Murasaki Baby – Recensione

La nostra bellissima Italia è stata la casa – nei secoli – di innumerevoli invenzioni, personalità e innovazioni che il mondo ci invidia. Non solo arte e letteratura, ma certo anche tecnologia, come la nostra industria automobilistica ci insegna. Ci difendiamo benissimo anche nel cinema, ma sfortunatamente nel nostro medium preferito, i videogames, la penisola ha sempre rivestito un ruolo di rincalzo. Vista la nostra storia però, ci sembra più che adeguato che uno dei primi titoli degli ultimi anni sviluppato interamente in Italia si dimostri più che un videogioco un’opera d’arte interattiva, ricca di inventiva e di originalità: vi presentiamo così Murasaki Baby.Il team di sviluppo italico responsabile di questa piccola perla diretta in esclusiva a Playstation Vita si chiama Ovosonico, con sede nelle colline intorno a Varese, ed è capitanato da un acclamato personaggio del mondo dei videogame: Massimo Guarini, già al lavoro su Naruto: Rise of a Ninja e, in collaborazione con Goichi Suda, sull’unico Shadows of the Damned. Nel caso vi sia venuta la curiosità di sapere qualcosa di più sul team e su come un piccolo studio di sviluppo italiano sia entrato a far parte degli XDEV (la famiglia di developer europea di Sony), abbiamo un’ottima notizia per voi, siccome nelle prossime settimane una squadriglia di inviati di VGNetwork raggiungerà Villa Ovosonico e vi porterà un reportage esclusivo sui ragazzi di Massimo e sul lancio del loro titolo d’esordio.E proprio di Murasaki Baby vi vogliamo parlare oggi, in uscita il 17 settembre su PS Vita al prezzo di 9,99€: un piccolo titolo scaricabile dal carattere e stile inconfondibile e una bella ventata d’aria fresca in uscita tra Destiny e FIFA.

Mamma?

Murasaki Baby è un platform/puzzle sidescroller in due dimensioni, un mix tra Escape Plan e Limbo. Nel gioco dovremo accompagnare una bambina alla ricerca della propria madre perduta, scomparsa misteriosamente una mattina; nella prima scena del gioco la piccola si risveglia e non riesce a trovare la mamma, pur chiamandola con tutte le proprie forze. Così, decide di avventurarsi fuori dalla porta, sfidare il tremendo mondo di fuori pur di ritrovarla. Senza dimenticare il suo adorabile palloncino viola a forma di cuore, che la accompagna in ogni sua mossa, simbolo della sua infanzia in fiore e del suo cuore immacolato. Fuori di casa, la Baby non si ritrova certo in Corso Como a Milano a fare shopping, ma l’ambiente disegnato dagli Ovosonico si mostra subito nel suo inquietante e onirico splendore. La realizzazione tecnica in due dimensioni e lo stile pastello degli artisti del team disegna uno spettacolo sull’OLED più unico che raro. Difficile descrivere il comparto grafico e lo stile di Murasaki Baby se non come un disegno animato scaturito da una mente affine alle opere di Tim Burton. La foggia a cartone animato in bianco e nero con sfondi colorati nasconde con un vestito bambinesco un mondo oscuro e pericoloso, dove tentacoli spuntano dal terreno, creature cannibali fanno un sol boccone di bambini indifesi e ogni essere pare vivere una vita miserabile e sfortunata. Le musiche, spesso appena accennate, fanno da contraltare perfetto alla sottile grafica disegnata, diventando parte integrante dell’esperienza di gioco, donando ulteriore carattere e originalità ai livelli. Ed è in questo scenario che si muoverà la nostra Murasaki Baby, nonostante la paura iniziale, con il suo coraggio innato e la beata ignoranza dell’infanzia, armi che però non potrebbero bastarle per superare i mille pericoli e riportare sulla retta via tutti gli sfortunati personaggi che incontrerà, senza un aiuto esterno. Quello del giocatore.


Prendimi per mano e andiamo lontano

Un aiuto concreto, diretto, che possiamo quantificare e sentire, grazie al touch screen di Playstation Vita. Dimenticate i tasti: a parte una brevissima sezione controllata con gli analogici, Murasaki Baby verrà controllato totalmente con l’uso dello schermo a tocco anteriore e, ugualmente importante, quello posteriore della console portatileSony. Per muoverci nei livelli infatti dovremo intuitivamente usare il nostro indice della mano sinistra per letteralmente “prendere per mano” la Baby e portarla verso la salvezza. Non tirate troppo però, visto che la piccoletta potrebbe anche perdere l’equilibrio e cadere! La connessione tra giocatore e videogame, l’abbattimento della “Quarta parete”, cercato da Guarini e soci è un qualcosa di tangibile e speciale e crea un’istantanea connessione con la povera creaturina, certo bruttina ma alquanto amabile e indifesa. Non dovremo solo curarci del destino della piccola, ma anche di quello del suo palloncino a cuore, il quale scoppiando causerà un game over, altrettanto controllabile via polpastrelli. Gli ingegnosi puzzle del gioco tuttavia sono quasi tutti legati al back screen, con il quale potremo cambiare “sfondo” al titolo. In Murasaki Baby infatti, in ogni capitolo avremo a disposizione quattro background colorati interattivi, intercambiabili tramite un semplice “swipe”. Come potete evincere, non saranno solo lì per cambiare atmosfera ai livelli, ma – attivati con due tap – libereranno il loro potere sulle ambientazioni, aiutando la nostra Baby. Volete far piovere per riempire una pozzanghera? Volete congelare il mare per camminarci sopra? Volete scatenare un vento in grado di farci volare o usare il palloncino come un’ancora per non ritrovarsi spazzati via? Bene, troverete uno sfondo adatto alle diverse occasioni che ci si porranno davanti. Combinare la gestione della bambina presa per mano, difendere il palloncino dalle graffette volanti, cambiare i background interattivi a seconda della situazione, interagire con oggetti come ombrelli per proteggersi da detriti o lampade per illuminare le zone oscure, sfuggire ai nemici: Murasaki Baby non sarà una passeggiata, ma bensì un ottimo esempio di buon game design, pur se saltuariamente troppo intricato, con tante dita a coprirci lo schermo.


Il gioco è bello quando dura poco?

Fino a quando non finirà, tuttavia. L’unico difetto che possiamo infatti trovare a Murasaki Baby è quello della longevità. Nonostante il prezzo iper-budget e un ritmo serrato, è difficile essere contenti con un titolo dalla durata di due o tre ore. Oltretutto, una volta superata la modalità principale, non ci sarà nessun’altra cosa da fare: un semplice escamotage per poter migliorare la rigiocabilità poteva essere quello di includere qualche sbloccabile, magari le tracce della OST o qualche tavola disegnata dagli artisti di Ovosonico, ma in Murasaki Baby non c’è nulla di questo. Ma in fondo tutte queste cose materialistiche non ci interessano, visto che questa produzione italiana punta al cuore, punta alle emozioni, punta a un’esperienza videoludica di spessore che poche altre volte ci era capitato di vivere. E riesce benissimo nel suo intento, regalandoci un personaggio iconico, un mondo decadente e decaduto e, soprattutto, rimette lo Stivale sulla mappa mondiale dello sviluppo di videogame professionistico.

Mi fa un piacere immenso recensire un gioco finalmente sviluppato in Italia e ancora più piacere dirvi che è una piccola perla per Playstation Vita, console che tanta fortuna sta facendo nel corteggiare piccoli studios più o meno indipendenti. Murasaki Baby è sì un po’ corto, ma un’esperienza che per 10€ consiglio a tutti, campanilismo o meno.
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