Oddworld: Soulstorm – Recensione
Oddworld: Soulstorm nasce come una rivisitazione di Oddworld: Abe’s Exoddus e sequel del più recente Oddworld: New ‘n’ Tasty, ed è palese il suo tentativo di strizzare l’occhio ai fan di vecchia data che hanno amato i capitoli più vecchi della saga. Il titolo rinnova alcuni aspetti del gameplay svecchiando un po’ la formula, ma purtroppo per altri aspetti Oddworld: Soulstorm è un gioco che rimane vecchio e che potrebbe facilmente non piacere a chi si approccia al titolo per la prima volta.
Ancora in fuga
Proprio quando il nostro Abe credeva di aver portato al sicuro tutti i suoi compagni Mudokon dalle grinfie dei Glukkon, si rende conto che in realtà quella era solo l’inizio della fuga e che non può ancora riposare. Dopo una prima fase di gioco in cui ci troveremo a fuggire per metterci in salvo dall’attacco dei nemici, il nostro scopo sarà quello di recuperare e portare in salvo la nostra gente mentre verremo a conoscenza del segreto nascosto dietro la bibita Soulstorm. Il centro di Oddworld: Soulstorm non è comunque la storia, che passa immediatamente in secondo piano mentre si avanza nel gameplay. Il titolo mantiene la sua dose di humor, che però lascia oggi più spazio a una narrazione un po’ più seria ma che non riesce a coinvolgere del tutto nel corso dei 15 livelli da attraversare per portare a termine l’avventura.
Un remake a metà
Nonostante Oddworld: Soulstorm nasca come una rivisitazione, e non proprio un remake, di Oddworld: Abe’s Exoddus, non riesce completamente a rendere attuale il titolo che ha accompagnato i giocatori in epoca PSOne. Se nel comparto tecnico risulta rinnovato completamente (ne parleremo più avanti nel dettaglio), il gameplay non si addice completamente a una produzione next gen, o anche solo “moderna”. Il titolo mantiene la legnosità dei comandi tipica dei giochi di un tempo: serve per esempio molta precisione nel posizionare Abe davanti alla leva da tirare, o sotto alla sporgenza su cui issarsi. Questo porterà spesso il giocatore in situazioni, soprattutto nei momenti più movimentati, in cui si troverà di fronte a un game over non per un suo errore, ma perchè magari Abe doveva essere posizionato pochi pixel più avanti per arrampicarsi sulla piattaforma che lo avrebbe tratto in salvo. Comunque, nonostante questi problemi rischino di portare il giocatore alla frustrazione, il gioco offre anche delle meccaniche che funzionano e che, pad alla mano, divertono.
L’uso del Canto, attivabile con il grilletto sinistro (con trigger adattivo incluso), ci permetterà come da tradizione di possedere la volontà di un nemico e farci strada uccidendo il resto dei Glukkon per concludere poi facendo esplodere la creatura controllata. Il Canto è utile anche per attivare dei meccanismi e aprire passaggi per proseguire il cammino. La meccanica principale di questo Oddworld: Soulsotrm resta comunque il salvataggio dei Mudokon, che ci permetterà di portarci dietro i nostri alleati e usarli per attivare meccanismi o risolvere enigmi ambientali. I personaggi salvati saranno poi fondamentali per definire il finale della nostra storia, che varierà in base al numero di Mudokon salvati (qui trovate la nostra guida ai finali).
Tornando ai problemi, spesso ci troveremo a dover affrontare delle sezioni stealth (Abe raramente può affrontare i nemici di petto) che risultano essere (soprattutto nella prima parte dell’avventura) lente, noiose e ripetitive. Potremo usare mine stordenti, fuoco, e altri oggetti sbloccabili nel corso dell’avventura, ma nonostante questo gli scontri non riescono quasi mai ad appassionare, e anche qui la legnosità dei comandi e dei movimenti di Abe favoriscono la frustrazione.
Parliamo ora del tanto chiacchierato crafting: molti fan di vecchia data si erano lamentati di questa aggiunta che andava a snaturare il titolo originale. Il crafting però non risulta troppo invasivo, ma anzi nei primi cinque/sei capitoli neanche vi servirà utilizzarlo più di tanto. Questa meccanica, alla fine, offre semplicemente la possibilità di creare mine e tanti altri strumenti per affrontare le varie situazioni grazie a risorse che raccoglieremo nei vari armadietti o casse sparse per le mappe dei vari livelli.
Next gen?
Oddworld: Soulstorm non è un titolo che fa gridare alla next gen, questo è chiaro, ma di certo era lecito aspettarsi qualcosa in più dal punto di vista tecnico. La grafica in sé risulta abbastanza buona, soprattutto per quanto riguarda i personaggi, e le mappe dei vari livelli sono molto ampie tra strade alternative, zone segrete e cunicoli da esplorare. Quello che però è d’obbligo aspettarsi, arrivati su next gen, è un frame rate stabile: i 60 fps calano spesso sia durante i caricamenti che nei momenti in cui ci sono piccole esplosioni o più personaggi sullo schermo. Questo, aggiunto alla legnosità dei comandi e alla poca precisione delle animazioni, può infastidire molto soprattutto in fasi di gioco più movimentate.
Oddworld: Soulstorm non può essere definita una produzione del tutto riuscita. Se i fan di vecchia data, presi dalla nostalgia, saranno sicuramente più pazienti, i nuovi giocatori difficilmente passeranno sopra a una legnosità simile, alle molte fasi di gioco noiose e ai diversi cali di frame rate. Oddworld: Soulstorm è un titolo che per molti aspetti è rimasto vecchio, forse troppo legato alle sue origini. Ottimo il comparto grafico, uno dei pochi rinnovamenti visibili insieme al crafting, che non è mai invasivo come si temeva ed è invece ben integrato nel gameplay.
Pro
- Mappe ampie e ben costruite
- Crafting ben integrato
- Effetto nostalgia assicurato
Contro
- Legnosità dei comandi
- Fasi con i nemici lente e noiose
- Cali di frame frequenti