Legend of Mana Remaster – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Nella sua offerta di giochi di ruolo sembra che Square Enix stia cercando un certo equilibrio, coinvolgendo Final Fantasy in esperimenti più moderni e fuori dalle righe, mentre Dragon Quest rimane inossidabile nella sua formula classica. Da qualche tempo, però, la software house ha deciso di proporre anche diversi titoli indirizzati a quei giocatori in cerca di qualcosa di diverso dal solito, pescando a piene mani tra alcuni titoli particolarmente atipici del suo passato. Abbiamo così potuto riscoprire gli albori della serie SaGa, compreso SaGa Frontier, ma anche la serie Mana che ha ricevuto la sua Collection dei primi tre capitoli. Rispetto alle due saghe principali di Square Enix si tratta di titoli meno comuni e popolari, ma che nondimeno interessanti per i giocatori più curiosi.

A pochi giorni di distanza dal 30° anniversario della serie Mana (il 28 giugno), torna sulle piattaforme attuali la remaster Legend of Mana. Si tratta di uno dei capitoli più controversi della serie, accolto dai fan con un misto di incanto per il suo stile particolare, ma anche qualche grattacapo per essere così diverso dai giochi passati. Per Legend of Mana, infatti, il director storico della serie Koichi Ishii venne affiancato da Akitoshi Kawazu (il “papà” di SaGa), che nel ruolo di producer ebbe una grande influenza nel creare un capitolo volutamente non lineare.

Mentre da un JRPG normalmente ci si aspetterebbe una storia abbastanza lunga ed epica, Legend of Mana può essere visto più come un’antologia di racconti ambientati nello stesso mondo. Non c’è un’unica storyline da seguire, ma piuttosto un insieme di missioni più o meno collegate tra di loro. Esistono tre dei filoni narrativi principali che vedono coinvolti dei personaggi secondari, che a ben vedere sono i veri protagonisti del gioco, mentre il giocatore controlla un/a silent protagonist. In teoria è possibile terminare il gioco proseguendo in una sola di queste storyline, che al suo completamento ci porterà all’epilogo dell’avventura; ma per come è strutturato il gioco è più probabile che vi ritroverete naturalmente a seguirne più di una, senza contare tutte le missioni facoltative.

Legend of Mana Remaster Niccolo

Questa struttura narrativa può lasciare comprensibilmente spiazzati i giocatori abituati alla tipica linearità dei JRPG. La struttura frammentaria dei racconti da una parte mina il coinvolgimento del giocatore, dall’altro va riconosciuto che crea una formula originale e potrebbe anche far scattare un effetto “cesto di ciliegie”, spingendovi a divorare una missione dopo l’altra.

Ciascuno dei tre archi narrativi principali presenta temi diversi e assieme alle quest secondarie si collega e contribuisce a creare una lore articolata e interessante del mondo di Fa’Diel per chiunque abbia la curiosità di approfondirne la conoscenza. Le singole quest variano parecchio nei toni: alcune sono puramente umoristiche, mentre altre hanno un piglio emotivo particolarmente marcato.

Legend of Mana Remaster map

La natura disgiunta della storia di Legend of Mana va a braccetto con quella del suo stesso mondo. Le varie location esplorabili di Fa’Diel (città, foreste, canyon ecc.) sono infatti racchiuse nei cosiddetti Artefatti, oggetti magici infusi dell’energia creatrice dell’Albero di Mana, e sarà il giocatore a scegliere dove piazzarli per creare materialmente i luoghi sulla mappa. In ogni location saranno presenti nuovi personaggi, oggetti e missioni che al loro completamento ci ricompenseranno con un nuovo Artefatto (o due). Da un lato questo sistema permette al giocatore di scegliere quale luogo e missione affrontare, ma dall’altro trasmette un forte senso di disunità del mondo, i cui luoghi sembrano isole sconnesse tra di loro.

Dietro questo sistema “Land Make” c’è anche una complessa ragnatela di causa-effetto che regola il presentarsi delle missioni e la loro difficoltà. Per farla semplice: a seconda di dove si piazza un Artefatto e di quale ordine si completano le missioni, appariranno o meno alcune aree della storia. È un sistema che spinge alla sperimentazione per trovare nuovi scenari a ogni run, ma è anche inutilmente complesso da indagare, anche perché non viene illustrato in nessun modo nel gioco, spingendo a cercare online per una spiegazione.

Legend of Mana Remaster battle

Un altro stacco piuttosto evidente rispetto ai capitoli passati lo si può notare nel gameplay, in special modo nelle battaglie che ora hanno un orientamento 2.5D reminescente in qualche dei beat ‘em up come Final Fight. Questo vuol dire anche che prima di abituarvi potrebbe capitarvi di imprecare più volte per non aver colpito il nemico di turno che si trova a una spanna di distanza. C’è da dire che in generale il combattimento non è evoluto bene rispetto al passato. Nonostante la piacevole libertà di scegliere il tipo di arma preferita, le azioni sono più limitate, non è possibile aprire il menu (e quindi curarsi) durante la battaglia e le tecniche speciali impiegano troppo tempo a caricarsi lasciando quasi al caso se il nemico rimarrà nella posizione giusta per venire colpito.

A enfatizzare la libertà del giocatore di giocare al proprio passo, il gioco propone anche una bella manciata di attività accessorie come coltivare un orto, forgiare le proprie armi, suonare strumenti magici per imparare nuovi incantesimi, costruire golem e accudire cuccioli di mostro in modo da farne dei compagni di battaglia ecc.

Legend of Mana Remaster monster

Se c’è un aspetto in particolare che colpisce subito di Legend of Mana è sicuramente l’aspetto grafico. Il suo mondo completamente disegnato a mano popolato da personaggi di ogni con una pixel art fuori dal comune hanno rappresentato probabilmente il picco più alto di grafica 2D per un gioco di questo genere della prima PlayStation (assieme a SaGa Frontier 2, uscito nello stesso periodo peraltro). I luoghi che compongono Fa’Diel sono rappresentati con una straordinaria cura e una palette di colori vibranti. Lo stesso aspetto dei personaggi, curato da Shinichi Kameoka, è ben lontano dai classici design nipponici e contribuisce moltissimo a darci l’idea di trovarci in un libro di fiabe.

Per questa remaster sono stati fatti diversi interventi tecnici. Non solo sono stati introdotti i 16:9, ma la qualità degli sfondi è stata resa in alta definizione, facendoci rinnovare l’ammirazione per la loro qualità e livello di dettaglio. Anche i ritratti dei personaggi per le finestre di dialogo sono stati ridisegnati. I modelli dei personaggi e dei nemici non sono stati invece sostituiti da sprite HD, ma solo ritoccati per adattarsi alle nuove risoluzioni. Nonostante la pixel art di partenza sia senza dubbio notevole, un certo contrasto tra i pixel dei bordi e i dettagli dei personaggi e le linee morbide e definite degli sfondi si fa notare, almeno finché non ci farete l’abitudine.

A incoronare il grande lavoro sulla cornice di Legend of Mana ci pensa poi la meravigliosa colonna sonora di Yoko Shimomura, autrice che conoscerete per i suoi lavori più recenti per Kingdom Hearts e Final Fantasy XV. La compositrice si è davvero sbizzarrita a creare tracce di generi piuttosto diversi tra loro, dalle tonalità rilassate delle città ai ritmi rock per le battaglie; ogni traccia accompagna brillantemente ogni momento del gioco, specialmente quelli più emotivi. In occasione di questa remaster la colonna sonora è stata riarrangiata, ma è comunque possibile scegliere l’accompagnamento sonoro originale selezionandolo dal menu.

Legend of Mana Remaster comparison

Legend of Mana Remaster aggiunge alcune feature e contenuti sicuramente graditi. È ora possibile salvare in ogni momento (tranne che in determinati momenti come durante un combattimento) ed è presente una funzione di auto-save. È inoltre possibile disattivare gli incontri con i nemici, opzione decisamente apprezzata considerando il puntuale respawn dei nemici e l’impossibilità di evitarli. È stato persino incluso Ring Ring Land, un mini-gioco che al tempo dell’uscita originale era disponibile solo su PocketStation (e quindi solo in Giappone), che permette di controllare un nostro mostro ammaestrato lungo dei percorsi simili al gioco dell’oca, ottenendo esperienza e oggetti; non aspettatevi niente di che, ma la sua inclusione è stata un tocco positivo.

Completano il pacchetto un artbook e la colonna sonora digitali, particolarmente graditi data la qualità creativa dei rispettivi lavori.

Legend of Mana Remaster Ring Ring Land

La remaster di Legend of Mana è senza dubbio una buona occasione di rituffarsi nella magica terra di Fa’Diel. I contenuti e le feature aggiunti sono sicuramente graditi, anche se chiaramente non rappresentano in sé qualcosa di imprescindibile per chi già possiede il gioco originale. Chi vi si approccia per la prima volta dovrebbe farlo sapendo di andare incontro a un titolo poco ortodosso, che propone soluzioni di gioco originali ma che con dei risvolti che potrebbero non piacere a tutti. Potremmo dire che è un gioco meno completo rispetto ai suoi predecessori, ma che potrebbe far innamorare i giocatori che valorizzano in particolare l’estetica e l’originalità.

7.3

Pro

  • Interessante avanzamento non lineare
  • Visivamente magnifico
  • Ottima colonna sonora
  • Feature e contenuti graditi

Contro

  • Narrazione frammentaria
  • Sistema di Land Make molto opaco
  • Battle system poco rifinito
Vai alla scheda di Fuga: Melodies of Steel
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