No More Heroes – Recensione No More Heroes
Killer 7 Docet
No More Heroes: già il titolo, è una sana provocazione. Travis Touchdown, il nostro protagonista, tratteggiato con uno stile non ben identificato, ma sicuramente bizzarro, è l’iconografia del "videogame punk", come ama definirlo i suo creatore. Ambientato nella città virtuale di Santa Destroy, il gioco è al limite tra il folle e il geniale.
Dopo aver acquistato una "beam katana", scopriremo di dover diventare il miglior killer del mondo, battendo la top 10. Per farlo, sarà necessario farsi un po’ di quattrini, svolgendo
alcuni incarichi, in quanto verremo incastrati in un giro di soldi con l’agenzia che ci commissiona gli omicidi. Il vero obiettivo di tutto questo ambaradan, più che primeggiare, è conquistare il cuore di una sexy donna, tale Sylvia.
Punk’s not dead
Travis è la figura centrale del gioco, ma la sua immagine non corrisponde certo a quella dell’eroe più classico: rozzo, esaltato, e anche un po’ pazzo.
Santa Destroy è una gran città, ricca di stimoli e cose da fare. Esplorandola a piedi o in sella alla nostra moto, possiamo recarci nei posti più disparati, dalla palestra alla videoteca.
Raccimolando denaro, potremo imparare nuove tecniche, personalizzare il nostro eroe o comprare vari tipi di oggetti. Le "missioncine" per acquisire fondi, spaziano persino dal tagliare l’erba al ripulire graffiti, compiti non proprio consoni al miglior killer della piazza. Per scegliere il lavoro più adatto, ci si rivolge ad una agenzia apposita, ed è tramite tali lavoretti che trascorreremo il tempo tra un assassinio e l’altro.
I rimandi a GTA si sprecano, ma lo stesso Suda ha precisato che le influenze vengono più da Jet Set Radio e dal film "El Topo” di Alejandro Jodorowsky.
Purtroppo, nonostante le buone premesse, i lavori da fare alla lunga stancano e la meccanica comincia a farsi ripetitiva. Inoltre, nonostante l’estensione della città, sia sotto l’aspetto grafico che quello dei contenuti, si avverte una certa carenza ingiustificata. Le interazioni, non sono così vaste come sembra ad una prima occhiata. Probabilmente, tutto questo è comunque parte di una scelta di design, che vuole porre l’attenzione sul fatto che per Travis "tutto il resto è noia", anche se così facendo rischia di rimetterci il giocatore.
Durante le battaglie vere e proprie, invece, le orde di nemici da affrontare e la vivacità dei combattimenti, non stancano affatto e sono probabilmente il vero fulcro del gioco. L’esaltazione del giocatore è portata ai massimi livelli, mentre ci si impegna ad abbattere nemici a destra e a manca. Tali combattimenti, risulteranno poi il metodo più praticato dai giocatori anche per far soldi, sacrificando forse anche una parte di gioco per poter scegliere le missioni più remunerative.
Il metodo di controllo, fa decisamente onore al Wii. Le parole d’ordine sono riflessi, velocità e controllo. Saranno dunque indispensabili le nostre capacità "fisiche" per portare a termine i compiti assegnati nel modo migliore. Grazie al metodo del "lock" è possibile puntare al nostro avversario, dopodiché sferrare diversi colpi mortali. E’ chiaro che per la maggior parte dei combattimenti non ci troveremo di fronte nemici particolarmente diversi o con spiccate AI, sarà più il numero stesso di individui che ci si scagliano addosso a far la differenza. Va chiarito, però, che questo non significa che gli avversari siano manichini immobili che prendono botte, anzi: non è certo premendo tasti a caso che riuscirete a farvi strada. Da notare anche l’inclusione di una sorta di "slot-machine", che ci potrebbe favorire nettamente se avremo la fortuna di azzeccare una combinazione. Infatti, verremo dotati di alcuni poteri speciali, naturalmente non permanenti, in grado di fare il bello e il cattivo tempo.
I difetti elencati, comunque, non sono così pesanti da minare l’esperienza di gioco. Questo, grazie anche alla continua capacità di far sorridere e divertire l’utente, sia attraverso simpatiche e a volte maliziose battute, sia grazie ad uno stile grafico "folle" che non mancherà di stupirci in più di una occasione.
Stile inimitabile, tecnica migliorabile
L’aspetto grafico di No More Heroes, è semplicemente geniale. Sia per via del suo design caratteristico che per la scelta del cell shading, che viene messo in risalto da una sapiente scelta cromatica. Il character design, è probabilmente il punto di forza della direzione artistica: da Travis ai fantomatici assassini, uno più dell’altro trasudano classe e genialità da tutti i pori. Proprio questo design viene a mancare, forse volutamente, nei numerosi nemici-fotocopia (a là Viewtiful Joe) che incontreremo lungo il nostro cammino. Per il resto, le animazioni sono veramente di alta qualità, e i difetti si possono ricercare solo nella cura "tecnica e numerica". Ad esempio, purtroppo, il sistema di collisioni a volte è impreciso e da rivedere, così come alcune textures e la AI di alcuni boss, che rischiano di spingere spesso ad agire in modi simili. Neppure le telecamere, raggiungono ottimi livelli qualitativi, seppur non rappresentano in difetto in linea generale.
La "buona notizia" è che i difetti più gravi sono nelle fasi di free-roaming, che non occupano la maggior parte del tempo nè appartengono al fulcro del gioco.
Per quanto riguarda l’audio, la musica è frizzante e ben inserita nel contesto, gli effetti sonori non sono da meno, anche se si avverte una certa ripetitività. Entrambi, comunque, sono perfettamente contestualizzati, e rimandano un po’ ai folli anni ’80.
La longevità si aggira intorno alle 10 ore, a seconda di quanto tempo vi piace trascorrere in futili attività.
Concludendo, No More Heroes è un perfetto esempio di violenza non violenta. E se c’è qualcuno che sostiene che questo è uno dei tanti giochi diseducativi, il suggerimento è di farsi un po’ di cultura videoludica. Perché di simbolismi, prese in giro alla violenza stessa e citazioni ce ne sono parecchie. No More Heroes è molto più che "un gioco violento". E’ la geniale e irreverente fotografia di un’epoca che bene è rimasta impressa nella mente del giovane designer.
Un assaggio di gameplay dei combattimenti, e sarete subito in grado di capire se potete amarlo o meno.
Una nota: nella versione europea e giapponese, il gioco è privo degli schizzi tarantiniani di sangue, ma l’effetto dissolvenza non è poi così male.