Poison Control – Recensione versione PlayStation 4
Ognuno ha il proprio inferno: in questa frase si potrebbe riassumere il viaggio all’interno di Poison Control, videogioco di ruolo firmato Nippon Ichi Software e presto in arrivo su console PlayStation 4 e Nintendo Switch. L’RPG di NIS America si propone infatti di trasportare ogni giocatore all’interno di un “mondo al di là”, costringendolo ad affrontare i sentimenti – peggiori e migliori – che caratterizzano l’essere umano, nel tentativo di aiutarlo tramite una vera e propria purificazione. I meccanismi di gioco saranno riusciti nell’interno di trasmettere il messaggio?
Prima di partire per questo cammino infernale bisogna affrontare un argomento “spinoso”, ovvero la trama. Dal punto di vista narrativo infatti il videogioco di ruolo ha inizio nel modo peggiore possibile: al risveglio il protagonista, senza ricordi né consapevolezza di ciò che lo circonda, si ritrova in un ambiente dai toni distopici e sconosciuti, dove viene presto attaccato da un essere desideroso di sfogare il proprio odio. Quest’ultimo scopriremo presto essere un Klesha, ovvero una creatura nata dai sentimenti umani e capace di assumere sembianze differenti in base al tipo di emozione e alla situazione che lo ha generato.
Il primo mostro non rimane, però, tale. Poco dopo l’attacco al nostro sfortunato personaggio avviene infatti una vera e propria unione tra i due, con corrispondente generazione di due “anime gemelle”, ovvero che condividono lo stesso corpo, in questo caso una mortale e una di Klesha. La nostra ospite abbandona così le proprie sembianze mostruose per sostituirle con lineamenti e dettagli dal puro stile anime giapponese che, per quanto iper-colorato, non può che ispirare immediatamente simpatia.
Bastano poche sequenze di gioco, unite alle chiacchierate fatte con la piccola aiutante per scoprire l’assurda realtà: in Poison Control noi vestiamo i panni di un mortale incaricato di purificare i diversi inferni delle Belle, ovvero ragazze mortali le cui forti – e negative – emozioni vissute hanno portato alla generazione di questi ambienti fatti di rabbia, tristezza, delusione e perdita. Fatte queste premesse però, qualsiasi giocatore potrebbe chiedersi: “okay purificare l’Inferno di un altro essere vivente per riportarlo sulla buona strada è sicuramente una buona azione, ma io cosa ci guadagno?” La nostra piccola aiutante, che essendo l’anima di una Klesha in unione di forze con un mortale viene definita Poisonette, ci spiega come ogni purificazione permetta di ottenere un adesivo: una volta collezionati cinque sticker sarà possibile ottenere un biglietto per il paradiso, unito alla possibilità di esprimere un desiderio!
Dall’Hub di gioco di Poison Control sarà possibile selezionare le varie missioni, ognuna rappresentante la storia di una Belle le cui emozioni hanno portato alla nascita di un inferno. In questo senso il punto di forza del videogioco di ruolo risiede proprio nel collegamento tra i sentimenti e le vicende delle Belle e la tipologia di ambiente infernale – e corrispondenti Klesha – presenti al loro interno.
Ogni missione andrà infatti a rappresentare non solo un tentativo di ottenere lo sticker necessario per raggiungere il tanto agognato Paradiso, ma anche un vero e proprio viaggio all’interno dei sentimenti più oscuri dell’animo umano. Questi ultimi andranno a manifestarsi in mostruosità man mano differenti, così come in modi diversi per poter purificare l’ambiente di gioco. Fondamentale in questo percorso di redenzione della povera Belle sarà la nostra fedele Poisonette, che potrà “prendere in prestito” il nostro corpo con apposito comando per eliminare delle chiazze melmose presenti in ogni Inferno, permettendoci così di ottenere punti, vantaggi, munizioni e, a volte, tesori utili.
Facciamo uno step indietro: ho appena parlato di munizioni. Ebbene sì, il modo migliore per affrontare le mostruose personificazioni delle emozioni negative di ogni Belle risiede infatti nello sparargli contro delle apposite cariche, a volte tentando anche di colpire dei nuclei specifici e resi evidenti dal loro colore/posizione. Procedendo nell’avventura comprenderemo come queste munizioni non siano infinite e debbano quindi essere usate con attenzione, ma non solo: potremo infatti ottenerne di nuove man mano, grazie alla purificazione di Klesha sempre più potenti e oscure.
Poison Control affonda dunque i propri artigli in un core loop binomiale che, grazie all’alternanza continua di combattimento di nemici variabili e purificazione di chiazze su terreni sempre differenti, tende a non annoiare facilmente e a suscitare curiosità nel giocatore. Meccanica che finisce con l’avere l’effetto opposto è, invece, la Higan Radio. A comunicarci l’arrivo di una nuova Belle saranno infatti, di volta in volta, le due conduttrici di una trasmissione radiofonica che, oltre a leggere qualche dettaglio sulla ragazza e sul suo personale Inferno, tenteranno con una comicità quasi banale e conversazioni troppo – proprio troppo – lunghe di strapparci un sorriso. A conti fatti purtroppo, senza riuscirci.
Una volta snocciolate in modo più approfondito narrativa e meccaniche bisogna obbligatoriamente porre l’attenzione sul comparto grafico. Quest’ultimo merita infatti una particolare attenzione perché, per quanto possa affondare le proprie radici in un terreno puramente tratto dall’universo stilistico orientale (i disegni strizzano l’occhio ai manga), dal punto di vista stilistico Poison Control è… troppo.
I colori, le forme in-game, l’HUD, i personaggi: tutto è invasivo all’ennesima potenza, e dopo poche sequenze di gioco il giocatore si ritrova costretto a fare una lunga pausa a causa dell’affaticamento degli occhi. Fin dai primi passi nell’universo di gioco a colpire maggiormente è la scelta dei colori: questi ultimi, fatta eccezione per la veste nera del protagonista, sono infatti estremamente accesi e, sul lungo periodo, finiscono per stancare e disorientare. Spesso dettagli simili portano inoltre a non vedere alcune strade presenti nell’ambiente, così come alla perdita di dettagli.
Simile in quanto estremamente ingombrante risulta essere l’HUD di gioco che, soprattutto al termine di ogni stage di purificazione, assale la vista con colori sgargianti e dimensioni eccessive.
Messi da parte questi dettagli, però, bisogna anche dare un premio ai personaggi di gioco che, come già detto in precedenza, ispirano immediatamente simpatia e riportano la mente a manga e corrispondenti trasposizioni televisive. Unico dettaglio che li porta a perdere parte della loro bellezza risiede nelle palette che li caratterizzano, spesso eccessive tanto quanto quella delle ambientazioni.
Uno degli aspetti più apprezzabili del viaggio all’interno di Poison Control è, sicuramente, l’aspetto di crescita del personaggio. Quest’ultima non avviene, infatti, tramite semplici accumuli di punti esperienza, salite di livello e modifiche di statistiche, ma attraverso delle interazioni con Poisonette. Alla fine di ogni livello, una volta purificato l’Inferno e comprese le emozioni della Belle che lo ha generato tramite apposite forme-pensiero fatte di ricordi e pensieri, protagonista e Poisonette dovranno “gestire” i sentimenti e le esperienze affrontate con un breve dialogo: le scelte fatte all’interno della conversazione permetteranno di aumentare delle statistiche e ottenere vantaggi!
Tirando le somme, Poison Control è un titolo sicuramente apprezzabile e godibile, grazie alle sue meccaniche intuitive e a un meccanismo di progressione che non risulta frustrante per il giocatore. L’aspetto più importante risiede nei temi trattati: l’RPG di NIS America tenta infatti di portare lo sguardo, con un approccio più leggero, ad argomenti altrimenti molto complessi, tramite la generazione dell’Inferno di ogni Belle. Nippon Ichi ha anche trovato un modo “giusto” per far riflettere, grazie alla presenza delle forme-pensiero di ogni Belle. Queste ultime permettono, con poche parole, di comprendere i pensieri della ragazza e i sentimenti che ha vissuto, spingendo poi il giocatore a sfruttare la chiacchierata di fine livello con Poisonette per muovere qualche passo in un’analisi introspettiva.
Pro
- Modo diverso di affrontare alcuni argomenti "spinosi"
- Meccaniche intuitive
- Idea della radio originale
Contro
- Grafica e colori eccessivi
- Dialoghi estremamente lunghi e tediosi
- Radio: originale, ma rischia di annoiare sul lungo periodo