Pokémon Scarlatto e Violetto DLC RECENSIONE La maschera turchese
Difficilmente La maschera turchese cambierà la tua opinione su Pokémon Scarlatto e Violetto, sia essa positiva o negativa. La prima parte del DLC che promette di decretare la sua parola fine entro dicembre del 2023 non punta infatti ad aggiustare la campagna portante, piuttosto amplia l’avventura con una nuova storia, nuovi personaggi e (vecchi) mostriciattoli da scoprire.
Pokémon Scarlatto e Violetto DLC RECENSIONE | Un primo sguardo a pregi e difetti
Il Tesoro dell’Area Zero, nome ufficiale del pacchetto di espansione, è infatti scisso in due frazioni distinte eppure collegate tra di loro, discostandosi già dalle premesse rispetto a Spada e a Scudo (con i loro due DLC separati).
Tale cesura comporta degli inevitabili quesiti finali e trame lasciate in sospeso che presumo chiudersi ne Il disco indaco (il secondo), tuttavia già ora le carte narrative messe in campo da Game Freak sono abbastanza intriganti e soddisfacenti, azzoppate però da una componente di regia e di sceneggiatura insufficiente.
Ciò che convincerà Allenatori veterani e non a volare verso Nordivia sarà infatti qualche spunto nella storia e la formula ludica di Pokémon tutto (così solida e geniale ancora oggi da non essersi sbriciolata neanche con quest’ultima generazione), consapevoli però di doversi trascinare dietro una corda di problemi via via più sottile.
Ribaltare la tradizione senza convinzione
Un’improvvisa telefonata del Professor Zim interrompe la ricerca dei tesori o l’end game di chi a Paldea ha già speso parecchie ore, comunicando che l’Accademia mi ha scelta per un viaggio di studio in collaborazione con il lontano Istituto Mirtillo. La maschera turchese può infatti essere vissuta da qualsiasi Allenatore che si approcci ai titoli per Nintendo Switch, da chi sta affrontando la campagna di base e da chi l’ha invece terminata.
Giusto il tempo di scambiare due parole con la rappresentante dell’Istituto, Rea, tanto stuzzicanti in vista del futuro quanto per un passato lontano tredici anni, ed è tempo di prendere un aereo e successivamente un pullman per Nordivia.
La regione, basti vedere la mappa, ha dimensioni decisamente minori rispetto a quella di cui ti abbiamo parlato nella recensione di Pokémon Scarlatto e Violetto, tutta raccolta tra un monte apparentemente irraggiungibile che si addolcisce lungo delle colline, sfociando poi tra prati, frutteti e letti d’acqua.
A differenza di Paldea, la cui ispirazione alla penisola iberica è insondabile, ora quantomeno emergono alcuni accenni al folklore giapponese.
Gli abitanti sono soliti indossare dei jinbei colorati, l’architettura di certe case strizza l’occhio alle dimore nipponiche e il clima della festa che fa da perno alla prima parte del DLC (per quanto nella resa effettiva risulti povera e deludente) è un riferimento al matsuri, un festival caratterizzato da delle bancherelle che avviene di solito nei pressi dei santuari shintoisti.
Dopotutto Nordivia è molto legata alle tradizioni, restia ai forestieri, tanto che Verdegiada (l’unico centro urbano) festeggia annualmente i Beniamici, un trio di Pokémon protagonista di una leggenda locale. Secondo la storia, le tre creature si sacrificarono per salvare gli abitanti da un orco malvagio, rubandogli tre delle sue maschere concentrate di potere e ricacciandolo nella grotta dove si nasconde ancora oggi.
Ecco che l’esplorazione nell’open world in salsa Pokémon torna a essere padrone del sistema – seppure troppo schematica e indirizzata a ben pochi punti di riferimento – accompagnati dai fratelli Rubra e Ribben, due studenti dell’Istituto Mirtillo, la prima un po’ altezzosa e competitiva, il secondo timido e impacciato.
Con un parallelismo tanto telefonato quanto apprezzabile, il percorso di formazione dei due, in particolare del minore, s’intreccerà con la rivisitazione di Game Freak della storia tradizionale di Momotaro.
Quella operata dal team nipponico è una reimmaginazione con annesso un cambio di prospettive e di ruoli delle parti in causa, cioè il presunto cattivo Oggerpon e i presupposti eroi, con i secondi che a dispetto delle apparenze non ricalcano l’archetipo dei tre Pokémon iniziali.
Sebbene le premesse, gli ingredienti per una trama coinvolgente siano tutti presenti, lo svolgimento mostra il fianco a una fretta e a una semplicità pesanti: mi riferisco alla reputazione secolare del già nominato orco e al modo in cui questa si ribalti nel giro di pochi minuti, punto il dito verso la maniera svilente con cui i tre nominati paladini siano stati trattati, a discapito delle loro condizioni iniziali interessanti.
Anche il ritmo non riesce a trovare un buon equilibrio, dovendosi adeguare alle cinque ore di durata circa del DLC senza offrire particolari momenti di tensione e relativo scioglimento al giocatore. Essendo già nelle intenzioni la prima parte di una sola espansione, non posso recriminare il finale lasciato in sospeso in alcuni punti di Pokémon Scarlatto e Violetto La maschera turchese, eppure anche in un frangente così ristretto gli avvicendamenti narrativi avrebbero meritato maggiore cura, in virtù delle loro potenzialità e al fine di mettere più carne sul fuoco de Il disco indaco.
Novità non sempre livellate
La piccola Nordivia non pullula di Allenatori da distruggere, rendendo maggiormente importante constatare il lavoro svolto sul bilanciamento della difficoltà.
La decisione orchestrata dagli sviluppatori vuole essere un compromesso tra chi ha finito la Lega e chi è ancora in procinto di affrontare le palestre di Paldea: se sei nel primo caso, troverai creature tra il livello 55 e il 75, mentre nel secondo saranno circa al 12 per accompagnarti verso la crescita della tua squadra.
Constatare un impegno profuso in questo aspetto è in parte rassicurante, tuttavia risulta superficiale, come se operato da qualcuno che non conosca il sistema strategico dietro i combattimenti: troverai sul tuo percorso dei Wooper al 60, degli Allenatori con Yanma al 59 o Applin al 65, fragilissimi di fronte a un minimo di esperienza nella gestione dei tipi.
La difficoltà irrisoria si riscontra pure negli scontri di trama, con quello finale che al netto di una presentazione galvanizzante (sulla scia dei combattimenti a più fasi che ricorderanno chi ha finito Pokémon: Leggende Arceus), non si sprigiona in una sostanza battagliera degna.
Mentre la mia curiosità di scoprire tutto sull’Area Zero è rimandata alla seconda parte del DLC, Pokémon Scarlatto e Violetto La maschera turchese ha cercato d’intrattenermi con due attività principali, una che rappresenta la linfa vitale di tutto Pokémon, un’altra capace di regalare qualche ora di divertimento scanzonato.
Chi come me predilige la personalità collezionistica del media franchise giapponese troverà un sapore dolce e amaro nel completarne il Pokédex.
Quello di Nordivia consta sì di 200 creature, ma a fronte di una manciata di mostriciattoli inediti (tutti ben realizzati), molte sono in comune con l’elenco di Paldea, mentre le restanti sono vecchie conoscenze, per esempio, di Johto e di Kanto; una compenetrazione tra due Pokédex che può generare una certa confusione e che avrebbe necessitato di maggiore organizzazione e pulizia.
La seconda attività citata è la Caccia all’orco, che richiede di raccogliere bacche di diverso tipo e di stiparle all’interno di altrettanti contenitori in una corsa a tempo in sella a Miraidon o a Koraidon. Le ricompense per i record sono i Mochi, strumenti che intervengono sui punti base dei Pokémon, facendo così gola a giocatori competitivi o meno.
Pur come parentesi minoritaria, si tratta di un mini gioco ben riuscito, un miglioramento significativo al livello di design rispetto agli Stantler sulla neve di Leggende o alla corsa alle olive di Scarlatto e Violetto.
Lasciando da parte il bastone da Rotoselfie, un’altra novità del DLC che permette di fotografarsi con delle inquadrature più distanti, voglio spendere qualche parola sul level design di Nordivia, che lascia un appassionato semplicemente amareggiato.
Avere la libertà di raggiungere il Monte orco sin dai primi minuti in sella al proprio destriero rende futile ogni qualsivoglia senso epico della trama, ogni fatica e sudore (virtuale o meno) di un qualsiasi viaggio dell’eroe.
Non remano in tutt’altra direzione le tristemente note lande verdeggianti quanto vuote simili a Paldea, così fitte di oggetti da raccogliere al punto da spegnere il desiderio (il quale in passato doveva passare attraverso uno svicolo alternativo, o una sfida impervia di qualche tipo) di farlo, così prive di punti di riferimento, di oggetti originali.
Questa negativa omogeneità dei paesaggi non aiuta al completamento di una particolare quanto tediosa missione secondaria di Nordivia legata a due personaggi da scovare nei punti più disparati della mappa, per giunta ricompensando l’Allenatore con delle pepite che di certo chi sia andato nell’Area Zero troverà come dei semplici sassolini.
A risollevare in parte le sorti del versante secondario delle trame è la richiesta affidata dalla fotografa Litha; non svelerò nulla, se non che si tratti di una degna caccia al chiaro di luna. Da segnalare inoltre un posizionamento dei Pokémon più coerente con le loro nature, a dispetto, ad esempio, dei mostriciattoli d’Acqua prima presenti nelle radure.
Paradossalmente, il discorso tecnico e grafico sarà breve, poiché rinvanga quanto detto nella recensione di Pokémon Scarlatto e Violetto: rimangono i fastidiosi quanto a volte inficianti del gameplay stesso fenomeni di pop in degli elementi e persino di creature stesse, a cui si aggiungono dei vistosi cali di frame rate.
Per quanto le musiche non saranno ricordate come le migliori del franchise, risultano in media un ottimo accompagnamento per il mio viaggio di studio.
Conclusione (rimandata a fine anno)
Fatti i bagagli, da Nordivia aspetto l’imbarco per Il disco indaco, che dovrebbe avvenire attorno al periodo invernale prossimo. Vista la natura del DLC di Pokémon Scarlatto e Violetto, rimando a fine anno la valutazione finale e numerica dello stesso, comprendendo pertanto anche il giudizio su La maschera turchese.
La prima parte dell’espansione non ti farà cambiare idea sul gioco base, tra problemi tecnici e un modo di narrare mal congegnato, ma ti catturerà per la sua formula infrangibile e la sua storia, seppure al momento si nasconda dietro una maschera da orco, in attesa (forse) di splendere come un teracristallo.
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Espande il gioco base nel bene e nel male.
Pro
- Nuovi Pokémon da scoprire e da catturare, con la solita, solida formula del franchise
- La rivisitazione di una storia del folklore giapponese funziona e incuriosisce...
Contro
- ... Al netto di uno svolgimento poco equilibrato e curato
- Problemi tecnici a volte invalidanti