paradossale. L’ormai tradizionale circolo di cattura e lotta giova della strategica Teracristallizzazione e di un mondo aperto liberamente esplorabile, mentre una trama stratificata solidifica l’interesse da parte di molti appassionati. L’altro piatto, quello contenente i problemi tecnici e di design, pende bruscamente dalla parte opposta, fragile, nella silenziosa attesa che una scossa possa renderla di nuovo Cristallo.

6.7
Pokémon Scarlatto e Violetto sono un paradosso come quelli raccontati dalla loro storia, un connubio sporco tra buone idee e problemi trascinati e ingigantiti dagli anni.

Pro

  • Indovinata la tripartizione della trama, coesa e culminante in un buon finale
  • Il gameplay loop di lotta e cattura attira ancora oggi
  • Snellimento di alcuni meccanismi sottesi tanto al gioco in singolo, quanto a quello multiplayer
  • La Teracristal convince
  • Pokémon e open world è un connubio possibile e su cui puntare

Contro

  • Comparto tecnico gravemente insufficiente
  • Resa grafica ambientale da bocciare
  • Le sfide preparatorie ai capi palestra sono da ripensare
  • World building tra alti e bassi
  • Città fantasma, quasi superflue da percorrere
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