Life Is Strange – Polarized
Il capitolo finale delle vicende di Max e Chloe chiude la storia di Life Is Strange. Dontnod con il quinto capitolo risponde a tutte le domande lasciate in sospeso con Life Is Strange – Chrysalis, Life Is Strange – Out Of Time, Life Is Strange – Chaos Theory e Life Is Strange – Dark Room, lasciando al videogiocatore alcune scelte fondamentali, accompagnandole dalla solita superba narrazione a cui ci ha abituati. Con questo episodio arriva il culmine del capolavoro. Scopritelo in questa recensione.
Il segreto delle visioni
Il quinto capitolo ricomincia dove era concluso il quarto episodio. Max si ritrova all’interno della Dark Room intrappolata a una sedia da cui deve cercare di liberarsi. Scoperto chi si celava dietro agli eventi di Arcadia Bay, Max ha solo un modo per cercare di salvarsi e di salvare Chloe, ritornare ancora una volta indietro nel tempo e cambiare il corso della storia. Ritornare nel passato tuttavia fa scoprire a Max che cambiare il corso degli eventi produce effetti distorti. Il cosiddetto effetto farfalla o teoria del caos che genera una serie di varianti imprevedibili. Il tornado che sta per distruggere Arcadia Bay non è altro che la causa del riavvolgere del tempo e scoperto questo Max si ritrova dinnanzi a una scelta, forse la più difficile che Dontnod che ci poteva fare compiere, una scelta che in ogni caso chiude definitivamente tutta la storia, una scelta divisa fra il libero arbitrio e il determinismo, come ci racconta Dontnod.
Questo episodio si svolge su due filoni narrativi differenti, il presente e l’incubo, una sorta di visione parallela agli eventi che accompagna Max nel corso di tutte le scelte che ha compiuto nella vicenda. Nel presente vi sono diversi filoni narrativi: in uno Max deve fare i conti con il tornado che sta distruggendo Arcadia Bay, in una delle versioni alternative del presente Max volerà a San Francisco in occasione della mostra fotografica vinta da lei, salvo poi dovere riavvolgere il tempo ancora una volta per salvare Chloe dal tornado. Nella versione parallela della storia che nel videogioco viene definito l’incubo, Max si ritrova negli eventi che la hanno accompagnata da quando ha iniziato ad avere le visioni, una sorta di visione introspettiva della nostra protagonista che si rivela essere assai studiata dai francesi. Iniziando da una fase in rewind della camminata tra i corridoi della Blackwell Academy, in cui tutto si svolge come se fosse riavvolto indietro nel tempo, a una serie di sdoppiamenti della personalità nei dormitori femminili, ritornando alla lezione iniziale di fotografia, finendo con una fase stealth in cui la nostra protagonista deve cercare di scappare da tutti gli antagonisti del videogioco attraversando le varie aree dove si svolge questa storia e raggiungere il faro della visione iniziale.
Ancora una volta lo studio francese riesce a fare stare in piedi il tutto, senza forzare la vicenda inserendo elementi che potrebbero risultare superflui, e dando una visione completa dei vari finali alternativi.
Di gameplay ne viene offerto poco, oltre alle scelte morali che abbiamo imparato a scoprire nel corso dei vari capitoli, lasciando quindi il largo a una solida narrazione. Il contorno della vicenda inizia a farsi più scuro e anche giocando si inizia a capire come Dontnod cerchi di fare immergere il videogiocatore nella storia. Dai colori brillanti del primo capitolo, avanzando nella storia la gamma dei colori diventa sempre più oscura seguendo il tono dark che avvolge la vicenda.
Quello che ci ha saputo raccontare Dontnod nel corso di tutti e cinque i capitoli è una storia complessa, una storia sempre ricca di contenuti, una storia che si evolve in base alle nostre scelte. Dontnod ha creato quella che è a tutti gli effetti la migliore avventura grafica mai realizzata.