No Pineapple Left Behind – Recensione
Il tema dell’educazione scolastica può essere approcciato leggendo manuali di psicologia infantile, seguendo corsi formativi e frequentando apposite facoltà universitarie. Oppure può essere affrontato come ha fatto il team di sviluppo Subaltern Games con il loro gioco intitolato No Pineapple Left Behind, l’unico nel quale è possibile trasformare gli alunni più indisciplinati in ben più mansuete ananas. Non fermatevi però alle apparenze, perché sotto questo velo di non sense, si cela in realtà un messaggio ben più profondo e lasciarsi ingannare dall’aspetto demenziale di No Pineapple Left Behind significa non cogliere la critica rivolta alla società americana e al suo sistema scolastico: cerchiamo quindi di far luce sulle vere intenzioni di Subaltern Games, senza però tralasciare le componenti per noi fondamentali, come le meccaniche di gioco e l’aspetto tecnico.
L’esperienza dalla quale è nato No Pineapple Left Behind
No Pineapple Left Behind è tratto da una storia vera. Voi vi starete chiedendo quanto possa essere reale un gioco dove le aule di una scuola sono frequentate per metà da normali ragazzi e per l’altra metà da frutti tropicali, ma la verità è che No Pineapple Left Behind è una satirica allegoria del sistema scolastico americano, soprattutto di quello che è divenuto dopo l’adozione del cosiddetto No Child Left Behind Act. Senza scendere troppo nei dettagli tecnici, questa legge entrata in vigore in America nel 2001 ha decretato che ogni scuola debba ricevere un quantitativo di sussidi statali proporzionale alle prestazioni degli alunni, standardizzate per tutta la nazione grazie all’utilizzo di test tutti identici fra di loro. Il risultato del No Child Left Behind Act è stata dunque una situazione paradossale nella quale gli insegnati si sono trovati costretti a rincorrere questi sussidi per non far fallire la propria scuola – privata data che siamo in America – snaturando così del tutto il principio alla base delle insegnamento, poiché le lezioni, i corsi e dunque i test hanno ora il solo scopo di far ottenere un voto più alto alla classe, non venendo incontro in alcun modo alle esigenze peculiari e particolari di ogni singolo alunno. Seth Alter, fondatore di Subaltern Games, è stato lui stesso una “vittima” di questa stortura e dopo sei mesi passati come insegnate frustrato, arrabbiato e sconcertato dal No Child Left Behind Act ha deciso di fondare la piccola software house e di dar vita al suo progetto di No Pineapple Left Behind, citazione nemmeno troppo velata della legge entrata in vigore nel 2001.
Il gioco
In No Pineapple Left Behind il giocatore veste i panni di un invisibile direttore scolastico, il cui compito non è però quello di far fruttare i talenti unici dei propri alunni, né tanto meno quello di avere un comparto insegnati soddisfatto e ben pagato, bensì si riduce esclusivamente al far fruttare capitali ed ottenere incassi per il proprio istituto tramite i Grades. Come come nella realtà questi ultimi vanno da un minimo corrispondente alla F – con conseguenti scarsi sussidi – fino ad un massimo corrispondente alla A. La drammatica situazione è stata celata dagli sviluppatori sotto un velo di demenzialità, ed in questo modo le materie insegnate dai docenti, come la matematica, la storia o l’inglese, vengono trasmesse tramite l’impiego di magie dai nomi più disparati, come Televiser, Memorizer o, ancora, Trigonomancy. Attraverso i livelli di No Pineapple Left Behind, le capacità gestionali – più che altro imprenditoriali – del giocatore vengono messe a dura prova, ed ancora una volta gli obiettivi che vengono imposti stage dopo stage, corrispondono a situazioni realmente vissute da Alter e dai suoi ex colleghi e sono state trasformate in modo allegorico in situazioni al limite dell’assurdo. Solo per fare alcuni esempi, siamo stati costretti a guadagnare più di mille dollari in un solo giorno assumendo e licenziando continuamente i vari docenti, o ancora ci siamo dovuti battere per evitare il fallimento dell’istituto, messo in dura crisi da uno sciopero del servizio trasporti, il cui sindacato ha creato un campo per inibire l’iperspazio e quindi per rallentare il trasporto degli alunni verso l’edifico scolastico. Il sindacato ritorna poi in campo anche al fianco dei professori, ed è stato nostro dovere sostenere gli insegnati non affiliati ad alcuna sigla sindacatale. Ovviamente con l’aiuto della polizia. Se già da questi primi esempi emerge in maniera forte la critica rivolta da Alter contro lo sbagliato sistema di premi messo in piedi dal No Child Left Behind Act, guardando da più vicino le meccaniche di gioco si nota ancora più forte l’asprezza dell’attacco di Subaltern Games.
Guadagnare sulla pelle di professori ed alunni
Come ogni scuola che si rispetti, anche quelle virtuali di No Pineapple Left Behind hanno bisogno di docenti, ed essi sono il primo elemento introdotto nel gioco. Ogni insegnate viene assunto e tranquillamente licenziato il giorno seguente per esigenze di budget e, sempre in nome del profitto, il suo salario può essere tagliato senza nessuna remora. Al di là dei soli aspetti economici, ogni docente, con il passare delle lezioni, apprende nuove magie sempre più efficaci ed in grado di standardizzare gli alunni in ananas, perdendo però mano a mano punti energia, recuperabili solo tra un turno e l’altro. L’energia va sempre attentamente tenuta sotto controllo, ed è indispensabile per gli insegnati nell’utilizzo dei raggi laser in direzione degli studenti, potere questo necessario per far fronte alle continue pressioni portate dai vari genitori. Anche il tema delle intromissioni della famiglia nell’ambito scolastico merita un breve approfondimento, perché proprio come le reali madri apprensive, anche quelle di No Pineapple Left Behind cercano in ogni modo di indirizzare le azioni del corpo docenti, ad esempio richiedendo che il proprio figlio abbia un voto alto in storia, che non venga preso in giro da un compagno, che non abbia contatti sentimentali con il vicino di banco e, nel caso sia un pineapple, che non venga contaminato da un comune studente. Insomma, tristi vicende con le quali ogni professore deve quotidianamente convivere.
Dall’altra parte della cattedra, come avrete ben intuito, dovrete fronteggiare due tipologie di alunni: quelli con sembianze umane ed i pineapple. I primi, tutti identificati tramite nome e cognome, sono ben più difficili da gestire: si agitano, escono dalla classe, per essi vanno presi in considerazioni molti tratti come amicizia, orientamento sessuale, attitudine al bullismo, e spesso non brillano dal punto di vista dei voti. Interagendo con essi, tramite magie, laser e vari lavaggi del cervello, lo scopo è quello di trasformali in ananas per avere prestazioni scolastiche migliori e quindi un maggiore guadagno. All’opposto vi sono appunto i pineapple: identificati con un numero di serie, essi non alcuna peculiarità, brillano in quasi tutte le discipline e bisogna in ogni modo cercare di preservarli ed evitare che vengano “umanizzati” dal resto della classe, pena un minore guadagno economico. A lato di queste meccaniche generale, ve ne sono altre che vengono sbloccate avanzando nei livelli attraverso l’introduzione di vari personaggi speciali, come ad esempio il vice preside, utile per hackerare il cervello dei ragazzi e costringerli ad entrare nelle rispettive classi.
Un gioco che fa tremendamente riflettere
Purtroppo, quanto di buono abbiamo potuto riscontrare nel gameplay di No Pineapple Left Behind spesso è stato azzoppato da una eccessiva micro-gestione delle varie meccaniche di gioco. Da un lato queste scelte di game design costringono l’utente a cliccare in modo frenetico con il proprio mouse sui vari obiettivi e dall’altra fanno scadere il gioco in una netta ripetitività delle stesse azioni. A questa situazione vanno poi aggiunti sporadici bug: una volta non abbiamo potuto completare un livello a causa di un salvataggio compromesso ma, al di là di questo caso eccezionale, non sono rari i casi in cui un determinato ordine non sia a buon fine senza un reale perché. Oltre al fatto che No Pineapple Left Behind sia stato sviluppato utilizzando il motore grafico Unity, rimane ben poco da dire sull’aspetto grafico del gioco, veramente minimalista. Stesso discorso anche per l’audio, che se si escludono la musica del menù iniziale e qualche rumore di sottofondo, è praticamente assente. Insomma, No Pineapple Left Behind è uno di quei giochi nel quale il messaggio finale, di primaria importanza, non è viene supportato da un adeguato mezzo di trasporto: se non si conoscere il background di Alter e la volontà del team di sviluppo di toccare un tema molto delicato, il rischio di lasciare No Pineapple Left Behind a prendere la muffa nella libreria di Steam, dopo averlo brevemente giocato, è piuttosto elevato.
Noi non possiamo però fare altro che premiare il tentativo di Alter e il suo personalissimo sforzo di mettere ben in chiaro ciò che non funziona nell’istruzione americana e, nonostante la satira del gioco sia rivolta principalmente verso la situazione oltreoceano, gli argomenti non possono di certo lasciare indifferenti anche chi non è direttamente coinvolto. Managerizzazione pare essere il leitmotiv delle politiche del vecchio continente e la volontà di gestire tutti gli ingranaggi della società come fossero delle aziende private sta iniziando a toccare – o ha già toccato – anche il nostro sistema scolastico. La valutazione delle capacità cognitive degli alunni e delle abilità di insegnamento dei professori viene infatti sempre più frequentemente racchiusa all’interno di test unificati a livello nazionale – da noi sono le prove Invalsi – utili per stilare una classifica dei migliori istituti, ma che almeno in Italia non sono alla base di differenziazioni economiche. Come mette ben in luce No Pineapple Left Behind, non ci vuole però di certo un genio a capire che questo sistema di misurazione, oltre a non tenere in alcun conto le differenze – in positivo o in negativo – che necessariamente intercorrono all’interno della classe, hanno come solo risultato l’alterazione di ciò che si vuole misurare. Lo stesso paradosso, a livelli ancora più sconcertanti, può essere imputato all’adozione a livello europeo dei cosiddetti test OCSE-PISA, più volte aditati come responsabili di un apprendimento distorto delle materie dove è implicata la logica e che hanno portato Giorgio Israel a teorizzare quello che è stato definito “Il bluf della matematica in Finlandia”.
Ora che siete venuti a conoscenza di alcuni fenomeni in atto trasversalmente ai sistemi educativi nazionali, speriamo proprio che la vostra attenzione verso No Pineapple Left Behindsia cresciuta e che non vi limiterete ad affrontarlo come solo ed esclusivamente un videogioco.
Pro
- - Meriterebbe di esser giocato solo per le tematiche trattate
- - Meccaniche abbastanza profonde
- - Una allegoria pungente e sarcastica
Contro
- - Eccessiva microgestione
- - Il gameplay risulta ripetitivo
- - Se non si conosce la storia di Alter si rischia un approccio superficiale