MotoGP 20 – Recensione
Al netto della grande incertezza che aleggia intorno dello sport, a causa (giustamente) della tragedia generata dalla questione COVID-19, i tanti appassionati hanno – per il momento – dovuto fare a meno del mondo dei motori. Con i campionati Formula 1 e MotoGP, tipicamente al via proprio in questo periodo, fermi fino a data da destinarsi, il palato degli spettatori cresciuti a pane e frecce d’argento o nelle cui vene scorre un cavallino rampante o, magari, abituati a gioire davanti alle imprese dell’ormai “immortale” Valentino Rossi, avviatosi però a quella che probabilmente dovrebbe essere la sua ultima stagione in pista, è dunque destinato a rimanere a secco per ancora un po’ di tempo.
Per fortuna, a venire in soccorso dei più appassionati ci pensa Milestone che, nonostante l’emergenza attuale, ha mantenuto fede al suo ruolino di marcia, portando senza ritardo di sorta sulle nostre console MotoGP 20, l’ultimo capitolo dell’iconica saga dedicata ai centauri più amati del mondo dello sport.
L’edizione di quest’anno si presenta ai nastri di partenza con un grande carico di novità, ma allo stesso tempo accompagnata da una struttura ludica rodata e nel complesso apprezzata ma non esente da svarioni di sorta e da alcuni difetti storici che la serie portava con sé da diverse stagioni. Dopo aver trascorso diverse ore in compagnia di MotoGP 2020 e aver guidato il nostro avatar verso grandi traguardi (ma anche tante sonore sconfitte), in sella alla nostra fiammante PlayStation 4 Pro – ma ricordiamo che il gioco uscirà anche su Xbox One, PC, Nintendo Switch e Google Stadia – siamo pronti a tirare le somme e, passateci il termine, comunque vada, Milestone c’è!
Una vita da mediano
Il cuore pulsante di questo MotoGP 20, così come in passato, è senza dubbio la Modalità Carriera, arricchita per l’occasione da una veste manageriale profonda e appagante. Ciò nelle intenzioni di Milestone è chiaramente uno dei punti cardine di questa nuova annata, chiamata in qualche modo a dare nuova linfa a una serie sempre più interessante, certo, ma bisognosa di novità. Inutile dirvi che, una volta avuto il gioco tra le mani, ci siamo fiondati rapidamente proprio con la sopracitata Carriera, riscoprendo così un prodotto incredibilmente valido e appagante. Sin da subito, infatti, MotoGP 20 rende ben chiare le cose: per vincere, a qualunque livello, la “sola” abilità in pista non è sufficiente.
Così come nella realtà, alla base di ogni successo vi è una lunga programmazione, un percorso pianificato in tanti piccoli step decisivi per il raggiungimento di un risultano finale soddisfacente, e da questo punto di vista MotoGP 20 non si mostra in alcun modo timido, portando su schermo un prodotto dalla carica manageriale marcata e ben delineata sotto tutti i punti di vista. Pronti via e, subito dopo la scelta della classe e del team di partenza, liberamente selezionabili tra tutti quelli presenti dalla Moto 3 sino alla MotoGP, il gioco vi chiederà subito di mettere su un vero e proprio staff, fondamentale ai fini di una progressione più agevole in quel che si dimostra senza troppi mezzi termini una vera e propria tana di lupi.
Le difficoltà a cui si va incontro, infatti, sono molteplici: si passa dalla questione economica, per la quale bisogna fare molta attenzione al budget, per poter finanziare elementi quali lo sviluppo della moto o l’assunzione di un manager più abile nel procacciarci contratti remunerativi e con maggiori ambizioni, a quelle in pista, con una moto la cui resa è pesantemente legata proprio alla ricerca e al successivo sviluppo a cui noi siamo stati in grado di arrivare con la nostra gestione dello staff e del suo operato.
Questa scelta dà alla Carriera una longevità più alta e un gusto diverso, capace di donare al giocatore una sensazione di appagamento decisamente maggiore rispetto al passato, poiché anche con i danni e le penalità settati al minimo, abbiamo potuto notare quanto, gara dopo gara, ognuna di queste modifiche vada a incidere pesantemente sul rendimento del nostro bolide e di conseguenza sulla carriera stessa del nostro alter ego. Gli aspetti da tenere d’occhio non riguardano soltanto la parte tecnica e amministrativa, ma passano inevitabilmente anche per quello che è il nocciolo della questione, ossia il gradimento e le aspettative del team di appartenenza. Da questo punto di vista, in verità, il gioco si mostra leggermente meno “pretenzioso”, poiché abbiamo notato più volte come il rinnovo del contratto sia avvenuto nonostante non avessimo centrato alcuni degli obiettivi prefissati, che nel complesso risultano sempre tendenzialmente alla portata e comunque in linea con la moto guidata.
Ciò che però ha rotto questo equilibrio quasi perfetto tra realismo, gestione e puro divertimento, è la curva di difficoltà, almeno quella della Modalità Carriera, per quanto ci riguarda mal calibrata e in alcuni passaggi incomprensibile. Al netto delle tante migliore effettuate (tutti i potenziamenti fatti nella prima stagione), inspiegabilmente, in pista la moto ha continuato a soffrire di un rendimento che definire altalenante sarebbe un eufemismo.
Molto spesso ci è infatti capitato di arrivare ultimi partendo dalla pole o di dover rincorrere anche le moto meno prestanti dal punto di vista del rendimento, costringendoci a bazzicare le ultime posizioni nonostante tutto il grande lavoro svolto. In generale, comunque, almeno nella carriera, il tutto ci è sembrato davvero troppo pilotato, con la nostro moto quasi sempre costretta ad arrendersi alle altre senza possibilità di appello. A complicare le cose ci ha pensato poi la gestione totale dei consumi di elementi quali il carburante e i pneumatici, una scelta apprezzabile ma che, sommata al resto, ha dato il via ad alcuni momenti di pura frustrazione.
Stile da vendere… ma non sempre!
Come già anticipato, Milestone ha lanciato sul mercato un prodotto che vuole migliorarsi sotto tanti aspetti, senza però per forza di cose rivoluzionare una formula ludica già ampiamente rodata e apprezzata. Anche sul fronte del gameplay MotoGP 20 si accinge ai nastri di partenza della nuova stagione caratterizzato da un giusto compromesso tra innovazione e conservazione, portando a casa un risultato finale complessivamente soddisfacente. L’attenzione principale, e ve lo abbiamo già anticipato parlandovi della Carriera, si è focalizzata sulla nuova intelligenza neurale (definita 2.0) che influisce direttamente su elementi quali la gestione della moto in gara e soprattutto su quello che è l’andamento stesso di ogni Gran Premio.
In corsa bisogna prestare attenzione a ogni singolo aspetto, per evitare di ritrovarsi velocemente con un pugno di mosche tra le mani. Per intenderci, se non si presta abbastanza intenzione al carburante (ci è capitato più volte, credeteci) potreste rimanere “a piedi” a qualche centinaia di metri dal traguardo, vanificando così un weekend intero o, magari, scegliendo gli pneumatici sbagliati ci si potrebbe auto relegarsi ai margini della corsa molto velocemente.
Il “nuovo” gameplay del gioco richiede dunque una maggior attenzione da parte del giocatore, anche perché l’intelligenza artificiale degli avversari è molto più evoluta e “cattiva”. Molto spesso, ad esempio, ci è capitato di scontrarci in modo aspro (con tanto di cadute rovinose) con piloti sin troppo agguerriti, desiderosi di attaccare ogni singolo spazio incuranti delle – a volte fin troppo scontate – conseguenze.
Va di per sé che il fastidioso effetto elastico, tipico delle produzioni del genere, vive quest’anno di un forte miglioramento, a causa proprio dell’aggressività e dell’acume dei piloti in gara. Consultando l’HUD è molto facile accorgersi di quanti sorpassi vengono effettuati durante una gara, sia in coda sia nella parte centrale della classifica, con il trend che tende a scemare quando si prendono in considerazione le primissime posizioni.
Le migliorie apportate si affiancano a una fisica delle moto complessivamente conservativa, ma non esente da qualche piccolo perfezionamento e da alcuni difetti storici che ritornano anche quest’anno. Non ci ha fatto impazzire la poca differenza tra la corsa su una pista asciutta e una bagnata, mentre abbiamo notato grossi cambiamenti utilizzando un treno di gomme fresco di pacca e uno consumato dai numerosi giri effettuati durante i test.
Chiaramente, tutte queste informazioni vanno prese con le dovute attenzioni poiché ogni cosa (o quasi) è personalizzabile liberamente attraverso l’utilizzo di numerose slider che hanno il compito di plasmare l’esperienza di gioco a nostro piacimento. Partendo dall’equilibrio della moto (affidabile anche alle sapienti mani dei vostri meccanici), passando per la gestione delle penalità, dei danni alla moto e della “semplice” difficoltà degli avversari, ogni cosa è completamente personalizzabile a proprio piacimento, a testimonianza ulteriore di quanto sia importante l’utente per Milestone, ancora una volta decisa a plasmare un prodotto per tutti i gusti.
Divertimento per tutti i gusti?
Portando avanti il discorso sulla continuità ma con qualche piccola aggiunta, anche il ventaglio dell’offerta ludica di MotoGP 2020 si presenta classico, senza stravolgimenti e in linea con la passata stagione, seppur senza qualche timido passo avanti sotto alcuni punti di vista.
MotoGP 2020 offre al giocatore la possibilità, oltre alla già citata Carriera, di giocare un campionato nei panni del proprio pilota preferito, di prendere il via a un Gran Premio singolo o di cimentarsi con le immancabili Sfide a tempo per un’offerta single player, come dicevamo poc’anzi, del tutto classica e conservativa. Il tutto viene impreziosito da una Modalità Storica decisamente più interessante che in passato e che risulta, senza ombra di dubbio, la più valida alternativa alla Carriera. Portando a termine le varie Sfide Storiche, nei panni di piloti come Valentino Rossi, Troy Bayliss, Kenny Roberts Jr. e tanti altri, è possibile guadagnare una particolare valuta da spendere nel Mercato Storico, in cui si possono sbloccare nuovi team e nuovi piloti, per darsi così a un completismo sfrenato, degno del miglior fan possibile.
Anche l’offerta multigiocatore online risulta molto simile a quella della passata stagione. Sfruttando i nuovi server dedicati forniti da Amazon Web Services, ora più stabili e caratterizzati da problemi di latenza decisamente meno invasivi, è ancora una volta possibile prendere parte agli incontri classici o alla tanto apprezzata Modalità Giudice di Gara, introdotta con la scorsa incarnazione del titolo corsistico di casa Milestone. La scelta di affidarsi ancora una volta alle classiche “stanze”, però, non ci sentiamo di condividerla in pieno, poiché spesse volte ci siamo trovati a dover attendere il nostro turno, dando vita così a momenti “morti” tutt’altro che piacevoli.
Bello e scattante
Anche sul piano estetico MotoGP 2020 non stravolge le sua base, ma tenta di perfezionarla con alcune migliorie sparse qui e lì. E ci riesce, nel complesso, specialmente andando ad analizzare fattori come l’illuminazione e la qualità degli ambienti esterni, da sempre, questi ultimi, il punto debole più lampante della produzione.
I modelli poligonali delle moto sono impeccabili e la loro resa in pista, specialmente sotto la pioggia, è un vero e proprio piacere per gli occhi. Ciò che ci ha lasciati leggermente interdetti è la fisica degli stessi bolidi, in alcuni frangenti sin troppo leggera e poco credibile, ma nel complesso, grazie anche a una stabilità importante su PlayStation 4 Pro, su cui si raggiungono con facilità i 60fps granitici, il comparto tecnico di MotoGP 20 rappresenta senza dubbio uno dei punti più alti della produzione.
Non ci hanno convinto i modelli dei piloti e dei meccanici: questi ultimi, in particolare, soffrono di un riciclo di asset abbastanza pesante e poco utile nell’economia della produzione. Molto valido è ancora una volta l’editor di livree, caschi e personalizzazioni varie per i piloti. Sia scaricandoli online sia creandoli da sé (per poi condividerli con la community, ovviamente) le possibilità in termini estetici sono come al solito molteplici e si sposano nel migliore dei modi con un comparto grafico reso ancor più piacevole e omogeneo da una licenza praticamente della MotoGP totale che accompagna sia la grafica di gioco sia i menù in generale, per un risultato finale di sicuro affidamento.
Molto buono, in conclusione, il sonoro: se il doppiaggio di Meda si limita nuovamente alle sole fasi iniziali e finali, il rombo dei motori e degli effetti in pista in generale è ancora una volta al top e offre al giocatore un’esperienza ancor più realistica e profonda.
MotoGP 20 riesce a migliorare la già ottima formula ludica imbastita in passato da Milestone, seppur non riuscendo a risultare esente da svarioni di sorta. I problemi principali rimangono legati a una curva di difficoltà eccessiva nella Carriera, che rende la modalità in questione decisamente molto interessante e appagante, meno divertente di quanto dovrebbe. Chiudendo un occhio sulla questione si ha tra le mani un racer molto valido, a cui però ancora una volta manca quella vena innovativa per quanto riguarda le modalità online, che avrebbe decisamente giovato non poco. Niente da dire sul comparto tecnico, ancora una volta il vero fiore all’occhiello del pacchetto, seppur incapace di compiere un vero passo avanti sotto il profilo delle collisioni, ancora una volta poco credibili. Molto buona la nuova IA 2.0: l’evoluzione dell’intelligenza artificiale si fa sentire tutta, per la gioia dei puristi del genere e di chi, in generale, cerca una sfida continua.
Pro
- La nuova Modalità Carriera è molto intrigante e appagante...
- IA Neurale 2.0 sugli scudi, offrendo al giocatore un'esperienza complessiva più che valida
- Addio al fastidioso "effetto elastico"!
- Sfide Storiche (e soprattutto il Mercato Storico) molto interessanti
- Da vedere è sempre un bello spettaocolo
- La Licenza completa della MotoGP si fa sentire!
Contro
- ... ma la curva di difficoltà (specialmente per le prime stagioni) è mal bilanciata!
- Alcune difficoltà della Modalità Carriera potrebbero far storcere il naso e scoraggiare
- Ancora poco credibili le animazioni sulle collisioni
- Poche differenze tra piste asciutte e bagnate in alcuni momenti
- Le modalità in singolo e soprattutto online necessitano una svecchiata