Overwatch: Legendary Edition – Recensione Switch
I miracoli sono un’epifania ultraterrena che si manifesta di rado e di cui soltanto in pochi possono affermare di averne avuta qualcuna. Il termine “miracolo” però, ha col tempo assunto connotati profondamente diversi che – in maniera più o meno evidente – ne hanno sempre di più ampliato (ma anche snaturato) l’essenza del termine stesso. Diciamoci la verità: un miracolo, credenza di stampo prettamente religioso, ha ben poco da spartire con la tecnologia e con il progresso scientifico, acerrimi nemici sin dall’alba dei tempi, ma che in alcuni (rari) casi hanno dimostrato di poter coesistere. In una generazione in continua evoluzione, in cui gli smartphone parlano e imparano dal possessore e la tecnologia in generale ci avvolge sempre di più con le sue cibernetiche e invisibili braccia, abbiamo imparato a convivere con la genesi dell’improbabile sopracitato trinomio.
Per fortuna però, c’è sempre chi riesce a tirar fuori qualcosa di speciale dal proprio cilindro, capace di fomentare l’interesse anche del più insensibile dei cervelli.
Nell’ambito videoludico ha imparato a rivestire questo ruolo Nintendo che – grazie alla sua Nintendo Switch da oltre 30 milioni di unita vendute in meno di tre anni – ha iniziato un percorso dai connotati sempre più, è il caso di dirlo, miracolosi. Sia chiaro, non tanto per la potenza della macchina, oggettivamente inferiore di molto alla concorrenza, ma per quello che con i mezzi a disposizione riesce a fare. Ciò si riassume brevemente con un termine fastidioso ma tutto sommato vincente: conversione.
Sempre più titoli, provenienti da altre realtà, hanno iniziato ad affacciarsi sui meno dotati lidi nintendari con risultati, manco a dirlo, spesso miracolosi. Basti pensare a prodotti come Doom o Wolfenstein, a Dark Souls o al più recente The Witcher 3. Seppur con i dovuti limiti di natura tecnica, vederli partire sul piccolo schermo da 6,2” dell’ibrida Nintendo è stato uno dei punti più emozionanti dell’attuale generazione di console e, siamo sicuri, lo sarà ancora per diverso tempo. Per questo motivo, ma anche perché siamo degli estimatori senza freni dell’opera in questione, quando è stato annunciato il porting su Switch di Overwatch: Legendary Edition abbiamo iniziato a non credere ai nostri occhi.
Sarebbe stato davvero possibile giocare all’hero shooter di Blizzard in portabilità? A quanto pare sì e, dopo aver passato una settimana intensa in compagnia di Junkrat, Mercy e di tutti gli altri splendidi protagonisti del solito – magistrale – immaginario imbastito da Blizzard siamo pronti a parlarvene. Spoiler: sì, è un piccolo miracolo.
“Bomba in… Tasca!”
Siamo tutti d’accordo sul fatto che già soltanto vedere il logo di Overwatch: Legendary Edition sul display di Switch è già un colpo al cuore non indifferente per tutti gli amanti del brand targato Blizzard, no? Oggettivamente però bisogna ammettere che – allo stesso tempo – abbiamo tutti un po’ storto il naso in fase di presentazione del progetto, a causa in particolare di un piccolo (grande) dettaglio: il frame-rate. Del resto, far girare un piccolo capolavoro stilistico e ludico sulla modesta macchina “blaugrana” non è esattamente cosa da poco conto e risulta doveroso tenerne conto ai fini della valutazione complessiva. Ciononostante, è innegabile quanto la scelta di appioppare all’hero shooter più amato e giocato del mondo quel maledetto lock sui 30 fps abbia generato non pochi dubbi nei confronti di una produzione vista sin dalle primissime battute come una mera mossa commerciale. E poi c’erano tutti quelli convinti dell’impossibilità di sfruttare al meglio gli scomodi Joy-Con o dubbiosi sull’effettivo rendimento in portabilità del titolo. Tutti dubbi che invero sono stati spazzati via abbastanza rapidamente dopo le primissime partite.
Sì, non vogliamo dire assolutamente che sia facile non notare la differenza tra i 60 fps di PlayStation 4 e Xbox One o i 100 e passa dei PC top di gamma, ma possiamo garantirvi che, dopo il primo “Deathmatch Chateau” disputato comodamente sul proprio letto, sarete immediatamente disposti a chiudere un occhio, e magari anche due. Perché fondamentalmente come per ogni porting effettuato su Switch finora, si tratta tutto sommato di questo: accettare le ovvie limitazioni della macchina e al contempo abbracciare gli altrettanto numerosi vantaggi offerti dal gioco in portabilità. A onor del vero, ci sentiamo di dirvi che, specialmente in modalità tablet, lo stesso frame-rate dimezzato, ma anche i numerosi effetti grafici ridotti, non si avvertono in modo così pesante come potrebbe sembrare.
É chiaro come a un occhio allenato diventa subito palese quanto meno pulita e profonda sia l’immagine complessiva di Overwatch: Legendary Edition, specialmente se si attacca la console al televisore (nel nostro caso un 43” 4K/HDR 10 della Samsung), ma di certo non stiamo facendo una scoperta sensazionale. La minor potenza di calcolo dell’ibrida Nintendo per forza di cose ha inciso sulla conversione di un titolo colorato e artisticamente imponente, che qui certamente perde parte del suo lustro, almeno sul piano strettamente tecnico. Insieme al frame rate lockato a 30 fps, infatti, bisogna tener conto di una risoluzione complessiva che non va oltre i 900p in modalità docked e i 720p (più che accettabili) in quella handled, cosa che indubbiamente rende meno approfondito il piano qualitativo imbastito da Blizzard nella realizzazione del suo gioiellino.
Complessivamente comunque tutto questo inficia solamente in modo relativo su quello che è il divertimento offerto da Overwatch: Legendary Edition che, lo ribadiamo, specialmente in modalità “tablet” riesce a mascherare in modo nettamente migliore tutti i limiti tecnici che si porta dietro. Va detto però che se in modalità handled il tutto diventa meno pesante, allo stesso tempo è anche più complesso allenare gli occhi a “sopportare” così tanta azione e frenesia sul piccolo schermo di Switch che, nelle fasi più concitate, in portabilità, risulta complessivamente meno chiaro da seguire, a causa anche di un leggero effetto “sfocatura” che si manifesta in alcune situazioni.
Divertimento tascabile
I limiti estetici della conversione, evidenti ma non così eclatanti come potrebbero sembrare basandosi esclusivamente sui numeri, spariscono quasi completamente quando si parla di gameplay e offerta ludica, che non ha nulla da invidiare alle controparti più blasonate. Nella versione Switch di Overwatch: Legendary Edition, infatti, sono presenti tutti gli eroi (e anche diverse skin in “omaggio”, figlie della versione “Legendary”) e tutte le modalità di gioco, comprese quelle competitive, sbloccabili però solamente dopo aver raggiunto il livello 25. Che sia una semplice Partita Veloce o le più impegnative sfide Arcade, l’anima del titolo rimane assolutamente immutata e, anzi, assume nuove caratteristiche di cui vantarsi.
In modalità handled, ad esempio, Overwatch: Legendary Edition si mostra stranamente familiare già dalle prime battute (va detto che il sottoscritto è un veterano sin dal day one, e dunque potrebbe avere vantaggi da questo punto di vista), grazie a uno schema di comandi complessivamente semplice da seguire e pienamente godibile. Giocare a Overwatch: Legendary Edition coi piccoli tasti della console è insospettabilmente più semplice del previsto e soprattutto divertente, e ciò aumenta esponenzialmente grazie anche grazie alla possibilità di sfruttare il giroscopio della console per mirare (tutto settabile comodamente nelle impostazioni dei comandi), che rende – sulle lunghe – ancor più appagante e profondo lo stilema ludico della produzione. Questo “vantaggio” si smarrisce leggermente quando si preferisce giocare con la console attaccata al televisore, comodamente seduti sul divano e con l’ausilio di un Pro Controller.
Con i comandi “standard” si avverte sicuramente di meno la qualità dello schema di comandi che si adatta alla portabilità, conservando comunque un ottimo feeling generale, in cui ancora una volta la possibilità di fare affidamento anche sul giroscopio può risultare un’aggiunta di grande rilevanza e da non sottovalutare. Va detto che, in molti casi, almeno all’inizio vi sembrerà più comodo utilizzare eroi che non usano armi da fuoco vere e proprie per attaccare, giacché vi sembrerà di “sprecare” meno attacchi possibili grazie a colpi quali il flusso di energia di Moira o le bombe di Junkrat, ma possiamo rassicurarvi sul fatto che si tratta soltanto di una fase di assestamento iniziale.
Quel che si nota, in ambedue le modalità, è certamente una “frenesia” generale nettamente meno evidente, figlia anche del frame-rate meno performante, in cui anche alcuni elementi come il feedback dei colpi appaiono un gradino sotto alle controparti più blasonate. Si tratta comunque di inezie legate più che altro al gioco in modalità docked, certamente quella meno consigliata, laddove si è deciso di acquistare Overwatch: Legendary Edition Blizzard per la piccolina di Nintendo.
Lasciatecelo dire col cuore in mano: giocare a Overwatch: Legendary Edition su Nintendo Switch è un piacere che va oltre le semplici combinazioni statistiche e numeriche, e probabilmente potreste considerare seriamente l’acquisto anche nel caso voi siate in possesso di una delle versioni più prestanti. Attenzione però: il piccolo miracolo compiuto con questo porting ha mietuto un’altra vittima illustre sul proprio percorso. Parliamo della batteria, che viene anche dimezzata dopo poche partite. Ci auguriamo, da questo punto di vista, qualche miglioramento in futuro.
Servers never dies!
Anche perché, e questa è una piacevole sorpresa, i server su Switch si comportano molto bene, al netto di tutte le limitazioni di un Wi-Fi della console tutt’altro che idilliaco e anche il matchmaking risulta tutto sommato rapido, anche se non in tutte le modalità. Durante le nostre prove, svolte durante una settimana bella piena di partite ci è capitato invero di trovare qualche difficoltà nel trovare partite in alcune modalità Arcade o nelle Competitive, segnale forse della scarsa fiducia data alla manovra, con una base installata probabilmente più bassa di quanto meritato. Per questo, sicuramente, ci sarà tempo, ma è giusto sottolineare che per poter giocare a Overwatch: Legendary Edition su Switch è necessario un abbonamento a Nintendo Online, che in verità è incluso nel prezzo del titolo (per 3 mesi, poi bisogna rinnovare la sottoscrizione).
Il quadro complessivo della gestione dell’account e dell’online si chiude con la polemica, a nostro punto di vedere abbastanza sterile che vede come protagonista la perdita dei progressi in termini di collezione e livello dell’account. Non accade tra le varie console “home” e nemmeno su PC e, dunque, non riusciamo a capire come mai sia diventato oggetto di discussione ora che non accade nemmeno sulla piccola di Nintendo. Quel che ci ha sorpreso – in positivo – è la presenza della chat vocale comodamente inserita sulla console e che quindi non richiede l’ausilio dell’app da smartphone cosa che, obiettivamente, rende il tutto più veloce e nettamente più comodo.
Overwatch: Legendary Edition su Switch è un piccolo sogno a occhi aperti. Una volta compresi e digeriti i vari compromessi di natura tecnica, è chiaro come poter fruire dell’hero shooter di Blizzard in portabilità sia un piacere ludico quasi senza pari e che, soprattutto i più affezionati al brand, non dovrebbero farsi scappare. Certo, non siamo di fronte a un porting clamoroso e i 30fps sono un fardello pesante per un gioco del genere, ma ci sentiamo di guardare al bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, perché potreste (ri)scoprire un divertimento senza eguali e che vi potrebbe “rubare” tantissime ore videoludiche. Se siete dei “rookie”, e magari siete anche appassionati di numeri e grafica, forse è meglio puntare a una versione diversa.
Pro
- Giocare a Overwatch in portabilità è un piccolo sogno ad occhi aperti
- Sistema di controlli e comandi gestito bene, in particolare grazie all'utilizzo del giroscopio
- Overwatch è sempre Overwatch: il divertimento è assicurato
- L'utilizzo della chat vocale nativa è un'aggiunta di qualità
Contro
- 30fps sono veramente ingiustificabili per un titolo del genere
- Qualità complessiva di texture e shader molto bassa, il tutto ingigantito in modalità "docked".
- Consumo di batteria eccessivamente esoso
- Eccessivamente caotico in alcune circostanze