Lego City Undercover: the Chase Begins – Recensione Lego City Undercover: The Chase Begins

E’ da poco uscito, per Nintendo Wii U, il nuovo esperimento della Traveler’s Tales con i suoi ormai famosi mattoncini Lego. Un titolo originale, che non prende alcuna licenza da film, videogames, o fumetti vari: Lego City Undercover, di cui trovate la recensione qui sulle pagine di Gamesource. A poca distanza da esso, però, ecco uscire anche un altro titolo di questa serie, in esclusiva per 3DS. Lego City Undercover: the Chase Begins, è il prequel del titolo uscito per Wii U, ambientato 2 anni prima i suoi eventi. Vediamo se però ha davvero da offrire qualcosa di diverso e di nuovo rispetto al suo capitolo precedente.


Un novellino si fa strada

Come già detto prima, questo titolo rappresenta un prequel rispetto al capitolo Lego City Undercover uscito per Wii U. Sulla console casalinga, abbiamo conosciuto personaggi già avviati, in una storia originale e divertente, ma non sono mai stati chiariti gli aspetti da cui è partita tutta la vicenda. Ed è questo che accade invece su Lego City Undercover: the Chase Begins. Ritroviamo quindi qui il nostro Chase McCain all’inizio della sua carriera da poliziotto. Appena entrato in stazione di polizia, l’agente conosce la simpatica commissaria e il suo burbero vice, e gli vengono immediatamente dati incarichi di dubbia rilevanza. Dovrà quindi risolvere alcuni casi piuttosto semplici, come il ritrovamento di un cagnolino perduto o l’andare a prendere le ciambelle per il suo superiore. Tra un incarico e l’altro, si ritroverà presto a scoprire i piani di bande criminali da fermare, per poi restare invischiato nella situazione che chi ha giocato al titolo su Wii U già conosce bene: lo scontro con Rex Fury.


Un mattoncino dopo l’altro

Esattamente come il gioco apparso su Wii U, the Chase Begins è un freeroaming che ricalca la riga data dai giochi Rockstar come GTA, seppur non ne emula la profondità ma piuttosto cerca un approccio molto più semplice e immediato. La città in cui si può girare è grande e convincente, con tante zone tutte molto diverse tra loro, ma allo stesso tempo privo di una realisticità che ne permette il paragone con i giochi un po’ più impegnati. Per esempio i pedoni sono privi di pattern in cui si mettono a chiacchierare tra di loro, oppure l’utilizzo della sirena in macchina non produce alcun effetto. Anche le missioni a cui saremo sottoposti, non sono a nostra scelta dividendosi in più filoni, ma sono invece completamente lineari. Potremo girare per la città quanto ci pare e piace, ma sarà sempre presente un indicatore da raggiungere che ci permetterà di iniziare la missione successiva della storyline, la quale, in ogni caso, è abbastanza scontata e non raggiunge mai livelli capaci di tenerci con il fiato sospeso o con l’interesse acceso. Anche le quest secondarie, purtroppo, si riducono solo ad una semplice ricerca dei vari collectibles nascosti per tutta la mappa di gioco.
Nelle varie missioni, come detto, troveremo in maniera anche abbastanza frequente degli scontri con i criminali da catturare. E’ presente dunque, in queste situazioni, un sistema di combattimento molto coinvolgente, per quanto riguarda l’aspetto visivo, grazie a mosse spettacolari da vedere e piene di bullet-time e riferimenti divertenti a film e videogiochi come Matrix o Max Payne, tuttavia, questo è accompagnato da un sistema purtroppo blando e monotono. Il nostro eroe può infatti effettuare prese avvicinandosi ai nemici, ma in realtà è sufficiente attendere un attacco avversario e premere al momento giusto il pulsante che apparirà su schermo (sempre lo stesso, tra l’altro), per atterrarlo e poi avvicinarglisi per mettergli le manette e spedirlo automaticamente alla centrale di polizia. Solamente alcune battaglie con i boss riescono a rompere la monotonia, rendendosi decisamente più interessanti e variegate.


Tutte le altre feature sono identiche a quanto accade sul titolo per Nintendo Wii U, di cui potete trovare qui su Gamesource la recensione, come la raccolta di mattoncini per costruire nuovi edifici dai diversi utilizzi, o l’utilizzo di molti veicoli diversi per andare in giro per la città. E così come nella versione da casa, anche in the Chase Begins, l’agente McCain può usare tutta una serie di travestimenti che lo rendono capace di interagire con diversi oggetti e usare speciali abilità. Per esempio, vestito da poliziotto può usare l’abilità investigativa per seguire tracce e utilizzare come gadget una pistola a rampino, o vestito da ladro può scassinare serrature. Ci sono anche moltissimi altri travestimenti, come l’operaio, il contadino, l’astronauta, il minatore, o il pompiere, tutti con le loro diverse abilità speciali. Nella versione per 3DS però questo cambio di costumi è molto più utilizzato, soprattutto nelle fasi finali, dove saremo costretti ad effettuare svariati cambi di abito nell’arco anche di pochi minuti, per proseguire nel gioco.


Mattoncini in tre dimensioni

Tecnicamente, il gioco non permette purtroppo di gridare al miracolo. Il comparto grafico è poco più che sufficiente, tra texture e modelli poligonali, ma che almeno si risolleva grazie ad un effetto 3D davvero ottimo. Anche l’audio presenta musiche piuttosto ripetitive, sebbene azzeccate, e si sente la mancanza di un doppiaggio onnipresente come nella versione Wii U, che qui invece si limita a sfoggiarsi solo durante le cutscene. Nonostante la giocabilità sia molto buona e intuitiva, purtroppo la longevità è parecchio scarsa. Bastano infatti sei o sette ore per completare lo story mode, e restare con i soli collectible da cercare.


In conclusione

Lego City Undercover: the Chase Begins, è un buon titolo o meno a seconda di diversi fattori. Nel caso si possieda una Wii U e il gioco Lego City Undercover, questo titolo è più una sorta di downgrade sotto ogni aspetto, utile solo a scoprire le origini del mito di Chase McCain, ma privo di ogni altro appeal, offrendo praticamente le stesse identiche cose del titolo da casa. In caso contrario invece, se the Chase Begins è l’unica versione del gioco nelle vostre mani, vi ritroverete con un titolo sicuramente degno di essere esplorato, grazie soprattutto all’originalità dell’ambientazione e di una storia finalmente inventata da zero e slegata dai brand sempre usati dalla Traveler’s Tales.

 

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