Persona 4 Golden – Recensione PC
Questo 2020, per ovvie ragioni, non lo dimenticheremo facilmente. Ne abbiamo passate tante, ci siamo sentiti indifesi e impauriti, abbiamo vissuto nel dubbio e, lentamente, ci siamo ripresi o, per essere più precisi, ci stiamo riprendendo. Con grande soddisfazione di chi come noi vive questo mondo a trecentosessanta gradi, i videogiochi hanno avuto un ruolo importante sulla comunità, in questi mesi. In mezzo a tanta incertezza, la sfera ludica ha saputo prendere per mano il travagliato e funestato sistema dell’intrattenimento in generale, tendendo così una grossa mano non solo ai videogiocatori ma più in generale a chi con i videogiochi ci vive e ci lavora. Facendo però un piccolo balzo in una direzione diversa, ma rimanendo sempre in tema videoludico, il 2020 ha rappresentato un passo decisivo per alcuni brand, apparsi sempre più forti e soprattutto avviati verso quello step necessario per inserirsi a pieno diritto nell’Olimpo del videogioco.
Subito ci viene in mente la saga Persona che, con l’arrivo dell’edizione Royal dello splendido Persona 5, con tanto di localizzazione italiana (mossa storica per il brand), ha abbandonato quasi definitivamente l’appellativo di titolo di “nicchia” per abbracciare un nuovo status, uno status di capolavoro riconosciuto da sempre più persone.
Per coronare questo splendido traguardo ATLUS ha deciso di schierare l’artiglieria pesante, annunciando a sorpresa l’arrivo su PC, tramite Steam, di uno dei capitoli più belli e paradossalmente “poco conosciuti” della saga in questione: Persona 4, chiaramente nella sua versione Golden. In questi giorni, dunque, ci siamo lasciati trasportare da Inaba e dalle sue splendide e allo stesso tempo spettrali atmosfere in un gioco di ruolo intimamente classico ma allo stesso tempo innovativo, una sorta di padre spirituale di Persona 5 che ha saputo portare la saga stessa verso nuove vette.
Ad accompagnarci abbiamo trovato però un lavoro di “ammodernamento” tutto sommato pigro e poco ispirato, anche se non ne abbiamo sentito più di tanto il peso specifico. Perché, diciamocelo, poter (ri)giocare a Persona 4 Golden, senza essere “costretti” a reperire una console fondamentalmente sparita da ogni radar è praticamente un dovere, prima che un piacere. Fidatevi.
Benvenuti nella Velvet Room!
Se siete tra quelli che non conoscono la storia di Persona 4, magari avendo mancato anche all’appuntamento “recente” con la serie animata che ha ripercorso alla grande (nei limiti della sua durata, chiaramente) gli eventi principali del gioco, vi invidiamo e non poco. Perché, ma senza entrare troppo nello specifico, la trama di Persona 4 Golden è probabilmente una delle migliori della saga e non ha nulla da invidiare a suo fratello minore, ben più famoso e osannato.
Il protagonista della vicenda guida un plot narrativo molto familiare: trasferitosi in un’altra città, completamente opposta alla sua per usi, densità demografica e stile di vita in generale, il giovane Yu Narukami (usiamo il nome datogli nella versione anime) è “costretto” ad abituarsi a una nuova realtà in quattro e quattr’otto.
Nuova scuola, nuovi amici, una “nuova” famiglia, tutto questo dovrà essere la sua nuova realtà per i mesi a venire, in cui dalla più blasonata città metropolitana sarà ospite nella piccola e fiabesca Inaba, in cui a ospitarlo saranno lo zio Dojima e la sua cuginetta, Nanako. Quella che potrebbe sembrare una sorta di “vacanza”, impreziosita dal formarsi di nuove e inossidabili amicizie, come quelle con lo strampalato Yosuke, la bella Yukiko o la simpaticissima e solare Chio, e dalla possibilità di scoprire uno stile di vita se vogliamo molto lontano da quello a cui Yu era abituato, è destinata però a trasformarsi in un incubo, e anche rapidamente. Sin dall’arrivo in città del giovane, infatti, iniziano a susseguirsi con sempre maggior insistenza le voci su misteriosi omicidi che stanno gettando nel panico e nello sconforto l’intera cittadina e le sue forze armate locali, tra cui spicca lo stesso zio del protagonista, uno dei detective incaricati di seguire lo spinoso caso. Contemporaneamente, Yu e i suoi amici entrano in contatto con una spaventosa e incredibilmente “reale” verità: esiste un altro mondo oltre a quello conosciuto.
Tale mondo, una costante per i capitoli della serie nella sua interpretazione, stavolta è celato nella televisione. Sì, avete capito bene. Il famoso Midnight Channel di cui tanto si parla nasconde in realtà un vero e proprio mondo alternativo, in cui Ombre e pericoli di ogni sorta si aggirano per le misteriose strade e si nascondono a ogni angolo.
La vera svolta, in termini narrativi, arriva però quando il gruppo di giovani prende coscienza di una terribile verità: gli omicidi e il “metaverso” sono collegati. Qualcuno, insomma, si sta servendo del mondo della televisione per perseguire i propri crimini. Inutile dirvi che la missione del protagonista e di tutti gli altri sarà proprio quella di scoprire chi si nasconde dietro a tali eventi, in un turbinio di rivelazioni, nuovi personaggi, tanti segreti e altro ancora, il tutto condito da un ritmo e da una direzione che ricalcano in pieno lo stile anime giapponese, sempre più apprezzato negli ultimi anni.
Persona!
A livello puramente ludico, Persona 4 Golden non si distingue più di tanto dal suo predecessore, né tanto meno dal suo successore. Il gameplay è infatti scisso esattamente a metà tra il modo “reale” e il mondo della televisione, la cui gestione risulta, ancora una volta, un elemento fondamentale per la progressione. Persona 4, però, da questo punto di vista riesce a dare veramente il meglio di sé. Tenendo sempre bene a mente il calendario, e tenendo conto del meteo (elemento fondamentale nella fruizione del gameplay stesso), è possibile gestire il proprio tempo in modo assolutamente libero, tenendo conto però del fatto che le scelte compiute incidono direttamente sullo sviluppo dei personaggi e delle loro abilità.
Una volta catapultati all’interno del mondo della televisione, luogo minaccioso e pericoloso come dicevamo poc’anzi, Persona 4 Golden svela la sua natura di videogioco, un videogioco tanto semplice nel gameplay quanto profondo nella sua gestione complessiva. All’interno del mondo in questione, infatti, i protagonisti acquisiscono l’abilità di combattere contro le minacciose “Ombre” che pullulano nelle strade, seppur essi nella vita reale non abbiano esattamente abilità combattive degne di nota.
Il mondo cognitivo mette dunque in luce lati nascosti delle persone, ma a dare la giusta spinta ai giovani eroi arrivano proprio loro: i Persona. Le misteriose entità legate a ognuno di loro si manifestano il tutto il loro splendore, aiutandoli e aiutandoci nella tante battaglie che attendono il gruppo, alla ricerca di una verità difficile da scovare.
Per raggiungere tale obiettivo, i protagonisti devono esplorare ogni dungeon che si creerà di volta in volta e portare a termine la missione, che stavolta non è quella di cambiare il cuore delle persone, bensì quella – più semplicemente – di salvare quelle intrappolate all’interno di essi. Per portare al termine tali missioni, bisogna esplorare e completare i suddetti dungeon (suddivisi in livelli, di difficoltà man mano più elevata) entro un certo tempo limite e ciò si lega, come dicevamo poc’anzi, all’abilità del giocatore di riuscire a sfruttare sapientemente il proprio tempo a disposizione.
Va detto che i dungeon rimangono “aperti” fino al proprio completamento, dunque potrebbe sembrare la scelta più ovvia chiudersi al loro interno e combattere fino allo sfinimento? Sì e no, perché in Persona 4 Golden (così come in Persona 5) bisogna tenere d’occhio anche un altro fondamentale fattore: i Social Link. Familiarizzare coi restanti membri del cast è un fattore determinante, poiché aiuta pesantemente anche la parte “giocata” del titolo, potenziando e sbloccando nuove abilità e anche gli stessi Persona.
Per sbloccare tutto, chiaramente, una sola partita vi è insufficiente. Il calendario, vero motore del gioco, offre slot predefiniti che danno e tolgono spazio a una o ull’altra attività: se passiamo del tempo con Yosuke non possiamo andare fuori con Chie, se ci alleniamo non possiamo studiare e così via, e ciò chiaramente porta a delle conseguenze importanti nell’economia e nella progressione del gioco.
Se siete dei completisti o semplicemente volete godere appieno dell’esperienza di gioco, non temete: Persona 4 dà la possibilità di avviare una modalità New Game Plus, che consente di iniziare l’avventura dal principio tenendo però conto delle scelte compiute e, dunque, offrendovi la possibilità di cambiare le scelte fatte, andando così ad ampliare il bagaglio culturale del nostro alter ego, con ovvie ripercussioni anche sullo stesso gameplay. Ciò, chiaramente, contribuisce a non perdere alcuni passaggi fondamentali di una storia memorabile, dai temi e dalle sfaccettature imponenti, curata nei minimi dettagli e che, soprattutto, non ha nulla da invidiare al ben più famoso quinto capitolo della saga.
L’arrivo su Steam: un sogno a occhi aperti?
L’annuncio della versione PC del gioco ha ovviamente generato grandissimo entusiasmo nella community videoludica, specialmente quella più vicina al brand o comunque al genere. Al netto di tutta quella che sarebbe stata la gestione stessa del porting, la possibilità di (ri)giocare un prodotto come Persona 4 Golden, pericolosamente uscito da sin troppi radar nel corso degli anni, valeva da sola il prezzo del biglietto. Un prezzo super abbordabile, tenendo conto del fatto che la copia Steam viene distribuita a soli 19,99€ nella versione standard.
Onestamente, noi ci siamo avvicinati a tale versione proprio per la volontà di rivivere una storia straordinaria, piuttosto che per la conversione in sé da cui, in tutta franchezza, ci aspettavamo ben poco. E di fatto così è stato: il porting su PC non offre infatti alcuna aggiunta alla formula base, né riesce a svecchiare alcuni passaggi (come l’assenza del salvataggio rapido) che non riesce dunque a smorzare dinamiche e meccanismi di un titolo con quasi quindici anni sulle spalle. La versione Steam di Persona 4 Golden è, come avremmo potuto immaginare, un “semplice” lavoro in termini di risoluzione e pulizia grafica generale che comunque, nel complesso, fa la sua bella figura. L’adattamento al formato widescreen, la possibilità di settare alcuni effetti vari (di cui però non ci sentiamo di affermare l’effettiva resa pratica) contribuiscono a fornire un quadro generale più che apprezzabile, a cui fanno da ciliegina sulla torta un’impronta e una resa cromatica ben diverse e che donano più giustizia alla spettacolare infrastruttura estetica del titolo di Atlus.
Dopo aver giocato a Persona 5 e Persona 5 Royal avevamo forse dimenticato quanto anche Persona 4 Golden fosse meraviglioso anche dal punto di vista artistico e questa conversione, seppur con evidenti limiti ma soprattutto con evidente pigrizia, è riuscita comunque a ricordarcelo appieno. Scendendo un po’ più nei dettagli abbiamo notato come, con l’ausilio di una risoluzione maggiore, alcuni passaggi sono apparsi quasi diversi da come li ricordavamo.
Abbiamo notato dettagli sfuggiti e impossibili o quasi da notare in passato, ci siamo lasciati trasportare dalla bellezza di un mondo di gioco terrificante ma allo stesso tempo una vera esplosione di colori, e lo abbiamo fatto su un PC di medio-alto livello che ci ha consentito di godere appieno di tutti quelli che sono i vari artifici con cui la nuova versione è stata progettata.
Va detto che non noterete molta differenza pur abbassando i dettagli o che non riuscirete in alcun modo a giocare con mouse e tastiera, il cui supporto è stato annunciato proprio durante la presentazione del gioco, ma sono tutti dettagli che, onestamente, al cospetto di una simile produzione – e basandosi anche sul prezzo a cui viene venduta questa nuova edizione – passano in secondo piano.
Ciò che apprezzerete sicuramente, a parte la solita – splendida – colonna sonora, anch’essa forse sfuggita eccessivamente di mente dopo aver ascoltato quella del suo successore, è la possibilità di godere delle avventure di Persona 4 Golden con l’ausilio del doppiaggio originale giapponese, disponibile sin dall’inizio tramite il menù delle opzioni audio del gioco.
La versione PC di Persona 4 Golden va consigliata a tutti e a prescindere. Chiudendo gli occhi su una conversione – tutto sommato comunque giustificata da un prezzo più che accessibile – pigra e che non offre praticamente nulla di nuovo, vi ritroverete così per le mani uno degli JRPG più belli di sempre. Un’avventura lunga, ricca di colpi di scena e che soprattutto non ha mai paura di trattare temi adulti con un piglio duro e mai banale. Certo, gli anni sulle spalle si sentono tutti, ma una volta fatta la doverosa abitudine potreste non riuscire a staccarvi più dallo schermo. Attenti, però, a non finirci dentro!
Pro
- É sempre il solito, magnifico, Persona 4 (Golden)
- La possibilità di gustarlo con l'ausilio di schermi di nuova generazione si fa comunque sentire
- Doppiaggio giapponese!
Contro
- Nessuna novità degna di nota
- Graficamente, forse, si poteva fare qualcosa in più