NBA 2K21 Next Generations – Recensione
La stagione cestistica NBA si è da poco conclusa. Hanno trionfato i Lakers di LeBron, capaci di suggellare nel migliore modo possibile una lunga cavalcata, difficile, ma alla fine trionfale. Con la complicata situazione legata all’emergenza Covid-19, il futuro della NBA, quella “reale” è ancora tutto incerto. Non si ancora, ad esempio, quando e come partirà la nuova stagione, e l’incertezza intorno alla lega cestistica più famosa al mondo continua a estendersi sempre di più. Per fortuna, però, gli appassionati della palla a spicchi possono consolarsi con l’arrivo della versione della nuova versione di NBA 2K21, ribattezzata in maniera molto originale “NBA 2K21 Next Generations”, arrivata sul mercato in concomitanza con l’uscita delle due macchine di nuova generazione.
Dopo aver testato a fondo tutte le varie modalità e le caratteristiche possiamo affermare che buona parte dell’esperienza ludica è rimasta invariata, ma le novità introdotte, soprattutto dal punto di vista tecnico e del gameplay, riescono a spingere questa nuova versione verso vette qualitative imponenti. Insomma, se la next-gen inizia così possiamo dormire sonni tranquilli, ma non è tutt’ora quel che luccica, ovviamente. Se siete curiosi di scoprire tutti i dettagli, non vi resta che continuare con la lettura della nostra recensione di NBA 2K21 Next Generations.
https://youtu.be/Jy00FgZNias
Nuovi contenuti e vecchie conferme
A livello contenutistico NBA 2K21 Next Generations si dimostra molto simile rispetto alla controparte dell’attuale generazione. Alcune modalità, come ad esempio il MyTeam, tra l’altro “continuabile” passando da una generazione di console all’altra, sono rimaste pressoché invariate.
A godere di un’attenzione differente è la WNBA, che su next-gen offre al giocatore oltre alla possibilità di avviare una modalità La mia Lega, con tanto di draft, mercato e tantissime regole e meccanica personalizzabili, come avviene per la NBA, vede finalmente anche la possibilità di avviare una carriera giocatore o meglio Giocatrice. La Mia Giocatrice, però, in campo e strutturalmente parlando ci è parsa limitata rispetto a quella relativa alla controparte maschile. Nella modalità MyPlayer, chiamata The W ad esempio non è presente la storia ma semplicemente ci si butta subito in campo, nel modo però più identico possibile allo stilema conosciuto, ossia sbloccando abilità e ricompense in base a come si gioca, al gradimento dei compagni di squadra e all’impatto sulle partite. Quello che ci lascia ben sperare per il futuro è la grande attenzione riservata a questo aspetto, in particolare anche alla creazione del personaggio, veramente ben strutturata e soprattutto ricca di possibilità che rende possibile sbizzarrirsi anche con i molteplici archetipi presenti, con cui realizzare la propria giocatrice, così come accade per la controparte maschile. Un altro elemento importante di NBA 2K21 Next Generations è senza dubbio legato ad alcune modifiche eseguite sulla modalità MyGM e La mia Lega, in cui sono state introdotte alcune novità interessanti, che rendono l’esperienza più immersiva.
Tra queste troviamo, in particolare, la possibilità di assegnare un tutor ad alcuni giocatori più giovani della squadra, per farli crescere in determinati aspetti o personalizzare e programmare alcuni aspetti degli allenamenti e della gestione del team a trecentosessanta gradi. In generale comunque la gestione del team è apparsa più rapida ma non per questo meno manageriale, semplicemente il tutto appare più “leggero” e veloce, in modo da rendere l’esperienza più pratica possibile nei frangenti adeguati. Per il resto, come detto in apertura, le modalità di gioco appaiono pressoché identiche, sia per quanto riguarda quelle online sia per quanto riguarda le varie modalità offline, ma questo non è un punto a sfavore o un difetto, anzi, anche perché già nella versione current-gen NBA 2K21 vanta una mole e una qualità di contenuti impressionanti e invidiabili.
La “nuova” Carriera
Com’era stato anticipato durante la fase di lancio del gioco e poi con l’arrivo di maggiori informazioni relative al nuovo NBA 2k21 Next Generations, una delle modalità più riviste è sicuramente la modalità principale degli ultimi anni: La mia carriera. Senza stravolgimenti, poiché buona parte dell’ossatura della carriera stessa è rimasta identica rispetto alla versione di attuale generazione, che abbiamo già provato e recensito a settembre, su PlayStation 4, 2K e Visual Concepts riescono a portare sul mercato una ventata di aria fresca con una trama parzialmente rivista e la possibilità di prendere scelte differenti, mutando da un certo punto in cui la storia del protagonista.
Arriva un momento in cui è possibile infatti scegliere di non andare al college, arrivando direttamente nella G League, cosa che fa si che il giocatore modifichi sia il suo background sia la sua struttura ludica ma anche giocabilità del titolo. Ciò accade perché scegliendo la G League non solo si va a modificare la storia ma è come se si scegliesse la modalità “difficile”, andando a misurarsi con giocatori già più ostici e già pronti per la NBA, cosa che rende il livello di sfida decisamente più alto. Le ricompense sono però maggiori: più entrate economiche, più velocità nel salire di livello e in generale una sensazione di avanzamento più brusca e repentina. Le novità non finiscono qui, anzi.
La cosa più carina e nostalgica di questa modalità è che scegliendo di andare nella G League ci si accorge che la squadra è composta dalle “nemesi” delle carriere dei titoli precedenti della saga, quindi Jackson Ellis, ATM, Shammy Wells, e tutto il resto dei “nemici” trovati in passato, che inizialmente fanno muro al novellino per poi appoggiarlo e accompagnarlo nella sua ascesa come potenziale futura stella della NBA.
Tutto questo ha il suo culmine nelle fasi finali dell’avventura nella G League, in cui si affronta una super squadra composta dai vecchi protagonisti della carriera, quindi AI, Freq, OG, Che e DJ, con alcuni di questi decisamente difficili da tenere in difesa (maledetto Freq!). Dopo averli sconfitti però tutto finisce un po’ “a tarallucci e vino”, con tante strette di mano, abbracci e tutto il resto. Junior torna poi alla normalità, con il finale della storia originale in cui si sceglie a quale agente affidarsi, iniziare la Draft Combine e lanciarsi quindi nel mondo della NBA a tutti gli effetti.
Gameplay
La potenza dei nuovi hardware non viene sfruttata solo per la “semplice” tecnica, ma anche per alcune sfaccettature del gameplay di questo NBA 2K21 Next Generations. E qui andiamo subito al punto focale: non ci sono stati rivoluzioni o stravolgimenti, e anzi si presenta abbastanza simile a quanto già visto sulla versione PlayStation 4, ma già da un primo sguardo risulta evidente quanto sia stato puntellato a dovere grazie alle possibilità aggiuntive offerte dalle nuove console. Chiaramente a fare la differenza è la gestione diversa delle animazioni, che grazie alla potenza di PlayStation 5 e Xbox Series X vengono moltiplicate quasi in maniera infinita. Ciò accade in particolare con la gestione dei movimenti in palleggio ma anche e soprattutto per il lavoro in post basso, due degli aspetti più cari alla produzione. Ancora una volta, 2K e Visual Concepts hanno fatto un grandissimo lavoro nella gestione dei movimenti in post dei giocatori, che negli ultimi anni si sono spesso e volentieri rivelati poco coerenti e credibili e che in questa versione next-gen ci hanno veramente mandato in estasi quando abbiamo avuto modo di provarli.
In particolare, chi vi scrive ha pescato nei pacchetti MyTeam un centro, Nikola Vucevic, e grazie alle sue movenze si è fatto un’idea di quanto 2K abbia lavorato in maniera importante anche sulle animazioni di tiro, in particolare, appunto quelli in post, e nella fase di entrata a canestro, uno dei punti oscuri delle ultime edizioni in cui si avvertivano delle situazioni poco credibili e coerenti. Un eccellente lavoro è stato eseguito anche sulle animazioni delle mani, che accompagnano ogni movimento molto più reattivo e fluido. Abbiamo notato però un’eccessiva facilità nel rubare palla e un’intelligenza artificiale che a volte si dimostra fin troppo arguta nel leggere situazioni di passaggi, tagli e quant’altro, facendo si che si arrivi a una palla persa troppo facilmente e a volte in modo quasi inspiegabile.
Proprio l’IA ha subito alcuni “ritocchi”, seppur dobbiamo ammettere che non si tratta ancora di nulla di veramente rivoluzionario rispetto alla versione current-gen, ma grazie alla potenza dei nuovi hardware si avverte una maggior coscienza dei propri mezzi anche da parte dei compagni di squadra. Si vede, ad esempio, Ray Allen che si va a piazzare all’angolo in modo automatico per poter provare a tirare sfruttando una sua indiscutibile caratteristica storica, o un “lungo” che prova a prendere posizione contro un playmaker in un miss match per tentare di schiacciargli in testa e via dicendo.
La nuova gestione dell’IA però non è riuscita a limare alcuni problemi storici della serie, specialmente per quanto concerne la questione dei passaggi. Troppo spesso, infatti, i nostri passaggi sono finiti nelle mani dei giocatori avversari, il che ha reso numerose sessioni frustranti e mal bilanciate. Anche la questione “momentum” è rimasta pressoché invariata: ancora una volta abbiamo dovuto constatare la fastidiosa presenza di una difficoltà dinamica, sia nella Carriera sia nelle altre modalità, che non ci ha esattamente fatto stappare una bottiglia di champagne per festeggiare, con la speranza che con l’avanzare delle nuove tecnologie tutto questo possa assumere connotati diversi. Peccato, certo, ma nel complesso non possiamo che essere soddisfatti del “nuovo” gameplay di NBA 2K21 Next Generations, reso ancora più gustoso dalla potenza dei nuovi hardware.
Grafica e tecnica
Uno degli aspetti più importanti e in grado di generare hype nei giocatori è quello legato alla veste grafica con cui il nuovo NBA 2K21 Next Generations si è presentato ai nastri di partenza della nuova generazione di console. Nonostante sia un titolo sviluppato separatamente, il primo per next-gen, quindi affetto da alcune limitazioni di sorta come avvenuto nel 2013 con l’arrivo di NBA 2K14, la resa grafica complessiva è veramente imponente.
La modellazione poligonale dei giocatori, in primis, salta subito all’occhio una volta avviata la partita, e risulta evidente sin dai primi vagiti delle vostre sessioni di gioco, rimanendo in qualche modo fedele a quanto visto finora e ponendosi come una naturale evoluzione dell’evoluzione tecnica degli ultimi anni. Quello che spaventa, che risulta nettamente evidente nel cambio di generazione è probabilmente tutto il resto, il contorno, partendo dall’illuminazione, grazie anche all’utilizzo del Ray tracing, che su console fa un lavoro davvero eccelso.
Ciò si nota in particolare sui parquet, ad esempio, nella modalità “The City”, quindi online, o nelle partite Triplice minaccia online e offline del MyTeam, in cui l’illuminazione notturna rende ogni singolo movimento, ogni singolo passo sul parquet di gioco, una vera e propria epifania sensoriale per tutti gli appassionati del basket, della NBA e non soltanto.
La cura per i dettagli, grazie anche alla potenza dei nuovi hardware, è assolutamente impressionante, come ad esempio vediamo nel sudore, nel movimento della palla, nella sua pesantezza in campo, negli spettatori, nel background di ogni singola arena; tutto è veramente sontuoso e, trattandosi solo del primo capitolo su next-gen, non vediamo l’ora di capire come tutto questo si evolverà con il passare del tempo.
Il titolo gira sull’ammiraglia di casa Microsoft in 4K stabili e 60 fps granitici, con l’utilizzo dell’HDR 10 plus e un Ray tracing sfruttato alla grande, in particolare per quanto concerne l’illuminazione di alcuni elementi più di altri, come il parquet, di cui abbiamo parlato poc’anzi, e i corpi dei giocatori e dei tessuti delle divise.
Questi ultimi, oltre a essere più rifiniti dal punto di vista poligonale, si presentano più curati dal punto di vista dell’effettistica che l’illuminazione dei parquet ha sui loro corpi. Il tutto è accompagnato anche da una nuova gestione della telecamera, che aumenta la sensazione di potenza tecnica del titolo, riuscendo a enfatizzare, con inquadrature e zoom pensati ad hoc, tutte quelle che sono le migliorie tecniche di NBA 2K21 Next Generations.
NBA 2K21 Next Generations è già un grosso passo avanti per la saga e per la nuova generazione di console, tenendo anche bene a mente il difficile periodo e uno sviluppo, di conseguenza, più “frettoloso”. Senza stravolgere l’offerta contenutistica, il titolo ha saputo perfezionare quasi tutti gli aspetti già apprezzati sull’attuale generazione di console, focalizzandosi in particolare su elementi quali la resa visiva, la stabilità generale e le animazioni. Tutti obiettivi centrati, certo, ma su cui si può sicuramente migliorare ancora, soprattutto se si vanno ad analizzare alcuni difetti storici ancora impossibili da abbandonare, su cui spicca in primis un’IA che sa ancora di vecchia generazione, specialmente in alcuni passaggi. Nel complesso, comunque, ogni buon appassionato di basket, in possesso di una delle macchine della nuova generazione di console non dovrebbe pensarci due volte sull’acquisto, ma attenzione: il discorso micro transazioni è rimasto più che spinoso che mai.
NBA 2K21 Next Generations rimane comunque uno dei migliori esponenti della next gen appena arrivata, nonché un titolo imprescindibili per tutti gli appassionati (e non solo).
Pro
- Graficamente è veramente impressionante
- Nuove animazioni, per un gameplay ancor più realistico
- Intelligenza artificiale migliorata, seppur necessita ancora di ulteriori revisioni
- Svecchiata doverosa ad alcuni menù
- Modalità Carriera sempre piacevole, anche su next-gen
- Anche la Carriera con la Giocatrice ci è piaciuta...
Contro
- ... ma poteva essere introdotta meglio!
- Si poteva osare di più a livello di "rifinitura" nel gameplay
- Alcune modalità sono rimaste praticamente invariate