Mortal Kombat 11 – Recensione
Sono passati oltre 25 anni da quando il primo Mortal Kombat piombò rumorosamente nelle sale giochi di tutto il mondo sconvolgendo la concezione di violenza nei videogiochi. Nonostante non sia mai stata una delle serie picchiaduro tecnicamente migliori sulla piazza, il suo immenso carisma fatto di brutalità esagerata e personaggi fantascientifici sopperiva il divario con titoli più rifiniti come Street Fighter, conquistando e rimanendo stabile nell’immaginario popolare di generazioni di videogiocatori. L’eterno divario con la scuola giapponese è andato sempre più assottigliandosi però sin dalla rinascita dalle ceneri di NetherRealm Studios, che con passione e dedizione ha (ri)portato la serie ad essere una delle più amate e giocate da giocatori di ogni livello in tutto il mondo.
Mortal Kombat 11 è l’ultimo passo di una continua evoluzione che il team capitanato da Ed Boon ha compiuto a partire dal magistrale reboot del 2011. Una strada percorsa tenendo un orecchio teso ai feedback dei fan, ma anche fatta di scelte ardite che hanno portato la serie a crescere e maturare sempre più, culminando oggi con uno dei capitoli migliori di sempre.
Una questione di tempo
Buona parte del fascino di Mortal Kombat si è sempre fondato sul suo particolare setting fatto di esseri di dimensioni parallele, ninja, non-morti, dei e chi più ne ha più ne metta. Nel corso degli anni ne sono accadute di tutti i colori, ma per fortuna abbiamo riassunto gli episodi di tutta la saga per voi. Come ormai tradizione troviamo ancora una volta una corposa Modalità Storia che riprende subito dopo gli eventi di Mortal Kombat X.
Dopo la battaglia contro Shinnok la mente di Raiden è rimasta corrotta, rendendolo un dio oscuro e dispotico, e talmente violento da torturare e decapitare il Dio caduto per portare la sua testa nel Netherrealm come monito della sua ira: un avvertimento a non osare minacciare l’Earthrealm. Questa piega degli eventi non piace però a Kronika, la Dea Anziana che governa il tempo, scontenta di come Raiden abbia cambiato il corso degli eventi sconvolgendo l’equilibrio della Storia.
Il piano della dea è riscrivere gli eventi, ma per farlo ha bisogno di energia e tempo, e per evitare di essere ostacolata da Raiden e i suoi seguaci decide di reclutare guerrieri a sua protezione. Grazie ai suoi poteri ella condensa passato e presente, facendo incontrare i personaggi delle due epoche storiche nello stesso momento. Ecco quindi tornare vecchie conoscenze come Shao Kahn, Baraka e Sektor, pronti a supportare Kronika per alterare gli eventi che li avevano visti sconfitti.
Forte dei progressi compiuti dal predecessore, anche Mortal Kombat 11 ha dalla sua una trama dal taglio cinematografico divisa in vari capitoli e dedicati ad alcuni alcuni personaggi nei panni dei quali affronteremo una manciata di combattimenti, avanzando man mano verso l’epilogo. Il ritmo del capitolo precedente risultava abbastanza disorganico per via dei continui flashback che portavano l’attenzione del giocatore a smarrirsi tra passato e presente; questa volta invece la narrazione scorre diretta senza troppa confusione, e rispetto a MKX (forse troppo focalizzato sui personaggi delle Forze Speciali) troviamo più varietà di situazioni.
La Modalità Storia di Mortal Kombat 11 dal punto di vista registico è sicuramente sopra la media nel suo genere, ma dal punto di vista della sceneggiatura continua a mantenere i limiti di una storia di un picchiaduro. Ma del resto anche il suo stile narrativo da B-movie (pur con profusione di effetti speciali) è sempre stato un aspetto caratteristico della serie.
Kripta e personalizzazione estetika
La Modalità Personalizzazione è probabilmente la migliore mai vista finora in un picchiaduro per quanto riguarda la customizzazione estetica. È possibile scegliere tra innumerevoli varianti di costumi, armi, maschere, ma anche pose di vittoria ed entrate in scena negli stage. Siamo anni luce dai tempi in cui la scelta era tra diversi colori dello stesso costume, quindi se anche il design di base di un personaggio non vi ispira troppo state certi che potrete cambiarlo significativamente.
Gli articoli tra cui scegliere andranno ovviamente sbloccati tramite le altre Modalità, in modo diretto o utilizzando varie valute più o meno rare come monete, cuori, frammenti magici ecc. Gran parte degli oggetti per la personalizzazione sono racchiusi nella Kripta, che in questo capitolo è costituita da una sorta di walking simulator in un dungeon situato nell’isola di Shang Tsung.
Nei panni di un anonimo personaggio potremo esplorare i vari ambienti e mettere le mani sulle decine di casse del tesoro al suo interno, che contengono sia gli oggetti per la personalizzazione che ogni genere di collezionabile legato al gioco stesso: artwork, bozzetti preparatori, brani della colonna sonora e molto altro.
Per aprire le casse della Kripta dovremo però spendere varie valute all’interno del gioco, solitamente si tratta di monete d’oro, ma alcune casse richiedono una spesa di cuori, frammenti magici ecc.
Monete d’oro e altri oggetti di scambio possono essere accumulate nelle varie Modalità di gioco, tra cui le immancabili Torri. Le Torri Classiche incarnano sostanzialmente la vecchia modalità Arcade, terminata la quale vedremo un finale personale del personaggio utilizzato. Le Torri del Tempo propongono invece delle sfide in costante rotazione in grado di offrire ottime ricompense.
Grafica e sonoro personaggi.
Sul piano grafico i continui progressi di NetherRealm sono ben visibili. La quantità di dettagli che caratterizza sia i modelli dei personaggi che gli stage di combattimento è impressionante, così come la qualità delle texture e degli effetti speciali, dai particellari ai giochi di luce delle suggestive ambientazioni. Al di là del risultato tecnico in sé, è percepibile la cura dei particolari dedicata dal team di sviluppo ai molteplici aspetti della veste visiva del gioco, che possiamo ammirare soprattutto nella modalità di Personalizzazione.
Solo su un aspetto rimangono ancora delle macroscopiche incertezze: le espressioni facciali di alcuni personaggi, soprattutto gli umani “semplici” come Sonya Blade e Cassie Cage, risultano strane e troppo generiche, dando l’impressione di essere state poco curate.
Anche il comparto sonoro è solido e curato, con una colonna sonora dai toni avvincenti ed effetti sonori curati e verosimili. Peccato solo che il doppiaggio italiano non sia esattamente esaltante, e specialmente l’interpretazione di alcuni personaggi durante la Storia vi faranno venir voglia di cambiare la lingua dei filmati in inglese, nettamente migliore.
Il roster è composto da 25 combattenti al lancio, ben variegati per stile di gioco e moveset, ai quali si aggiungeranno altri (per il momento) ignoti comprimari della saga sotto forma di DLC. Tra vecchie conoscenze e nuovi volti, possiamo ritenerci soddisfatti dalla scelta operata nella selezione dei personaggi inseriti al lancio e siamo davvero curiosi di scoprire cosa riserva il futuro a questo interessante cast.
Kombattiamo!
Forte di un tutorial tanto chiaro e avanzato da spiegare con successo perfino le dinamiche avanzate del genere picchiaduro ad un neofita, Mortal Kombat 11 propone innumerevoli modalità multigiocatore sia in locale che Online, passando per una lodevole modalità allenamento e un frame data valido e cristallino.
Dopo aver completato la storia e magari sfidato qualche amico in locale, avremo l’opportunità di addentrarci nell’universo dei combattimenti online, scegliendo tra la modalità kasuale e quella klassificata. Se nella kasuale saremo in grado di selezionare un set di regole personalizzato e incontrare avversari compatibili con le nostre preferenze, nei set klassificati dovremo necessariamente rinunciare alle statistiche del proprio equipaggiamento e alla personalizzazione degli skillset dei personaggi.
Quando il gioco si farà duro avremo infatti a disposizione solamente due varianti preimpostate e immodificabili per ciascun personaggio, sancendo una separazione veramente netta tra il giocatore casual e l’utente più orientato verso il competitive. Forte di un netcode stabilissimo i match online faranno la gioia del gamer hardcore, che finalmente potrà competere in una classifica intelligente, che per decretare vincitore e vinto impone una serie di partite alla meglio dei 5 incontri, proprio come accade nella maggior parte dei tornei. Possiamo dire addio alla botta di fortuna/sfortuna durante un incontro, ma per portare a casa l’agognata vittoria dovremo davvero sudarcela. All’interno delle modalità competitive è anche presente la Lega Kombat, che sarà disponibile a partire dalla fine di Maggio, dunque sarebbe prematuro parlarne.
Muscoli mekkanici
Il gameplay di Mortal Kombat 11 è lento e cadenzato, dai ritmi arguti e ragionati. NetherRealm veste i panni di un’attento sommelier, proponendoci un nettare da gustare con calma, che ci invita a prediligere assalti ragionati. Siamo lontani dalla frenesia di titoli rushdown come il suo veloce predecessore o addirittura Dragon Ball FighterZ. Ogni elemento del gameplay è stato infatti ammorbidito e amalgamato per ottenere una ricetta sopraffina il cui risultato è in grado di mettere d’accordo tutti gli appassionati del genere.
Come abbiamo accennato, la velocità di movimento rispetto al suo predecessore è diminuita notevolmente, ne consegue che i giocatori più smaliziati possano temere una forte predominanza dei personaggi zoner, ovvero coloro che preferiscono combattere a lunga distanza, tramortendo l’avversario di proiettili. Soprattutto considerando che il chip damage, ovvero il danno da parata che contraddistingue la serie, è risultato più volte in passato un elemento davvero opprimente.
Niente paura, prima di morire di chip damage avremo come protezione (seppur davvero esosa) il burning delle due barre del meter difensivo per sopravvivere. I meter incarnano la vera rivoluzione apportata al genere da parte di Ed Boon e del suo team di specialisti. Dimenticatevi barre in grado di caricarsi subendo o facendo danni al nostro avversario: In Mortal Kombat 11 avremo una barra di meter offensivo e una dedicata alle opzioni difensive, entrambe divise in due sezioni e ricaricabili esclusivamente tramite il passare del tempo.
Ne consegue uno scontro dai ritmi cadenzati dove saper centellinare queste opzioni risulta vitale al fine di dominare il campo di battaglia. Il meter offensivo può essere banalmente utilizzato per potenziare una mossa speciale, nella maggior parte dei casi al fine di estendere una combo, mentre quello difensivo può essere impiegato per sfuggire da uno scenario di juggle e per eseguire alcune delle iconiche interazioni con lo scenario. Avremo addirittura accesso a due attacchi in rialzo, eseguibili tramite l’utilizzo di una sezione di entrambe le barre.
Una volta che la barra vitale del nostro personaggio verrà pericolosamente ridotta circa del 70%, avremo accesso a una super mossa denominata Fatal Blow, che coadiuvata da una partenza con armor (ovvero in grado d’ignorare l’interruzione che normalmente subiremo nel caso venissimo colpiti durante il lancio), ci delizierà con un filmato dall’esito particolarmente doloroso per il nostro avversario.
La deterrenza prodotta da questa meccanica è naturalmente notevole, ma seguendo la filosofia della moderazione proposta in questo capitolo, quella che potrebbe essere volgarmente equiparata a una super diviene un elemento strategico unico nel suo genere: il Fatal Blow potrà essere utilizzato con successo solamente una volta a partita, invece che a round. Anche la complessità e la lunghezza delle stringhe vedono la loro complessità ridotta all’essenziale, per un gameplay che esalta la conoscenza e la capacità d’interpretazione della partita a discapito di capacità meccaniche nude e crude richieste in altri titoli.
Alle meccaniche eseguibili solamente una volta a partita si vanno ad aggiungere i “Crushing Blow”, colpi eseguibili una tantum in condizioni specifiche particolari, come l’iconico jab sfruttato come contromossa. Questa vasta gamma di opzioni strategiche vanta inoltre l’elegante inserimento all’interno del sistema di combattimento della parata perfetta, già integrata perfettamente in titoli del calibro si SoulCalibur.
Con la pressione del tasto parata in concomitanza all’arrivo del colpo avversario, eseguiremo la parata perfetta, in grado di offrirci un vantaggio niente male e padroneggiare questa tecnica sarà d’importanza vitale per distinguersi durante gli scontri più impegnativi.
A dispetto dell’abito brutale e sanguinolento che ama indossare, l’undicesimo capitolo della saga di Mortal Kombat ha saputo dimostrarsi morigerato, caratterizzato da un gameplay cadenzato e riflessivo. Le rivoluzioni che opera in ambito di gameplay lasceranno di certo il segno nella storia dei picchiaduro e perfino il comparto single player è in grado di regalare qualche ora di divertimento, offrendo una grottesca modalità storia dal gusto cinematografico. La filosofia di gioco, l’ottimo tutorial e i requisiti meccanici non troppo esosi rendono Mortal Kombat 11 perfetto per chi si avventura per la prima volta nei meandri dei titoli di combattimento e sublime per i veterani del genere.
Questa recensione nasce dalla collaborazione tra Steven Carollo e Marco Patrizi, da sempre appassionati delle vicissitudini di Raiden e dei suoi campioni.
Pro
- Gameplay intelligente e rivoluzionario
- Piacevole direzione artistica
- È Mortal Kombat
Contro
- Qualità grafica altalenante
- Narrativa claudicante