Lost in Play – Recensione
La noia è un fattore spesso sottovalutato e a cui viene affibbiata un’accezione negativa, specialmente nel mondo dei più giovani, ma quello che forse non sai è che è proprio la noia a costringerti a mettere mano alla fantasia per creare nuovi e strabilianti giochi. Cosi, Toto e Gal, nella loro cameretta al risveglio si ritrovano soli e annoiati. Dal loro iniziare a giocare insieme, o meglio dalla voglia della sorellina piccola di distrarre il fratellino dal solito videogame, nasce l’avventura di Lost in Play creata da Happy Juice Games e prodotta da Joystick Ventures per Steam e Nintendo Switch.
Lost in Play è figlia delle tradizionali avventure punta e clicca, con un accenno di puzzle game, il tutto confezionato in un’adorabile grafica da cartone animato. Al loro risveglio i fratellini cominciano a giocare e nel proseguire della storia fantasia e realtà si fondono fino a trasportare i piccoli in un regno fantastico dove tutto può succedere.
È proprio la folle componente nonsense e matta a farmi rendere conto che il regno in cui ci troviamo è frutto della fantasia dei ragazzi, e questo lo si capisce sin dalle prime battute in cui la sorellina, dopo essersi confezionata un abito da mostro con una scatola di cartone e i pennarelli, dà la caccia al fratello imbambolato davanti allo schermo di una console portatile. Via via che l’inseguimento prosegue il mostro diventa realtà e mi catapulta in un regno immaginario in cui dovrò aiutare i protagonisti a risolvere enigmi e affrontare sfide per tornare felici a casa.
Il gameplay è molto semplice e mi permette di prendere il controllo diretto del personaggio di turno nei movimenti: una volta avvicinato a un oggetto utilizzabile appare un semplice pop-up che mi permette l’interazione.
Un inventario per riporre oggetti e combinarli completa il semplice ma efficace set di azioni a mia disposizione: in pratica una versione semplificata della lista di comandi disponibili nelle avventure punta e clicca ma questo non vuol dire abbassare il livello di sfida.
Quello a cui Lost in Play ti abituerà in fretta è a utilizzare le tue capacità di pensiero laterale per cui svegliare il cane per molestare il gatto, nella speranza che esca dal cartone che ci serve per costruire la maschera, e usare la lingua della rana per raggiungere oggetti inarrivabili, sono solo esempi banali di quello che dovrai affrontare.
Lost in Play non ha bisogno nemmeno di testi o voci per spiegare le ali della sua trama man mano che procedo in questa avventura. Ogni “capitolo” ha la sua area da esplorare, i suoi enigmi da risolvere e all’inizio ho persino dovuto usare qualche aiuto fornito dal gioco per risolvere i primi enigmi. Una volta capito il meccanismo questo non è più necessario, anzi, diventa piacevole mettersi alla prova con enigmi evidentemente rivolti a un pubblico più giovane.
A intervallare le sezioni punta e clicca ho poi trovato dei veri e propri mini giochi da affrontare, con un livello di difficoltà moderato ma coinvolgente che ti permette di essere da un lato spensierato e dall’altro intrigato da quello che affronti a schermo.
Un gran bel lavoro d’esordio per il team di sviluppo che confezione un prodotto davvero piacevole.
Con un’influenza derivata da Gravity Falls, Over the Garden Wall e Hilda, come ammettono i creatori, l’avventura offerta da Lost scorre via con una leggerezza incredibile avendo la capacità di coinvolgere l’intera famiglia: grandi e piccini insieme, tra sogno e gioco.
Tutto funziona e a Lost in Play mi risulta difficile trovare qualche difetto. All’inizio devo ammettere che sembra essere un po’ banale, semplice e diretto a un pubblico che abbia meno anni di me sul groppone, ma già dopo pochi minuti il gioco ti prende e ti ricorda com’è essere bambino, quando tutto, ma proprio tutto, è un gioco e ogni scusa è buona per dar la caccia a mostri e salvare principesse indifese.
Potevamo solo chiedere al team di sviluppo qualche ora in più delle cinque che ti servono per completare l’esperienza di gioco; speriamo in qualche DLC che possa aumentarne la longevità. Io poi da quanto ho acquistato Steam Deck tutti i miei lavori li testo sulla portatile di Valve e devo ammettere che il risultato è davvero sorprendente.
Sia in portabilità che sul grande schermo Lost in Play gira alla grande senza problemi e senza impensierire ne l’hardware ne la batteria del Deck. Certo bisogna essere onesti e dire che il titolo di per sé non è uno di quelli esosi di risorse ma questo non sminuisce il fatto che la portatile si adatta alla grande, il controller si configura automaticamente e la resa finale è ottima.
Lost in Play è un lavoro mirabile di semplicità e grande fascino. Questa simil avventura grafica è adatta a tutte le età, coinvolge amici e familiari e ricorda agli adulti l’incredibile potere della fantasia: ai bambini non dovrebbe essere necessario ricordarlo ma in qualche caso una buona rinfrescata non fa male. Mi sento di promuovere il titolo indie di Happy Juice Games a pieni voti.
Pro
- Onirico e fantasioso
- Ottimamente confezionato
- Semplice e coinvolgente
- Adatto a tutta la famiglia
- Perfetto su Steam Deck
Contro
- Poco longevo
- Rigiocabilità assente