MADiSON – Recensione
In questa calda estate 2022 non c’è niente di meglio che qualche sano brivido di paura, è questo ciò che ho pensato avviando MADiSON, opera prima degli argentini Bloodious Games il cui sviluppo è stato effettuato tramite il consueto Unity. Definito dal team come un horror psicologico, MADiSON sembra piuttosto orientarsi su canoni paranormali marcati mentre a livello di gameplay ci troviamo di fronte a qualcosa di poco originale, seppur si tenda a definire “nuovo” l’utilizzo della macchina fotografica in un titolo del genere.
La trama di MADiSON risulta intrigante, soprattutto nelle prime fasi dove ricorda da vicino i classici escape room: il protagonista Luca si risveglia senza alcun ricordo degli ultimi avvenimenti all’interno di una stanza chiusa, buia e decisamente inquietante. Una voce paterna lo accusa di un massacro e lo minaccia dall’altro lato di una porta chiusa, mentre cresce l’inquietudine e la confusione per il giovane di cui ho seguito le gesta. Ciò che mi ha colpito e ho apprezzato maggiormente, a livello narrativo, è stata proprio quell’indagine e scoperta su ciò che ha portato lo sventurato Luca a trovarsi in una situazione tanto tragica quanto macabra.
Nelle prime fasi di gioco ho ritrovato una forte e interessante componente investigativa, mentre scoprivo il passato di una serial killer le cui vicende si legavano al presente di Luca. Eppure non siamo di fronte a una scrittura perfetta e avvincente, come ci si dovrebbe aspettare da un titolo che fa della narrazione e dei rompicapo i suoi punti di forza. Ci sono infatti diversi filoni narrativi che vanno a intrecciarsi, soprattutto nelle fasi finali di gioco, ma alcuni di essi sembrano quasi buttati lì per allungare un titolo che non presenta una longevità importante.
Ho portato a termine MADiSON in circa 8 ore, prendendomela piuttosto comoda, ma credo che sia possibile raggiungere i titoli di coda impiegando da un minimo di 6 a un massimo di 10 ore. Una longevità nella norma degli horror/walking simulator, in linea con i Layers Of Fear di Bloober Team, ma che in questo caso è agevolata da alcuni escamotage davvero poco simpatici e piazzati lì con l’unico scopo di creare backtracking. Un esempio su tutti è l’inventario dagli slot limitati e l’utilizzo necessario della cassaforte per conservare gli oggetti non utili nell’immediato. Proprio questo fattore, tipico da survival horror ma non da avventura in prima persona, mi ha costretto più volte a tornare sui miei passi nel dedalo di stanze rappresentato dall’abitazione dei nonni del protagonista.
Eppure i rompicapo che mi sono trovato a risolvere sono risultati impegnativi e sufficientemente complessi da garantire una buona durata per un titolo di questo genere. Anche qui però, considerando che in fase di recensione non ho avuto modo di ricevere aiuti o consultare guide in merito, ho riflettuto a dovere su quanto alcuni di essi fossero, apparentemente, privi di logica o indizi nel guidare il giocatore verso una risoluzione, al contrario di altri presentati in maniera abbastanza geniale e coerente grazie a documenti, disegni ecc.
Ecco allora che i pregi di MADiSON, tra cui proprio l’utilizzo della macchina fotografica per risolvere i rompicapo o aprire nuove strade, vengono surclassati da questi aspetti che rendono l’esperienza di gioco un po’ antipatica e poco equa. Certamente in questo modo il livello di sfida tende ad aumentare ma può, come conseguenza, anche creare una certa frustrazione (soprattutto quando sei costretto a fare avanti e indietro più volte).
E per quanto riguarda i brividi di paura di cui accennavo a inizio recensione? Non posso negare che alcune situazioni mi hanno fatto saltare dalla sedia, soprattutto perché il titolo è dotato di un comparto audio 3D ed è caldamente consigliato l’utilizzo di cuffie al posto dei classici speaker della TV o del PC. Anche qui però ho ritrovato diversi escamotage cinematografici piuttosto marcati come l’aumento di volume e le apparizioni improvvise: ovvero i classici jumpscare. Sfortunamente per Bloodious Games non sono tra gli estimatori di questa pratica e trovo, anzi, il jumpscare una maniera facilotta per spaventare il giocatore\spettatore.
In alcuni frangenti questi espedienti si sono dimostrati talmente frequenti e prevedibili che non hanno sortito nemmeno l’effetto sperato, dal momento che li aspettavo dietro l’angolo. Seppur abbia trovato una colonna sonora dimenticabile e quasi assente, il resto del comparto audio è invece apprezzabile, ad eccezione del doppiaggio in lingua inglese (il titolo è infatti localizzato in italiano esclusivamente per menù e testi) che non mi è sembrato dei migliori.
MADiSON non è senza dubbio il primo titolo horror in cui mi sono trovato a usare una macchina fotografica (mi viene in mente ad esempio il recente e godibilissimo Martha is Dead) e non presenta un gameplay originale ma piuttosto un tentativo abbozzato di volersi differenziare dalla massa con alcuni escamotage, uno su tutti l’inventario limitato e l’uso della cassaforte. Tuttavia il lavoro di Bloodious Games presenta buoni enigmi e una trama a tratti intrigante, seppur non pienamente convincente. Onestamente non mi sento di consigliare questo titolo a chi vuole avvicinarsi al genere delle avventure horror in prima persona, poiché ci sono tanti altri lavori decisamente più meritevoli di MADiSON. Tuttavia, se amate l’horror psicologico\paranormale e i jumpscare, qui troverete pane per i vostri denti. Attenzione però alla durata esigua dell’esperienza di gioco, allungabile giusto tramite backtracking e completismo sfrenato.
Pro
- Storia intrigante e caratterizzata da diverse sottotrame...
- Enigmi interessanti e impegnativi
- Copiosi jumpscare
Contro
- ...non tutte però elaborate al meglio
- Backtracking forzato
- Copiosi jumpscare