Phoning Home – Recensione
La fantasia umana ha un potere immenso: è in grado di creare racconti incredibili che fanno appassionare grandi e piccoli. A volte da queste storie sorgono domande profonde che piegano le nostre menti, come “qual è la vera fine di Inception?” oppure “la torta è veramente una bugia?”.
A quanto pare ION LANDS, sviluppatore e publisher di Phoning Home, deve aver avuto in mente la domanda “cosa succederebbe se Wall•e si trovasse nelle condizioni di E.T. in un pianeta sconosciuto?”.
Phoning home è un survival game ambientato su un pianeta alieno, sul quale Ion, piccolo robot (gemello di Wall•e, probabilmente separati alla nascita) atterra a causa di un’avaria della sua nave. Dopo questo incidente, Ion dovrà esplorare questo pianeta, raccogliere risorse e craftare ogni elemento utile, guidato dall’intelligenza artificiale della sua nave e in compagnia di un altro piccolo robot, Ani, scovato durante l’avventura.
Obbiettivo dell’esplorazione? Trovare un modo per contattare il pianeta madre e chiedere aiuto.
Andiamo con ordine: il gioco inizia con il nostro protagonista nell’astronave danneggiata, la quale inizierà il suo ciclo di diagnostica. Dopo ciò, avremo libertà di muoverci e uscendo da essa ci troveremo di fronte a un mondo abbastanza vasto e ben realizzato. Le strutture non sono piane e lineari: lo sviluppo verticale del terreno dona al gioco una sensazione di realismo notevole.
Complice di questa sensazione sono inoltre la vegetazione e gli effetti climatici, che sebbene siano forse troppo simili a quelli terrestri, portano il giocatore a sentirsi realmente perso nella natura. È d’impatto il girovagare per i prati, scavalcare delle rocce e trovarsi di fronte a un lago di lava o un una folta vegetazione.
Oltre a questo, gli elementi necessari per il crafting spiccano per originalità e cura, risaltando sulla natura senza risultare fuori luogo. Allo stesso modo, la varietà di esseri viventi asseconda questa sensazione ignoto, incrementando la voglia di conoscere e di esplorare.
I suoni sono anch’essi sapientemente composti e danno un punto in più all’immersione del giocatore: la gli elementi naturali e le creature risuonano in modo coinvolgente, facendo sentire “vivo” il pianeta.
Il contrasto tra l’inumanità del protagonista e il realismo del mondo creano un effetto molto più ricco di quanto ci si poteva aspettare dalla semplice sinossi di Phoning Home.
Queste sono le sensazioni che si hanno d’impatto. Esse però cedono andando avanti nell’esplorazione. La grafica appagante si scontra con strutture fisiche non perfettamente realizzate, scalabili solo “glitchando” i poligoni. Si litigherà costantemente con i propulsori, di cui Ion è dotato, per poter saltare su un luogo sopraelevato senza danneggiarsi.
Molto utile è la bussola che indica la posizione degli elementi già analizzati, così da poterne raccogliere di più per costruire gli elementi utili come carburante, celle solari e così via (certo il costruire elementi solo con funghi e fiori non sembra molto logico ma diamo a questo pianeta il beneficio dei creare flora così potenzialmente utile).
Risultano però frustranti e fastidiose sia le animazioni di raccolta degli oggetti, che bloccano totalmente il movimento e non sempre hanno luogo correttamente, sia le delucidazioni assolutamente fastidiose dell’intelligenza artificiale della nave, che non mancherà di ricordarti che avvicinarsi al fuoco ti danneggerà (quando la competente e completa HUD raccoglie già tutte le informazioni necessarie).
Le sue uscite ricorderanno quelle di Navi in Legend Of Zelda: Ocarina of Time, la quale rimane tutt’ora simbolo di odio e tormento. Fortunatamente le sue uscite poco piacevoli andranno a ridursi avanzando nel gioco.
L’elemento “action” di Phoning Home è ben organizzato, lasciando libertà al giocatore di ingaggiare o meno uno scontro con le creature aliene. Non sempre infatti sarà consigliabile scontrarsi così e gli utenti più “pacifisti” avranno possibilità di evitare la violenza gratuita.
L’hit detection degli elementi naturali al contrario è privo di senso e non ha una realizzazione ideale (si subirà danno per esempio se saremo sul limite di una roccia posizionata molto più sopra a un fiume di lava).
Anche le prestazioni sembrano seguire lo stesso trend: la grafica è ben strutturata e non ha richieste eccessive per essere un open world relativamente ricco di elementi e i modelli di animali di protagonisti sono dettagliati, ma l’instabilità di framerate degrada sensibilmente l’esperienza. Non sarà raro avere picchi da 100FPS su hardware di alto livello, seguiti però da crolli a 28 a causa della povera ottimizzazione degli asset ambientali (in particolar modo l’erba, elemento preponderante nella la vegetazione del pianeta).
Superando questi difetti, Phoning Home è quel che ci si aspetta da un survival. Come Conan Exiles, non è originale nel gameplay, non ha delle innovazioni sensibili e notevoli. È poco sensato anche sottolineare che diventa ridondante e ripetitivo. Come survival non fa nulla di terribilmente sbagliato e non cerca di strafare in alcun modo nei contenuti e nella realizzazione.
Phoning Home purtroppo cade tra quei giochi che seguono il filone del momento senza stravolgerlo. Ha difetti tecnici che lasciano perplessità, ma ignorandoli per un momento e lasciandosi trasportare dalle atmosfere e dall’ avventura si dimostra un titolo accettabile, godibile aggiustando le proprie aspettative. Purtroppo trasmette una sensazione che ultimamente si sta facendo sentire nell’ambito degli indie che è la mancanza di “profondità”. ION LANDS ha fatto un mediocre lavoro e preso a sé non è terribile. Sembra però che il titolo sia più votato a rappresentare un genere in voga (survival oper world) e non a ciò che il gioco potrebbe essere davvero.
Pro
- Atmosfere immersive
- Suoni realistici
- Open world non lineare
Contro
- Povera realizzazione tecnica
- Ottimizzazione e stabilità scadenti
- Mancanza di originalità e varietà