Pillars of Eternity II: Deadfire – Recensione
Le divinità sono spesso raffigurate come esseri perfetti, potenti e inarrivabili per l’uomo, il quale le venera e le segue, secondo i dettami del culto. Non sempre, tuttavia, la figura di un dio è vista come priva di difetti od onnipotente. Alcuni sono capricciosi, fallaci, molto più simili agli umani che alle divinità, capaci di crearsi dei nemici. Sarà proprio la vendetta contro un dio a mettere in modo la trama di Pillars of Eternity II: Deadfire.
Obsidian Entertainment prova a replicare il successo del primo capitolo, dando vita ad una nuova avventura nell’arcipelago di Mortafiamma, da cui origina il titolo, ambientata qualche tempo dopo le peripezie della Foresta di Dyr.
Vendetta divina
Dopo i fatti del primo capitolo, il nostro Osservatore vive in pace nella sua fortezza di Caed Nua. La serenità, tuttavia, non è destinata a perdurare ancora per molto. Eothas, il dio della luce e delle ricompense creduto morto, prenderà possesso dell’enorme statua su cui la nostra fortezza si regge, facendola camminare per il mondo, uccidendo sia l’Osservatore sia grandissima parte del suo seguito.
La prima volta che prenderemo il controllo del nostro personaggio sarà proprio quando finirà nell’aldilà, in mezzo al flusso di anime che va e viene dal mondo dei vivi, nell’eterno circolo che popola il mondo. Lì incontreremo Berath, la dea della morte: con lei parleremo degli avvenimenti del recente passato, potendo importare il salvataggio del primo episodio o semplicemente ripercorrendo le nostre scelte tramite qualche domanda. Con Berath potremo inoltre stabilire un patto per tornare nel nostro corpo, resuscitando, e iniziare la nostra caccia a Eothas, in pieno stile God of War ma in modo meno cruento. Torneremo in vita al comando di un piccolo sloat che, dopo uno scontro con una ciurma pirata, finirà nel bel mezzo di una tempesta, naufragando proprio su una delle isole di Mortafiamma su cui l’enorme Eothas è già passato. Lì inizieranno le nostre peripezie: dovremo rimpolpare la ciurma e cercare di riparare la nave ma, ovviamente, nessuno farà niente per niente. Già nella prima isola faremo nuove conoscenze, come una sacerdotessa di Gaun, altra incarnazione di Eothas, oltre a incrociare vecchi amici che potranno seguirci ancora una volta creando un gruppo abbastanza folto.
Pillars of Eternity II: Deadfire non perde affatto lo stile molto profondo e centrato sulla narrazione, inaugurato col primo capitolo: i dialoghi e la narrazione saranno una parte fondamentale del gioco, molto dettagliati e interamente doppiati. Se Pillars of Eternity è riuscito a catturarvi con la sua trama, Deadfire non sarà da meno.
Osservatore sì ma non troppo
Pillars of Eternity II: Deadfire, così come il suo predecessore, consente di creare il proprio personaggio con una profondità unica: potremo sceglierne la razza, la provenienza e molte altre caratteristiche. Riguardo la classe ci sono delle innovazioni: a differenza del primo capitolo, potremo creare un personaggio multiclasse, creando un ibrido fra due job differenti. Oltre a queste vi saranno poi anche le specializzazioni. Chiaramente gestire un personaggio multiclasse non sarà facile, tanto che la scelta consigliata per chi non sia ancora pratico è proprio la classe singola. L’albero di abilità sarà in ogni caso molto ricco e sarà proprio grazie a questo che i nostri personaggi potranno essere differenziati totalmente nello stile di combattimento, creando un livello di profondità più unico che raro. Le abilità saranno però così tante che, durante le prime ore, si faticherà un po’ a prendere la mano con il sistema di combattimento, soprattutto i neofiti. Fra gli svariati incantesimi e abilità, utilizzabili solo un determinato numero di volte, e la pausa da dover settare per ogni dato avvenimento, seguire gli scontri non sarà semplicissimo, soprattutto se si combatte contro più avversari. In tutto ciò una delle ancore di salvataggio sarà il box in basso a destra della schermata che elencherà i vari avvenimenti in battaglia. Anche questo però non è del tutto ottimizzato: qualche volta infatti ci è capitato di visualizzare qualche messaggio di eccezione lanciato dal codice del gioco.
Una volta compreso come settare le pause, che si rivelano fondamentali nell’economia degli scontri, e sviluppato un minimo di dimestichezza con le abilità dei personaggi, insieme alla capacità di supervisionare in modo efficiente ciò che succede su schermo, gestire gli scontri non sarà poi così complesso, a patto di non distrarsi. Interessante anche il sistema di ingaggio, adesso unito all’abilità del muoversi furtivamente: adesso infatti, muovendosi furtivamente, potremo tentare di cogliere di sorpresa il nemico. Questi saranno indicati da un grande cerchio, all’interno del quale sarà indicato il loro campo visivo a forma di cono. Una volta entrati all’interno del cerchio, il nemico potrà entrare in stato di preallarme ma, se non entreremo nel suo campo visivo, potremo comunque far nostro il primo attacco dello scontro.
Tornano il sistema di relazioni fra personaggi e quello di gestione della vostra struttura. Questa volta tuttavia non sarà Caed Nua, ormai andata distrutta, ma la nave. Si potrà reclutare la ciurma per gestire al meglio l’imbarcazione per poi guidarla anche all’arrembaggio contro altri convogli navali, razziando risorse. Tali materiali saranno utili anche nei nostri viaggi, in quanto muoversi per Mortafiamma ha sempre un prezzo.
Insieme all’esplorazione navale è stata leggermente rinnovata anche quella via terra. Muovendoci liberamente all’interno delle isole, rappresentati da un segnalino con il nostro ritratto, potremo raggiungere i vari dungeon o trovare risorse utili ai nostri viaggi o oggetti da usare in combattimento. All’interno delle città sarà presente una tipologia di viaggio simile, potendo scegliere fra le varie zone dell’agglomerato, per poi esplorarlo normalmente con la solita visuale isometrica. Anche qui saranno presenti i mini-eventi sotto forma di racconto cartaceo, all’interno dei quali potremo effettuare più scelte a seconda delle nostre abilità e percorrere quindi vie diverse che ci porteranno non sempre ad unico finale o un’unica ricompensa: queste infatti potranno variare a seconda delle nostre decisioni.
Il gameplay di Pillars of Eternity II: Deadfire, insomma, è tutto tranne che piatto: le innumerevoli varianti delle azioni da intraprendere, le relazioni fra personaggi e la narrativa, incastrata alla perfezione con il gameplay, diventandone parte integrante, rischiano addirittura di rendere spiazzato il giocatore ad un primo impatto con il titolo, sommerso dalla profondità e dalla vastità di ciò che si trova di fronte.
Fiamma tutt’altro che morta
Uno degli aspetti che subito spicca agli occhi del giocatore è il rinnovato HUD: riammodernato e molto più intuitivo rispetto al passato, ha uno stile che non stona con il fantasy. I comandi sono facilmente raggiungibili, in modo da non perdere tempo durante i combattimenti, seppur vi sia la pausa tattica. Anche il comparto grafico è nettamente migliorato: gli ambienti e i personaggi sono più vivi e colorati, insieme alle texture migliorate che li rendono meno pixellosi. Ovviamente non stiamo parlando di livelli di colossi AAA ma il titolo risulta comunque godibilissimo anche sotto questo punto di vista.
Le musiche sono molto evocative: sia quelle d’ambiente sia i battle theme si adattano benissimo alle situazioni del gioco, rendendo benissimo l’atmosfera che si vuol trasmettere. Grande è stato anche il lavoro fatto con il doppiaggio. Pillars of Eternity II: Deadfire è un titolo ricolmo di dialoghi e descrizioni: nessuna di queste è stata tralasciata o fatta passare in secondo piano, ogni singola parola è stata doppiata e la qualità non ne risente affatto, nonostante la grande mole di testi.
Pillars of Eternity II: Deadfire si riconferma una perla per tutti gli amanti del genere GDR occidentale vecchio stampo: come il suo predecessore pesca a piene mani da D&D e dai vecchi titoli come Baldur’s Gate e Arcanum, senza però mai risultare banale o una mera fotocopia. Deadfire ha un suo stile e una sua trama ben definita e soprattutto profonda, così come il suo gameplay. I personaggi sono interamente personalizzabili e adattabili a qualsiasi stile di combattimento, a seconda delle scelte del giocatore. Questa profondità però può incutere timore ad alcuni giocatori, che si ritroveranno spiazzati dalle miriadi di dialoghi, avvenimenti, abilità o punti parametro da distribuire. Deadfire non è un gioco per tutti, ma ha tantissimo da dare.
Pro
- Molto longevo
- Personalizzazione molto approfondita
- Ambientazione curata
Contro
- La troppa profondità potrebbe risultare pesante per qualcuno
- Combat system non molto intuitivo