Pokémon Scarlatto e Violetto DLC RECENSIONE Il disco indaco

Recensito su Nintendo Switch

Pokémon Scarlatto e Violetto

La mia recensione di Pokémon Scarlatto e Violetto – Il disco indaco inizia con una conferma (se sia triste o lieta, lascio decidere a te): l’opinione personale e critica maturata da ogni Allenatore durante il primo viaggio a Paldea non sarà smussata o ribaltata da Il Tesoro dell’Area Zero, anzi: il pacchetto aggiuntivo della coppia di giochi arrivata sul finire del 2022 può soltanto cementificarla e, al contempo, inasprisce i problemi degli stessi titoli.

Pokémon Scarlatto e Violetto DLC RECENSIONE | Un Teracristallo troppo sporco problemi

Se per sopravvivere e maturare sia consigliabile cambiare quando i segni di un cedimento non si sono ancora palesati, è anche vero che prima di passare a un livello superiore, sia imperativo apprendere e incamerare delle solide basi al fine di evolversi, di crescere. Se cioè la creatura di Game Freak e di The Pokémon Company abbia voluto aprirsi a un sistema open world, avrebbe dovuto dapprima guardarsi indietro e guardarsi dentro, chiedendosi: Quale Pokémon voglio essere oggi, quale domani?

Il disco indaco chiude il cerchio di un DLC diviso in due parti, la prima delle quali lasciata in sospeso proprio a favore di questo ultimo appuntamento. Le domande poste ne La maschera turchese vengono parzialmente chiuse lasciando spazio ora ad altri personaggi, ora alla macro cornice della nona generazione, ma il percorso per giungere alle risposte suddette è lastricato di storie appena abbozzate, di una sceneggiatura e una componente registica insufficienti (sì, lo ripeto dopo l’analisi dello scorso agosto), di un finale frettoloso e sotto la linea delle aspettative protese dalla produzione in sé.

Mentre la prospettiva di tre filoni distinti e di un mondo liberamente esplorabile può applicarsi a più fasce di pubblico, il ritorno di tante creature familiari, gli scontri con i soli Superquattro e una rinnovata concentrazione sul world building dovrebbero lasciare intendere che Il Tesoro dell’Area Zero sia diretto ai fan accaniti, o almeno a chi si sia convinto che Paldea abbia ancora qualcosa da dire. Con ciò intendo che l’espansione di Pokémon Scarlatto e Violetto – intesa nella sua totalità – vada giudicata con tali premesse e che possa dirsi in continuità con il gioco di base: una formula ludica e di game design quasi impareggiabile, se non fosse erosa dai suoi stessi fautori.

L’esame finale

Nordivia è stata come una sorta di settimana bianca sui monti, una breve vacanza che, con acciacchi e dubbi, mi ha lasciata con la voglia di tornare sui libri di scuola. Detto fatto, un secondo programma di scambio a fini educativi mi trasporta all’Istituto Mirtillo, situato nella regione di Unima (nello specifico, una versione in un certo senso parallela a quella scoperta ai tempi di Bianco e Nero e Bianco 2 e Nero 2).

Pokémon Scarlatto e Violetto

A fare le prime presentazioni è il preside Bluebert, amico di Clavel eppure ben più goffo e impacciato del coordinatore dell’Accademia Uva o Arancia. Vengo successivamente scortata al Bioterarium, una vera e propria regione, seppure in miniatura e artificiale, comprendente i sempiterni ambienti che ospitano varie specie di Pokémon: il Settore Savana è contraddistinto da un clima umido tropicale, il Settore Costa è sempre soleggiato, il Settore Canyon presenta burroni rocciosi, mentre su quello dei Ghiacciai svettano delle montagne innevate.

Peccato che si perda qualsivoglia ispirazione al mondo reale, o anche solo una mescolanza di modelli rivisitati in chiave personale – una delle cifre stilistiche della serie principale dei mostriciattoli tascabili. Mentre Nordivia tenta di colorare l’anonima Penisola iberica che dovrebbe mettere in scena Paldea con degli accenni al folklore giapponese, il Bioterarium perde ogni parvenza di personalità (dov’è per esempio il rimando agli Stati Uniti di Unima?), con le sue fattezze artificiali che non possono rappresentare una giustificazione.

L’ammissione del Bioterarium nella classe delle regioni Pokémon è testimoniata anche da una Lega distintiva, con i canonici Superquattro e il Campione in carica. Data la natura di ancella di Pokémon Scarlatto e Violetto però, questi scontri rappresentano la quasi totalità delle sfide in dote alla stessa espansione, escludendo giusto gli Allenatori sparsi per la mappa e il momento antecedente dei titoli di coda, per un finale anticlimatico e discutibile.

La sensazione di trovarsi davanti a un concept ambizioso quanto piuttosto intrigante che però si sia scontrato contro degli ostacoli gravosi nella sua realizzazione (tempo di sviluppo? Necessità di nuovi talenti?) è molto forte in Pokémon Scarlatto e Violetto, fino a diventare una delle costanti delle ultime generazioni. Il segreto dell’Area Zero ha lasciato con il fiato sospeso i fan per circa un anno, eppure (evito di entrare nel dettaglio per evitare possibili anticipazioni non volute, dato inoltre che a fini valutativi basti parlare qui nel senso generale) del tono epico, della portata gargantuesca propugnata negli ultimi mesi e letta negli scritti di Callugaris rimane poco o nulla – sottolineo che la recensione sia stata scritta prima dell’epilogo annunciato successivamente al lancio del DLC, un’operazione che rafforza la seguente analisi.

Tale descritta percezione vede un suo altro picco a proposito dei personaggi, nelle figure di Rupi, Piros, Erin e Aris, i Superquattro del Bioterarium: il secondo per esempio è appassionato di cucina, mentre l’ultimo è affabile e gentile, ma il tempo loro concesso non gli consente di esprimersi oltre qualche dialogo. Da Nordivia a Unima invece sono arrivati i fratelli Ruba e Riben, il secondo vero centro delle domande da La maschera turchese a Il disco indaco; ancora, un possibile sviluppo dal buon potenziale della sua personalità che perde di potenza soprattutto nel finale.

Esplorazione e attività

Una delle maggiori novità di gameplay proprie di Pokémon Scarlatto e Violetto – Il disco indaco riguarda le lotte in doppio, che fanno da padrone nella Unima della nona generazione; se sei un Allenatore almeno un poco navigato, sai che rispetto alle battaglie in singolo si stravolgano tanti elementi di gioco in questo modo – con una possibile strizzata d’occhio all’anima competitiva della serie – specie a proposito delle strategie da adottare per averla vinta sull’avversario.

Pokémon Scarlatto e Violetto

Mosse ad area che colpiscano due mostriciattoli, tattiche volte a potenziare l’alleato in campo, tante sono le tecniche che gli appassionati vorrebbero sperimentare, se non fosse per dei nemici sempre sotto un livello di difficoltà accettabile – in virtù della natura di ultima parte di un’espansione. Per un Aris che tenta invero di elevare l’intelligenza artificiale con dei tipi Drago ostici, lo stesso grado di sfida mostra il fianco a non pochi problemi quando ad esempio Rupi ed Erin palesano delle strategie incomprensibili, se non autodistruttive. E dire che ne La maschera turchese il livello si adegua in maniera più intelligente al momento della campagna principale nel quale il giocatore accede al DLC per la prima volta.

Simpatica è la possibilità di vestire i panni di un Pokémon a mo’ di Mystery Dungeon, sbloccando in questo modo delle animazioni altrimenti impossibili da vedere; ad attivarla è uno strumento apposito, il Sincronizzatore, ma nel novero del game design della produzione, rappresenta un accessorio, una distrazione curiosa di cui dimenticarsi oltre un paio di prove.

Ben più preponderante è il sempreverde completamento del Pokédex di Pokémon Scarlatto e Violetto – Il disco indaco, con l’aggiunta di vari nomi familiari che però vengono ridotti a semplice pezzi da collezione. A comporre il gameplay oltre i titoli di coda e non solo si trovano anche le Ricreattività, degli incarichi cumulativi, ripetitivi (il rischio di affossarsi in una sorta di farming scadente è dietro l’angolo), per guadagnare dei PM (Punti Mirtillo), da spendere in qualche chicca puramente marginale.

Passato quasi in sordina a causa di una creatura portatrice poco incisiva, il teratipo Astrale offre al mostriciattolo di turno dei vantaggi non indifferenti, come le mosse superefficaci su qualsiasi Pokémon teracristallizzato e su altri Pokémon di teratipo Astrale, resistenze e debolezze in linea con lo stesso tipo originale della creatura e una moltiplicazione di 1,2 alla potenza delle mosse di qualsiasi tipo (escluso il tipo Astrale), una volta per tipo.

In sede di recensione della prima parte del DLC di Pokémon Scarlatto e Violetto, avevo parlato brevemente della questione tecnica, poiché deficitaria al pari del gioco base in termini di elementi qualitativamente insufficienti. Eppure, Il disco indaco riesce ad aggravare la situazione, in particolare con dei fenomeni di stuttering concentrati in una specifica zona del Bioterarium.

Sono da lodare le musiche che accompagnano l’esplorazione della mappa, dei remix di Pokémon Bianco e Nero che faranno ora la gioia dei veterani, ora da piacevole sottofondo per i novizi. Le citazioni alla quinta generazione non si fermano alla colonna sonora, seppure un maggiore rispetto delle stesse avrebbe potuto dare maggiore dignità al world building de Il disco indaco.

Cosa resterà dei Teracristalli?

Bagagli fatti, si riparte dal Bioterarium verso una meta ancora sconosciuta: Pokémon Scarlatto e Violetto – Il disco indaco chiude il libro della nona generazione (almeno a oggi), eppure sembrano essi stessi ancora inconsapevoli della direzione da prendere. L’opinione degli Allenatori nei confronti del gioco, invece, non cambierà con l’acquisto e la fruizione de Il Tesoro dell’Area Zero, che a fronte di un concept dai toni epici, di idee intriganti, di personaggi principali unici e di una formula ludica geniale ancora oggi, pecca nella possibilità di renderlo un Teracristallo, almeno di tipo Normale, se non Astrale.

L’epoca dei dungeon labirintici, dei mari da attraversare per consegnare una medicina a una creatura malata, dei percorsi lineari è lontana, fagocitata da un sistema a mondo aperto, dal multiverso dove tutto può accadere. In una realtà di infinite possibilità però, si corre il rischio di diventare una creatura quantitativa, perdendo le proprie fondamenta; prima di provare a raccontare il tempo e lo spazio, le dimensioni parallele e i massimi sistemi insomma, Pokémon dovrebbe guardarsi dentro e narrare, prima, di cose umane.

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5.9
La conclusione del DLC teracristallizza tutte le buone idee e i problemi del gioco completo.

Pro

  • Pokémon nuovi e familiari da catturare tutti nella tanto geniale quanto incrinata formula ludica
  • Personaggi originali ben caratterizzati
  • Idee di trama intriganti...

Contro

  • ... Sviluppate in maniera raffazzonata, affrettata, goffa
  • L'esplorazione e i combattimenti non premiano il giocatore affossando il flow dell'esperienza
  • Problemi tecnici acuiti rispetto al gioco di base
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