One Piece World Seeker – Recensione
Gomu Gomu No World Seeker.
Open world e One Piece, un binomio che sulla carta farebbe saltare sulla sedia ogni amante dell’opera di Oda o più in generale degli anime/manga di genere shonen. Eppure, ancora una volta ci troviamo in sede di recensione ad accantonare i nostri sogni adolescenziali e ad abbandonare per le speranze perun titolo che ci permetta di solcare il Grande Blu al grido di “Forza, tutti all’arrembaggio!” assieme a Giorgio Vanni e Cristina D’Avena.
Nel panorama dei videogiochi basati su anime/manga, One Piece World Seeker è sicuramente uno dei prodotti più ambiziosi degli ultimi anni. Ganbarion ha voluto sicuramente provare a ricreare le emozioni che One Piece ha fatto sue da ormai più di un ventennio, soprattutto quella costante sensazione di scoperta e mistero che avvolge ogni nuovo viaggio di Rufy. Purtroppo, però One Piece World Seeker tradisce le sue mire, proponendo un open world scarno, senza mordente, incapace di stimolare il giocatore ad esplorare ogni centimetro quadrato dell’Isola Carceraria in cerca anche solo del citazionismo più effimero. La trama, inedita rispetto a quanto proposto dal maestro Oda nella sua opera, vorrebbe proporre un arco narrativo intrigante caratterizzato dalla maturità di alcuni dettagli, come il passato tragico e devastante di Jeanne o la separazione di Rufy (per l’ennesima volta) dalla sua ciurma, ma nella pratica si riduce tutto a un insieme di dialoghi piatti, senz’anima, che non si avvicinano minimamente a quanto proposto nel manga. Tra la comparsa senza senso di nemici storici di Rufy, missioni secondarie insulse e un bizzarro sistema di Karma (per cui la considerazione di alcuni personaggi secondari in base alle vostre azioni in-game, aumenta SOLO il numero di linee di dialogo) l’unico elemento che spicca è il main villain Isaac: lo scienziato della Prigione Celeste è rispettoso dei tratti distintivi dei principali antagonisti di One Piece e la sua realizzazione così meticolosa e ben riuscita ci fa chiedere perché non sia stata usata la stessa cura anche per gli altri lati della narrativa.
Ennesima delusione sul versante combat system: nonostante ci si trovi davanti a un parco animazioni di Rufy davvero ben fatto e fedele alla controparte cartacea/televisiva, il moveset, i due stili di combattimento (agilità e armatura) e la mancanza di una profondità di combo affidate a più tasti (solo le finisher hanno una mappatura su pulsanti multipli e differenti) riducono il gameplay a un poco efficace button mashing. Neanche l’introduzione dello skill tree per sbloccare le abilità con i classici PA e una piccola componente RPG legata all’equipaggiamento (perché?!), risollevano le sorti, anzi, se possibile aumentano il carico di negatività, risultando poco intuitivi, senza utilità e inconcludenti al fine dell’avanzamento data la sconcertante facilità, anche ai livelli di difficoltà superiori.
Punto di forza di One Piece World Seeker è invece il comparto tecnico. Il mondo creato da Ganbarion è assolutamente una gioia per gli occhi: colorato, frizzante, pulito e rispettoso di ciò che abbiamo sempre visto nell’opera di Oda. Sia l’Isola Carceraria sia la Prigione Celeste propongono uno stile riconoscibile, in grado di colpire il giocatore. Allo stesso tempo, però, il contrasto con ciò che il gameplay offre in termini negativi è in grado di frastornare l’utente, lasciandolo inerme davanti alle possibilità che il titolo avrebbe potuto sfruttare e che invece purtroppo spreca.
Il contrasto tra lo stile cartoonesco dei modelli dei personaggi e il simil realismo dell’ambientazione, inoltre, creano un binomio intrigante che esalta agli occhi del giocatore la fedeltà realizzativa dei personaggi, siano essi principali o “minion” della marina. E proprio tra le fila degli avversari vi è da sottolineare anche l’ottima varietà di tipologie di nemici, che risultano essere ispirati, variegati e ottimamente contestualizzati con l’ambiente che li circonda e con l’opera originale.
È invece la scelta di utilizzare solo Rufy come personaggio giocabile a risultare veramente fuoriluogo; il pirata dal cappello di paglia, infatti, al di là dei due stili di combattimento sopracitati (e del Gear Fourth come potenziamento temporaneo) risulta estremamente limitato, soprattutto a causa dello sblocco diluito nel tempo delle abilità. La scelta di far comparire i comprimari solo nelle brevi e sporadiche cutscene ci è sembrata inconcepibile per il game design, soprattutto alla luce di un franchise che ha fatto della squadra (Mugiwara, ricordatevi Mugiwara!) una vera e propria colonna portante della sua essenza.
Certi che la formula dell’open world possa davvero essere l’opzione più adatta per One Piece, è chiaro che One Piece World Seeker potrebbe essere un primo esperimento di ciò che il futuro ci attende per i titoli legati all’opera di Oda. Resta però l’amaro in bocca per ciò che il titolo non è stato e ciò che invece rimarrà: un’occasione sprecata a metà, un altro “vorrei ma non posso” che si aggiunge alla lunga lista dei titoli basati su anime/manga.
Essere investito di attese più alte di quelle realistiche è stato forse il problema più grande di One Piece World Seeker, un titolo che avrebbe potuto sancire un nuovo inizio per questo genere di videogiochi. Lo splendente mondo ideato da Ganbarion e le premesse intraviste con la caratterizzazione di Isaac ci fanno ben sperare per una nuova possibilità nel futuro in cui, con l’esperienza accumulata, innalzare il binomio open world-One Piece. Nel frattempo, però, giorno e sera, la bandiera, con un teschio minaccioso sempre sventola; vento in poppa, per la rotta che al tesoro porterà, un tesoro che si chiama One Piece.
Pro
- Tecnicamente buono
- Animazioni e mosse di Rufy rispettose dell'opera originale
Contro
- Open World spoglio
- Trama piatta e senza mordente
- Comprimari inutili
- Missioni secondarie inconcludenti