Nights of Azure – Recensione

Undicesimo secolo. La leggenda narra di una giovane donna che ha sconfitto in cielo il Nightlord, arcidemone riuscito nell’intento di sprofondare il mondo in una Notte perenne. Fin qua nulla di nuovo sotto (è il caso di dirlo) il Sole. Ma c’è un però: nella battaglia finale il sangue fuoriuscito dalle ferite mortali inferte dalla donna al demone si è riversato sul mondo sottostante nella forma di mefitica pioggia che ha trasformato chiunque ne sia rimasto irrorato in creature demoniache, corrompendone irreversibilmente anima e corpo.

Diciannovesimo secolo. Sono passati 800 anni da quegli eventi, ma nonostante la luce del giorno sia stata ripristinata in seguito alla dipartita dell’arcidemone, l’umanità si vede ora privata della notte: al calar delle tenebre le creature nate dall’essenza del Nightlord imperversano nelle strade, facendo strage di umani e privandoli del sonno.

Nights of Azure - Recensione

Ed è proprio in questo scenario di labile equilibrio che veniamo a conoscenza della nostra eroina. Arnice è un mezzo demone, una donna bagnata dal Sangue Blu del Nightlord che ha conservato un cuore umano, ereditando tuttavia una parte dei poteri delle tenebre. Compito di Arnice e dell’ordine di Agenti di cui fa parte è quello di proteggere l’erede di quella giovane donna che per prima sconfisse l’arcidemone restituendo all’umanità la luce del giorno, l’amica d’infanzia Lilysse. Sacerdotessa della Curia in grado di purificare la progenie del Sangue Blu che mira a far risorgere l’arcidemone in un universo di notte perenne, sulle spalle di Lilysse grava il destino dell’umanità: lei sola potrà compiere il rito ultimo di purificazione volto a scongiurare l’ineluttabile. Guidate dalla Curia, organizzazione misteriosa e dalle imperscrutabili volontà, le strade di guardiana e sacerdotessa tornano a incrociarsi su una sperduta isola nel mare del Nord cancellata da ogni mappa, in una notte dai colori pastello temibile ed evocativa.

Era dai tempi di Air Tonelico 3 che i ragazzi di Gust non osavano ormeggiare al largo dei lidi sicuri degli RPG a turni di Atelier, loro saga più famosa. Questa deriva estemporanea ha dato così luce a Yoru no Nai Kuni, uscito nel 2015 in Giappone per PS3, PS4 e PS VITA e localizzato Nights of Azure per i mercati NA ed EU. Abbandonate le versioni PS3 e PS VITA, come succede per molti titoli di importazione giapponese il team di Tecmo Koei ha reso disponibile il titolo esclusivamente per Playstation 4.

Nights of Azure - Recensione

Love is in the air

Nights of Azure è un universo atipico per chi è abituato ai background meno nichilisti di Atelier, tuttavia la caratterizzazione dei pochi personaggi coinvolti nelle vicende rimanderà la vostra memoria a quelli della saga di punta di Gust. Sin dalle prime battute di gioco cutscene e dialoghi punteranno i riflettori sulla relazione tra Arnice e Lilysse: se da una parte la caratterizzazione dei pochi personaggi secondari non spicca per originalità e difficilmente rimarranno impressi nella vostra memoria, con molta più impazienza seguirete lo sviluppo di quella che è a tutti gli effetti una love story omosessuale tra la sacerdotessa e la sua guardiana.

In comune le due eroine hanno un seno prosperoso (dotato di vita propria e a cui poco importa delle leggi fisiche e gravitazionali che regolano il mondo) e un’attitudine risolutiva verso l’obiettivo: purificare il Sangue Blu dal mondo, prevenire la rinascita del Nightlord e salvare l’umanità. Diverse sono tuttavia le rispettive visioni sul mezzo da adottare: se da una parte la natura altruista e manipolata dalla Curia di Lilysse persegue il sacrificio e l’immolazione del proprio essere, l’istinto guerrafondaio e indipendente di Arnice non si arrende alla soluzione più semplice ed è votato a perseguire fino alla fine qualsiasi alternativa pur di salvare l’amica d’infanzia per cui nutre sentimenti molto più profondi.

Al mio segnale scatenate l’inferno

Il gameplay è variopinto e presenta diverse sfaccettature che verranno rese disponibili durante il corso dell’avventura. Protagonista del campo di battaglia è il mezzo demone Arnice: il suo stile di combattimento è un button smashing le cui peculiarità cambiano in base a quale delle tre armi a disposizione sta impugnando. Ma il vero potere della guerriera è la capacità di evocare e controllare i Servants, demoni dalle caratteristiche specifiche alle dipendenze del protagonista. Ogni Servant è dotato di abilità uniche e ha una natura assimilabile a quelli che sono i classici ruoli del genere: troveremo alberi umanoidi dall’alta difesa votati al tank, draghetti dall’alto valore di attacco che si getteranno nella mischia, spiritelli e fate che risolveranno la situazione con cure e azioni di supporto o attacchi magici dalla distanza e così via.

I servitori vengono raccolti direttamente sul campo come bottino nella forma di un feticcio che ne racchiude l’essenza. Col Sangue raccolto a seguito della sconfitta dei nemici sarà possibile “attualizzare” i demoni e schierarli nel proprio deck per essere evocati all’occorrenza. Ogni deck presenta quattro slot in cui distribuire i servitori e procedendo con l’avventura sarà possibile sbloccare fino a quattro deck: è possibile passare da un deck all’altro ed evocare da uno a tutti e quattro i demoni assegnati, a patto di avere abbastanza punti abilità per compiere l’azione. Arnice non avrà mai un controllo diretto sui demoni alle sue dipendenze, ma potrà ordinare l’esecuzione del loro attacco speciale o impartire ordini semplici quali il “seguimi” o il “focus su un nemico”. Nonostante le combinazioni di demoni schierabili in battaglia e la loro personalizzazione risultino in un gameplay dove azione e strategia ben si amalgamano offrendo battaglie veloci, divertenti e potenzialmente variopinte, la manifesta facilità delle stesse non invoglia a un più accorto e approfondito studio delle forze a disposizione. Il gioco procederà senza intoppi da inizio a fine, troppo spesso senza costringervi a cambiare la vostra formazione preferita o strategia per concentrarvi sui punti deboli dei nemici o boss di turno.

Mentre l’evoluzione dei servant è conseguente all’acquisizione di punti exp sul campo di battaglia, diverso è lo sviluppo di Arnice: fulcro del suo level up è la raccolta (parallela a quella di exp e di monete da spendere in equipaggiamenti e potenziamenti per guerriera e servitori) del Sangue Blu lasciato sul campo di battaglia dai nemici sconfitti. Oltre a dare vita ai feticci dei servant e a consentire l’aumento di livello di Arnice, questa “moneta” di scambio alternativa e caratteristica di tutto il gioco sarà impiegabile in appositi shop per acquisti “demoniaci”.

Asso nella manica della nostra protagonista è la possibilità di cedere alla propria natura e trasformarsi in una delle quattro forme demoniache a disposizione: a seconda della composizione di servant del nostro deck, Arnice potrà trasformarsi in un Demone dall’elevata potenza di attacco, propenso al supporto o dalle combo rapide e sequenziali.

Nights of Azure - Recensione

Relax, take it easy

Quando non saremo impegnati nelle missioni principali, partendo dall’Hotel che fa da hub all’esperienza di gioco potremo cimentarci nelle più classiche (tanto monotone quanto irrilevanti) quest secondarie di raccolta, sconfitta di tot nemici o raggiungimento di un determinato punto della mappa. Una serie di attività diurne e “passive” possono essere intraprese per aumentare i punti spendibili in abilità del protagonista, che concederanno tra le altre cose più tempo per l’esplorazione in battaglia delle mappe chiuse, maggiori bottini o più slot equipaggiamento. Alternativa al campo di battaglia è la presenza dell’Arena, ring ad hoc posto all’interno dell’Hotel e in cui prender parte a molteplici sfide il cui successo è imposto o determinato da alcune condizioni specifiche della battaglia: sconfiggere nemici usando solo i vostri servant o la forma demoniaca, concludere la battaglia in un determinato lasso di tempo, senza danni o sempre in fuga, gestire nemici più potenti o un sono solo alcuni degli esempi di Arena disponibili.

A fare da sfondo alle gesta di Arnice troviamo una grafica dall’estetica appagante e dai colori coerenti con il mood della vicenda, ma dall’overlap facile e con un’evidente carenza di dettagli nel background. Discorso diverso per la musica che con un paio di tracce evocative e orecchiabili ci accompagna con successo nel nostro peregrinare alla ricerca della soluzione migliore per salvare il mondo da una notte perenne. In lingua originale e sottotitolato in inglese, da segnalare la mancanza di localizzazione italiana.

[signoff]Se siete amanti dei JRPG e alla ricerca di un gioco semplice dal gameplay godibile e veloce ma senza troppe pretese, disposti però a chiudere un occhio davanti a menu spogli e alla grafica ormai superata, Nights of Azure potrebbe regalarvi una ventina di ore di piacevole distrazione. La trama e la relazione tra le protagoniste vi incuriosirà al punto di giocarlo fino alla fine, superando velocemente ogni battaglia accompagnati dai vostri fedeli servant preferiti. Tutto il resto, dalle missioni secondarie agli eccessivi dialoghi inconcludenti, è da considerarsi un contorno povero che nulla ha da aggiungere e offrire all’esperienza di gioco principale.[/signoff]

7.2
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