Outward Definitive Edition RECENSIONE | Un nuovo, vecchio viaggio su Nintendo Switch
Solo e nudo in una zona di mare, raccatto un paio di stracci da mettere addosso e una torcia di fortuna, incontro un volto amico che mi offre un giaciglio per dormire e da bere, poi m’incammino per il villaggio, dove mi attende la gogna pubblica per un reato di cui non so nulla. Inizia così Outward Definitive Edition, gioco di ruolo che porta oggi il suo pizzico di coraggio su Nintendo Switch.
Outward Definitive Edition RECENSIONE | La fiducia nell’essere nato vecchio
Parlo di coraggio in merito a Outward, poiché la sua idea di GDR non viene ibridata in maniera profonda con delle meccaniche provenienti da altri generi (come l’adventure, preferendo semmai il survival) al fine di renderlo più appetibile ad ampie fasce di pubblico. No, l’opera di Nine Dots Studio è orgogliosamente audace e fieramente difficile da approcciare.
Dopo essersi cimentanti in Brand (2012) e nello spazio di GoD Factory: Wingmen (2014), gli autori canadesi sono tornati sulla Terra, ma più precisamente viaggiando di qualche secolo addietro fino all’epoca medievale, quella che ha ispirato il mondo di Aurai in cui Outward è ambientato.
In collaborazione con Deep Silver, lo studio indipendente ha infatti congegnato un gioco spigoloso quanto capace di attrarre gli appassionati del genere, respingendo invece sul nascere molti altri utenti. In tale senso, la sua ultima fatica si avvicina allo storico Gothic (arrivato anche per la console ibrida), o al più recente Kingdom Come Deliverance.
Outward Definitive Edition si pone pertanto come ciliegina su una torta che, rischiando, ha ottenuto il plauso dei più golosi videogiocatori. Nintendo Switch gode della versione migliore possibile presente sul mercato, comprendente i DLC – I Soroboriani e I Tre Fratelli – così come nuove armi, dungeon e delle modifiche tecniche.
Non un eroe
La prima, impavida caratteristica di Outward risiede nel suo racconto, che si discosta almeno in senso esplicito dall’archetipo del viaggio dell’eroe, votandosi invece alle vicissitudini di un uomo più o meno comune che sopravvive per miracolo a un naufragio. Trovata la strada per tornare al proprio villaggio, una seconda tragedia lo accoglie.
Gli abitanti del suo stesso paesello vogliono riscuotere un debito di sangue contratto dai suoi antenati, chiedendo la sua testa. Per cortesia di una di loro, il non eroe viene risparmiato, a patto però di versare loro una certa quantità di denaro entro cinque giorni, senza ulteriori scappatoie o altro.
Fine. Si può dire che l’onboarding del gioco termini qui, con questo ultimatum e con qualche raro consiglio offerto dai personaggi secondari, altrimenti rimani solo tu, o io, un comune paesano lanciato in una sfida più grande di lui. Mentre garantire le stesse pesantezze di certi giochi del passato appare quasi come un esercizio di stile che avrebbe potuto essere evitato, l’approccio alla narrazione e alla progressione non lineare ne svelano un lato ben più affascinante.
Non esistono divisioni nette tra missioni secondarie e principali nell’opera di Nine Dots, ma solo l’imperativo di assecondare la propria curiosità e immaginazione, esplorando a proprio piacimento per scoprire il suo mondo. L’afflato realistico e da gioco survival enfatizza la carica di ogni passo compiuto, riuscendo in fin dei conti nel suo intento di farti immergere in Aurai.
Un’edizione definitiva in modalità survival
La Definitive Edition arricchisce l’offerta con I Soroboriani e I Tre Fratelli, con il primo che mi ha portato all’Accademia di Sorobor, un’istituzione storica dove le menti più brillanti di Aurai si incontrano per creare il futuro. Con questo stratagemma vengono introdotti gli incantesimi – che possono migliorare armi ed equipaggiamento – e altro.
Il DLC chiamato I Soroboriani introduce pure due nuovi rami di abilità, armi inedite, la corruzione un nuovo tipo di status a cui badare costantemente oltre a fatica, fame, sete, assieme a un’intera serie di missioni relative alla nuova regione dell’Antico Altopiano.
I Tre Fratelli risulta ancora più vario in termini di varietà, chiedendo di ricostruire il campo profughi di Sirocco e la nuova area denominata Caldera, ricca di tesori, segreti da svelare, boss da battere. Anche in questo caso sono presenti delle novità per quanto riguarda l’arsenale a disposizione del protagonista, che ora può contare anche su granate e frecce avanzate, oltre a delle attività secondarie come l’arena dei gladiatori.
Insomma, Outward Definitive Edition è l’opzione più consigliata se si vuole entrare nel mondo di Aurai, potendo contare su un pacchetto più ricco di attività da svolgere, seppure reo di reinterpretare il messaggio di libertà sporca del messaggio originale con uno più guidato e lineare.
Nuovi, vecchi spigoli
Se è vero che Outward vanta una certa appetibilità accresciuta dai due DLC, bisogna constatare gli stessi problemi notati nel 2019 e non solo, poiché essendo passati circa cinque anni quei punti critici svettano in modo più lampante. Mi riferisco in primis a un sistema di combattimento fin troppo rozzo, alle animazioni e al tutto trasposto su Nintendo Switch.
I combattimenti non sono il cuore di Outward, ma la loro presenza richiederebbe un loop action feedback quantomeno affine a certi esponenti del genere action; invero, il gioco espone il fianco a delle hitbox mal calcolate e pattern e animazioni dei nemici tali da non aiutare a mantenere un equilibrio nel flow del giocatore (i cui estremi vanno dalla frustrazione a una sensazione di onnipotenza).
Specie sulla piccola ammiraglia di casa Nintendo, il frame rate instabile, ma soprattutto una resa grafica in generale non all’altezza di certi standard odierni rendono Outward maggiormente difficile da approcciare, pure nella sua versione migliore presente ora sul mercato. Tenendo conto di ciò, anche i fan della grande N possono provare la modalità multiplayer e partire per delle spedizioni in compagnia (magari di due controller separati).
A patto di essere abbonati al Nintendo Switch Online, è infatti possibile scoprire il mondo di Outward con un amico, rivelando un’esperienza diversa eppure dalla natura ugualmente curiosa. Gli utenti italiano possono contare inoltre sui sottotitoli in lingua nostrana, che si presentano in generale come un ottimo lavoro di localizzazione.
Outward Definitive Edition RECENSIONE | Un’occasione per (ri) scoprire un gioco di ruolo coraggioso?
Coraggioso o folle che sia, Outward Definitive Edition arriva oggi su Nintendo Switch per invitare tutti gli appassionati di un certo modo di fare GDR a scoprire il suo mondo. Un mondo grezzo, rozzo, fatto di spigoli tecnici, con una resa grafica non in linea con determinati standard attuali, e di combat design, eppure capace di incuriosire con il suo richiamo alla libertà, sempre in modalità sopravvivenza.
[Potete acquistare Outward Definitive Edition direttamente a questo link dal sito ufficiale Nintendo]
Un gioco di ruolo da provare nel suo essere volutamente datato.
Pro
- Il racconto di un uomo comune coinvolge gli amanti dei GDR classici
- Il sistema di esplorazione coinvolge e convince
- Un nuovo modo di scoprire il mondo di gioco grazie alla portabilità di Nintendo Switch...
Contro
- ... Seppure i problemi tecnici della prima versione permangano e dopo cinque anni si inaspriscono
- Design dei combattimenti mal calcolato
- Resa grafica al di sotto degli standard