Live A Live – Recensione PlayStation 5
Sono tempi d’oro per gli amanti dei JRPG di stampo classico. I detrattori della deriva action di Final Fantasy avrebbero di certo da obiettare su questa mia affermazione, ma è in particolare per loro che, da alcuni anni a questa parte, Square Enix ha iniziato a sfornare ottimi JRPG classici, a partire da quel Octopath Traveler che inaugurò il nuovo motore grafico della compagnia realizzato partendo dal potente e versatile Unreal Engine 5.
Fondali poligonali avvolti da texture in bassa definizione e personaggi bidimensionali trovano il giusto bilanciamento in questo motore, tanto da renderlo perfetto non solo per realizzare titoli inediti ispirati ai grandi classici, ma anche per riproporre vecchi giochi con una formula moderna ed al contempo rispettosa del passato.
E così, Square Enix ha riproposto in forma riveduta e corretta sia titoli blasonati come i primi sei Final Fantasy, sia IP oramai dimenticate e dall’appeal oggigiorno sostanzialmente nullo. Ed è qui che entra in gioco Live A Live: titolo arrivato su SNES nel 1994 e per quasi trent’anni mai uscito dai confini giapponesi. È proprio dell’arrivo di quest’ultimo gioco su PS5 e PC che vi voglio parlare, nel tentativo di affiancare la mia opinione all’ottima recensione di Matteo Cadeddu che si occupò dell’esordio di questo remake su Nintendo Switch avvenuto lo scorso luglio.
Live A Live: un JRPG atipico
Quando si parla di giochi di ruolo, siano essi occidentali o orientali, ci si immagina un enorme mondo nel quale potersi immergere per ore, una trama complessa ed articolata, oltre ad una grande quantità di missioni secondarie. Ebbene in Live A Live non troverete nulla di tutto questo, bensì un’antologia di storie con ambientazioni distribuite lungo ogni asse del tempo e dello spazio. Passeremo infatti dalla preistoria al far west, dal Giappone feudale ai giorni nostri, dalla Cina imperiale a differenti gradi di futuro, immersi fra tante piccole avventure giocabili in qualsiasi ordine e tra le quali è possibile cambiare liberamente in qualsiasi momento.
Nonostante ogni storia presenti caratteristiche uniche, le regole alla base del gameplay restano le stesse: Live A Live è un JRPG a turni con componente tattica. L’arena di combattimento è infatti divisa in caselle sulle quali è possibile far spostare i propri personaggi quando la loro ATB sarà finalmente piena. Ogni spostamento ed ogni azione che decideremo di intraprendere farà avanzare il tempo e, di conseguenza, riempire una piccola sezione di ATB.
Ogni attacco, abilità e oggetto ha la propria gittata e la propria area di influenza, ed è qui che la varietà la fa da padrone. Le tecniche di combattimento del lottatore contemporaneo Masaru Takahara avranno gittata molto inferiore rispetto al revolver del pistolero Sundown The Kid, così come gli attacchi psichici del giovane mentalista Akira copriranno un’area molto più ampia rispetto alla clava del primitivo Pogo. Insomma, tanta varietà tecnica e stilistica che ci porterà talvolta attraverso estremi piuttosto buffi ed improbabili, come passare dalle raffinate tecniche marziali del maestro cinese Shifu Cuore di Terra, a flatulenze e lancio di feci del già citato Pogo.
Otto sotto un tetto
Otto personaggi diversi, otto storie differenti dalla durata variabile tra la mezz’ora e le tre ore circa, ognuna delle quali con le proprie peculiarità ed una caratterizzazione talmente profonda da ripercuotersi talvolta anche sulle voci di menù. Lo scarso livello d’istruzione del piccolo cavernicolo infatti sarà meglio rappresentata dalla coniugazione all’infinito delle didascalie dei menù, ma è nella messa in scena che questa storyline in particolare trova la propria eccellenza. Tutta questa linea narrativa è infatti quasi totalmente priva di dialoghi e viene raccontata attraverso suoni gutturali ed una mimica plateale ed estremamente teatrale, resa ottimamente grazie ad una pixel art di altissimo livello.
Dal canto suo invece, il giovane shinobi Oboromaru sarà impegnato in una missione di salvataggio all’interno del castello del crudele Lord Ode Lou, missione che potrà essere affrontata in due diverse modalità: o facendosi strada a suon di katana, oppure muovendosi in maniera silenziosa e risparmiando vite umane. È proprio questa seconda modalità che ho provato per primo, salvo poi ricominciare da capo; niente combattimenti significa non salire mai di livello e quindi morte certa ogni volta in cui non riuscirete ad evitare un nemico. Insomma, la mancanza di vere e proprie regole di game design atte a rendere questa esperienza veramente stealth, rende consigliabile questo approccio solo ai più temerari o a chi conosce già il gioco a menadito.
Peculiare per quanto poco riuscita è la storyline del combattente Masaru Takahara che si differenzia da tutte le altre nel suo essere una semplice scalata verso il titolo di lottatore più forte del mondo: sostanzialmente una boss rush nella quale dovremo affrontare una serie di avversari a mezza via fra il roster di Street Fighter II ed i wrestler anni ‘80. Per quanto sia originale nello stile e nel sistema di crescita del personaggio, la durata di appena 30 minuti e la trama inesistente non permette a Masaru di ritagliarsi un posto nel cuore dei giocatori.
Al contrario dell’appena citata storyline, nell’avventura del robottino Cube la narrativa rappresenta la quasi totalità dell’esperienza, essendo il combattimento completamente opzionale, a parte l’immancabile boss finale. Insomma, per quanto le trame non si discostino mai dagli archetipi dei periodi storici narrati e quindi non risultino mai particolarmente originali, Live A Live rappresenta l’esperienza perfetta da godersi spaparanzati sul divano spossati da una lunga giornata di lavoro, tanto è godibile e rilassante. A volte pure troppo.
Bilanciamento, questo sconosciuto
Il difetto più grande di Live A Live sta infatti nel forte sbilanciamento di difficoltà fra i combattimenti casuali. Spesso capita di dover affrontare decine di scontri tutti identici, i quali, una volta capita l’abilità da utilizzare per giungere alla vittoria, risultano talmente semplici e ripetitivi da sfociare nel tedio. A volte invece capiterà di trovare qualche sporadico nemico quasi invulnerabile a tutti i nostri attacchi e che non ci lascerà altra scelta se non fuggire per evitare quella manciata di colpi che ci manderebbero dritti al game over.
Le volte in cui invece il combat system dà il massimo sono quelle poche nelle quali la difficoltà è tarata leggermente a sfavore del giocatore. Queste sono le occasioni nelle quali è necessario sfruttare al meglio la componente tattica, dovendo giostrarsi fra la gittata dei nostri colpi e la distanza di sicurezza dal nemico, rendendo lo scontro intrigante al punto da dover tenere sempre alta l’attenzione.
Live A Live è un buon titolo assolutamente consigliato agli amanti dei JRPG classici e delle antologie in generale. Le trame leggere e la durata contenuta verranno apprezzate da chi cerca un titolo godibile da assumere anche a piccole dosi, ma alcuni limiti del level design dovuti all’età anagrafica del gioco, uniti ad uno sbilanciamento generale della difficoltà degli scontri potrebbero far entrare il giocatore in un’altalena fra noia e frustrazione.
Live A Live è un titolo consigliato agli amanti dei JRPG classici e delle antologie in generale.
Pro
- Storie variegate e piacevoli
- Combat system ben riuscito
- L'engine HD 2D è sempre uno spettacolo
Contro
- Alcune sporadiche carenze di design, dovute all'età del gioco
- Sbilanciamenti di difficoltà fra gli scontri