Lost Judgment – Recensione

Recensito su PlayStation 5

Questo settembre videoludico continua a regalarci grandi emozioni. Dopo l’ottimo Tales of Arise (qui la nostra recensione) i fan delle produzioni made in Japan possono continuare a gioire grazie all’arrivo di un’altra produzione di altissimo livello, seppur dal target differente. Stiamo parlando di Lost Judgment, sequel dell’apprezzatissimo spin-off (Judgment) della serie Yakuza, in uscita il prossimo 24 settembre su PlayStation 5 e PlayStation 4. Il Ryu Ga Gotoku Studio ha saputo dimostrare, col primo capitolo, di saper creare un’ecosistema funzionale e ugualmente intrigante dal punto di vista sia narrativo che ludico, anzi, riuscendo anche, sotto diversi aspetti, a migliorare e perfezionare il lavoro svolto con la serie principale.

Per questi motivi, quando è stato annunciato (anche un po’ a sorpresa) il sequel del gioco la nostra asticella dell’hype è subito schizzata alle stelle, anche grazie alle tantissime novità anticipate dalla software house su quello che sarebbe stato il nuovo Lost Judgment. Ambizione, perfezionamento e, perché no, un pizzico di follia in più: sono questi i principi su cui si fonda la nuova avventura di Tak Yagami, chiamato ancora una volta a far luce su un caso tanto spinoso quanto incredibilmente complesso e sfaccettato nella sua conformazione. Dopo aver passato diversi giorni, compreso un weekend full immersion, in compagnia del detective privato più amato della recente storia  videoludica siamo pronti a darvi il nostro giudizio su Lost Jugment che, ve lo diciamo subito, è riuscito a migliorare il suo predecessore sotto praticamente tutti i punti di vista, seppur portandosi dietro alcune sbavature, divenute un po’ solite sia per la serie in questione sia in generale per le produzioni del team nipponico.

Una storia dai mille volti

A livello narrativo Lost Judgment vuole perfezionare e migliorare il suo predecessore, mantenendo l’ossatura tipica della serie ma portando comunque innovazioni e una ventata di aria fresca, affrontando tematiche diverse da quelle viste in precedenza. Lost Judgment del resto fa un po’ ciò che faceva anche Judgment, ossia portare una variazione sul tema pur rimanendo fedele a quello che è l’ecosistema di un gioco basato su un protagonista che vive in una città in mano alla criminalità organizzata, con tutti i vari problemi di sorta, dalla povertà alle altre cose, con però un target differente. Essendo però Tak un detective è chiaro che alla fine il punto principale della storia è quello legato ai casi e in particolare a quelli di omicidio, anche se però arriveremo a questa tematica in maniera un po’ più lenta rispetto a quanto si potrebbe immaginare. Il gioco inizia subito con una scena molto cruenta, a testimonianza della volontà di Lost Judgment di essere più crudo e più maturo sia nelle tematiche sia nel modo di raccontarle.

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La scena iniziale infatti mostra il ritrovamento del cadavere – in fase di decomposizione – di quello che sembra essere un giovane scomparso da alcuni giorni. Gli avvenimenti conducono la banda sulle porte del liceo Seiyrio, che poi risulterà uno dei teatri principali delle vicende di questo Lost Judgment, ambientato quindi non più solo a Kamurocho ma anche a Yokohama, città già esplorata con le avventure di Yakuza: Like a Dragon. Tak si trova a indagare sul caso in maniera quasi involontaria, poiché si reca a Yokohama su invito di Suijura e Yukumo, i suoi amici e aiutanti già visti nel primo Judgment. Avendo aperto anche loro un’agenzia investigativa e trovandosi a indagare su un caso di bullismo (quindi in apparenza non correlato all’omicidio) chiedono aiuto a Tak. Proprio il tema del bullismo risulterà cardine all’interno del titolo, e lo si avverte sin dall’inizio, proprio perché poi andando avanti con la storia (e senza spoileravi nulla) il bullismo è un po’ il tema che farà da collante agli avvenimenti, che risultano collegati da un filo invisibile all’inizio ma che si rivelerà poi essere in realtà molto spesso e ramificato.

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La storia, come da tradizione della serie e in generale del Ryu ga Gotoku Studio, è molto più elaborata di quanto possa sembrare e richiede non poco tempo per essere metabolizzata e compresa, anche grazie alla grandissima quantità di personaggi in “campo” e automaticamente di forze in gioco. Ancora una volta il grande merito del team di sviluppo non è solo aver creato una storia solida e affrontata maniera sapiente con molti dialoghi e altrettanti monologhi, ma anche aver creato un cast imponente intorno alla figura di Yagami e dei suoi alleati. Sono stati infatti introdotti personaggi molto interessanti sia a livello di gioco sia a livello tematico, personaggi che hanno molto da dire e che sono molto curati anche a livello di background. Un esempio è l’insegnante Sawa-sensei, che non vede di buon occhio la presenza di Yagami nella scuola ma che poi pian piano si aprirà a lui. Senza entrare nel dettaglio ci teniamo a sottolineare che, per quanto tutto all’inizio risulti abbastanza lento, la narrazione diventa progressivamente più interessante e ampia, offrendo al giocatore tante possibilità per conoscere meglio quanto avviene sullo schermo. Tutti i personaggi hanno tanto da dire, soprattutto quelli nuovi, come ad esempio gli studenti del liceo, tutti con una loro storia che sembra intrecciarsi con quelle degli altri, convergendo nella storia principale dell’omicidio, che man mano si arricchisce di elementi diversi e inaspettati.

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Paradossalmente, però, proprio questa mole sproposita di contenuti a lungo andare diventa eccessivamente soverchiante, portando la storia a complicarsi parecchio e a perdersi un po’ verso i capitoli finali, risultando forse eccessivamente complicata da capire e da seguire. In sostanza, abbiamo avuto la sensazione che in alcuni passaggi il team di sviluppo abbia provato a incastonare tutto e per forza in maniera forzata, una sensazione che si è fatta sempre più forte col passare delle ore, anche quando la figura del “villain” principale della storia ha iniziato a delinearsi dinnanzi a noi. Sia chiaro, non stiamo affatto sminuendo il grande lavoro compiuto nel creare un tale sistema narrativo, ma abbiamo trovato alcune situazioni troppo al limite, tanto che nel tentativo di risultare coerenti hanno ottenuto il risultato opposto. Insomma, la narrativa di Lost Judgment è molto in linea con quanto visto nel capitolo precedente: una storia particolare, con temi diversi dalla massa, dialoghi molto curati e numerosi (si parla di oltre 1000 minuti di scene animate) e tante cose da scoprire e da ricercare, per vivere a pieni polmoni un’avventura che vuole lasciarsi esplorare a piccole dosi.

Gameplay e struttura di gioco

Da un punto di vista ludico, Lost Judgment può sembrare una naturale evoluzione del suo predecessore e, per quanto sia in buona sostanza così, è giusto sottolineare quanto questa definizione potrebbe risultare riduttiva. Il team di sviluppo non si è limitato semplicemente a tirare a lucido il primo capitolo della serie ma, anzi, ha saputo creare un’infrastruttura ludica ancor più ampia e sfaccettata, andando ad ampliare sia le possibilità del giocatore sia le dinamiche di gioco, per quanto comunque diverse situazioni siano risultate tutto sommato in linea con quanto visto in precedenza. Se lo sblocco delle abilità tramite “l’acquisto” attraverso il menù delle tecniche rimane sostanzialmente identico (con qualche aggiunta), e in generale il senso di progressione e di approccio alle attività rimangono fondamentalmente immutati, è proprio tutta la struttura di gioco che si arricchisce di tante aggiunte che rendono l’esperienza più profonda e soprattutto più vasta. Lost Judgment è, come avevano anticipato gli sviluppatori del resto, più ricco di cose da fare, da vedere e da trovare, ma soprattutto offre al giocatore più possibilità di approcci, sia per quanto riguarda l’esplorazione sia per quel che concerne la risoluzione dei casi, che rimangono comunque il fulcro dell’esperienza di gioco.

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Proprio questi ultimi riabbracciano la classica suddivisone in Principali e Secondari, con l’aggiunta però delle Storie dedicate al Liceo Seiryo, una delle location principali in cui si svolgono le vicende del gioco. Una volta sbloccato un certo NPC questi potrà infatti assegnare nuovi casi al nostro Tak, legati ovviamente a ciò che ruota intorno alla misteriosa scuola superiore. La scuola, così come le altre location, è poi sempre liberamente (più o meno) esplorabile, risultando ricca di oggetti da raccogliere e di avvenimenti “dinamici” su cui intervenire. Ritornano infatti i casi legati all’app Chatter di Yukumo, ampliata con diverse aggiunte in linea di massima marginali ma comunque intriganti.

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È importante sottolineare quanto però le attività secondarie risultano più distanti da quelle principali. Possiamo definire questo Lost Judgment più “spaccato” rispetto al suo predecessore, dando al giocatore quasi liberamente la scelta di concentrarsi sulle attività principali o anche su quelle secondarie in maniera piuttosto libera e autonoma. Questo chiaramente non vuol dire che svolgere le attività secondarie sia inutile, anzi, anche perché esse risultano quasi sempre incredibilmente remunerative dal punto di vista delle ricompense e, come sempre, molto divertenti e piacevoli da affrontare, anche perché offrono una piacevole variazione sul tema principale. Ricordiamo che sono poi sempre presenti i tantissimi mini giochi, con qualche piacevole aggiunta e che possono ancora una volta offrire una ventata di varietà da non sottovalutare.

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Gli sviluppatori hanno poi messo un gran focus proprio sull’esplorazione, cosa che si evince sia dall’introduzione dello skateboard  – per muoversi più rapidamente da una zona e l’altra della mappa – sia dalla possibilità di trovare per la strada oggetti smarriti che, nel caso vengano riconsegnati ai proprietari, possono dare al giocatore delle interessanti e utili ricompense quali equipaggiamenti, consumabili e tanto altro. Infine, ma non ultimo per importanza, va segnalata l’aggiunta del parkour. Tak ora può scalare alcune superfici per raggiungere particolari aree di gioco, seppur questa attività non risulti del tutto libera ma si leghi comunque a determinate missioni. In ogni caso risulta comunque centrale nell’esperienza di gioco, anche perché esiste una vera e propria barra della resistenza durante le arrampicate, per giunta potenziabile nell’albero delle abilità come tutti gli altri parametri fisici del nostro alter ego.

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Ciao, sono Yagami dell’Agenzia investigativa Yagami!

Al di là dei discorsi legati alle novità strutturali del gioco, è chiaro che il focus della produzione rimane legato alla gestione dei casi da risolvere, indipendente dalla natura. Che siano casi principali o secondari, il succo è sempre quello: trovare indizi, esaminare, esplorare, raggiungere un determinato punto e trovare il bandolo della matassa. Per far ciò, il team di sviluppo ha confermato tutte quelle che sono le dinamiche originali, ampliandole però con una serie di aggiunte interessanti sia a livello di gadget sia proprio a livello di possibilità vere e proprie. Per cominciare, Lost Jugment introduce per la prima volta delle vere proprie fasi stealth in cui Tak è chiamato a superare gli ostacoli rappresentati da sgherri, malviventi, agenti di polizia e via dicendo in maniera silenziosa. In questi casi Tak ha a disposizione diverse “tecniche” come il lanciare bombe fumogene, monetine utili per distrarre gli avversari e altri strumenti a tema, pensati proprio per rendere queste sezioni più credibili. Al netto delle buone intenzioni degli sviluppatori, proprio questa dinamica legata allo stealth rappresenta senza mezzi termini l’anello debole della batteria di novità introdotte in Lost Jugment. Non vi nascondiamo che lo avevamo già immaginato alla vigilia dell’uscita e, purtroppo, dobbiamo confermarlo ora.

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Al di là della ridondanza nel modus operandi a rendere queste sezioni poco divertenti è l’IA dei nemici, che proprio durante le fasi stealth danno il peggio di sé, risultando quasi sempre fin troppo facili da aggirare e da evitare, in maniera anche innaturale e ai limiti del caricaturale. Oltre all’introduzione dello stealth in Lost Judgment ritornano le fasi di Pedinamento, di Infltriazione e di Indagine, che rimangono fortemente legate alla struttura già vista nel precedente capitolo ma offrono comunque diverse novità anche interessanti. Il gioco offre infatti nuove possibilità come il salto e, appunto, il parkour che vanno ad ampliare la mobilità di Tak, utilissime chiaramente nelle sezioni di infiltrazione, così come sono state aggiunte nuove dinamiche legate al pedinamento, come ad esempio la possibilità di far finta di nulla quando un bersaglio si insospettisce alla vista di Tak o di piazzarsi in punti strategici per sbirciare senza farsi notare. Le novità più interessanti, comunque, sono quelle legate ai nuovi device a disposizione del nostro novello Ispettore Gadget, offerte in gentile concessione dal buon vecchio Yukumo.

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Nonostante sia impegnato con la sua nuova agenzia di investigazione fondata in società con Sugiura (la Yokohama 99) Yukumo è riuscito a confezionare un discreto numero di nuovi gadget, pensati appositamente proprio per agevolare il lavoro di Yagami nell’esplorazione della città e soprattutto nella ricerca degli indizi. Avanzando con la storia, infatti, Yukumo metterà a disposizione del nostro eroe delle nuove prodezze tecnologhe come il rilevatore di segnali o l’amplifcatore di suoni, che una volta selezionati durante le fase di ricerca degli indizi ampliano in maniera decisiva le possibilità offerte dal gioco per risolvere gli enigmi. Non si registrano novità di spicco invece nelle fasi di analisi e ricerca degli indizi su posti e persone, rimaste molto simili al primo Judgment e, dunque, allo stesso tempo discretamente impegnative ma non mirabolanti da un punto di vista funzionale. Nel complesso, comunque, è impossibile non apprezzare la voglia del team di sviluppo di provare a puntellare e ampliare le meccaniche di gioco, riuscendoci soltanto a metà, a cui si aggiungono gli stessi identici propositi anche sul fronte del combat system.

La via della serpe

Naturalmente, alla pari delle novità legate alle nuove dinamiche di gioco troviamo anche quelle relative al sistema di combattimento, da sempre uno dei punti di forza dei lavori della software house nipponica nonché uno dei pezzi pregiati dello spinoff in questione. Sotto questo aspetto, com’era prevedibile, il team di sviluppo ha lavorato chiaramente al risparmio, limitandosi a puntellare l’ottimo sistema di combattimento del primo capitolo, con alcune novità sicuramente molto interessanti. A primo acchito subito risalta all’occhio è la maggior dinamicità di Tak, sia negli scontri sia nelle movenze, e in generale è tutto il sistema di combattimento ad essere stato reso ancor più frenetico e immediato rispetto al capitolo precedente. Ciò si evince in particolare andando ad analizzare quella che è sicuramente l’aggiunta più interessante a livello ludico di questo Lost Judgment, ossia il nuovo stile di combattimento: lo stile del Serpente. Selezionando questa opzione, che va ad aggiungersi ai ritorni dello stile della Gru (agile e abile nei colpi con gli arti inferiori) e di quello della Tigre (più potente, abile con i pugni), si può saggiare in maniera inconfutabile con mano quanto detto poco sopra.

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Selezionando questo nuovo stile si avverte in maniera sensibile la maggior frenesia e il maggior dinamismo degli scontri, con Tak che diventa ancor più agile e scattante sia nell’attaccare che soprattutto nello schivare, ma non solo. Lo stile della serpe permette anche di usufruire di una sorta di parry, ossia di un contrattacco veloce eseguibile subito dopo una parata perfetta, da eseguire con la pressione del tasto L1 al momento dell’attacco, chiaramente però tenendo sempre premuto anche il medesimo tasto per assumere la posizione difensiva. Inoltre, con il giusto tempismo Tak può anche disarmare i nemici, cosa che rende gli scontri ancor più tecnici. È l’aggiunta ideale per far fronte agli scontri più impegnativi, in particolare quelli contro i boss, anche in questo capitolo numerosi e discretamente impegnativi. Pur senza rivoluzionarsi, ancora una volta, Lost Judgment riesce anche sotto questo aspetto a migliorare il suo predecessore risultando divertente, appagante e sufficientemente impegnativo dall’inizio alla fine dell’ avventura, almeno per quanto concerne il livello di difficoltà Normale, il secondo tra le quattro opzioni tra cui si può scegliere per affrontare l’avventura.

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Graficamente parlando

Da un punto di vista tecnico e grafico è impossibile non apprezzare i tanti miglioramenti compiuti dal team di sviluppo, che su PS5 hanno saputo portare sullo schermo un prodotto sicuramente solido e di ottimo livello. Pur senza rivoluzionare l’intelaiatura già intravista con i remastered del primo Judgment e con la versione next-gen dell’ultimo capitolo della serie principale, Yakuza: Like a Dragon, i ragazzi del Ryu Ga Gotoku Studio hanno messo su un’infrastruttura audiovisiva molto solida, che si basa sui solidi punti di partenza e li puntella in maniera molto valida. Kamurocho e la “nuova” Yokohama sono molto curate soprattutto se si vanno ad analizzare elementi quali la fluidità e la pulizia dell’immagine. Come per i sopracitati titoli il gioco offre una doppia opzione grafica: la modalità Standard predilige il frame rate, mentre la modalità Qualità dà una spinta aggiuntiva a elementi quali la risoluzione e la resa degli effetti in generale. Per quanto quest’ultima renda più tangibili i vari miglioramenti compiuti su fattori quali l’illuminazione, i modelli poligonali e la qualità delle texture, abbiamo preferito senza alcun dubbio la modalità Standard che, senza mezzi termini, spinge l’esperienza di gioco su un livello decisamente superiore.

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La fluidità e la rapidità restituite da ogni movimento, specialmente i combattimenti, utilizzando questo preset grafico non ha veramente rivali, riuscendo a dare al giocatore un prodotto stabilissimo e quasi privo di incertezze dal punto di vista del frame-rate anche nelle scene più concitate, con tempi di caricamento quasi inesistenti anche nelle scenette e nelle transizioni più lunghe, in verità senza nemmeno sacrificare più di tanto il resto dell’effettistica generale. Anche il supporto al DualSense ci ha saputo convincere. Lost Judgment sfrutta in maniera intelligente il nuovo pad di Sony, soprattutto per quanto riguarda la gestione del feedback atipico e dei grilletti, che si adattano alle situazioni in maniera sapiente, restituendo al giocatore in maniera credibile le sensazioni generate dai contatti, dai colpi subiti, dai passi. Molto buono è anche il sonoro, con una colonna sonora semplice ma allo stesso intrigante e soprattutto con un doppiaggio ancora una volta sugli scudi, specialmente quello originale in lingua inglese. Inoltre, per quelli che tra voi si scoraggiano di fronte alla lingua straniera, ci teniamo a precisare che il gioco è stato totalmente localizzato per quanto riguarda i testi, rendendo così l’esperienza accessibile anche ai meno avvezzi con la lingua inglese e cercando di parlare veramente a tutti, sia ai novizi che ai veterani.

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Lost Judgment è un titolo solido, con un comparto narrativo ricco e sfaccettato e con un gameplay che si conferma un vero toccasana. Il team di sviluppo è riuscito ad ampliare la già vincente formula dello scorso capitolo con diverse aggiunte sia al combattimento che alle dinamiche di svolgimento delle missioni, ora sempre più ricche e a portata di tutti. I nuovi gadget, uniti alle aggiunte legate all’investigazione, aiutano ora in maniera ancor più decisiva il buon Tak, chiamato ancora una volta a fare luce su un mistero che ha radici ben più profonde di quanto possa sembrare. La storia narrata in questo capitolo, per quanto pecchi di chiarezza in alcuni passaggi risulta comunque appassionante, cruda e ricca di tematiche attuali e delicate, narrate con spietata franchezza ma anche qualità da un team che ha saputo ergere il livello qualitativo della produzione verso standard elevatissimi. Al netto di qualche piccolo svarione di natura tecnica e per una voglia forse eccessiva di improntare principalmente l’avventura troppo sul dialogo e meno sull’azione, è impossibile non consigliarvene l’acquisto, sia che siate appassionati della serie sia che siate delle new entry, poiché potreste trovarvi tra le mani una delle hidden gem più luccicanti della presente stagione videoludica.

8.9

Pro

  • Sistema di combattimento ancor più fluido e frenetico, coronato con l'introduzione del nuovo stile del Serpente
  • Fluidissimo e stabile su PS5 in modalità standard (priorità al frame-rate)
  • Passi in avanti a livello tecnico "leggeri" ma comunque sensibili
  • Tematiche mature, affrontate in maniera cruda e diretta, senza filtri
  • Cast spettacolare, sia per quanto riguarda le conferme sia per le new entry
  • Scrittura magistrale, che trasuda da ogni dialogo...

Contro

  • ... che però a volte risultano eccessivi e prolissi
  • La storia si perde un po' nelle fasi centrali
  • IA dei nemici standard deficitaria, al contrario dei boss che risultano sempre ostici e fin troppo intelligenti
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