Kingdom Hearts: Chain of Memories – Recensione Kingdom Hearts: Chain of Memories
Il sodalizio tra Square-Enix e Disney alla conquista della Nintendo
Partiamo da un presupposto fondamentale: non ci troviamo di fronte all’ennesimo spin off creato unicamente per battere cassa, ma ad un degno capitolo della magica saga che fonde assieme personaggi Disney e gli eroi della serie di Final Fantasy. Perciò bando ai pregiudizi, non storciamo il naso leggendo che questo è un titolo per una “consolle obsoleta” come il GBA, ma prepariamoci ad un gioco che, pur non essendo esente da difetti, è pressoché fondamentale per gustarsi appieno la storia di Kingdom Hearts 2. Proprio così, la “catena dei ricordi” funge da ponte tra i più noti episodi per PlayStation 2 della serie e, per questo, è un acquisto obbligatorio per i fan.
"Avanti c’è qualcosa di cui hai bisogno. Ma per averlo, devi perdere qualcosa di caro."
Questo è quanto ci dice uno “strano figuro incappucciato” nel filmato introduttivo del gioco. Dopo questa fugace apparizione, Sora ed i suoi amici Pippo e Paperino continueranno a camminare fino a raggiungere il misterioso Castello dell’Oblio; in cui, non appena entrati, scopriranno di aver perso parte della propria memoria! Infatti, come si può intuire dal titolo, sono proprio i ricordi quel “qualcosa di caro” a cui Sora dovrà rinunciare per perseguire ciò che cerca. Lo stesso uomo incappucciato ci darà un mazzo di carte, che permetterà al giocatore di poter usare le abilità di combattimento (dimenticate non appena entrati nel castello!) durante il lungo viaggio che sta per iniziare.
Comincerà qui una surreale avventura in cui Sora e i suoi compagni correranno in lungo e in largo attraverso il Castello dell’Oblio, che muterà forma assumendo via via le sembianze dei ricordi del protagonista. I personaggi che incontreremo e i luoghi che visiteremo sono tutti elementi provenienti dalla memoria sempre più in crisi del giovane Sora.
Lo sviluppo della trama è affascinante, con continui riferimenti al predecessore per PS2: in effetti la storia di Kingdom Hearts: Chain of Memories è un continuo ripercorrere di luoghi e fatti già conosciuti in Kingdom Hearts, il che risulta un piacevole esercizio per la… memoria del giocatore.
Ci sono alcune forzature (vogliamo parlare delle solite sparizioni di certi noti personaggi?), e dispiace vedere Pippo e Paperino relegati ad un ruolo molto di nicchia. Questi aspetti comunque non comportano un terribile tracollo della trama, la quale risulta comunque sempre piacevole e avvincente.
Ottime le carte, ma… quanta ripetitività!
Il gameplay di Kingdom Hearts è facilmente riconducibile a questi due aspetti, che rappresentano nell’insieme il maggior prego e il maggior difetto del prodotto.
Le carte, acquisibili in svariati modi durante il gioco, hanno la duplice valenza di aprire le porte che congiungono le varie stanze dei mondi, e di essere utilizzate in un complesso Battle System in tempo reale.
Le battaglie non avverranno più come in Kingdom Hearts, ovvero direttamente sulla mappa, ma dovremo assistere ad una transizione che ci accompagnerà ad una schermata dedicata: una scelta obbligata dall’oggettiva impossibilità di programmare i combattimenti in maniera agevole negli spazi ristretti in cui abitualmente si muove Sora.
Abbiamo detto che è il Battle System è complicato: ebbene sì, in certi momenti una battaglia può essere qualcosa di decisamente difficile, proprio dal punto di vista della manualità. I combattimenti più impegnativi possono costringerci a correre, saltare e scorrere le carte del mazzo contemporaneamente; e ciò può portare ad ovvi problemi, almeno all’inizio.
La scelta di sviluppare un combattimento basato sulle carte è ottima: ci si distacca dall’attitudine da "cieca devastazione" che si poteva attuare in Kingdom Hearts, in favore di uno stile di gioco più strategico e riflessivo. I tipi di carte utilizzabili sono infatti differenti tra loro (attacchi con il keyblade, magie, evocazioni etc etc), e si possono utilizzare insieme per realizzare delle interessanti combinazioni.
Da notare che questa volta Sora dovrà combattere da solo, dato che verrà aiutato per un turno da Pippo e Paperino solo se questi verranno richiamati con le carte durante la battaglia!
Lo sviluppo del personaggio di Sora è personalizzabile: con i punti esperienza ottenuti potremo decidere se accrescere i punti vita, le abilità, oppure il numero di carte equipaggiabili nel mazzo (elemento da non sottovalutare come molti ingiustamente fanno).
Si è parlato anche di ripetitività: tutto lo sviluppo del gioco infatti è estremamente lineare e, in definitiva, sempre troppo simile a se stesso. In generale si può dire che bisogna gironzolare per le varie stanze cercando le carte che permettano di aprire le porte per raggiungere altre stanze, e così via. A questo va aggiunto ovviamente un gran numero di combattimenti (sempre a tema con il mondo in cui ci troviamo), e vari incontri con vecchie conoscenze e nuovi nemici. Questa formula semplicissima si ripete, per tutta la durata del gioco, con una monotonia quasi allarmante.
La realizzazione tecnica stupisce
Ricordiamolo ancora una volta: stiamo parlando di un titolo per Game Boy Advance. Ciò però non impedisce di poter godere di filmati sorprendenti (si veda quello introduttivo, strabiliante) e, in generale, di un impianto grafico di ottimo livello. Le animazioni di personaggi e nemici sono sorprendentemente variate, in particolare stupiscono quelle presenti in battaglia, finemente realizzate.
Anche il character design è di ottimo livello, ed introduce alla perfezione i “nuovi” personaggi: ovvero quei membri della misteriosa Organizzazione che darà del filo da torcere a Sora anche in futuro.
Una pecca si deve rivolgere senza scuse al design dei mondi. Ogni livello infatti sembra essere totalmente spoglio, e si limita a qualche banale elemento decorativo per caratterizzare il mondo senza ulteriori particolari. Ne consegue che, visivamente, tutti i livelli sembrano essere decisamente simili, aumentando il senso di ripetitività di cui sopra.
Il superlavoro a cui è costretto il motore grafico del piccolo GBA a volte genera dei piccoli problemi di rallentamento, specie nelle fasi più concitate delle battaglie in cui agiscono molti nemici contemporaneamente. Rimane comunque un difetto che, per quanto fastidioso, si manifesta raramente e non impedisce il normale svolgimento del gioco.
Commento finale
Considerata la ripetitività di un gameplay quasi monolitico, difficilmente questo titolo verrà giocato più di una volta, nonostante un battle system raffinato e divertente ed una trama affascinante.
Il gioco si snoda per poche ore rispetto agli standard della serie, il che può essere un bene visto e considerato quanto scritto in precedenza a riguardo del gameplay.
Per i fan di Kingdom Hearts è un passo a dir poco obbligatorio (soprattutto per evitare spiacevoli lacune nel giocare a KH2), anche se ci si deve accostare a questo titolo con la piena consapevolezza di aver a che fare con un gioco nettamente inferiore ai colleghi per PS2.