Lovely Planet – Recensione
Non di rado capita che un recensore possa rimanere senza parole. Capita spesso nel caso dei giochi brutti, soprattutto quelli che sarebbero da stroncare ma tocca farlo con le parole giuste. Lo stesso dicasi con i giochi belli, perché al contrario c’è tanto da dire in poche righe. Lovely Planet si piazza in una linea di mezzo, quella dove finiscono esperienze di difficile comprensione, che lasciano spiazzati perché quello è il loro obiettivo. E dopo aver giocato un po’ di ore al titolo, si capisce perché questo gioco abbia comunque riscosso la sua fetta di successo, grazie alla sua assurdità di fondo e un gameplay che non perdona nulla, alla faccia delle apparenze.
Prati, kanji, morti rapide e dolorose…
Lovely Planet è un gioco decisamente atipico, e lo dimostra sin dal principio: non avremo una storia dettagliata, né un accenno a qualunque tipo di trama. Avviato il tutto, ci ritroveremo in una selezione del livello e, alla selezione dell’area, delle visuali del mondo di gioco, tenero e colorato. I problemi sorgono quando comincia tutto: sotto l’aura di un giochino infantile, visivamente semplice, si nasconde un FPS /platform assolutamente cattivo e infame, da intendere nella miglior connotazione possibile. Ogni macroarea si compone di piccoli livelli della durata media di trenta secondi, da affrontare il più rapidamente possibile uccidendo nel frattempo tutti i nemici della sezione, pena l’impossibilità di passare al livello successivo. Va da se che ogni cosa che faremo andrà effettuata a velocità smodata, ma anche con precisione: gli sviluppatori, consci della situazione, forniscono anche qualche aiutino come un sistema di auto aim attivabile premendo il tasto LB, ma anche un riavvio rapido con la X e un’opzione che permette di dare un’occhiata anticipata al livello con il tasto Y, da fare però prima di premere Start. Quest’ultimo comando in particolare si rivelerà utilissimo per destreggiarsi nei livelli più complessi, fatti di piattaforme rimbalzanti, labirinti pieni di nemici dietro ogni angolo e tante altre follie che gli sviluppatori hanno scientificamente nascosto nei livelli, garantendo quindi una varietà di situazioni molto interessanti.
Lovely Planet viaggia sempre al cardiopalma, offrendo un’esperienza assurda e ossimorica grazie appunto al suo gameplay sul filo del rasoio e un aspetto coccoloso e vivace da diabete di tipo 2, seppur fitto di nemici mortali. Il sistema di trial and error funziona benissimo e sa intrattenere, oltre a rivelarsi un’autentica sfida a chi cerca un FPS difficile da padroneggiare e che cerca di arrivare ai limiti delle proprie capacità.
La semplicità è tutto
Lovely Planet è un gioco che fa dell’essenzialità il suo punto di forza, dunque i giudizi di livello tecnico sono quello che sono: la forte geometria dei livelli e il l’uso di palette di colori pastello a più non posso mettono su schermo ambienti molto elementari dal punto di vista grafico, con un design molto giapponese tendente all’assunzione di acidi senza alcuna controindicazione. Va da sé quindi che il motore grafico stesso si permette di lavorare a regimi bassissimigarantendo sempre i sessanta fotogrammi senza il minimo problema e a risoluzione massima, insomma, nulla di particolarmente esaltante ma funzionale. Anche la colonna sonora si compone di brani di vario genere, nulla di incredibile ma perfetti per incorniciare la follia ludica nella quale ci getteremo e, anzi, contribuendo a spaesarci ulteriormente in questo titolo che punta ad essere il punto di congiunzione tra il videogioco e l’abuso di allucinogeni. Lovely Planet ha due facce ben distinte, un FPS al cardiopalma mascherato da giochino quasi infantile: sicuramente un rischio non da poco per un team indipendente, ma la soluzione è d’impatto e permette al gioco di spiccare in modo decisamente plateale. Merita di essere provato, anche solo per confermare il fatto che un libro non va assolutamente giudicato dalla copertina.
Pro
- - Gameplay al cardiopalma
- - Atmosfere allucinogene
Contro
- - Può essere frustrante
- - Graficamente molto elementare