Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds – Recensione
L’epoca d’oro dei giochi di ruolo giapponesi è unanimemente collocata nella seconda metà degli anni 90, un periodo in cui, grazie anche allo strapotere PlayStation, abbiamo visto i videogiochi trasformarsi da semplice passatempo a incredibile fenomeno di massa. Il più capiente Compact Disk permise infatti di realizzare titoli prima impensabili, con colonne sonore imponenti, spettacolari filmati in computer grafica e sfondi pre renderizzati che disegnavano a schermo quello che l’hardware in realtà, non era ancora in grado di fare. La parola d’ordine era “Spettacolarità” e in quegli anni nacquero vere e proprie pietre miliari del genere come Final Fantasy VII, VIII e IX, Chrono Cross, Parasite Eve e molti altri ancora.
I JRPG si sono però evoluti e pensare oggi, nel 2018, di proporre al pubblico un titolo con sfondi pre renderizzati sembra una scelta parecchio azzardata. Eppure c’è qualcuno che lo ha fatto: il team indipendente SEMISOFT, dopo aver sondato il terreno con una campagna Kickstarter, ha dato alla luce Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds, titolo dall’intenzionale aspetto retrò che si rifà, appunto, ai grandi successi giapponesi degli anni 90. Anche la narrazione profuma di classico però: abbiamo un protagonista senza memoria e dal passato misterioso, un mondo sull’orlo del baratro, innocenti in pericolo e tragedie sempre dietro l’angolo.
La fiera del cliché direte voi, e c’avete pure ragione, non è però la trama nuda e cruda l’elemento su cui Legrand Legacy ha voluto puntare. Il vero cavallo di battaglia della produzione sono il manipolo di eroi e villain che prenderanno parte alle vicende, le loro personalità e le conseguenti sfumature emotive che emergeranno; SEMISOFT è stata infatti in grado di creare personaggi verosimili, tutt’altro che piatti e che riescono a guadagnarsi le simpatie (o antipatie) del giocatore già dopo una manciata di ore. Ben vengano i cliché quindi poiché danno la possibilità di trasmettere un senso di sicurezza al giocatore e al contempo consentono a team ridotti come SEMISOFT di concentrarsi su altri aspetti comunque importanti.
Il comparto artistico per esempio: Tale of the Fatebounds è un titolo estremamente curato sotto questo punto di vista e lo si può capire da molteplici elementi. Appena avviata una partita il giocatore verrà accolto da fondali pre renderizzati di pregevole fattura in grado di immergerlo in un mondo fantasy dalle atmosfere misteriose. Alcuni scorci sono davvero suggestivi e per certi versi ricordano quella perla nascosta che risponde al nome di Baten Kaitos. Certo alcune sbavature ci sono eccome, è di un titolo indipendente che stiamo parlando tuttavia e quindi un po’ di indulgenza è doveroso dimostrarla. Di una certa qualità è anche il character design, che esprime al meglio le sue qualità nel gruppo di eroi protagonisti della vicenda.
La cura nella loro realizzazione è davvero elevata e siamo stati lieti di constatare che il team di sviluppo non è ricorso a fanservice della peggior specie pur di vendere qualche copia in più. Il punto più debole di tutto il comparto artistico sono forse i filmati in computer grafica, decisamente troppo scarni in quanto a realizzazione, riconosciamo però che nell’ottica di restituire quel feeling di fine anni 90, la loro presenza è in parte giustificata.
Ed il gameplay invece? Ecco, qui SEMISOFT ha cercato di creare un qualcosa di più ricercato andando a prendere in prestito numerosi elementi provenienti non solo da altri titoli simili, ma anche da altri generi. Legrand Legacy è di base un JRPG a turni rigidi, esso però incorpora all’interno anche alcuni elementi tipici degli strategici a turni ed alcuni quick time event provenienti invece dagli action. Questa commistione da origine ad un qualcosa di originale ed estremamente interessante, ciò va assolutamente riconosciuto, tuttavia sono presenti alcuni difetti che ben presto potrebbero causare il malcontento nel giocatore. I quick time event annoiano presto infatti, soprattutto perché onnipresenti e poco vari, e l’interfaccia utente in battaglia è un po’ criptica nel fornire informazioni e poco immediata. Fortunatamente però non vi sono incontri casuali poiché gli scontri si avvieranno soltanto quando verremo a contatto con i nemici presenti a schermo.
Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds sembra quasi una capsula del tempo e tra gli elementi del passato che cerca di riportare alla luce vi è anche il level design. Il titolo presenta infatti una struttura dei dungeon molto classica ma al tempo stesso incredibilmente soddisfacente da scoprire. Ciò non potrà che rendere felice il fan di vecchia data che al giorno d’oggi deve accontentarsi di aree sì enormi, ma dotate di un livello di sfida nell’esplorazione ridotto pressoché a zero.
Dopo una campagna Kickstarter di discreto successo, SEMISOFT consegna ai giocatori un JRPG dal grande potenziale. Nonostante una trama ricca di cliché, Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds riesce ad appassionare il giocatore grazie ad un riuscito cast di personaggi, un art design ricercato ed una struttura dei dungeon nostalgica. I difetti ci sono e risultano anche belli evidenti, tuttavia non sono tali da compromettere irrimediabilmente l’esperienza di gioco generale. Se siete fan di questo genere ed avete voglia di un titoli che vi riporti ai bei tempi che furono, allora Legrand Legacy: Tale of the Fatebounds è proprio ciò che fa per voi.
Pro
- Buon comparto artistico
- Level design riuscito
- Feeling retrò
Contro
- QTE onnipresenti
- Tecnicamente non eccelso
- Interfaccia talvolta poco chiara