Parasite Eve II – Recensione Parasite Eve II
Il ritorno dei mitocondri
Come è facilmente intuibile dal nome, Parasite Eve II è il seguito del famoso "Gdr Cinematico" prodotto dalla Squaresoft nel lontano 1998 in Giappone e in America e, per nostra sfortuna, mai importato in Eurolandia.
Parasite Eve 2 prende luogo anni dopo le vicende che sono accadute nel primo episodio. In quest’ultimo si assisteva alla lotta di Aya Brea, una giovane nonchè affascinante matricola della polizia di New York, contro Melissa Pearce, che ben presto si fa chiamare Eve, definendosi come portatrice di evoluzione e liberatrice dei mitocondri (organismi cellulari che sono il fulcro dell’intera serie).
Dopo una settimana passata in giro per una New York devastata dagli attacchi delle creature nate dall’effetto dei mitocondri, alla ricerca di indizi e soprattutto di Eve, Aya, grazie anche all’aiuto della marina militare, riesce a sconfiggere la sua nemesi, con la quale scoprirà poi di avere un legame che va oltre l’essere nemici.
Il gioco ebbe veramente un grandioso successo, sia perchè tecnicamente era ottimo, sia perchè aveva una trama coi controfiocchi e infine per il suo gameplay alla Action Gdr, un Resident Evil con incontri casuali, magie e punti esperienza tanto per farla breve. Nonostante la trama del primo episodio si chiude in maniera esaustiva, lasciando anche una libera interpretazione di esso al giocatore, alla Squaresoft hanno ben pensato di non lasciarsi sfuggire l’opportunita di farne un seguito, con l’incentivo di portare tale sequel anche nel "facile" mercato europeo.
Ovviamente tale seguito ha riscosso un buon successo, ma non si può dire che sia superiore al suo predecessore. Scopriamo insieme perchè.
Aya è più bella che mai… ma anche no
Graficamente parlando, il gioco è superbo. É una cosa naturale, considerando che stiamo parlando della Squaresoft, la quale è da sempre una delle migliori software house in campo tecnico, a cui si va ad aggiungere il fatto che Parasite Eve 2 è stato sviluppato anche negli ultimi anni di vita della piccola console grigia che tanto ha fatto sognare i videogiocatori di tutto il mondo, ossia quando le sue potenzialità tecniche erano al massimo.
Sarà così che nel gioco controllerete una Aya con un look decisamente diverso da quello del primo episodio. Oltre al taglio di capelli, Aya sembra aver messo su qualche chiletto, che la fanno sembrare una 35enne fuori forma, sebbene nel gioco ella sia molto più giovane (anche per effetto dei suoi mitocondri), cosa che si vede perfettamente nei filmati in CG in cui ella appare (la scena sotto la doccia credo sia un’icona oramai). Ma tralasciando questo aspetto, che potrebbe apparire alquanto soggettivo, passiamo a descrivere il resto. Aya è costruita in 3D puro, così come gli altri personaggi che incontrerete e i mostri che affronterete. Questi ultimi poi peccano un pò troppo di originalità: infatti, a parte certe tipologie di mostri, tutti gli altri che incontrerete sembrano che si rassomiglino troppo in certi particolari.
Il mondo in cui è ambientato PE2 invece, come il suo predecessore, è costituito da sfondi in 2D prerenderizzati al computer, quindi molto più dettagliati rispetto a come sarebbero se costruiti in 3D. Su di questi non c’è proprio nulla da dire, se non in positivo, visto che sono ben fatti e molto originali a loro volta (a parte certe locazioni che si vedono un pò dappertutto). In definitiva, la grafica è un punto a favore del gioco, se non fosse per la pessima costruzione grafica di Aya durante il gioco.
Alza il volume che non si sente la musica
Chi ha giocato al primo Parasite Eve ben ricorda la splendida colonna sonora composta da Yoko Shimomura. Un lavoro che fu accolto con grande entusiasmo, visto che era un misto tra l’opera e l’elettronica ben riuscito. Oltre al valore tecnico intrinseco in ogni ost del gioco, si doveva per forza ammettere che era una soundtrack affascinante e coinvolgente. In PE2 tutto questo non c’è più. La soundtrack di questo secondo capitolo è infatti composta da Naoshi Mizuta, che ha tutto da invidiare a quella del primo episodio. Non solo durante quasi tutto il gioco non si sente un briciolo di musica a parte gli effetti sonori e ambientali, ma le poche musiche che ci sono a malapena riescono a coinvolgere il giocatore visto che sono totalmente anonime.
Il primo PE poi mancava di un doppiaggio che poteva rendere il comparto sonoro veramente perfetto, e quindi ci si potrebbe aspettare che si sia posto rimedio in questo secondo capitolo. La risposta è più no che si. In determinati luoghi o in determinati momenti, sentirete i personaggi proferire delle parole o più che altro dei mugolii, ma di dialoghi ben curati nemmeno l’ombra. A conti fatti quindi, il comparto sonoro di PE2 è più un male che un bene per l’intero gioco.
Un altro clone di Resident Evil?
Analizziamo quindi il gameplay. Il primo PE era a tutti gli effetti un action gdr, visto che combinava fasi di esplorazione e combattimenti in terza persona con elementi tipici di gdr, quali l’acquisizione di punti esperienza e l’uso di magie. Il risultato era convincente, ma sebbene a tratti si avvertisse la monotonia di certe situazioni, i due aspetti erano sempre ben bilanciati. In Parasite Eve 2 invece la componente action prende decisamente il sopravvento. Per comprendere ciò basta analizzare il ruolo della componente da gdr: ci sono ancora i punti esperienza, le magie, Hp e Mp, ma non tutti hanno un ruolo così evidente. Gli Hp e gli Mp sono rappresentati anche tramite una barra che si svuota man mano che si prosciugano gli uni o gli altri, quindi si potrebbe anche pensare di ometterli. Ciò che rimane sono i punti exp, che una volta accumulati in quantità sufficienti, permettono ad Aya di acquisire una nuova magia o di potenziarne una già in suo possesso, al fine poi di poterle usare in battaglia, sia per attaccare sia per usarle come supporto per lei stessa (curarsi, innalzare una barriera, ecc…). Ma ciò basta davvero a definire PE2 un action gdr? Non credo, al massimo un action con "qualche" elemento da gdr.
Parliamo quindi della componente action: nel gioco Aya, oltre ad esplorare le locazioni in cui si troverà e a raccogliere indizi e oggetti vari per proseguire nella sua avventura, dovrà altresì fronteggiare nuovi nemici, e le risorse per affrontarli non mancheranno di certo. Nel gioco è possibile accumulare i BP, bounty points, che si ricevono una volta portata a termine una battaglia con dei nemici. Tramite essi si possono comprare nuove armi, armature, munizioni o oggetti vari come pozioni per recuperare gli Hp e gli Mp; chi ha già giocato a Dino Crisis 2 avrà già afferrato il concetto.
Con l’equipaggiamento adatto poi, si combatteranno i vari nemici sparsi per le locazioni del gioco, facendo un uso combinato e sapiente delle armi a dispozione e dei poteri magici o, per meglio dire, della Parasite Energy di Aya. Fin qui il gameplay del gioco sembra divertente e ben strutturato; all’atto pratico lo è, ma ovviamente non è esente da difetti. Come se non bastasse già l’aspetto grafico, Aya è veramente lenta da controllare, un difetto a cui si aggiungono i controlli decisamente scomodi che non permettono una buona mobilità. Però c’è da segnalare anche il gioco gode di una difficoltà abbastanza alta, difficoltà che tutto sommato si nota anche nella modalità normale, quindi anche i più smaliziati del genere troveranno pane per i loro denti.
Inoltre, una volta portato a termine il gioco, si potranno sbloccare nuove difficoltà di gioco ancora più impegnative e, se al momento del The End si sono guadagnati abbastanza BP, anche nuovi armi ed oggetti da poter acquistare fin dall’inizio nei negozi della partita successiva.
Un gameplay divertente certo, longevo sicuramente per i tanti segreti da sbloccare e i vari finali alternativi a cui si può giungere compiendo determinate scelte e/o azioni durante il gioco, ma che sa troppo di già visto come action; ad ogni modo PE2 saprà regalarvi ore di puro divertimento.
No Eve, no party
La trama di PE2 non riprende minimamente quella del primo episodio, anche se la sfrutta come input. Alla fine degli eventi di alcuni anni fa, Aya lascia la polizia di New York ed entra a far parte di una speciale quanto segreta unità dell’FBI, ossia la Mitochondrial Investigation and Suppression Team, brevemente abbreviata come M.I.S.T nel gioco. Compito di tale unità è di scovare ed elimanare ogni minaccia derivante dagli NMC (Neo-Mitochondrial Creature) che si sono risvegliati in giro per gli Stati Uniti dopo gli accadimenti di Manhattan. Il gioco inizia con Aya che si stà esercitando al poligono di tiro della sua unità, assistita dal suo collega Pierce Carradine. Subito dopo, ad Aya viene assegnato l’ordine di recarsi alla Akropolis Tower, dove sembra essere successo qualcosa di grave e i cui indizi fanno presagire un attacco da parte di NMC. Recatasi sul luogo, Aya non trova altro che i cadaveri dei membri della squadra SWAT e un’infestazione di NMC. Durante l’investigazione nella torre viene assistita dal suo collega Rupert, il quale successivamente sarà attaccato da una creatura mai vista prima, un Artificial Neo-Mitochondrial Creature (ANMC) dalle sembianze umanoidi e in grado di ragionare.
Dopo aver salvato appena in tempo Rupert, Aya decide di inseguire tale creatura per scoprire cosa stà accadendo. Una caccia che la porterà a scoprire che l’umanità è sul rischio di estinguersi nuovamente e che lei ha un ruolo ben più che marginale in tutto ciò.
Il gioco riprende veramente poco del predecessore e stavolta è tutto incentrato sull’investigazione di Aya nei luoghi in cui sarà mandata dal suo superiore. Nel gioco incontrete vari personaggi che vi daranno una mano nel proseguio della vostra avventura, anche se non saprete mai da che parte stanno veramente. Una trama coinvolgente all’inizio, ma che man mano si andrà ad ammorbare in favore dei vari combattimenti che dovrete affrontare nel gioco. Tanto è vero che se non fosse per i vari finali, difficilmente si fa rigiocare oppure seguire dettagliatamente una seconda volta. Nel complesso, non c’è male, ci sono tanti momenti topici, ma altresì momenti di noia assoluta.
In sintesi
Parasite Eve 2 si può considerare un buon gioco, che sicuramente non nasconde di essersi ispirato alle pietre miliari del genere, Resident Evil in primis. Tecnicamente parlando ha delle pecche, quali la mancanza di un degno comparto sonoro o di una giocabilità macchinosa per via dei controlli, ma ha altresì buoni punti di forza quali una grafica eccelsa e un gameplay longevo. Purtroppo la predominanza della componente action a discapito di quella gdr si fa sentire pesantemente, ed è un peccato visto che è proprio tale unione che ha fatto la fortuna del primo episodio tra le altre cose. Da segnalare infine le tante citazioni presenti nel gioco volte ad omaggiare film quali Star Wars o Terminator ad esempio, nonchè la presenza di tanti clichè. Per portare a termine il gioco al 100% occorrerà molto più tempo di quanto si pensi, considerata anche la difficoltà sopra la norma del gioco, ma anche se il gioco in tal caso non vale la candela, un tentativo va comunque fatto. Da giocare sicuramente, anche se non tiene alto il nome della serie.