Life is Strange 2 Episodio 5: Wolves – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Migliaia di chilometri macinati insieme, e il viaggio giunge alla fine. Sean e Daniel sono finalmente in Arizona, a pochi passi dal Messico, e noi siamo lì con loro. Li abbiamo seguiti nel loro peregrinare tra mille peripezie attraverso gli States e ora, con un briciolo di magone che contraddistingue la consapevolezza di avvicinarsi ai titoli di coda, ci apprestiamo ad assistere all’epilogo della loro avventura.

Away

Di nome e di fatto, la cittadina che fa da teatro a buona parte dell’ultimo capitolo, intitolato Life is Strange 2 episodio 5: Wolves, è lontana da tutto e da tutti, ergendosi a metafora della solitudine dei due protagonisti che, seppur insieme e riuniti con la madre, si ritrovano costretti ad affrontare da soli il mondo crudele che li circonda. I temi dell’odio razziale e della diffidenza verso il prossimo vengono qui ripresi in maniera magistrale da Dontnod, che riesce a trattare questi spinosi argomenti con disarmante semplicità, sbattendoci in faccia la realtà senza cadere nello stereotipo o dare la sensazione che quando accade sia forzato da una trama che deve compiersi.

Life is Strange 2

È altrettanto affascinante vedere come tutti i nodi vengano al pettine: le scelte, le azioni compiute, le parole dette (o non dette) nei precedenti quattro episodi ricompongono un affresco narrativo che in Life is Strange 2 episodio 5: Wolves porta il giocatore verso uno dei sette finali disponibili. Ed è questa la forza più grande dell’opera di DontNod: come nei precedenti Life is Strange – o nei giochi di Telltale e Quantic Dream – lascia esterrefatti, soddisfatti (o a volte anche arrabbiati) vedere come gli sviluppatori siano riusciti a dare la sensazione che alcune scelte minori, addirittura risalenti al primo episodio, abbiano impattato così pesantemente sull’esito della nostra avventura.

Life is Strange 2

Cogliamo subito l’occasione per toglierci qualche sassolino dalle scarpe, che non può non darci fastidio dopo aver tanto camminato con Sean e Daniel: la scelta di diluire l’esperienza in cinque episodi è sicuramente stata dettata dalla volontà di replicare quanto fatto con le precedenti iterazioni della serie. Peccato che il timing non sia, a nostro avviso, stato dei migliori: tra un episodio e l’altro è passato davvero troppo tempo e, se da una parte ritrovare i protagonisti a mesi di distanza ci ha fatto piacere episodio dopo episodio, è anche vero che alla lunga abbiamo la sensazione di esserci persi per strada alcuni passaggi. Insomma, sicuramente con una timeline di rilascio più compressa, Life is Strange 2 avrebbe giovato in empatia e sarebbe stato in grado di tenere più alta l’attenzione. Questo, aggiunto al fatto che i capitoli centrali sono un po’ più corti e noiosi rispetto al potentissimo incipit e all’interessante finale, ci spinge a consigliare di acquistare tutti gli episodi in una volta sola e godere dell’avventura giocando a un episodio a settimana, con la stessa cadenza che si avrebbe nella visione di una serie TV.

Secondo neo, ma qui vi preghiamo di prendere la critica come considerazione meno oggettiva: Sean e Daniel sono due personaggi eccezionali, ottimamente caratterizzati e che in quest’ultimo episodio trasmettono alla perfezione il loro essere cresciuti con coraggio nonostante la vita li abbia obbligati ad affrontare precocemente l’età adulta. Nonostante questo elogio, per quanto ci riguarda i due nuovi protagonisti non riescono ad eguagliare il grandissimo carisma di Max e Chloe, che per quanto ci riguarda restano ad oggi le migliori protagoniste che l’universo di Life is Strange abbia mai avuto.

Senza inutili spoiler e lasciandovi il fascino della piacevole scoperta, vi segnaliamo infine che la trama di questo quinto episodio di Life is Strange 2 vi regalerà anche una chicca che, se siete fan della serie, non potrete non apprezzare.

Life is Strange 2

Tra gioco e film, ancora una volta

Tolta la prima ora di gioco, in cui è possibile esplorare l’ambiente e interagire con i vari elementi, nella seconda ora – Wolves ha una longevità di poco più di due ore – c’è perlopiù una serie di eventi durante i quali l’intervento del giocatore sarà limitato alle scelte di dialogo o di azioni da intraprendere. Era probabilmente l’unica soluzione disponibile per non diluire troppo l’esperienza e per ricondurre la storia sui binari che, al netto degli ovvi bivi necessari a costruire la diramazione verso i differenti finali, deve convergere verso i titoli di coda.

Questa soluzione permette al gioco di sbatterci in faccia un racconto adulto, completo e forte, lontano anni luce dalla (almeno apparente) semplicità del primo Life is Strange e della sua videoludica corsa attraverso la tempesta che doveva distruggere Arcadia Bay. Non si può dire che un modo sia migliore di un altro per concludere il climax narrativo, ma sicuramente siamo di fronte a due scelte molto differenti, quasi diametralmente opposte. Là dove il primo LIS era più videogioco, Life is Strange 2 è più serie TV, con la parte ludica che sul finale si fa da parte per lasciare spazio al racconto. Se questo sia un bene o un male lo lasciamo decidere ai vostri gusti. Per quanto ci riguarda, su questo genere di opere costantemente in bilico tra gioco e film, sacrificare il controllo sul personaggio è in parte sempre necessario.

Life is Strange 2

Torrido sole messicano

Se c’è un aspetto in cui Life is Strange 2 surclassa il primo LIS è indubbiamente il comparto tecnico. Lo abbiamo sottolineato più e più volte nelle recensioni dei precedenti episodi, e questo Wolves non è da meno: graficamente LIS 2 si conferma una gioia per gli occhi, con paesaggi americani rappresentati con quello stile unico a metà strada tra il fotorealismo e il cartoon, unitamente ad alcune chicche (gli sketch sul blocco note di Sean su tutti) che denotano una maniacale attenzione al più piccolo dei dettagli.

Stesso discorso per la colonna sonora, che si conferma tanto minimale quanto d’impatto: più adulta, riflessiva e semplice di quanto ci si aspetterebbe di trovare in un videogioco. Ma alla fine Life is Strange 2 è prima una storia, classificarlo con l’etichetta di “semplice” videogioco sarebbe offensivo e, sicuramente, riduttivo.

Life is Strange 2


Life is Strange 2 arriva alla fine, e così accompagniamo Sean e Daniel verso la conclusione della loro avventura. C’è tutto quello che ci aspettavamo: il climax, i colpi di scena e ben sette finali differenti che richiamano le (e ci fanno pentire delle) scelte fatte negli episodi precedenti. Difficilmente paragonabile, per argomenti e maturità della narrazione, al primo Life is Strange, questo Life is Strange 2 è un’opera dalla narrazione adulta in grado di trattare temi scomodi in maniera sincera e accattivante, senza mai cadere nello scontato. Se siete predisposti ad affrontare questo particolare genere e avete amato i precedenti Life is Strange, non lasciatevelo scappare. Se non siete avvezzi ai titoli dove si gioca poco, ma siete interessati a una storia empatica e personalizzabile, dategli comunque una possibilità: il racconto dei due lupacchiotti che diventano adulti è un’esperienza che merita di essere vissuta.

8.6

Pro

  • Narrazione adulta e ben ritmata
  • Ben sette finali, tutti drammatici/malinconici
  • Sul finale pesano anche le scelte del primo episodio
  • Graficamente molto ispirato

Contro

  • Nella seconda parte dell'episodio si gioca poco
  • I troppi mesi passati dagli episodi precedenti impediscono di godere appieno della storia
Vai alla scheda di Life is Strange 2
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