Patapon Remastered – Recensione
I videogiocatori ultra ventenni sono coloro i quali spesso lamentano la mancanza d’innovazione di questa generazione videoludica che, soprattutto nel panorama console, sembra puntare più a rinvangare il passato piuttosto che guardare al futuro, con remake (e reboot) delle glorie intramontabili e remastered più o meno pigre.
Patapon Remastered è il ritorno in 4K (o full HD, in assenza di schermo adeguato) di un titolo PSP vecchio oltre otto anni, ai tempi molto apprezzato da pubblico e critica, nonché una preziosa occasione, per i giocatori più giovani, per conoscere una IP semplice e innovativa come poche al giorno d’oggi.
Non è possibile approfondire la discussione “generazione delle remastered” senza uscire dal seminato e abbandonare Patapon al suo destino; va però detto che questa ripresentazione dell’originale titolo di Pyramid non depone benissimo a favore di chi difende tale trend, a causa di una generale pigrizia nella rimasterizzazione di cutscene e schermate di caricamento, talmente sgranate e “vecchie” rispetto alle sezioni da giocare da infastidire non poco.
Le fasi di gioco vero e proprio sono state più fortunate: lo stile grafico è invecchiato benissimo, grazie a un design che affianca minimalismo e cura per i dettagli di ogni singola creatura a schermo, il tutto accompagnato da una grande varietà di brillanti colori “Pantone” e animazioni deliziose.
Patapon Remastered mescola in maniera geniale più generi, creando qualcosa di unico: rhythmn game, strategico e god game, con un pizzico di GDR per la gestione delle numerose tipologie di truppe impiegabili. Scopo del giocatore è impersonare l’Onnipotente, entità a guida dei Patapon, scomparsa da tempo immemore ma finalmente tornata per condurre il proprio popolo ai confini del mondo, alla scoperta della “COSA” (chiamata proprio così) che garantirà potere e felicità alle ciclopiche creaturine.
Ovviamente il viaggio è irto di pericoli e creature ostili, fra cui spiccano i Zigoton, acerrimi nemici dei Patapon; compito dell’Onnipotente sarà appunto guidare i suoi fedeli a ritmo di tamburo – o meglio, tamburi – tra le battaglie, cacce e conquiste che compongono i livelli.
Che Patapon fosse stato stato pensato per console portatile è evidente: ogni stage ha breve durata (difficilmente si superano i cinque minuti ciascuno) e il sistema di raccolta risorse e potenziamento delle truppe richiede un certo farming.
Tutto questo non da fastidio quando il periodo di gioco è ridotto, ma nel caso di sessioni della durata di un paio d’ore la ripetitività e la noia potrebbero avere la meglio quando, per ottimizzare le proprie unità prima di un boss, serve ripetere i soliti livelli anche sei, sette volte per ottenere materiali utili.
La stessa creazione (e resurrezione, nel caso di sconfitta) dei Patapon ha un che di geniale e si contestualizza in modo estremamente gradevole all’interno del gioco, nonostante si tratti della componente più macchinosa e peggio invecchiata dell’intero titolo, almeno per tutte le ore iniziali, in cui il denaro scarseggerà costantemente.
In compenso, Patapon Remastered risulta ancora oggi divertente e originale da giocare, con il giusto mix tra ritmo e strategia: vincere le battaglie contro boss sempre più grandi e cattivi non sarà mai facile (complice anche il già citato e indispensabile farming di risorse) è richiederà concentrazione e una buona attenzione, per evitare di perdere il ritmo di battuta sui tamburi nel momento meno opportuno.
In seguito a 10 combo “normali” (anche meno nel caso si risulti particolarmente precisi) i guerrieri entreranno in una condizione “febbrile”, grazie al quale ogni loro mossa avrà maggio efficacia; inutile dire che mantenere il ritmo – e di conseguenza lo stato Fever – è la chiave per il successo degli scontri avanzati.
Un rhythm game privo di “voti” di fine stage, quindi, legato al semplice concetto di vittoria o sconfitta.
Va da sé che il comparto audio di Patapon Remastered è azzeccatissimo e riesce a coinvolgere con le sue melodie ritmate a livello viscerale come solo i tamburi riescono a fare, spingendo non di rado a seguire il ritmo anche fisicamente; man mano che lo stato Fever viene mantenuto. Le tracce musicali si arricchiscono di voci e strumenti di accompagnamento, in un crescendo che fomenta il giocatore e al contempo ne abbassa la concentrazione, aumentando le probabilità che sbagli un passaggio e debba ricominciare la catena di combo d’accapo. Insomma una maniera deliziosa e infame di rendere il gioco via via più complicato.
La durata media di una campagna di Patapon Remastered si attesta sulla decina di ore, anche se per una reale ottimizzazione di equipaggiamenti e unità ne occorrerebbero quasi il doppio. Il vero peccato, quindi, è la poca varietà dei livelli ripercorribili durante le sessioni di farming.
Patapon Remastered è un’ottima occasione e una seconda vita per un titolo che fece furore ai tempi dell’uscita, ma che a causa di sequel non altrettanto ispirati e fin troppo simili tra loro, ha fatto perdere l’interesse a proseguirne la serie. Nonostante qualche macchinosità e lentezza di gameplay che oggi risalta più che in passato e delle cutscene riproposte su PlayStation 4 in maniera inspiegabilmente svogliata, Patapon Remastered è senza dubbio un acquisto consigliato tanto ai nostalgici quanto ai curiosi, grazie anche a un prezzo di lancio (14,99 Euro su PlayStation Store) piuttosto abbordabile.
Pro
- Stilisticamente accattivante
- Geniale mix di generi videoludici
- Semplice ma non facile
- Supporto trofei PlayStation Network
Contro
- I filmati non sono stati rimasterizzati
- Molte meccaniche sentono il peso degli anni
- Alcuni utenti hanno riscontrato problemi di sincronizzazione audio/video