Megadimension Neptunia VII – Recensione
Grazie al suo umorismo, i suoi personaggi e, soprattutto, la sua capacità di parodiare in maniera sopraffina l’industria dei videogiochi, la serie Hyperdimension Neptunia è ormai diventata nota tra gli appassionati di JRPG. Non a caso il produttore, Nippon Ichi Software (da noi conosciuto come NIS America), lo ha reso ormai una delle sue serie di punta al pari di brand forti come quello di Disgaea, facendo sviluppare innumerevoli spin-off e addirittura una serie animata. L’arrivo di PS4 non poteva dunque esimere Ideal Factory, sviluppatori della serie, a creare il capitolo che ora andremo ad analizzare: Megadimension Neptunia VII (da interpretare come Victory 2 e non come Sette romano)
Tre per uno
L’incipit narrativo vede Neptune e sua sorella Nepgear che vengono catapultate in una dimensione apocalittica, tramite una console dalle fattezze di una Sega Dreamcast. Lì trovano una ragazza di nome Uzume Tennouboshi, l’unica umana di quel mondo che purtroppo soffre di amnesia l’unica cosa che ricorda è che deve sconfiggere delle entità chiamate Dark CPU.
La caratteristica interessante del titolo è che la trama è districata in tre macro-capitoli: Zerodimension Neptunia Z, Hyperdimension Neptunia G e Heartdimension Neptunia H, ciascuno trattato quasi come se fosse un gioco a se stante. L’idea funziona perchè permette di dividere la storia e raccontarla da svariati punti di vista, permettendo così di dare spazio a molti dei personaggi della serie, vecchi e nuovi. Pur non raccontando chissà quale epica avventura, la storia di Megadimension Neptunia VII riesce comunque a fare il suo lavoro di intrattenimento e, soprattutto, di divertimento grazie alla simpatia dei personaggi e la demenzialità dei dialoghi, che spesso strizzano l’occhio all’industria videoludica giapponese e alle saghe iconiche che la rappresentano.
Un gioco da ragazze
Il gioco si basa esattamente sulla stessa struttura dei precedenti capitoli della serie, in particolare su quella adottata dalla trilogia remake approdata su PS Vita, ma non mancano diverse novità rilevanti. Una di queste riguarda gli scout, ovvero le simpatiche mascotte che possono essere assegnate a diversi dungeon con lo scopo di scoprire tesori segreti, ottenere soldi o oggetti, sbloccare mostri o boss nascosti e, in alcuni casi, scoprire nuove aree di gioco.
Un’altra novità importante è quella dell’investimento. In ognuna delle quattro città principali del gioco (Planeptune, Lowee, Lastation e Leanbox), infatti, sarà possibile investire il proprio denaro per far salire di livello uno dei tre parametri disponibili: negozio, sviluppo e popolarità. Maggiore sarà il livello del negozio e maggiore sarà il numero degli oggetti a disposizione che metteranno in vendita, maggiore sarà il livello di sviluppo e maggiore saranno gli oggetti che si potranno creare. La popolarità, invece, permette di sbloccare nuove scenette e ottenere oggetti utili e rari.
Anche i combattimenti non hanno subito grandi cambiamenti, riproponendo il classico sistema a turni con la possibilità di muoversi limitatamente sul campo. L’unica grande novità è quella introdotta dagli attacchi in formazione: posizionando i membri del party in modo da accerchiare il nemico si potrà eseguire un particolare attacco speciale che può variare a seconda del numero e dei personaggi che la eseguono. Molti di questi attacchi vengono appresi di default o aumentando il loro livello di relazione attraverso il sistema Lily Ranks, già visto in passato.
Non mancheranno ovviamente le trasformazioni dei personaggi, HDD per le CPU e Gold per le quattro new entry di questo capitolo. Inoltre, per omaggiare il passaggio alla “Next Gen”, è stata introdotta addirittura un’ulteriore trasformazione che permette alle quattro CPU principali (Neptune, Blanc, Noire e Vert) il raggiungimento dello stadio “NEXT”, tramite il quale potranno accedere a nuove e potentissime mosse.
PS4?
Come la totalità dei JRPG firmati NIS America, il comparto tecnico rimane il punto debole di questa produzione. Per quanto un miglioramento sia effettivamente tangibile sui modelli poligonali e sulla risoluzione, l’intera estetica di gioco soffre tremendamente di scenari vuoti, spogli e ripetitivi, nonché riciclati dai capitoli precedenti. Il risultato non è dissimile da quanto Sony sta proponendo con le versioni HD dei giochi PS2. Considerato le capacità tecniche di PS4, sarebbe stato lecito aspettarsi un lavoro migliore da parte di Idea Factory o, perlomeno, focalizzarsi sulla direzione artistica per mascherare un motore di gioco che era già obsoleto su PS3.
Per quanto concerne il sonoro, invece, si continua a rimanere abbastanza nell’anonimato con una colonna sonora priva di verve e che raramente riesce ad enfatizzare qualche dialogo o qualche combattimento. Rimane ottimo invece il doppiaggio giapponese (che però va scaricato come DLC, in forma gratuita) che consigliamo vivamente al posto di quello inglese, il quale risulta spesso senza pathos e inadatto al contesto.