Metal Gear Solid: Peace Walker – Recensione Metal Gear Solid: Peace Walker

METAL GEAR?!

La saga di Metal Gear Solid è come un serpente: fa spesso la muta, cambiando aspetto, ma la forma di base rimane la stessa. Il primo gioco della serie, Metal Gear, fece la sua comparsa su MSX2: proponeva una schema di gioco atipico per il tempo, dal momento che il giocatore doveva evitare di far scoprire Snake, passando inosservato allo sguardo dei nemici, invece che farsi strada a pistole spianate com’era tradizione allora.
Il secondo MG era un seguito diretto del primo, e vedeva Snake affrontare Big Boss ancora una volta, stavolta facendolo fuori una volta per tutte (o no?). Dopo quasi dieci anni di silenzio, Hideo Kojima, il creatore della serie, decise che i tempi erano maturi e creò un terzo gioco per la Playstation, dal titolo Metal Gear Solid: grazie all’uso della terza dimensione, il gioco sviluppava ancora di piu il concetto di azione stealth già visto nei primi due episodi e si confermava come uno dei migliori giochi per PSX in assoluto.
Per via delle incessanti richieste dei fan, che volevano un seguito alla storia di Snake, Kojima andò poi a sviluppare Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty per Playstation 2, il gioco più profondo della serie e anche il più controverso: invece che accontentare i fan e metterli ancora una volta nei panni di Snake, Kojima decise di utilizzare Raiden, un agente segreto novello alla sua prima missione. In molti non gradirono questo drastico cambio di direzione, e a ciò si aggiunse il fatto che la trama di questo secondo capitolo era molto complicata e cercava di trasmettere un messaggio che a quanto pare in molti non riuscirono ad afferrare. Nonostante il relativo successo di critica e il fatto che Snake stesso compariva spesso nel gioco come personaggio secondario, il gioco sembrò deludere i fan più accaniti della serie.
Ciò spinse Kojima a sviluppare un terzo capitolo, Snake Eater, che non era un sequel ma un prequel, con protagonista Big Boss, nome in codice Naked Snake. Ambientato negli anni ’60, il gioco seguiva appunto Big Boss durante la missione Snake Eater, che lo vedeva affrontare e uccidere il suo mentore per mantenere la pace mondiale. Il gioco era spettacolare sotto ogni aspetto, e per molti versi, pur essendo un prequel, sarebbe stato un degno capitolo finale per la serie; purtroppo la maggior parte dei fan non era d’accordo, e la richiesta di un ulteriore capitolo si fece così forte (alla Kojima Productions arrivarono persino minacce di morte) che Kojima si vide costretto a creare un quarto e ultimo capitolo, Guns of the Patriots. Nel gioco si assume ancora una volta il controllo di Snake, ormai invecchiato per via della degenerazione cellulare derivata dal fatto di essere un clone, e lo si guida per tutto il corso della sua ultima missione che consiste nell’uccidere suo fratello Liquid. Kojima ha affermato che Snake è il suo riflesso in MGS4: stanco e disilluso, non gli interessa più cercare di trasmettere agli altri un messaggio importante, al contrario si disinteressa completamente di ciò che una volta era la sua raison d’etre. Ciononostante, MGS4 si rivela il miglior capitolo della saga sotto molti aspetti, come il gameplay, raffinato in modo incredibile rispetto ai capitoli precedenti. Non esiste alcun fan della serie che non si sia emozionato in più scene durante il gioco, grazie ai continui riferimenti agli altri episodi e ai momenti semplicemente epici che chiudono una volta per tutte la storia di Solid Snake.
Il fatto che uno dei protagonisti della serie sia arrivato al capolinea non vuol dire però che la serie stessa sia definitivamente morta: anzi, oltre a Metal Gear Solid Peace Walker, oggetto di questa recensione, è in programma l’uscita di un ulteriore gioco con protagonista Raiden, Metal Gear Solid Rising. Ma questa è un’altra storia.

 

Hideo Kojima considera Peace Walker il quinto capitolo della serie principale

Vic Boss

Se Solid Snake è sempre stato il protagonista indiscusso della serie, Big Boss, aka Naked Snake, ha giocato un ruolo altrettanto importante nella sua storyline. In MG e MG2 lo vediamo come antagonista: la sua organizzazione di soldati mercenari, Outer Heaven, è diventata ormai una minaccia troppo grande perché il governo degli Stati Uniti possa continuare a ignorarla, e viene perciò deciso di mandare Solid Snake in missione per distruggerla. Ma quali eventi hanno portato alla creazione di Outer Heaven? Se in MGS3 assistiamo alla presentazione di una serie di importanti indizi sulla sua fondazione, è solamente in Portable Ops, uscito su PSP nel 2006, che vediamo come a Big Boss sia venuta in mente l’idea di un’organizzazione senza frontiere, senza leggi, un posto che ogni vero soldato possa chiamare paradiso. Ed è in Peace Walker che quest’idea arriva finalmente alla concretizzazione: ambientato dieci anni dopo la missione Snake Eater, Peace Walker inizia con un Big Boss abbandonato dagli Stati Uniti e "costretto" a stazionare nel Sud America con un piccolo ma fedele gruppo di suoi discepoli (tra cui Kazuhira Miller, altrimenti conosciuto come Master Miller – vi ricorda qualcosa?).
Durante una giornata piovosa, Big Boss viene visitato dall’esile Paz e dal suo tutore Ramon Galvez Mena (sarà il suo vero nome?), un losco russo con un arto cibernetico, che si presentano a lui con una missione: riportare la pace in Costa Rica, minacciata da una misteriosa organizzazione fornita di armi potentissime.
Un’introduzione semplice, che nulla lascia presagire della reale portata degli eventi coperti dalla storia di Peace Walker: senza rovinarvi la sorpresa, vi basti sapere che riapparirà un certo importante personaggio visto in Snake Eater, che costringerà Big Boss a fare i conti con passato, presente e futuro (non solo suo, ma del mondo intero). Il cast del gioco è inoltre arricchito da una caterva di nuove comparse: a parte la dolce Paz e il suo tutore, e il già citato Kaz, si uniranno a Big Boss anche numerosi guerriglieri sud-americani e scienziati dall’aspetto piuttosto familiare, insomma, la varietà non manca; ma ciò che più impressiona è come ogni singolo personaggio sia incredibilmente profondo e abbia un background ricco e affascinante. Il gioco comunque non costringe chi non è interessato a sorbirsi la storia della vita di ognuno: la scelta di approfondire il rapporto con i vari personaggi è completamente affidata al giocatore, che potrà ascoltare prima di ogni missione dei nastri con conversazioni preregistrate su vari argomenti. Mai un compito obbligatorio, ma quasi necessario se si vuole apprezzare a pieno il gioco, considerando l’innumerevole quantità di richiami ai precedenti capitoli che faranno sorridere e meravigliare i fan più accaniti della serie. Richiami di cui, del resto, il gioco è costellato, nei dialoghi così come nella trama.

 

L’intero cast è caratterizzato magnificamente

Militari senza frontiere

A differenza dei principali capitoli della serie, Peace Walker non ha una struttura lineare: dopo la prima missione Big Boss entrerà in possesso di una base petrolifera che adatterà ai suoi scopi e trasformerà in una base vera e propria per sé e i suoi seguaci. Una base che funzionerà da hub principale: è qui che Big Boss tornerà dopo ogni missione ed è qui che il giocatore potrà decidere quale missione intraprendere dopo di essa. Se all’inizio le funzioni della base sono piuttosto limitate, avanzando nella storia se ne sbloccano a volontà: per cominciare, l’opzione smistamento staff, che consente di assegnare i soldati catturati durante le missioni ai vari team che mandano avanti Outer Heaven, aumentandone così il livello; viene quindi sbloccata la sezione di ricerca, che consente di sviluppare nuove armi e oggetti e monitorare lo stato delle unità meccaniche catturate durante le missioni; a queste due sezioni principali, che il giocatore visiterà sicuramente più di tutte le altre, si aggiungono varie modalità di interazione con altri giocatori (come quella che consente di scambiare membri dello staff e oggetti, o quella che consente di giocare contro altre persone), e una che consente al giocatore di inviare in missione un’unità che può essere composta di soldati e mech, a scelta. Queste missioni vengono completate dopo che il giocatore conclude una missione nei panni di Snake, e permettono in caso di vittoria di entrare in possesso di alcuni interessanti accessori per la modalità principale.
Una delle attrattive principali del gioco è proprio aumentare al massimo il livello di tutti i vari team, per poter sviluppare armi e oggetti sempre più potenti e (grazie al team che si occupa del cibo) ottenere potenziamenti per le missioni principali.

 

Ovviamente i lanciarazzi sono le armi più potenti, ma pesano molto e potrebbero rallentare Snake in missione

Quando lo stealth non è tutto

Le missioni che il giocatore può intraprendere sono divise in due categorie: Main Ops ed Extra Ops. La differenza principale è che le Main Ops fanno avanzare la storia, mentre le Extra Ops sono missioni secondarie, irrilevanti ai fini della trama ma utili se si intende catturare unità extra o accumulare GMP (la valuta del gioco) per far salire di livello i vari oggetti, o anche solo per affinare le proprie abilità.
Per quanto riguarda il gameplay, per chi ha giocato a MGS4 sarà come un ritorno a casa: uno dei tre schemi di controllo disponibili è praticamente identico a quello di Guns of the Patriots, ma per chi lo trovasse troppo difficile da utilizzare è sempre possibile provare gli altri due, accessibili in qualsiasi momento dalla schermata Opzioni. Anche se lo schema di controllo non è niente di nuovo, ci sono state alcune modifiche fondamentali al gameplay: innanzitutto, non è più possibile strisciare. Tenendo premuto il tasto X, Big Boss si sdraierà a terra, ma non sarà possibile muoversi né mirare con un’arma. Stesso discorso per quando ci si "attacca ai muri": è possibile "bussare" per attirare l’attenzione dei nemici come sempre, ma muoversi da un lato o dall’altro sarà impossibile. Nonostante ciò possa sembrare limitante per i fan della serie, il gioco stesso fa in modo che questi cambiamenti non pesino sul giocatore, rendendo di fatto superfluo strisciare: PW incoraggia un approccio proattivo, anche grazie alle aree, divise in sezioni perlopiù di piccole dimensioni: arrivare all’uscita di un’area non è mai questione di più di due minuti. Le loro dimensioni però possono trarre in inganno: dietro ogni angolo si nasconde una minaccia, e bisogna fare molta attenzione se non si vuole scatenare una fase di allerta. Una buona strategia è quella di individuare subito tutti i soldati che pattugliano una certa area e stordirli tramite la pistola a tranquillanti o, se non si rischia di essere visti, con il CQC. CQC che tra l’altro è cambiato molto da MGS4: è ora possibile effettuare una presa istantanea per poi sbattere il nemico a terra. Si tratta di una mossa particolarmente efficace poiché sbattere un nemico contro un muro lo stordirà all’istante, e nei combattimenti in mischia è possibile eseguire una catena di prese, premendo il tasto quadrato al momento giusto, per sbarazzarsi di gruppi di nemici in poco tempo. I soldati avversari storditi possono quindi essere reclutati: a differenza di Portable Ops, qui non si devono trascinare per tutta la mappa, ma è sufficiente equipaggiare il sistema di recupero Fulton, avvicinarsi al nemico stordito e premere il tasto Azione: l’ignaro nemico si solleverà in aria e verrà automaticamente prelevato da un elicottero alleato. Da quel momento, qualsiasi nemico catturato passerà dalla vostra parte, e potrà essere assegnato a uno dei team alla base. Alcuni soldati si rifiuteranno di collaborare con voi da subito, e vi toccherà passare il tempo con qualche missione mentre i vostri subordinati li convincono a passare dalla vostra parte.

Le battaglie con i boss meritano una menzione speciale: sono sempre molto frenetiche e divertenti, e combattere macchine alte come palazzi dà una grande sensazione.
All’inizio di ogni missione è possibile scegliere l’uniforme che più si adatta alla situazione: aumentare la percentuale di mimetizzazione, come in MGS3 e MGS4, significa che per i nemici sarà più difficile individuarvi. Nonostante la buona varietà di uniformi a disposizione, però, è probabile che il giocatore finisca per selezionare sempre le stesse (l’uniforme Sneaking in particolare è molto utile poiché permette di annullare il suono dei nostri passi, rendendo lo stealth uno scherzo). Stesso discorso per le armi: ce ne sono in abbondanza, ma in missione è possibile portarne due o tre, ed è probabile che il giocatore finisca con lo scegliere sempre le stesse. Ciò comunque non influenza in modo negativo il gameplay, che rimane costantemente fresco e divertente, e non stanca anche dopo decine di ore di gioco.

  

I nemici hanno la visione conica tipica della serie, ma sono anche suscettibili ai suoni

L’unione fa la forza

Peace Walker dura decine di ore. La storia principale vede la sua conclusione in circa 20 ore, ma la quantità di missioni secondarie sbloccate dopo di essa è impressionante: arrivare alle 200 ore non è difficile, soprattutto considerando che giocare online è estremamente divertente: è possibile giocare con un massimo di 3 giocatori, e letteralmente qualsiasi missione può essere affrontata con l’aiuto di altre persone. Giocando in multiplayer è possibile effettuare una manovra chiamata "Snake in", che consente a due o più giocatori di formare una specie di trenino: il giocatore in testa controlla il movimento del gruppo, mentre quelli in coda si occupano di sparare a tutto ciò che si muove. Avvicinandosi è inoltre possibile eseguire uno "Snake sync", manovra che richiede di rimanere immobili per qualche secondo ma aumenta la velocità di movimento e la potenza offensiva di coloro che la eseguono. C’è anche una modalità denominata Versus Ops, che consente ai giocatori di affrontarsi in svariate modalità: si tratta di un’esperienza molto simile a quella vista in Metal Gear Online, con la differenza che in PW c’è molto più lag. Non rende il tutto ingiocabile, ovviamente, ma può dare fastidio.
Come ampiamente pubblicizzato dalla Kojima Productions, è possibile anche sbloccare delle missioni di "caccia", con avversari dei mostri usciti direttamente dal gioco Monster Hunter Freedom Unite: si tratta di missioni molto difficili da completare in singolo, ma anche molto divertenti se affrontate con altre persone. Peccato che sia possibile affrontare solo tre mostri (Rathalos, Tigrex e un altro speciale che non sveleremo per non rovinare la sorpresa agli appassionati della serie).

 

Un giorno come un altro nella modalità cooperativa di Peace Walker

Serpente mummificato

La grafica di Peace Walker è semplicemente spettacolare. Quasi non sembra di stare a giocare con un titolo per PSP: la quantità di dettagli è impressionante, e tutti gli scenari sono modellati alla perfezione; che ci si trovi su una spiaggia, in una giungla o in una base sotterranea, il gioco riesce a impressionare senza fallo. Anche i modelli dei nemici sono particolarmente dettagliati, e così quello di Snake (a un prezzo: durante le cutscene tridimensionali, la sua faccia non si muove affatto, e dà quasi un effetto di finto).
Chi ha giocato a Portable Ops sa bene che il gioco soffriva di terribili cali di frame rate nelle fasi più concitate, e spesso ciò rovinava l’immersione. Ebbene, state tranquilli: in PW tutto scorre in modo perfetto, e anche quando su schermo ci sono svariati nemici e tutti quanti sparano, non vedrete mai il gioco rallentare. Una caratteristica di Portable Ops è però rimasta: si tratta delle cutscene bidimensionali stile fumetto, stavolta fatte ancora meglio che in PO: sono molto più fluide, dettagliate e occasionalmente anche interattive: per la prima volta nella storia di MGS le cutscene contengono dei QTE, che costringono a tenere in mano la PSP anche durante i filmati. Il fallimento di questi QTE comporta la ripetizione della scena, quindi è bene fare attenzione.
Anche il comparto audio è eccellente: Hayter dà il massimo nel doppiare Big Boss, e anche gli altri doppiatori non sfigurano. Ottimi gli effetti sonori, che garantiscono un’immersione totale: sembra davvero di essere sul posto quando si gioca.
Un appunto: all’inizio del gioco è possibile scegliere se installare dei dati, e quanti (si può scegliere fra un’installazione di 300 MB o 800 MB); ciò andrà a influire sulla durata dei caricamenti e sulla loro frequenza, oltre che alla presenza di un doppiaggio quando si ascoltano i nastri prima delle missioni.

Grafica alle stelle, una trama ricca di colpi di scena, gameplay avvincente e longevità estrema: Peace Walker può veramente essere considerato Metal Gear Solid 5, ed è un acquisto obbligato non solo per i fan della serie, ma per chiunque possieda una PSP.

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