Observation – Recensione

Recensito su PC

Porta lei. È con queste enigmatiche due parole che (quasi) inizia Observation, l’ultimo titolo di No Code, sviluppato da Devolver Digital. Prima di parlarvi di trama o di gameplay vorremmo che ci seguiste in questo piccolo volo pindarico: immaginate che Gone Home e The Witness si siano conosciuti a un appuntamento al buio a una mega-maratona di 2001: Odissea nello Spazio, Alien e Interstellar; se questa unione potesse generare un ipotetica entità vivente, bene… sarebbe proprio Observation.

Observation

Abbiamo la vostra attenzione?

Bene, ora siate pronti a cederci anche la vostra curiosità: un team di 11 persone è riuscito a concepire e, cosa ancora più straordinaria, realizzare un titolo che non ha nulla, ma proprio nulla, da invidiare ai tripla A che tentano (e a volte riescono) di penetrare la fitta nebbia dell’intrattenimento che ci circonda; è una nebbia ogni giorno più densa, tanto che l’unica cosa più difficile dell’uscirne è arrivare a lasciare un’impronta sul terreno su cui grava; lasciare un’impronta sul presente, sul mercato, su di noi.

Observation

Observation è questo, e molto di più; è il sogno a occhi aperti di una realtà videoludica che non ha intenzione di entrare lieve in quella buona notte; è l’anti-utopica utopia di un mercato in cui sono i Fortnite e i Call of Duty a fare più rumore, ma al prezzo di essere le creazioni più lontane dalla vera e ineluttabile memorabilità.

Un’astronave nello spazio, alla deriva. La protagonista Emma Fisher si risveglia, e noi con lei. Memoria? Persa. Dove siamo? Non è chiaro, ma sicuramente fuori rotta. Chi siamo? La domanda più corretta sarebbe “COSA siamo?”. Come ogni astronave che si rispetti, anche la Observation (si, è il nome della nave) è provvista di una sorta di IA, messa alle redini degli aspetti più complessi e minuziosi del viaggio spaziale. Un gioco meno coraggioso ci avrebbe messo nei panni di Emma stessa, ma Observation è tutto tranne che pedibus calcantibus. In uno dei twist più originali degli ultimi tempi, saremo noi a vestire le spoglie di questa complessa intelligenza artificiale, che porta il nome di S.A.M.. Saranno Emma e S.A.M., collaborando, a dover rimettere insieme i pezzi della loro pericolosa situazione attuale; si troveranno ad esplorare una stazione spaziale quasi completamente abbandonata, senza ombra dell’equipaggio che la abitava fino a poco prima; nei panni di S.A.M. dovremo re-imparare le nostre abilità informatiche, riacquistando il controllo della stazione un pezzo alla volta e cercando di gettar luce su quello che sta succedendo. A complicare le cose arriverà anche un inquietante ottagono nero che compare dal nulla e ancora nel nulla scompare nel tentativo di comunicare con noi.

Dire di più della trama vi rovinerebbe il rollercoaster narrativo che No Code ha in serbo per voi; una navigata di una decina di ore che, arrivati ai titoli di coda, vi lascerà a bocca aperta e a fissare il vuoto cercando di capirci qualcosa.

Observation

Se stiamo evitando di spoilerarvi la storia, non aspettatevi altrettanti scrupoli sul versante del gameplay. Observation in questo riesce davvero a reinventare (almeno in parte) la ruota, introducendo meccaniche di gioco che finora si erano raramente manifestate nel già piuttosto variopinto panorama. Essere S.A.M. ci confina all’interno della complessa infrastruttura informatica della nave: siamo ogni telecamera, abbiamo accesso ad ogni pc, possiamo scannerizzare ogni documento; a fermarsi un attimo si possono tranquillamente immaginare mille scenari in cui restringere il giocatore a questa dimensione potesse semplicemente non funzionare, ma i ragazzi di No Code riescono a non farci pesare la prigionia di questa quarta parete metanarrativa. Darci il vero potere di un’intelligenza artificiale senza redini è difficile da concepire e titanico da realizzare, ecco infatti che arriva la limitazione data dalla storia a metterci qualche catena; la stazione ha visto giorni migliori, SAM non è al pieno delle sue potenzialità e a quanto pare nella costruzione della Observation Houston ha un po’ badato a spese.

Ogni interazione che potremo compiere nei panni di SAM richiede l’individuazione del sistema o meccanismo su cui è richiesta o necessaria la nostra azione, di volta in volta diversa, seguita dalla pressione di specifici tasti, a volte nel contesto di enigmi “spaziali”, altre spinti da ansiogeni countdown. Mentre la meccanica di collegamento con la maggior parte dei dispositivi a bordo richiede l’inserimento di uno specifico e semplice codice a 3 cifre, ci troveremo davanti a diverse situazioni in cui ci verrà richiesto qualcosa in più, dall’individuazione di un corpo celeste su di una mappa spaziale, alla consultazione di parametri vitali e altre informazioni, alla rielaborazione di frammenti fratturati della nostra memoria virtuale per avanzare nella rigenerazione del complesso patchwork che S.A.M. era prima degli eventi che danno inizio all’avventura. Spesso il titolo ci ha restituito delle vibrazioni da “Memento”, il capolavoro di Nolan: mano a mano che ricostruiamo la storia, ci rendiamo conto che forse non tutto è quel che sembra, soprattutto riguardo al nostro ruolo nella vicenda.

Observation

È in questo, come nell’esplorazione della stazione, che si sente di più l’influenza di titoli come Gone Home e What remains of Edith Finch: con l’opera di Fullbright del 2013 i ragazzi di No Code hanno quasi sicuramente da condividere la capacità innata di farci sentire a disagio ma senza permetterci di riuscire a capire perché, con quella sensazione di pericolo imminente che però non arriva mai, una sorta di “Deserto dei Tartari” nello spazio; con la storia di Edith Finch, invece, si può sicuramente tracciare un parallelo a livello di level design, poiché come nel titolo di Giant Sparrow ogni hub di cui la stazione è composta riesce a raccontare una storia, intingendo il pennello narrativo nell’acquarello di un mondo di gioco che mostra, invece di raccontare attivamente.

Ogni log, ogni documento, ogni registrazione aggiunge pezzi al puzzle, riuscendo a unire il contesto macro-narrativo di una stazione spaziale alla deriva con i micro-drammi di quella che è in fondo, e come sempre, la storia di persone ordinarie in contesti straordinari.

Certamente la caratterizzazione di ogni stanza è meno variopinta di quella dei vari alloggi di cui la casa di “What remains of Edith Finch” era costituita, eppure è difficile non apprezzare il tentativo di rendere ogni metro quadro della stazione unico, anche nei limiti della sua obbligatoria contestualizzazione nel reale. È solo qualche sezione esplorativa libera a lasciare straniti, visto anche il percorso che il gameplay ha fatto fino a quel momento; se nella maggior parte delle situazioni Observation riesce a cambiare marcia non appena il loop di connessione ai dispositivi rischia di diventare stantio, il passaggio a una tranche di esplorazione vagamente free-roaming è proprio un tappeto tiratoci via da sotto i piedi con violenza.

Observation

Sono queste le parti in cui più si percepisce, malgrado tutto, il muro virtuale che i creatori hanno fissato, una sorta di rivelazione del mago di Oz dietro la tenda; ciò nonostante sono sezioni piuttosto brevi rispetto al core di gioco principale e ci si abitua velocemente a questo cambio di registro, quando avviene di nuovo.

Il mondo di gioco presenta anche diversi collezionabili, più tradizionali rispetto alle originalità espresse finora: registrazioni audio, documenti, foto, sono componenti apparentemente superflue, ma che riescono ad arrotondare gli spigoli di un titolo che fa dell’environmental storytelling un suo punto di forza; il riuscire a percepire simpatie e antipatie fra i vari membri dell’equipaggio, i dubbi rispetto alla loro missione o all’affidabilità di chi li guida, rende vivo, o almeno vissuto, uno spazio definito più dall’assenza di chi dovrebbe abitarlo che dalla presenza di ciò che ancora vi rimane.

Observation

Gli ambienti sono molto curati e, come già detto, ognuno molto caratteristico rispetto agli altri, ma il maggior diletto per i vostri occhi arriva sicuramente quando ci si sposta fuori dalla stazione, assuefatti spettatori a bocca spalancata di uno Spazio che non può davvero mai smettere di affascinare, tanto per la vastità del suo essere quanto per la silenziosa facilità con cui ci rende consapevoli della nostra universale piccolezza. Se la grafica attira, pur nei limiti dettati dal contesto narrativo, è assolutamente il sonoro a restituire maggiormente il senso di solitudine ed extra-terrestrialità del titolo di No Code, con una colonna sonora letteralmente minimalista, galassie di silenzi e costellazioni di rumori bianchi; è questa acustica para-quotidianità che più fa sentire dentro e contemporaneamente fuori dalla nostra comfort-zone.

Ogni silenzio di Observation riesce nell’esprimere più l’assenza di un suono che la mera muta melodia di una stazione spaziale disabitata: è nuovamente ciò che non c’è a percepirsi, costringendoci a convivere anche acusticamente con questo senso di attesa dell’inevitabile, questa percezione di orrore incombente ma senza reale e catartico sfogo finale. Dirvi di più significherebbe davvero rovinarvi molte delle sorprese che Observation può regalarvi, poiché riteniamo sia un’esperienza davvero degna di essere vissuta. Non è un titolo esente da difetti, ma è giusto considerarlo nell’ottica della titanica e riuscita fatica da parte di un team di 11 persone, una scarsa dozzina di menti che sono state capaci di reinventare meccaniche di puzzle-solving trite e ritrite mettendoci nei panni di un comprimario davvero d’eccezione, il tutto senza rinunciare ad un voyage narrativo multistrutturato che ben si presta a molteplici riletture e chiavi di interpretazione.

Observation


Observation risolleva il genere dei walking-simulator riuscendo lì dove finora pochi avevano osato: lo Spazio è contesto e pretesto per un viaggio fantascientifico di tutto rispetto, locomotiva a lenta ma inesorabile marcia sui binari dell’environmental storytelling e del “show, don’t tell” ancora troppo assente dalle frequenze videoludiche mainstream contemporanee. No Code e il suo Observation non entrano lievi in quella buona notte ma si ribellano, si ribellano alla luce che si estingue.

8.5

Pro

  • -Meccaniche di gioco innovative
  • -Ottimo design sonoro
  • -Storia accattivante e da interpretare

Contro

  • -Alcune sezioni free roaming
  • -Silenzi a volte troppo soporiferi
  • -Personaggi poco curati rispetto all'ambiente
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